Archeologia. Chi era Circe, la poliedrica maga, figlia del Sole e della ninfa Persa, nipote di Oceano? Era in Corsica la sua reggia?
Articolo di Lydia Schropp
Dal paese dei Lestrigoni, ubicato nel Lazio ,Ulisse procede verso nord-ovest e dopo un arco di tempo non meglio definito, approda all’isola Aiaie, chiamata cosi da Ajaccio,(1) da sempre il centro più importante della Corsica ed abitato sin dall’antichità. La città sporge su un amplissimo golfo che fu usato come scalo dalle navi dirette in Francia e Spagna. Corsica è il nome romano dell’isola, mentre quello etrusco è Kyrne e quello greco Kurnos, inteso come “la signora isola”, a causa della bellezza primordiale del paesaggio.(2)Ulisse si avvicina all’isola dalla costa tirrenica, meno popolata in età recente a causa del territorio paludoso e malarico. Si ferma per due giorni in riva al mare, probabilmente vicino alla foce del fiume Tavignano (in passato chiamato Rottanos),dove si imbatte in bell’esemplare di cervo adulto, che abbatte con la sua lancia per poi imbandirlo per un lauto pranzo con i suoi compagni (3) Il giorno successivo, seguendo il corso del fiume, si dirige verso l’interno, alla ricerca di una città. La salita è ripida ed in breve si ritrova fra alti monti, ricoperti di folte selve di querce secolari, brulicanti di
selvaggina. (4) Da lontano intravede la reggia di Circe (5) , costruita di pietre splendenti, probabilmente graniti,(6) rivolta verso la fertile valle. Sottostante a Corte, lungo la costa tirrenica , nelle immediate vicinanza del fiume Tavignano si trova Aleria, una colonia greca di epoca posteriore .(7)Le precedenti esperienze negative hanno reso cauti i
Greci, che si dividono in due squadre, una si avvia alla reggia, mentre l’altra
resta vicina alla riva, a guardia dell’unica nave superstite.
Circe accoglie con gentilezza i suoi ospiti, che annotano con stupore la sua abilità di domatrice di animali feroci,(8) ed offre loro una bevanda che prepara di sua mano , composta di formaggio rappreso, orzo e miele, mescolata a forte vino rosso.(9) Di nascosto aggiunge un farmaco, probabilmente assenzio, una sostanza abbastanza nociva se usata in alte dosi, ma innocua se usata moderatamente come nel caso del vermuth. Appena i suoi ospiti danno segni di squilibrio e di ebbrezza li rinchiude nelle stalle insieme ai maiali.(10)
La narrazione assume ora toni molto fantasiosi, dovuti
all’impatto con una civiltà completamente diversa, che si nutre di un cibo,
il kukeon il cui contenuto alcoolico
rende ebbri i Greci, ed inoltre di castagne , di cui l’isola è molto ricca, e
che costituisce il nutrimento base al posto del pane. La castagna, simile ad
una ghianda di quercia , può creare l’associazione mentale con il maiale, che
si nutre principalmente di ghiande se lasciato libero in campagna , ma i Greci
avranno anche notato la particolare conformazione dei cinghiali irsuti corsi,
che hanno zampe molte alte e quindi un aspetto diverso da quello a loro
noto. Bisogna inoltre aggiungere che la
popolazione contadina corsa dormiva semplicemente per terra, (11)senza
stendersi su un letto, e quindi queste esperienze di vita più primitiva
avranno turbato profondamente i Greci.
Ulisse riesce ad adeguarsi ed ad affrontare questa cultura diversa con il soccorso del
dio del commercio Hermes, che gli fornisce una sostanza molto rara, chiamata
molu (12) Circe è stupita che Ulisse sia in
possesso di un prodotto così raro, ignoto ai più e con un solenne
giuramento promette di non arrecare
nessun danno agli ospiti. Il possesso di
“molu” qualifica Ulisse come persona
adatta alla compagnia di Circe, in certo qual senso come appartenente al suo
stesso rango, e quindi adatto a
partecipare alla sua corte.
Dalla descrizione omerica si deduce che la corte di Circe
regge il confronto con quella eoliana o feaciana. Lucide sedie di metallo, su
cui sono distesi tappeti di porpora, sgabellini che fungono da reggi piedi,
artistici tripodi di bronzo(13) usati per riscaldare l’acqua provano la sontuosità della reggia di Circe.
Sulla mensa luccicano canestri e tazze d’oro, brocche d’argento contengono vini
prelibati. Indubbiamente questo lusso è riservato solo alla classe reggente,
patrizia, che ha raggiunto un alto grado culturale e vive appartata dal resto
della popolazione corsa, costituita essenzialmente di pastori e marinai, abituati ad un tenore di vita
simile a quello riservato da Circe ai
compagni di Ulisse.
