sabato 7 aprile 2012
Il "Modello Montalbano": L'antropizzazione del territorio - 3° parte
Il Centro della comunità
di Pierluigi Montalbano
I sentieri che mettono in comunicazione la vallata con il territorio circostante sono presidiati da famiglie che partecipano alle attività della comunità, e fruiscono del surplus consentito dalla collaborazione. Le zone nevralgiche del territorio vengono adattate per consentire un adeguato controllo. In questa prima fase la comunità è ormai strutturata per svolgere le mansioni decise dai capofamiglia. Si rende necessario individuare un luogo cardine, condiviso da tutti i membri del clan, presso il quale il capo traccerà, simbolicamente o fisicamente, una linea chiusa che da quel momento identificherà il “Centro” della comunità. Questo era il luogo in cui, con riti legati al culto della Madre Terra, dei defunti, del toro, del fuoco e delle acque, veniva siglato un patto inderogabile di mutua collaborazione tra diverse famiglie nell’interesse della collettività. In tale occasione le famiglie che vi partecipavano, sancivano lo status d’appartenenza al Clan. La scelta del Centro era condizionata da fattori geografici: veniva individuato in prossimità di fonti o corsi d’acqua, in quanto elemento vitale e sacro. Secondo il “Sistema Onnis” per la determinazione degli insediamenti, il 95 % delle vallate studiate sino a oggi, confermano tale ipotesi. Il Centro coincide con il punto di congiunzione di due ruscelli che disegnano una sorta di Y sul terreno, forse la rappresentazione femminea di fertilità della grande Dea Madre, la terra. Si tratta del luogo che presenta le caratteristiche propiziatorie migliori per avviare un’attività economica. Sempre Marcello Onnis ipotizza che il Centro era individuato dal Capo/Sacerdote in sede d’occupazione e antropizzazione del territorio. Come testimoniato per altre civiltà di quell’epoca, in questo punto si svolgeva un rito di fondazione. E’ utile ricordare che il centro è uno dei simboli esoterici fondamentali. Rappresenta l’origine di tutte le cose, il principio primo da cui ha inizio la creazione, dal quale tutto ha origine, il punto indiviso, senza dimensione né forma, immagine perfetta dell’Unità primigenia e finale in cui ogni cosa trova inizio e fine, perché tutte le cose ritornano all’energia principale che le ha create, riunendosi alla perfezione assoluta. Il centro è l’Essere puro, l’Assoluto, diffuso nello spazio-tempo materiale, che altro non è che l’irradiazione dell’Assoluto. Senza tale riferimento naturale, lo spazio-tempo non sarebbe che privazione, vuoto nel caos. Il Centro è dunque un’area sacra che vincola tutta la comunità e la obbliga a rispettare il legame imposto dall’appartenenza al clan. Ogni individuo, spinto dal senso di protezione ricevuto dalla comunità e dall’obbligo del rispetto politico e religioso, era spronato a lavorare per il bene comune.
Il frutto del suo lavoro contribuirà al benessere collettivo e sarà restituito sotto diversa forma dagli altri membri della comunità, ognuno secondo gli incarichi assegnati dal clan. Considerata la valenza del Centro, ogni famiglia era obbligata a costruire il proprio rifugio in un punto del territorio ben determinato, senza violare il patto stipulato con gli altri membri del clan. In questo modo la vallata poteva essere antropizzata in maniera organica, come se un piano urbanistico preistorico dettasse le regole ad ogni individuo. Era una società organizzata che poneva la collaborazione reciproca alla base del buon funzionamento sociale. La distinzione principale che segnava una gerarchia era quella relativa alla tipologia di attività che il clan sceglieva come indirizzo economico: pastorizia o agricoltura. Siamo al centro della Sardegna e, al momento, non affrontiamo le attività legate alla pesca. L’estrazione dei minerali per la fusione dei metalli sbilancerà l’equilibrio qualche secolo dopo ma, come vedremo, il “modello” di antropizzazione del territorio seguirà sempre le stesse linee guida.
A domani.
Nell'immagine sopra: l'interno di una Pinnetta sulla Giara di Siddi. Sotto, una foto di Christian Camana scattata sulla Giara di Gesturi.
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