sabato 12 febbraio 2011
Orientamento astronomico delle chiese - 2° e ultima parte
Le Chiese sono orientate astronomicamente?
di Pierluigi Montalbano
L'orientamento rigoroso di una costruzione lungo la direzione equinoziale era durante il Medioevo, dal punto di vista operativo,un problema di non facile soluzione. Inizialmente era necessario disporre di una semplice, ma efficiente strumentazione atta ad individuare la direzione cercata, in secondo luogo era richiesta l'applicazione di un procedura di lavoro, basata su semplici ed elementari cognizioni di Astronomia di posizione, ma capace di condurre a risultati corretti e terzo erano richieste una o più persone esperte e capaci di portare a termine l'operazione in maniera sufficientemente accurata. Le metodologie più moderna disponibile durante il Medioevo e il Rinascimento sono quanto riportato sul "De Geometria" di Gerberto d'Aurillac oppure nel "De Architettura" di Vitruvio o nel "De limitibus constituendi" di Igino il Gromatico o addirittura nella "Naturalis Historia" di Plinio il Vecchio e le necessarie conoscenze astronomiche erano per lo più bagaglio culturale degli esponenti del clero. La strumentazione più semplice per determinare le orientazioni equinoziali era rappresentata da un semplice bastone piantato verticalmente nel terreno, uno gnomone, che illuminato dal Sole proiettava la sua ombra in direzione esattamente opposta a quella del Sole.Il moto dell'ombra quindi era esattamente simile a meno di un fattore di scala dipendente dalla lunghezza dell'asta, al moto apparente del Sole sulla sfera celeste, ma nella direzione opposta. Il metodo, probabilmente il più preciso disponibile a quei tempi era quello del "Cerchio Indiano" che e' descritto da Vitruvio (De Architettura, I,6,6), ma di cui si hanno notizie già dai papiri egiziani e dai documenti provenienti dall'India antica, da cui la sua particolare denominazione.Il metodo risulta applicabile qualsiasi giorno dell'anno. Fissato lo gnomone verticale si segnava alla mattina la posizione raggiunta dall'estremità dell'ombra. Successivamente si tracciava una circonferenza centrata nel piede dello gnomone e passante per il punto segnato sul terreno, poi si attendeva,durante il pomeriggio, il momento in cui l'ombra lambiva nuovamente il cerchio e si segnava sulla circonferenza il punto ottenuto. La linea passante per i due punti sulla circonferenza rappresentava la direzione equinoziale cercata. Un metodo sostanzialmente simile, ma un po' più complesso è descritto nell'ultimo capitolo della "Geometria" di Gerberto da Reims (Caput XCIV, "Alia ratio meridianum describendi"). Questo metodo richiedeva la misura di tre ombre qualsiasi dello stesso gnomone durante la giornata e il calcolo dei rapporti tra le loro lunghezze. Poiché i calcoli, anche i più banali, erano a quei tempi difficili a causa dell'abitudine di usare i numeri romani, Gerberto suggerisce l'uso di una tavola di moltiplicazioni precalcolate. Dopo qualche calcolo si perveniva alla determinazione della direzione della linea meridiana la cui perpendicolare è l'equinoziale cercata. Rimane ora un ultimo importante quesito, quello relativo all'epoca in cui presumibilmente questo rito potrebbe essere avvenuto.
La risposta è difficile da formulare, ma sicuramente il 1452 rappresenta il limite più recente per l'epoca del rito di fondazione.La caratteristica accuratamente equinoziale dell'orientamento della costruzione potrebbe suggerire l'esistenza di una costruzione precedente fondata durante un periodo appena successivo alle prescrizioni di Dorando da Mende, quindi tra il 1200 e il 1300, epoca in cui le orientazioni equinoziali risultano essere molto frequenti. E' possibile anche ipotizzare qualcosa di più antico,edificato qualche tempo dopo le indicazioni di Silvestro II relativamente all'orientamento equinoziale delle chiese, ma in questo caso il primo edificio di culto potrebbe essere stato edificato grosso modo tra il 1000 e il 1200, epoca quest'ultima in accordo con il periodo di governo comunale di Terni. Guglielmo Dorando da Mende, a proposito dell'orientamento delle chiese, scrisse:
<...Debet quoque (ecclesia) sic fundari, ut caput inspiciat versus Orientem... videlicet versum ortum solis, ad denotandum, quod ecclesia quae in terris militat, temperare se debet aequanimiter in prosperis, et in adversis; et not versus solstitialem, ut faciunt quidam>>,
Il passo è tratto dall'edizione del 1584 del "Rationale Divinorum Officiorum", pubblicata a Lione. Uno dei proverbi più comuni recita: “San Michele porta il candeliere (dal cielo) e S. Giuseppe lo riporta indietro”. Il riferimento al Sole equinoziale e alla sua luce è evidente. Infatti il significato di San Michele che porta il candeliere è che nel periodo della sua celebrazione (Equinozio di Autunno) il Sole si avvia a tramontare sempre più presto in quanto la sua altezza apparente sull'orizzonte, quando transita al meridiano, diminuisce sempre più fino ad arrivare al suo valore minimo in corrispondenza del solstizio di inverno presso il quale si celebra la festa solstiziale cristiana per eccellenza: il Natale.Durante il periodo successivo alla festa di S. Michele Arcangelo quindi era necessario accendere il lume sempre più presto la sera a causa della progressiva riduzione delle ore di luce diurna. Il significato di San Giuseppe che riporta il candeliere indietro è esattamente quello opposto dal punto di vista astronomico. In prossimità dell'equinozio di primavera il Sole sale, ad ogni giorno che passa, sempre più in alto nel cielo quando a mezzodì transita al meridiano locale e di conseguenza l'ora del tramonto ritarda sempre più fino a raggiungere il suo massimo nel giorno del solstizio d'estate. La ripartizione stagionale basata sugli equinozi e sui solstizi è testimoniata anche da un altro proverbio relativo a S. Michele Arcangelo che recita: “Se San Michele Arcangelo si bagna le ali (ossia se piove il 29 Settembre, festa di S. Michele Arcangelo) allora pioverà fino a Natale”. In questo caso la piovosità della stagione viene predetta dalla festa equinoziale autunnale (S. Michele) fino a quella solstiziale invernale (Natale) che scandiscono nella tradizione popolare la ripartizione stagionale, a fini agricolo,dell'anno solare tropico. Infatti la ripartizione stagionale astronomica che prevede che le stagioni vadano da un solstizio al successivo equinozio e viceversa, alla latitudine della valle ternana non descrive bene l'andamento stagionale climatico locale, quindi la tradizione popolare preferiva associare alle ricorrenze dei santi durante il corso dell'anno la pianificazione delle pratiche agricole tenendo anche presente l'andamento della fasi della Luna.
L'immagine della chiesa di San Lorenzo di Rebeccusono, Bonorva, è di sardegnacultura.it
L'immagine della chiesa di Sant'Antioco di Bisarcio è di http://www.flickr.com/people/antonio_romano_liscia/
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