L’attenzione di Ulisse è giustamente tutta rivolta alla personalità di Circe ed alla sua
poliedrica cultura, influenzata senz’altro dall’Asia Minore, dall’Egitto e da
Creta, nazioni con le quali la Corsica era già entrata in contatto grazie alla
mediazione dei Fenici e degli Etruschi che controllavano in senso commerciale
le zone costiere dell’isola.(14)
Le attitudini di Circe investono i più diversi campi: conosce a fondo le proprietà delle erbe,(15) sa addomesticare gli animali,(16)è maga aruspice, come risulta dal fatto che ha in mano un bastoncino tondo, il rabdos, (17) chiamato più tardi dai romani lituus, e porta in capo un berretto, probabilmente a punta, come è previsto di norma per gli aruspici etruschi.(18)
La sua genealogia è regale e divina. Sua madre è una
ninfa, Persa, (19)figlia dell’Oceano, suo padre è il sole, probabilmente il dio
Cautha venerato da uno speciale collegio sacerdotale etrusco, suo fratello il
terribile Aiete, che ci ricorda il dio
della morte etrusco Aita.
La poliedrica personalità di Circe manifesta un complesso
sincretismo politico e religioso. Sia la madre Perse, figlia dell’Oceano, che
il padre, il sole, ci rinviano al mondo egiziano, dove Persai erano definiti i sacerdoti egiziani
che potevano dimostrare una discendenza sacerdotale di 4 generazioni
,mentre “Sole” era un appellativo
dei faraoni. Comunque anche i vari
piccoli dinasti d’origine ittita che sopravvissero in Siria dopo il crollo del
vasto regno nel XIII sec. a.C. e che nella Palestina pre-ebraica devono aver
costituito un elemento importante, si fecero chiamare “soli”. Ciò ha la sua
rilevanza, se l’etrusco è derivato dal tardo-ittita, come sostiene il linguista
V.I.Georgiev, perché Circe nella sua funzione di maga aruspice ha rapporti con
la Nekuia, che come vedremo, si trova
nell’ Etruria.
Probabilmente Circe appartiene ad un importante casato
etrusco, in contatto con l’Egitto ed il mondo
microasiatico, stabilitisi in Corsica per motivi economici e strategici.
Il suo nome, in etrusco Cerca, è la trascrizione in caratteri greci di “quercia”,(20) cioè di
una casta sacerdotale celtica molto nota
in seguito con il nome greco” druide”: Singolare sembra a prima vista, che il
nome druide che designa nei secoli
successivi una sacerdotessa celtica, si applichi ad una maga aruspice corsa/ etrusca, ma gli scambi culturali e le
acquisizioni linguistiche nel corso dei secoli possono avere causato ciò.
Ugualmente di rilievo è che il maiale è uno dei simboli della casta
sacerdotale celtica e che cerca significa in iberico maiale. Siamo quindi di
nuovo in presenza di un gioco semantico.
Forse il soggiorno di Circe sull’isola è solo temporaneo,
perché come rappresentante della lega etrusca esercita funzioni di carattere
amministrativo e sacerdotale con scadenze ben determinate.(21) Il consiglio che
Circe rivolge ad Ulisse di interpellare Tiresia, un vate tebano, per chiedergli
l’itinerario più agevole da seguire per tornare in patria, ci rivela che il
mondo dei morti e quindi indirettamente
il mare Inferum e l’Etruria rientrano nella sua zona d’influenza. E’ chiaro che
la Corsica è già subordinata all’Etruria in campo religioso ed istituzionale e
ciò trova riscontro nell’ archeologia, in quanto la Corsica, ad eccezione del
centro di Aleria, sorto più tardi ad opera dei Focesi, non vanta la presenza di
vaste necropoli, bensì di complessi
tombali megalitici, affini a quelli iberici e sardi. La differenza dell’uso
sepolcrale induce il compagno di Ulisse Elpenore, morto la notte precedente allo
sbarco dell’eroe nella Nekuia, a pregare
il suo amico di seppellirlo al ritorno
in Corsica con un semplice rito di cremazione e quindi di erigergli un tumulo
con inflitto un remo a futura memoria, secondo il costume iberico.(22).
Dopo un anno di permanenza in Corsica Ulisse avverte una forte nostalgia per la patria e la famiglia e decide di imbarcarsi insieme ai suoi compagni. Probabilmente non si sente a suo agio in una cultura molto diversa dalla sua, basata su una concezione aristocratica del potere, che per legittimarsi si rifà ad una discendenza divina, e permeata da un profondo senso del sacro e del fatale e da un severo dogmatismo, attestato ancora oggi dalla tradizione dei libri rituales ed haruspicini e dalla famosa disciplina etrusca.
Prima di inoltrarsi
verso il Regno della Nekuia Circe
stessa gli fornisce la vittime sacrificali(23) ed i paramenti sacri.(24).
Notizie storiche sulla Corsica
La Corsica fu abitata dapprima dagli Iberi ad occidente e
dai Liguri ad oriente. Questi due popoli lasciarono le più profonde tracce
sulla cultura dell’isola, infatti più di trecento toponimi sono di origine pre-latina.(25) Il nome stesso di
Corsica, ritenuto libico da Pausania X , 17,5 , ma molto verosimilmente
autoctono, deriva probabilmente dal particolare albero “ quercia da sughero”
, molto diffuso sull’isola, chiamato in
celtico “ corker” ed in tedesco “Kork”. Il nome di Circe, in etrusco Cerca , ha
una chiara corrispondenza con “quercia “,
perché l’indoeuropeo q diventa in
latino e greco k. A questo proposito bisogna accennare che in
etrusco manca la o, che si confonde con la u, quindi il nome Corsica dovrebbe corrispondere ad una forma Kurk- in etrusco. Omero accenna espressamente alla presenza di folti querceti nelle vicinanze
della dimora di Circe (Od. X, 170).
