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lunedì 15 luglio 2013

Il tesoro ritrovato: recuperati 548 reperti archeologici, denunciati 21 tombaroli.

Il tesoro ritrovato: recuperati 548 reperti archeologici, denunciati 21 tombaroli
di Maria Grazia Frisaldi.


L'attività è stata condotta dai carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Bari, Napoli e Foggia.

Un tesoro dall’inestimabile valore storico-archeologico, espressione concreta e tangibile dell’eredità culturale della terra di Puglia in generale, e dell’area foggiana in particolare. Si tratta dei numerosi reperti archeologici recuperati e sequestrati dai carabinieri che hanno disarticolato una ben radicata organizzazione che si occupava degli scavi clandestini in provincia di Foggia e che poi piazzava quanto recuperato sul mercato illegale nazionale, grazie ad intermediari napoletani.
Per il fatto sono stati denunciati 21 tombaroli ritenuti a vario titolo responsabili di ricettazione, ricerche archeologiche non autorizzate ed impossessamento illecito di beni culturale di proprietà dello Stato. Sono 548 in tutto, invece, i reperti recuperati. Si tratta di reperti archeologici integri e frammenti, reperti fossili, monete e oggetti in metallo risalenti al V-IV- e IV-III secolo a.C. recuperati in zone ancora inesplorate ed afferenti i numerosi siti archeologici che insistono nel Foggiano.
L’attività - condotta dal nucleo dell’Arma specializzato nel contrasto dei reati ai danni del patrimonio culturale nazionale - è nata dalle continue segnalazioni di scavi clandestini pervenute nell’ultimo anno sia dalla Soprintendenza dei beni archeologici che da semplici cittadini e dalla conseguente esigenza di contrastare il fenomeno del trafugamento di importanti reperti archeologici, testimonianze degli antichi insediamenti del V – IV sec. a .C in Puglia e soprattutto nell’area foggiana, culla della cultura dauna.
Ventuno i soggetti denunciati, la metà dei quali già con precedenti specifici. Si tratta di 17 soggetti di Orta Nova, Ordona, Stornarella e Ascoli Satriano con un ruolo attivo nella ricerca dei reperti e nell’attività di scavo, e quattro campani che, secondo gli inquirenti, tenevano i contatti con i ricettatori su scala nazionale.
La mole di reperti e il terriccio ancora fresco che li ricopriva lascia prefigurare una preoccupante frequenza di scavi non autorizzati, effettuati senza le necessarie autorizzazioni ed eseguito con metodi approssimativi e mezzi meccanici (dai classici “spilloni” a più moderni metal detector e georadar) che potevano danneggiare irrimediabilmente quanto recuperato.
Al termine del blitz, i militari hanno repertato 91 pezzi integri in ceramica tra olle acrome, brocche a vernice rossa, kylix, lekythos a vernice nera e coppette del IV–III sec. a.C, 38 frammenti di reperti archeologici e 37 fossili, 42 oggetti in metallo come fibule, anelli, pesi da telaio e statuette votive oltre 340 monete di natura archeologica, in argento e bronzo, risalenti varie epoche e materiali ed attrezzature da scavo. Impossibile quantificare il valore effettivo di quanto sequestrato nei 21, tra appartamenti privati, depositi e garage perquisiti nel corso dell’attività; il “prezzo” – assolutamente sottostimato – fatto dai ricettatori, invece, sarebbe stato di 100mila euro. Il cospicuo patrimonio culturale trafugato dai “tombaroli” e recuperato dai carabinieri sarà restituito già nelle prossime ore alla Soprintendenza per i Beni Archeologici.

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