mercoledì 11 aprile 2012
Cartaginesi e guerre...Sicilia facile, Sardegna ostica!
Alcune riflessioni sulle guerre cartaginesi verso le isole
di Rolando Berretta
Franciscus Ruehl - Lipsia 1886 - Edidit O.Seel MCMLX –
“Biblioteca scriptorum grecorum et romanorum Teuberiana”
Giustino : IV II 7
Siciliae primo Trinacriae nomen fuit, postea Sicania cognominata est. Haec a principio patria Cyclopum fuit, quibus exstinctis Cocalus regnum insulae occupavit. Post quem singulae civitates in tyrannorum imperium concesserunt, quorum nulla terra feracior fuit. Horum ex numero Anaxilaus iustitia cum ceterorum crudelitate certabat, cuius moderationis haud mediocrem fructum tulit; quippe decedens cum filios parvulos reliquisset tutelamque eorum Micalo, spectatae fidei servo, commisisset, tantus amor memoriae eius apud omnes fuit, ut parere servo quam deserere regis filios
mallent principesque civitatis obliti dignitatis suae regni maiestatem administrari per servum paterentur. Imperium Siciliae etiam Karthaginienses temptavere, diuque varia victoria cum tyrannis dimicatum. Ad postremum amisso Hamilcare imperatore cum exercitu aliquantisper quievere victi.
Anche i Cartaginesi tentarono di dominare la Sicilia e, a lungo con vario esito, combatterono con i Tiranni. Alla fine, essendo stati vinti e avendo perduto il loro comandante Amilcare con l’esercito, rimasero in pace per alquanti anni.
In questo breve sunto di Giustino c’è la Storia siciliana fino alla morte di Amilcare, ad Imera, nel 480.
Nda: Il re siciliano Cocalo ospitò Dedalo. Arrivò Minosse con una conchiglia. Cocalo, ingenuo, si rivolse a Dedalo che, con l’aiuto di una formica, fece scorrere un filo sottilissimo nella conchiglia. Minosse capì che Dedalo era in zona e impose che gli consegnassero il genio. Le figlie di Cocalo, per non perdere Dedalo, uccisero Minosse nella vasca da bagno.
Anassilao re di Messene e di Reggio faceva guerra a Locri Epizefiri, quando Gerone mandò a lui Cromio, dicendogli che ove non facesse tosto la pace, sarebbe egli stesso col suo esercito venuto ad assalirlo a Reggio. Di che impaurito quel re, richiamò i suoi soldati e lasciò libera la città. Anassilao morì nell' anno stesso in cui Gerone sali sul trono di Siracusa.
(Gli episodi di Cocalo e Anassilao sono ricordati anche da Diodoro Siculo.)
Giustino Liber XVIII/7
Itaque adversis tanto scelere numinibus, cum in Sicilia diu feliciter dimicassent, translato in Sardiniam bello amissa maiore exercitus parte gravi proelio victi sunt; propter quod ducem suum Malchum cuius auspiciis et Siciliae partem domuerant et adversus Afros magnas res gesserant, cum parte exercitus, quae superfuerat, exulare iusserunt. Traduzione: Antonio Pischedda – Università-III Età Quartu Sant’Elena
“Pertanto i Cartaginesi con gli dei così tanto contrari, dopo aver combattuto vittoriosamente in Sicilia, trasferita la guerra in Sardegna, dopo aver perso gran parte dell'esercito, furono vinti in una pesante battaglia; a causa di ciò mandarono in esilio con la parte dell'esercito sopravvissuta, il loro comandante Malco con la cui guida avevano domato parte della Sicilia e avevano compiuto gloriose imprese contro gli Africani.