Nei primi secoli vari popoli mediterranei, fenici,
etruschi, cartaginesi controllarono soprattutto in senso commerciale alcune
zone costiere dell’ isola Cfr. S. ACQUVIVA, La Corsica, Milano, 1982
L’isola sarà servita certamente da scalo alle
imbarcazioni che in antichità fecero la
spola fra l’Egitto e la Spagna. Già ai tempi di
Ulisse Ajaccio era il centro più importante a causa del ruolo rilevante
della Spagna come fornitore di metalli, soprattutto dell’argento.- La città che
i Focesi chiamarono Aleria si chiamò in
epoca precedente Alalia, nome che si ritrova sull’ isola di Creta (26) e quindi attesta un rapporto con quell’isola.
Probabilmente verso l’VIII sec. a.C. l’isola entrò a gravitare nell’orbita etrusca. Le testimonianze storiche ci confermano che il dominio etrusco fu piuttosto formale, perché la Corsica non perdette la sua identità locale. Diodoro V, 13,4 ci attesta che i corsi dovevano consegnare ai lucumoni etruschi i loro prodotti principali , e cioè resina, cera e miele. Nel 565 a.C. i Focesi ebbero il permesso di avere uno scalo sulla sponda tirrenica al Aleria, per facilitare i commerci con Massalia (Marsiglia), ma quando i Greci si mostrarono più inclini alla pirateria che al tranquillo svolgimento degli affari, gli Etruschi, alleati con i Cartaginesi, li estromisero dal Mar Tirreno nel 535 a.C. Sempre da Diod. V,13 apprendiamo che gli Etruschi per rafforzare il loro dominio sull’isola fondarono dopo il 564 a.C. la città di Nikaea.
Forti legami sono attestati storicamente ed
archeologicamente con le città etrusche di Populonia e Cere sino alla vittoria
dei Siracusani sugli Etruschi nel 444 a.C. Per circa un secolo i Fenici
subentrarono ai Greci come principali
intermediari commerciali,(27) finché nel 259 a.C. la Corsica fu conquistata dal
console romano Lucio Cornelio Scipione. Poiché per i Romani l’isola ebbe un
valore puramente strategico, si curarono poco del suo sviluppo e dopo le guerre puniche iniziò la decadenza.
Agli Iberi ed ai Liguri non si sovrapposero mai nuclei
consistenti di altre popolazioni, per cui la lingua ha potuto conservare i suoi
tratti originari, che rivelano una base comune con il sardo ed i dialetti dell’ Italia meridionale e la
Sicilia.(28)
Questo dato linguistico trova forse qualche riscontro
nella descrizione della vita di Ulisse a corte. I contatti di Circe con la
popolazione locale devono essere di estrema freddezza. Alla sua reggia servono
delle ninfe, cioè giovanette consacrate al servizio di dei fluviali e collegate
con il culto di Asclepio.(29). Nessun suddito compare nella reggia, ed è molto
probabile che il trattamento riservato da Circe ai compagni di Ulisse rispecchi un regime
aristocratico-autoritario. Solo quando
Circe riconosce nell’ospite un rappresentante della classe eroica, che ricopre
un rango degno della classe sacerdotale,
lo tratta con gli onori dovuti all’ aristocrazia. Ciò è evidente sia nel cibo, “pane” per i nobili,
“ghiande” per i servi, che nella dimora, “ reggia” e “ stalla” ed infine anche
nella sepoltura.
Lo stretto contatto dei Liguri e degli Iberi con i Celti,
come pure degli Etruschi con i Galli in territorio italico (galli è il nome
romano per indicare i celti residenti in
Italia del Nord), contatto attestato
anche dalle molteplici alleanze di questi popoli contro i Romani,
spiega la presenza di alcuni termini
collegati con il nome di Circe nella lingua celtica e che si ritrovano
ancora oggi in inglese e tedesco :
kisting, seppellire un morto
kirke , in etrusco Cerca,
italiano quercia , perché q indoeuropeo corrisponde a latino e greco k,
celtico kirk, ingl. church, tedesco Kirche
Kirke it. Circo ingl. Circus, Tedesco Zirkus
Kork celtico.
Korker tedesco Kork , celtico Corkie (
il più grande pino esistente)
Moli celtico
Moly ingl. Millfoil (30)
Kukeon , tedesco Kuchen ed in ital. connesso con cucinare
Derivati da Circe :
Cista, termine etrusco per salvagioie , italiano cesta
,tedesco Kiste
Lat, Circinus , it.circine , ravvolto di panno in forma
circolare, che si pongono in capo coloro
che portano pesi , e le Muse, che hanno questo attributo.
