sabato 13 luglio 2013
Trovata una tazza d'oro del 1700 a.C.
Trovata una tazza d'oro del 1700 a.C.
La tazza d’oro dell’antica età del Bronzo (XVIII-XVII a.C.) rinvenuta a Montecchio Emilia, nel Reggiano.
Pesa circa mezzo chilo, è alta poco più di 12 cm, è spessa un millimetro e mezzo ed è in oro quasi purissimo. La tazza rinvenuta in marzo a Montecchio Emilia (RE) è un reperto straordinario che risale all’antica età del Bronzo (cioè a un periodo compreso tra i 3800 e i 3700 anni fa) e non ha confronti in Italia (e pochissimi nel mondo).
Esposta nell’ampia sezione del Museo Archeologico Nazionale di Parma dedicata alla Preistoria e Protostoria del territorio emiliano, è subito diventata la beniamina del pubblico.
Al di là della straordinaria preziosità del reperto, la tazza d’oro di Montecchio Emilia è un oggetto destinato a cambiare radicalmente alcune idee consolidate sui commerci e sugli scambi nell’Europa di quasi quattro millenni fa. Parzialmente rotta da arature o lavori agricoli recenti (era a soli 60 cm di profondità), era già schiacciata in antico: un danno forse intenzionale, probabilmente legato a uno specifico rituale. Nessuna tomba, struttura o cassetta di lastre conteneva il reperto, sepolto isolato in una semplice buca di nuda terra. La straordinaria scoperta è avvenuta a marzo dell'anno scorso durante i lavori nelle cave di inerti “Spalletti” del Gruppo C.C.P.L., ai limiti settentrionali del comune di Montecchio Emilia. Un’area che da tempo sta restituendo testimonianze archeologiche di ampia datazione, dai resti sporadici del Neolitico Finale e dell’età del Rame (IV-III millennio a.C.) alle urne cinerarie dell’età del Bronzo media-recente (XIV-XIII a.C.), forse collegate a una terramara individuata poco più a sud, fino ai più cospicui materiali di epoca etrusca (sepolture) e romana (resti insediativi e funerari).
È in questo quadro che gli archeologi hanno trovato, completamente isolata, questa strepitosa tazza d’oro databile (in virtù della specifica tipologia) all’antica età del Bronzo cioè a un periodo compreso tra il XVIII e il XVII secolo a.C. La tazza, che rappresenta certamente una deposizione votiva, è deformata e lacunosa ma interamente leggibile. Il suo ritrovamento lega idealmente il territorio di Montecchio Emilia agli henges del Regno Unito e ai recinti del Nord Reno-Westfalia, le zone da cui provengono i pochi confronti esistenti. Esemplari simili sono stati infatti trovati solo a Fritzdorf e Gölenkamp (Germania), a Rillaton e a Ringlemere (Gran Bretagna), quest’ultimo al centro di un henge, con due vasi d’argento provenienti da tumuli bretoni, a Eschenz (Svizzera) e nel tumulo di Saint Adrien, in Bretagna (quest'ultimo però è in argento).
Un motivo in più per visitare il Museo Archeologico che ospita anche, fino al 29 dicembre prossimo, la mostra "Storie della prima Parma. Etruschi, Galli, Romani: le origini della città alla luce delle nuove scoperte archeologiche" che ripercorre il processo di formazione della città, dall'età del Ferro alla
piena romanizzazione, esponendo i reperti inediti e spesso strepitosi rinvenuti negli scavi degli ultimi anni.
La tazza d’oro dell’antica età del Bronzo (XVIII-XVII a.C.) rinvenuta a Montecchio Emilia, nel Reggiano.
Pesa circa mezzo chilo, è alta poco più di 12 cm, è spessa un millimetro e mezzo ed è in oro quasi purissimo. La tazza rinvenuta in marzo a Montecchio Emilia (RE) è un reperto straordinario che risale all’antica età del Bronzo (cioè a un periodo compreso tra i 3800 e i 3700 anni fa) e non ha confronti in Italia (e pochissimi nel mondo).
Esposta nell’ampia sezione del Museo Archeologico Nazionale di Parma dedicata alla Preistoria e Protostoria del territorio emiliano, è subito diventata la beniamina del pubblico.
Al di là della straordinaria preziosità del reperto, la tazza d’oro di Montecchio Emilia è un oggetto destinato a cambiare radicalmente alcune idee consolidate sui commerci e sugli scambi nell’Europa di quasi quattro millenni fa. Parzialmente rotta da arature o lavori agricoli recenti (era a soli 60 cm di profondità), era già schiacciata in antico: un danno forse intenzionale, probabilmente legato a uno specifico rituale. Nessuna tomba, struttura o cassetta di lastre conteneva il reperto, sepolto isolato in una semplice buca di nuda terra. La straordinaria scoperta è avvenuta a marzo dell'anno scorso durante i lavori nelle cave di inerti “Spalletti” del Gruppo C.C.P.L., ai limiti settentrionali del comune di Montecchio Emilia. Un’area che da tempo sta restituendo testimonianze archeologiche di ampia datazione, dai resti sporadici del Neolitico Finale e dell’età del Rame (IV-III millennio a.C.) alle urne cinerarie dell’età del Bronzo media-recente (XIV-XIII a.C.), forse collegate a una terramara individuata poco più a sud, fino ai più cospicui materiali di epoca etrusca (sepolture) e romana (resti insediativi e funerari).
È in questo quadro che gli archeologi hanno trovato, completamente isolata, questa strepitosa tazza d’oro databile (in virtù della specifica tipologia) all’antica età del Bronzo cioè a un periodo compreso tra il XVIII e il XVII secolo a.C. La tazza, che rappresenta certamente una deposizione votiva, è deformata e lacunosa ma interamente leggibile. Il suo ritrovamento lega idealmente il territorio di Montecchio Emilia agli henges del Regno Unito e ai recinti del Nord Reno-Westfalia, le zone da cui provengono i pochi confronti esistenti. Esemplari simili sono stati infatti trovati solo a Fritzdorf e Gölenkamp (Germania), a Rillaton e a Ringlemere (Gran Bretagna), quest’ultimo al centro di un henge, con due vasi d’argento provenienti da tumuli bretoni, a Eschenz (Svizzera) e nel tumulo di Saint Adrien, in Bretagna (quest'ultimo però è in argento).
Un motivo in più per visitare il Museo Archeologico che ospita anche, fino al 29 dicembre prossimo, la mostra "Storie della prima Parma. Etruschi, Galli, Romani: le origini della città alla luce delle nuove scoperte archeologiche" che ripercorre il processo di formazione della città, dall'età del Ferro alla
piena romanizzazione, esponendo i reperti inediti e spesso strepitosi rinvenuti negli scavi degli ultimi anni.
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