sabato 20 febbraio 2016
Archeologia. Porti e approdi fenici nella costa atlantica andalusa
Archeologia. Porti e approdi fenici nella costa
atlantica andalusa
di Pierluigi Montalbano
(tratto dal libro: "Porti e approdi del Mediterraneo antico", in pubblicazione. Capone editore)
Il
commercio dei metalli, in particolare oro, argento, rame e stagno, avviò una
serie di
rapporti fra locali e levantini nelle zone dell’estuario del Tago e nella
regione
di
Huelva, ambedue collegate a Cadice, il principale centro dell’Andalusia
atlantica.
Le
direttrici seguono un percorso marittimo e uno terrestre, attraverso le regioni
interne
dell’Estremadura
spagnola (attraverso i fiumi) e portoghese, dell’Alentejo e
della
Beira.
I
ritrovamenti più evidenti sono nell’insediamento dell’Alcáçova de Santarém, a
circa 80
km dalla foce del Tago, in un punto strategico facilmente difendibile e con
vista su
lunghi tratti del fiume. Fu un porto di grande rilevanza, nel quale venivano
ridistribuite,
sulle rotte atlantiche e mediterranee, le risorse minerarie delle regioni
più
interne del paese, in particolare lo stagno e l’oro della Beira. Cadice
s’inserì precocemente
in
questo circuito commerciale, come risulta dalle importazioni ceramiche
dell’VIII
a.C. A poche decine di chilometri a sud del Tago sfocia nell’Oceano Atlantico
il Sado.
Le più antiche attestazioni provengono dagli scavi condotti sulla
collina
di Santa
Maria, nel centro storico di Setúbal, e si riferiscono al 730 a.C.
Una
situazione analoga si può riscontrare ad Alcácer do Sal, il più importante
insediamento
indigeno
del basso Sado e nel distretto di Ourique, con le sue miniere di
rame. Le
indagini hanno portato all’identificazione sul Monte de Abul di un insediamento
su una
piccola penisola che si sviluppa sul lato destro dell’estuario del Sado,
dominando
la sua antica imboccatura. Lo scalo commerciale godeva di un’ottima posizione
strategica,
a metà strada fra i due centri indigeni di Setúbal e di Alcácer do
Sal e in
prossimità della confluenza con il São Martinho, l’affluente del Sado che
permetteva
l’accesso diretto al massiccio eruttivo della Serrinha, ricco di materiale
minerario.
Le indagini stratigrafiche hanno permesso di individuare una costruzione
monumentale,
al cui interno erano collocate le abitazioni, gli spazi di rappresentanza
e i
magazzini adibiti allo stoccaggio delle merci, come testimoniato dai numerosi
contenitori
di grandi dimensioni in essi rinvenuti.
Gli
archeologi portoghesi hanno individuato altri centri d’irradiazione verso
l’interno
del
paese. A nord, alla foce del Mondego, c’è l’insediamento di Santa Olaia. Il
sito,
che nell’antichità si trovava su un piccolo isolotto al centro dell’estuario
del
fiume,
mostra abitazioni a pianta rettangolare, abbondanti ceramiche Red Slip e
un’estesa
area industriale dove sono stati identificati alcuni forni metallurgici.
Nell’estremo
Sud del Portogallo, in Algarve, gli insediamenti sono due: Castro
Marim e
Tavira, con caratteristiche comuni, quali la posizione in prossimità della
foce di
un fiume, le fortificazioni, la presenza di argento e la cronologia
inquadrabile
alla
fine dell’VIII a.C. Inoltre, erano approdi favorevoli sulla rotta verso il
Portogallo
centro-settentrionale
e le isole Cassiteridi ricche di stagno.
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