Cercius un vento, che
Circe promette ad Ulisse per navigare meglio, da WHATMOUGH identificato con il Mistral
E non per ultimo Kerker
tedesco , italiano carcere, luogo in cui Circe rinchiude i compagni di
Ulisse.
Moli compare nella lingua corsa e significa bagnato (
Bottiglioni, Dizionario delle parlate corse, Modena 1952,pag. 150.
Come attestato dal racconto di Ulisse, già in epoca
antica esistettero contatti fra la
Corsica e l’ Etruria. Infatti un nome
gentilizio “ Clautie “ compare sia in Corsica che a Cere (31) ed i “Kurcles” sulle urne etrusche di Norchia, vicino
Tarquinia.(30)
Esiodo nella sua Teogonia v. 1011 attribuisce a Circe due
figli avuti con l’eroe greco :
“ E Circe, la figlia del sole Iperionide, generò
dall’amore di Odisseo , dall’animo
paziente, Agrio e Latino incensurabile e forte (questi in luogo assai lontano,
in fondo alle isole divine, regnavano su tutti i popoli illustri della Tirrenia
)“
Questa è un’ altra conferma della nostra tesi che
Circe appartiene alla sfera etrusca.
Lei indica ad Ulisse la via da
seguire per raggiungere la Nekuia , cioè il luogo predisposto per consultare un
oracolo, e così avere indicazioni più dettagliate sul percorso da seguire per
tornare salvo in patria. La descrizione dell’ubicazione della Nekuia corrisponde per molti aspetti ad un centro
molto antico della Toscana, vicino al mare ,e che potrebbe coincidere con
Populonia.( etrusco Pupluna, Fufluna) ,.
Città avente come dio principale Fufluns,
che in greco corrisponde a Dionisio,
dio del vino, ma anche del teatro e con agganci con il mondo dei
morti.Fufluns fu molto popolare in Etruria, come risulta dal numero delle opere
d’arte in cui è raffigurato. In tempi
posteriori il culto di Dioniso acquisì caratteri sempre più orgiastici ed i
simboli dionisiaci divennero più frequenti nei monumenti dell’ arte funeraria.
Tito Livio ci
riferisce dell’enorme diffusione
dei gruppi bacchici in Italia che fa risalire ad usanze tipiche dell’Etruria :
“Huius mali labes ex Etruria Romam veluti contagione morbi penetravit , questa
peste passò , come per contagio, dall’ Etruria a Roma
(XXXIX, 9,1.)
Note
1) Ajaccio forse da
Aiza = alzarsi e aisade = a levante rispetto alla Spagna.
La Corsica si trova alla stessa latitudine della pianura di Grosseto e di
Talamone. Per il significato di Ajaccio cfr. G. BOTTIGLIONI, Dizionario delle
parlate corse, Modena, 1952
La. parola risulta composta da Aja + co desinenza spesso frequente in nome di luogo,
v. palico, Partinico etc.
Il significato di Ajaccio e la sua posizione anomala
rispetto ai punti cardinali induce forse Ulisse a dire che egli non si orienta sull’isola . cfr. X, vv
190-193.
Interessante da notare che in ebraico Ajjalon significa
cervo. Cfr. Stade…p. 528
2)Kurnos è il nome greco,Kyrne il nome etrusco
dell’isola, per il suo significato cfr.
G. DEVOTO, Gli antichi italici, Firenze 1967. Per Corsica cfr. J. et L. JEHASSE, Aleria
Antique, Lyon, 1984.pg. 48..
L’isola si distingue per le sue belle rocce a picco sul
mare e le vaste foreste di querce di castagne. La folta vegetazione originaria
non ha mai ceduto il passo ad
un’agricoltura intensiva, per cui mantiene un aspetto genuino. E’ poco abitata
(600.000 persone circa, residenti per lo
più ad Ajaccio, Corte e Bastia ) e la gente si nutre di castagne.
3) un bel cervo
viene incontro ad Ulisse ed egli lo abbatte subito. Può darsi che abbiamo qui
un accenno al toponimo Cervione, che corrisponde esattamente a grosso cervo.
Tolomeo III, 2-7 nomina un’ illustre famiglia residente in Corsica “ i
Cervini”. La Corsica era divisa in 12 distretti, retti da altrettante nobili famiglie, di cui esiste
ancora l’elenco.
4) Ulisse sale verso
la reggia di Circe dl Mar Tirreno
e si dirige verso Corte, al centro dell’isola. Il percorso è impervio e tutto
in salita.
