mercoledì 4 aprile 2012
Templi dell'acqua
Acqua sacra
di Pierluigi Montalbano
Fin dal Neolitico le popolazioni sarde si dedicano a riti che vedono l'acqua come elemento primario della sopravvivenza. Bacili, vasche, piatti, coppe, altari con canalette, tazze e altri manufatti vengono portati alla luce dagli archeologi in tutto il territorio isolano, testimoniando la sacralità diffusa di queste prezioso bene. La monumentalità degli edifici del Bronzo Recente dedicati al culto dell'acqua non lascia dubbi sull'ingente apparato organizzativo messo in piedi dalle comunità nuragiche. Pozzi e fonti sono magnificati con l'utilizzo di filari di pietre lavorate finemente, e ancora oggi possiamo ammirare decine di questi templi, pur privi dell'edificio soprastante l'ipogeo. Su Tempiesu di Orune è uno dei pochi testimoni di questa geometria edificatoria di altissimo pregio. Il Santuario di Santa Cristina, oltre alle strutture che occupano il territorio circostante, contiene un edificio per il culto dell'acqua: un raffinato pozzo sacro che affascina gli studiosi di tutto il mondo. Colpisce per la perfezione tecnica e per le suggestive manifestazioni legate ai cicli della luna, del sole e delle stagioni. Quando nel X a.C. la società nuragica compie un balzo in avanti verso l'organizzazione mirata ai commerci, genti straniere arrivarono in massa in Sardegna e cercarono in tutti i modi di integrarsi con i nuragici dando vita ad una rivoluzione economica che scaturì nel perfezionamento di tutte le tecnologie applicate fino a quel momento dai sardi. E' il periodo della miniaturizzazione, ossia la volontà, da parte dei personaggi importanti che decidevano le sorti delle comunità, di autorappresentarsi commissionando agli artisti isolani piccole sculture con la tecnica di fusione a cera persa. E' anche il momento della statuaria in pietra e delle navicelle bronzee, raffinate rappresentazioni di barche dell'epoca, fornite di tutta una serie di componenti che suggeriscono una elevata conoscenza delle tecniche nautiche. L'organizzazione urbanistica mostra segni evolutivi verso una società aperta verso l'esterno, con piazzette dedicate ai commerci e grandi sale per le riunioni decisionali. L'acqua, insieme al fuoco e al simbolico nuraghe posto al centro di queste sale, costituiva anche in quel periodo l'elemento di spicco dei culti della comunità. Grandi vasche compaiono anche nelle case a corte, con canalette per l'apporto di acqua e sedili posti nelle pareti interne di particolari capanne dedicate ai riti (vedi foto in alto - Barumini).
E' l'inizio del Ferro, e la ricerca di un equilibrio degli elementi (acqua, terra, fuoco e aria) porta i nuragici a ideare degli altari-vasca, come quello posto nel vano E del complesso Su Mulinu a Villanovafranca (vedi foto in basso - Su Mulinu).
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