venerdì 26 febbraio 2016
Nuova campagna di scavi a Monte Prama, l’annuncio dei tecnici della Sovrintendenza archeologica.
Nuova campagna di scavi
a Monte Prama, l’annuncio dei tecnici della Sovrintendenza archeologica.
Una nuova campagna di scavi
partirà nelle prossime settimane nell’area di Mont’e Prama, nelle campagne del
Sinis di Cabras dove già sono state portate alla luce le numerose statue dei
giganti, diverse delle quali esposte nei musei di Cagliari e Cabras dopo un
lungo e complesso lavoro di restauro. A dare l’annuncio della nuova campagna è
stato stamane il direttore degli scavi, l’archeologo Alessandro Usai, della
Sovrintendenza archeologica della Sardegna, a margine dell’incontro con i
giornalisti sulle polemiche sollevate dal deputato Mauro Pili proprio sulla
gestione degli scavi. Usai ha spiegato che l’attività di ricerca nel sottosuolo
riprenderà nella parte retrostante alle prime tombe, la cosiddetta trincea,
oggetto di indagine quarant’anni fa e in particolare in due settori, uno dei
quali mostra una sorta di dosso e che potrebbe celare un
manufatto.
“La nuova campagna di scavi si
rende possibile grazie ai ribassi dei precedenti interventi”, ha detto
Alessandro Usai. “Stiamo attendendo il via libera da parte della società Arcus
che dovrebbe arrivare a breve e successivamente avvieremo il nuovo scavo,
compatibilmente con le condizioni climatiche della stagione”.
Conclusa anche questa fase a
Mont’e Prama partirà quella che la Sovrintendenza manderà avanti insieme alle
Università di Cagliari e Sassari, beneficiarie di un apposito finanziamento da
parte della Fondazione Banco di Sardegna. “Con l’Università di Sassari”, ha
riferito ancora il direttore degli scavi Alessandro Usai, “ proseguiremo
l’attività di scavo, mentre con l’Università di Cagliari si lavorerà a un
progetto di restauro e protezione delle testimonianze riportate alla luce
nell’area di Mont’e Prama, pensando anche alla futura fruizione del compendio”.
In un’intervista dello scorso anno di Francesca Mulas
per Sardinia Post, l’archeologo Carlo Tronchetti ricorda così il ritrovamento
delle statue.
“Un’emozione indescrivibile a Mont’e Prama in
quell’inverno di 36 anni fa: venivano fuori pezzi di statue da tutte le parti,
braccia, teste e busti interi, una distesa enorme di sculture mai viste prima.
Eravamo davanti a qualcosa di straordinario”. A raccontare l’avventura su uno
dei luoghi più magici della storia isolana è l’archeologo
Carlo Tronchetti,
una vita dedicata allo studio della storia sarda prima come direttore della
Soprintendenza Archeologica di Cagliari e Oristano, poi alla guida del Museo
Archeologico cagliaritano. Fu lui a dirigere gli unici due scavi archeologici condotti nell’area di Mont’e Prama tra
il 1977 e il 1979.
Nel dicembre
del ’77 aveva
solo 31 anni quando fu chiamato a scavare la collina vicino a Cabras dove
qualcuno aveva notato una straordinaria, insolita concentrazione di pietre
lavorate. Con lui c’erano Raimondo Zucca, Emina Usai e Paolo Bernardini, allora
giovani alle prime esperienze, oggi sono tra gli studiosi più autorevoli della
storia antica sarda. Tre settimane di indagini preliminari insieme a Maria
Luisa Ferrarese Ceruti, poi lo scavo vero e proprio nell’estate
del 1979 che
coinvolse anche sei operai specializzati e un tecnico della Soprintendenza, Gino Saba:
una decina di persone in tutto all’opera con cazzuole, secchi, palette,
carriole, strumenti da misurazione e altri arnesi da scavo che in poco più di
quattro mesi tirarono fuori 5300 pezzi di
arenaria gessosa, ben 10
tonnellate di materiali da
studiare e ricomporre.
“In quell’estate del 1979 abbiamo riportato alla luce una
quantità enorme di frammenti – continua Tronchetti – alcuni piccolissimi, altri
alti fino a settanta centimetri: vederli venir fuori dalla terra dopo più di
due millenni è stato incredibile. Il momento più emozionante di questa
esperienza? Avevamo notato una pietra levigata un po’ tondeggiante che si
scorgeva nel terreno, pian piano è emersa una testa, gli occhi segnati come due
cerchi, il naso dritto e le orbite profonde, lo sguardo impenetrabile:
apparteneva alla scultura di un pugilatore”.
Il puzzle oggi è stato in parte ricostruito grazie al
minuzioso lavoro
di restauro che si è concluso qualche
anno fa nel centro specializzato di Li Punti: oltre trenta sculture di arcieri, pugilatori e guerrieri sono restituite alla Sardegna e alla
storia del Mediterraneo intero, esposte oggi nei musei di Cagliari e Cabras. La
scoperta dei Giganti, risalenti alla metà dell’VIII a.C., ha costretto gli
studiosi a riscrivere l’intero passato della Sardegna: fino ad allora si
pensava che dopo il massimo splendore della civiltà nuragica con le sue grandi
torri i Sardi avessero vissuto un momento di crisi e decadenza, ma le statue
monumentali nella loro perfezione stilistica ci dicono che non fu così: “Il
santuario di Mont’e Prama – sottolinea Tronchetti – ci conferma che in quel
periodo l’isola viveva un periodo di ricchezza, commerci e contatti con tutto
il Mediterraneo: i Giganti sono il primo straordinario esempio di statuaria
monumentale nel Mediterraneo occidentale”.
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Mi sorge un dubbio??Come mai dopo le due campagne di scavi non si è andati avanti negli studi di quei ritrovamenti??Visto il materiale raccolto si dovevano intraprendere altri scavi nella zona per avere un quadro più chiaro di quanto trovato??Perchè il tutto si è fermato??Grazie a chi mi darà delle argomentazioni.
RispondiEliminaImmagina un puzzle di 5000 pezzi. Impossibile da rimettere in sesto, tutti i pezzi, nel giusto modo. Serviva una struttura apposita. Come appunto Li Punti.
RispondiEliminaSi,questo va bene per i materiali da comporre,ma per gli scavi si poteva indagare prima??
RispondiElimina