4) L’etimologia di
Circe è molto complessa, come del resto la sua parentela, menzionata nell’
Odissea.(vedi nota 18) ed ha avuto molteplici esiti in base alla lingua da cui
lo studioso ha preso avvio. Siccome nel
presente studio si vuole collegare Circe
con la Corsica ed Omero accenna alla presenza di querce nei dintorni
della reggia, è verosimile che l’etimologia corretta sia “quercia” cioè druide
in greco. Dobbiamo risalire all’ Egitto
ed al culto del Dio Eliopolitano, come anche l’uso linguistico di definire
Persai tutti i non-egiziani, per capire meglio la complessità del suo nome. Spesso
i discendenti dei colonisti militari ebrei furono chiamati Chelkias ad
Heliopoli (= cananeo Hilkia) e Persai i sacerdoti egiziani, che potevano
dimostrare una discendenza sacerdotale
di 4 generazioni. Dalla parola Chelkias
derivò poi Kleruchia = greco
kleros, cioè possesso feudale. Quindi Circe potrebbe essere
un’amministratrice /sacerdotessa della Corsica
per conto degli Etruschi/egiziani ..Fra Chelkias e Cerca, nome etrusco
di Circe c’è una forte assonanza
Se poi consideriamo
che i Pelasgi/Filistei avevano rapporti con gli Etruschi. Dobbiamo tener
presente che Kir significa in ambito palestinese fortezza,
città fortificata , da cui proviene il termine greco kurios, signore. In età pre-omerica
esistette a nord della Palestina un regno di Kirki, menzionato nelle
iscrizioni di Salmanassar I (1280-1261)
e di Tiglatpileser (1115-1105) che lo ridusse ai minimi termini. Capitale del
regno dei Kirki, corrispondente all’incirca all’ Armenia, fu Urartu, da cui
proviene l’uso dei famosi tripodi. Per maggiore chiarezza, gli assiri
babilonesi chiamarono Urartu la zone
coincidenti oggi press’a poco all’ Armenia mentre i Greci ed Erodoto li
chimarono Alarodioi. Il profeta Amos 9,7
ci dice che Damasco fu fondata da gente proveniente da Kir. Per i Siri che provengono da Kir ed i legami
con la Cilicia, dove i re si chiamavano Kirri, vedi M.C. ASTOUR,
Hellenosemitica, Leiden , 1965 p. 63. Quindi il nome Circe riflette un campo semantico molto vasto, che racchiude
potenzialmente in se molti significati in base alla lingua a cui si fa
riferimento.
In ogni caso il
comportamento di Ulisse con Circe
riflette uno spirito legalistico. Da Persai deriva infatti Persinai ,
proprietaria di terreni e quindi pistis , salvacondotto. Il rapporto di Ulisse
con Circe si può eguagliare ad un atteggiamento di presa di possesso –
rigetto e stipula di contratto per la
durata di un anno. Il dio Hermes aiuta Ulisse,, che non sa come presentarsi ed
affrontare Circe con un
espediente o mezzo utile, denominato molu. Anche qui bisogna tener presente
che il dio Hermes rientra in ambito
egiziano, ed è il dio del commercio.
5)la casa corsa è assai elevata con tegole fatte di
ardesia od altro materiale scistoso. Il materiale di costruzione è il granito,
che conferisce un colore piuttosto scuro alle case, che per lo più hanno nei
loro pressi le stalle. Cfr. G ISNARDI, La Corsica, Roma , 1942, p. 50 e 66.
6)Aleria si trova su un altopiano a circa 40-60 m sul livello del mare. Il suo nome originario
Alalia si ritrova a Creta, cfr. J.
et L. JEHASSE, Aleria antique, Lyon , 1984, ma ricorda anche la città accadica
Alasia, cfr. M.C. ASTOUR, Hellenosemitica, Leiden, 1965, pag. 230 sottomessa
all’Egitto sin dalla XVIII dinastia e che ci riporta quindi in ambito
egizio-babilonese, cfr. M.C. ASTOUR, Hellenosemitica , pag. 286. Per il
toponimo Alasia a Cipro, cfr. Hellenosemitica p. 50. Il fiume Tavignano, che
scorre vicino ad Aleria si chiamava in antichità Rottanos.
7) Statue di marmo, raffiguranti animali feroci come i
leoni si possono ammirare ancora oggi al museo di Aleria. I leoni rampanti ci
rimandano all’area microasiatica, siriana ed egiziana. A noi interessa
in questo contesto che nella tomba Regolini- Galassi di Cere è sepolta Larthia,
rappresentata come signora degli animali. Ciò si adatta bene a Circe. Cfr. O.W.
von VACANO, die Ertrusker in der Welt der Antike, p. 90 e 115. E W. KELLER, La
civiltà etrusca, Milano , 1981, pp36-43.
I reperti della tomba Regolini Galassi
si trovano al Museo gregoriano nel Vaticano. “Adorna come
un’immagine divina, la nobile defunta portava una veste guarnita d’oro;
sul seno aveva un grande pietra ovale,
un pettorale d’oro. Ornata di
delicati motivi di piante e di animali,
essa dà l’impressione d’ un ricamo prezioso ed impalpabile. Sul bracciale
spicca (in oro sbalzato e granulato), dinanzi
ad un gruppo di palme “ la signora degli animali” fra due leoni
rampanti.
8) Omero ci dice
kukeon , termine che si ritrova oggi nel tedesco Kuchen , dolce. Questa
bevanda è attestata presso i Liguri ed
Iberi. Degli abitanti di Cere (etruschi) sappiamo che bevevano un liquido
preparato con il grano, chiamato caeres
o caelia, raramente mescolato con vino o miele.