Se si dovessero seguire le indicazioni di Giustino si può affermare che Malco non è personaggio del VI sec; è impossibile. Seguendo la ricostruzione di Diodoro Siculo incontriamo tale Imilcone che presenta le stesse consonanti di Malco (M L C ) …
410 I Segestani chiesero l’aiuto di Cartagine. Nel 409 arrivò Annibale figlio di Giscone , figlio di Amilcare morto a Imera. (Giscone era andato a vivere a Selinunte; era in esilio causa il padre Amilcare ) In Sicilia fece una strage: con 60 navi da guerra, 1500 imbarcazioni da trasporto, con mercenari iberici e libici si accampò al pozzo Lilibeo. Tirò a secco le navi a Mozia. Partì con torri, arieti, arcieri e frombolieri ( dalle navi scenderanno 4000 cavalieri, mentre il nonno Amilcare, le navi con i cavalli, le perse per una tempesta: da considerare la distanza con la Sicilia ) e fece profanare le donne di Selinunte, in ricordo del padre Giscone, sacrificò 3000 Imeresi in ricordo del nonno Amilcare e tornò a casa. Fu onorato come il più grande condottiero che Cartagine avesse mai avuto. Era il 409. Era tornato il siracusano Ermocrate che, nel frattempo era stato destituito e mandato in esilio. Tornò con i soldi di Farnabazo. Occupò Selinunte, devastò Motia e Panormo e devastò tutto il territorio sottoposto a Cartagine. I Siracusani, perdonandolo, lo riaccolsero a braccia aperte. 406: I Cartaginesi decidono di sottomettere la Sicilia e si rivolsero ad Annibale; che si schernì per via dell’età avanzata. I Cartaginesi gli affiancarono Imilcone (M L C) figlio di Annone. Dionisio sposa la figlia di Ermocrate e, da scrivano, diventa tiranno nella più potente città dell’Ellade. Sbarcano i Cartaginesi e chiedono alleanza o neutralità a Akragas. Al rifiuto l’assediano per otto mesi. Durante l’assedio di Akragas, morì Annibale. ( M L C diventa il comandante -unico- dei Cartaginesi e con il siracusano Dionisio...inizierà una lunga storia.) M L C passò a Gela e spedì a Tyro un Apollo di bronzo. Dafneo, e poi Dionisio, tagliano i viveri ai Cartaginesi, per terra e per mare. I Cartaginesi sono alla fame; riusciranno a intercettare un convoglio di rifornimenti diretti ad Akragas.
Questa è l’unica volta che un Cartaginese non manda le truppe a prelevare rifornimenti in Sardegna. Cosa era successo? estesa lacuna nel testo.
In questo periodo va collocata la disfatta in Sardegna di M L C? Questo è il punto critico della vicenda. Si arriva alla pace tra Dionisio, sconfitto, e M L C decimato dalla peste, era il 405, e tornarono sotto Cartagine il dominio sugli antichi coloni con l’aggiunta degli Elimi, dei Sicani e Selinunte, Akragas, Imera, Gela e Camarina ...ed Eraclea Minoia; propter quod ducem suum Malchum cuius auspiciis et Siciliae partem domueran.
Poi Diodoro ignorerà le vicende dei Cartaginesi per sette anni. Nel 398 Imilcone torna in Sicilia.
Nel 397 ritroviamo M L C, in Sicilia, con l’esercito decimato dalla peste. Per 300 talenti si permise, ai soli Cartaginesi, di tornare a casa. Il comandante, colui che aveva trasformato il tempio di Zeus nella sua tenda e la ricchezza sottratta ai templi in rendita personale, pagando il suo debito alla natura con la morte, non rimase impunito per i sacrilegi commessi. Lo ritroviamo a Cartagine che si aggirava per i templi della città con la veste più umile denunciando la propria empietà. Infine condannandosi a morte volle morire di fame, lasciando in eredità ai concittadini un forte timore religioso..
ha pagato il fio ?Questa volta si!
Gli alleati libici si ribellano: non era piaciuto il trattamento che gli avevano riservato i Cartaginesi abbandonandoli a Siracusa. Con gli schiavi assediano Cartagine. Gli alleati Libici, insieme agli schiavi, misero insieme 200.000 uomini e occuparono Tinete ( Tunisi ). A Cartagine si cambiò religione. Furono accolte Core e Demetra e si fecero venire sacerdoti per il nuovo culto. I ribelli furono sconfitti per la fame. Cartagine riceve viveri dalla Sardegna . 392 Magone.
Quindi: propter quod ducem suum Malchum cuius auspiciis et Siciliae partem domuerant et adversus Afros magnas res gesserant, cum parte exercitus, quae superfuerat, exulare iusserunt. Questo brano di Giustino si può inserire tra gli anni 405 e il 392: è possibile come è possibile che Malco e Imilcone siano lo stesso presonaggio.
Dimenticavo: nel 406 il Faraone ha sbaragliato i Persiani. Li ha rispediti a casa. Tiro è tornata libera. Si possono rimandare le decime. Nel 410 Annibale aveva portato tutto il bottino a Cartagine.
Nell'immagine: Un guerriero sardo esposto fra i bronzetti del Museo Archeologico di Cagliari
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