giovedì 11 luglio 2013
Reperti archeologici nei fondali delle Eolie.
Un relitto carico di antiche macine nelle acque di Filicudi
Continuano ad arrivare buone notizie dalle acque della Sicilia: la Soprintendenza del Mare ha appena reso nota, infatti, la scoperta di un nuovo relitto all'interno del porto di Filicudi.
Sui fondali dell'isola, a una profondità compresa fra i 42 e i 53 metri, giacciono i resti del carico di una nave romana, tredici massicce macine litiche del tipo a meta e catillo, prontamente documentate. I tecnici della Soprintendenza sono intervenuti per le opportune verifiche dopo aver ricevuto la segnalazione da parte di un sub della zona, e valuteranno ora l'opportunità di compiere approfondimenti di indagine sul punto.
La piccola isola eoliana si arricchisce così di un altro tesoro sommerso, che si aggiunge alle anfore vinarie a alla ceramica campana del relitto A di Capo Graziano, datato al II secolo a.C., a quelle del relitto C, di età Augustea, alle greco-italiche e al louterion del relitto F, di III secolo a.C., ai cannoni del relitto E, del XVII/XVIII secolo e tutti gli altri importanti ritrovamenti dell'ultimo mezzo secolo.
Gran parte dei reperti rinvenuti nelle acque di Filicudi si trovano oggi esposti presso i locali del Museo Archeologico di Lipari, ma la Soprintendenza in anni recenti si è mossa anche, ove possibile, per la musealizzazione in situ di relitti e carichi, con la creazione di un affascinante itinerario sommerso nell'area della Secca di Capo Graziano
Continuano ad arrivare buone notizie dalle acque della Sicilia: la Soprintendenza del Mare ha appena reso nota, infatti, la scoperta di un nuovo relitto all'interno del porto di Filicudi.
Sui fondali dell'isola, a una profondità compresa fra i 42 e i 53 metri, giacciono i resti del carico di una nave romana, tredici massicce macine litiche del tipo a meta e catillo, prontamente documentate. I tecnici della Soprintendenza sono intervenuti per le opportune verifiche dopo aver ricevuto la segnalazione da parte di un sub della zona, e valuteranno ora l'opportunità di compiere approfondimenti di indagine sul punto.
La piccola isola eoliana si arricchisce così di un altro tesoro sommerso, che si aggiunge alle anfore vinarie a alla ceramica campana del relitto A di Capo Graziano, datato al II secolo a.C., a quelle del relitto C, di età Augustea, alle greco-italiche e al louterion del relitto F, di III secolo a.C., ai cannoni del relitto E, del XVII/XVIII secolo e tutti gli altri importanti ritrovamenti dell'ultimo mezzo secolo.
Gran parte dei reperti rinvenuti nelle acque di Filicudi si trovano oggi esposti presso i locali del Museo Archeologico di Lipari, ma la Soprintendenza in anni recenti si è mossa anche, ove possibile, per la musealizzazione in situ di relitti e carichi, con la creazione di un affascinante itinerario sommerso nell'area della Secca di Capo Graziano
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