9)Plinio XVI, 15
ci dice che il cibo dei corsi era a base di ghiande ,e la loro bevanda vino
mescolato ad erbe Plin. XXV, 85.Per il vino aromatizzato con sostanze resinose
ricavate da varie piante e soprattutto dall’ assenzio vedi VITTORIO BERTOLDI, Regionalismi gallici,
in OLIVERI Dante- Silloge linguistica, Torino 1929.
10) I Corsi, popolazione
di origine ligure ed iberica, non usavano letti e dormivano sulla nuda
terra.
11) Omero dice molu
forse intendendo piombo, che in greco si chiama molubdos , derivato da
una parola molu , di lingua sconosciuta forse egiziano, etrusco? Molu è un attributo di Hermes ,
chiamato molubdanthropos.
Moly è pure una
parola celtica per millfoil, in italiano
achillea millefolium, una pianta dai
fiori bianchi, che in passato serviva come vulnerario e
tonico, e di cui alcune specie si
utilizzano ancora oggi in Svizzera per un particolare tè chiamato Falltrank.. PAULY-WIssowa , Colonna
801 relativa alla voce Hermes.. In Egitto il pentafoglio era considerato
un’erba preservatrice dalle malattie. Cfr.V.
BERTOLDI Regionalismi gallici in OLIVERI Dante, Silloge linguistica,
Torino, 1929 pag.533
Altri identificano la pianta difficile da sradicare e dai fiori bianco latte con l’lleboro...
Linneo,, che denominò la specie Helleborus niger, scelse l’attributo perché il rizoma della pianta è nero; questo è l’unico Helleborus a fiori
bianchi. La somiglianza è così notevole
che la prima connessione tra elleboro nero e molu risale al XVIII. secolo (Triller, 1716). E’
interessante che nel folklore settentrionale questa pianta velenosa è ancora
ritenuta capace di tenere lontano i malefici delle streghe. Inoltre, è notevole
che la pianta richieda suolo calcareo. Giacomo TRIPODI, in Rivista di cultura
classica e medioevale, anno IV, Numero 2- Fabrizio Serra Editore, Pisa Roma,
2013.
Comunque il molu serve ad Ulisse per essere riconosciuto
come capo – eroe greco e di uguale rango di
Circe.
Non è da escludere che però molu
voglia indicare il piombo, che si trova nei monti Metalliferi, fornitori di rame, ferro, piombo
ed argento, che appartenevano ai signori di Populonia e Vetulonia (cfr W. KELLER, Laciviltà etrusca, Milano,
1981 p. 67.Molu potrebbe essere la parola egiziana od etrusca per piombo.
12)I tripodi metallici, molto in voga in tutta l’ Asia
Minore nel X sec. a.C. risalgano alla civiltà definita urartiana, vedi sopra
nota 4) per questa civiltà.
13)Cfr. Sabino ACQUAVIVA,
La Corsica, Milano, 1982
14) L’appellativo
di Circe polupharmacos ci riporta
all’ambito egizio, e ci ricorda Elena, che ha
lenito il dolore psichico di Telemaco con il neptente..
15) In ciò si è
visto un influsso cretese-minoico della Grande Madre Cfr.C: PICARD, Les
origines du Polytheisme hellenique. Pp. 79-83, oppure anche frigio.
16) il rabdos è usato anche
dal dio Ermete. Un bastoncino simile, rotondo, liscio e lungo oltre ad
essere usato dagli Etruschi, fu usato dagli efori spartani, che lo chiamarono
skutale .Nel nostro caso ciò ha una rilevanza particolare, perché il figlio di
Ulisse, Telemaco si rivolge al re
spartano Menelao per avere notizie su suo padre. Per la vicinanza dei Tyrseni
/Etruschi con gli Spartani cfr. G.
CAPOVILLA, Praehomerica et Praeitalica, Roma , 1964 , pag. 87. Se però rabdos è
una parola di origine persiana, abbiamo
un’altra indicazione temporale.
17) In tarda età il copricapo ebbe un laccio sotto il
mento, come nel caso dei Flamini romani.
Omero parla solo di un vago velo . Cfr.
M: CRISTOFANI, Gli Etruschi,una Nuova Immagine, Firenze , 1984,p. 150.
18) La ninfa Persa ci ricorda una divinità etrusca Persu,
a cui si fa risalire il termine “persona”. Siccome Perse erano definiti in
Egitto in senso lato tutti coloro che non erano egiziani, la madre Perse,
figlia dell’Oceano, ci rinvia all’ambito egiziano.e potrebbe indicare una schiava o concubina del Faraone, od una
cittadina corsa alle dipendenze del Faraone. Per il significato di Persata =
Philistines, cioè Filistei vedi M.C. ASTOUR, Hellonosemitica, p. 7.
19)Per il padre, il sole è interessante notare che i vari piccoli dinasti d’origine ittita,
che sopravvissero nel XIII sec. in Siria al crollo del loro
vasto regno, e che nella Palestina pre-ebraica devono aver costituito un
elemento importante, si fecero chiamare “soli”.
Nelle scene mitologiche su ceramiche e specchi etruschi
il dio Sole è presentato come un auriga od un disco raggiato con testa e busto
al centro. Cfr. M.CRISTOFANI, Gli Etruschi, una nuova immagine, Firenze,
1984,p. 150.
Per il fratello Aiete è interessante notare che nel
cosentino (Calabria) si riscontra un toponimo Aieta, che rientra nell’ambito
dei di Consentes ed i 12 Theoi boulaioi
degli Egiziani. Cfr. Pauly-Wissowa, Haruspices.
Il nome di Circe, che è la trascrizione in alfabeto greco
della parola quercia, in quanto il greco non conosce la q e la trascrive con
k, ci può anche rinviare al paese ittita
di Kirki, che sopravvisse nel suo territorio più settentrionale, ciò è
particolarmente interessante per chi condivide la tesi che gli etruschi fossero
in origine ittiti,poi trasferitisi in Toscana.
I Frigi, che risiedettero in seguito in territorio ex-ittita possono
aver preso anche loro la via dell’esilio. Cfr. al riguardo il passo di Pausania
riportato da J: BERARD, La Magna Grecia, Torino, 1963 , p. 343
L’influsso
egiziano è molto evidente a Vulci nella tomba denominata di Iside, a Tarquinia
nella cosiddetta tomba di Bocchoris,
dove si è trovato un vaso con
un‘iscrizione di questo faraone, che regnò dal 718 al 712 circa. Per la
comprensione dell’Odissea ed in particolare dell’assenza del dio Poseidone che
si reca ad un’ecatombe in Etiopia la biografia di questo faraone può risultare
molto utile. Figlio del principe
egiziano Tefnahte, che durante il Basso Impero estese la sua supremazia
sino ad Ermopoli, suscitò l’invidia degli avversari, che si rivolsero per aiuti
e rinforzi al re di Nubia , Pi anhe
(741-717). In un primo momento fu sconfitto, ma quando Pi anhe fu costretto a
ritirarsi nei suoi territori, trionfò sui nemici e si proclamò faraone, riuscendo
per breve tempo a regnare sull’Egitto, finchè fu eliminato su istigazione di Sabako,
successo a Pi anhe, che ristabilì l’egemonia etiope. Taharqa fu
figlio di Pi anhe. In Egitto regnò una
dinastia etiope (la XXV) dal 760 al 656 a.C.)
20) Ulisse rimane
presso Circe un anno, il periodo di carica di un funzionario romano, p.es. il
console
21)Ciò corrisponde
all’uso iberico, che si ritrova pure in Liguria ed in Corsica, delle pietre
tombali con infisse punte di lancia. Al riguardo sono interessanti i complessi
tombali di Filitosa in Corsica e le tombe dei Giganti nei pressi di Olbia e di
S. Teresa di Gallura in Sardegna
22) una pecora nera ed un montone
23)il costume dell’aruspice, come appare su una serie di
monumenti etruschi, prevede un copricapo a punta,una tunichetta ed una mantellina probabilmente confezionata
con la pelle di un animale sacrificato, trattenute da fibule di bronzo di
aspetto molto antiquato; tutto l’insieme presenta caratteri di notevole
arcaicità ed è , in generale, confrontabile
con l’abbigliamento comunemente impiegato per caratterizzare i pastori; si è
pertanto giustamente ipotizzato la cristallizzazione di una tradizione assai antica, risalente ad età protostorica.
Cfr. M. CRISTOFANI, Gli Etruschi. Una nuova immagine , Firenze, 1984 p. 150.
24) Pausania X,
17,5 afferma che il nome di Corsica fu
dato all’isola dai Libici Sallustio
insiste sull’influsso ligure sull’isola ( vedi Encl. TRECCANI, Corsica
pag. 515)
Comunque sia, i
liguri che gli iberi occuparono l’isola
verso il 3000-1000 a.C. rispettivamente ad oriente ed a occidente. Agli Iberi
sono dovuti con tutta probabilità i monumenti
megalitici della Corsica, dolmen e menhir, che con i rispettivi nomi di
stazzone e stantare si trovano in varie parti dell’isola e più frequentemente
nelle regioni di Capo Corso e del Sartanese. Cfr. G: ISNARDI, La Corsica, pp.
33-34, Roma, 1942.
Inoltre in tutta l’isola è presente una cultura definita
delle “torri” simile a quella nuragica della Sardegna. A Filitosa si trova
forse il centro più rappresentativo di questi grandi monumenti circolari, muniti
pure di un oppidum. Cfr. R.GROSJEAN, La Corse avant l’ histoire, Paris, 1981 e
R. GROSJEAN/J. JEHASSE, Sites préhistoriques et protohistoriques de l’Ile de
Corse, 1976 in Institut de paléontologie humaine.
Ad Aleria si sono rinvenuti resti di tombe con arredi che
somigliano a quelli dell’età del bronzo nel Piceno, per cui si deve ammettere che già in epoca remota Corsi
e Piceni commerciassero fra loro. Cfr. J: JEHASSE, La nécropole préromaine d’
Aléria avec une étude des graffites par J.HEURGON de l’ Instituit , Paris ,
1973
25) Cfr. J. et L
.JEHASSE, Aleria antique, Lyon 1984, pp. 3 e 42. A Cipro Alasia –Cfr. M. C:
ASTOUR, Hellenosemitica, p. 35 , per Ugarit cfr. C.M. ASTOUR, pp. 230- 340-351 e 355
26)Sappiamo da Tolomeo
che la Corsica fu divisa in dodici tribù, di cui una famosa dei Cervini
(cfr. J. et L. JEHASSE, Aleria antique,
pag 41
Gli Etruschi lasciarono comunque poche tracce del loro dominio
sull’isola. Gli scali più importanti che i Corsi usarono in Toscana furono Populonia
e Cosa in epoca romana.
27) Cfr. J. et L. JEHASSE,Aleria antique , p. 18
28) Cfr. G. BOTTIGLIONI, Dizionario delle parlate corse, Modena , 1952 e Atlante
Linguistico Etnografico della Corsica,Pisa, 1931
29) Asclepio è il dio della medicina per autonomasia,
equiparato forse al dio Seth egiziano. Serv . Georg. IV, 363 ci dice che nelle feste di Neilos dei ragazzi venivano consacrati al servizio
delle ninfe. Il culto delle fonti degli dei fluviali era però anche diffuso in
Siria, ed ad Antiochia c’era un
meraviglioso Numphon ieron . L’ importanza
dell’elemento acqua fu riconosciuto in tutta la sua portata dagli antichi, perché
delle ninfe sono le allevatrici di
famosi eroi, fra cui Achille, Enea, Rheso, Perseo ed infine Romolo e Remo.
30)Per il celtico cfr. Holger PEDERSEN, A concise
comparative celtic grammar, Gottingen, 1961 pag. 40 e Chamber’s Scots dialect
dictionary edited by A. WARRAK, M.A.London, Edinburgh 1911
Per quanto riguarda i Celti è da notare che veneravano i
loro dei in ampi boschi di querce. Praticarono la cremazione. Alla corte ed alla
mensa dei principi celti partecipavano
dei commensali, che erano però dipendenti dai principi. La religione dei
Celti risente anche influssi egiziani e
probabilmente etruschi. Hermesw è anche un importante dio celtico. Cfr. H.C.
PUECH, in storia delle religioni, Laterza, La religione dei celti , p. 119. Il
maiale è uno dei simboli della
casta sacerdotale dei Celti I
Celti italiani, chiamati Galli, erano in stretto contatto con gli etruschi ed i
popoli Italici. Bisogna comunque osservare che l’ìosco-umbro conserva parola
comuni all’aera celtica o germanica, mentre il latino innovs..
I Pelasgi, che
abbiamo menzionato più volte nel nostro contesto, che appartengono a secoli
anterioti, avevanop culti naturalisti,
adoravano il sole, la luna, gli astri e la terra Cfr. PICARD,
Polytheisme, p. 138.
31) Nell’anno 1968
fu scoperta a Cere una tomba con il nome Clautie
32) Cfr.
V.I. GEORGIEV, Etruskische Spreachwissenschaft, II Teil, Jungetruskische
Inschriften, Sofia, 1q971 p. 98.
Riassumendo brevemente quanto sopra
esposto, possiamo dire che molto probabilmente al significato greco dell’ isola
Kurnos si sovrappone quello di
Kurios,”signore” “Padrone”, , che diventa un attributo di Circe, “quercia”,
“druide”, ma forse anche di signora
discendente dalla stirpe proveniente da Kirki, dalla civiltà di Urartu .
Alla luce dello studio delle religioni antiche comparate non sfugge che ci sono delle affinità sorprendenti fra i riti prescritti da Circe ed i misteri Eleusini, che avevano lo scopo di iniziare gli adepti ad una vita nell’ al di là. Dee tutelari dei misteri erano Demetra e Persefone .Erano preposte ai Misteri le gens dei Cerici, Kerykes e degli Eumolpidi e durante i festeggiamenti si immolava un porchetto e si beveva il Kukeon, la stessa bevanda che Circe offre ad Ulisse. In una cista si riponevano gli oggetti sacri. I misteri Eleusini risalivano ad epoche antichissime e tracce dell’ età micenea si sono trovate durante gli scavi del luogo sacro. Sul lato sud dell’acropoli è emersa una tomba a cupola, e dato ancora più interessante, in una tomba si è trovato uno scarabeo egiziano, forse dell’ età di Pianke I, faraone etiope del VII sec. a.C.(741-717) che sconfisse il faraone egiziano Bocchoris, di cui abbiamo un vaso nella tomba di Bocchoris a Tarquinia.
Abbiamo così la prova che sia Eleusi che la Corsica e la
Toscana erano i n rapporti commerciali e
culturali con l’ Egitto. Eleusi fu certamente una città fortificata fornita di molte cisterne, simile ali insediamenti dei Filistei costruiti sulla
sponda asiatica del Mediterraneo. Non meraviglia quindi che un guerriero che si
aggrega a Davide si chiami
Eleusai, 1
Cronache 12,5, nome al quale si è
attribuito il significato ebraico “Dio è la mia forza”. Ciò dimostra ancora una volta quanto fossero
stretti i rapporti culturali e religiosi
nel bacino mediterraneo. Dalla leggenda emerge chiaramente che i misteri
Eleusini sono stati introdotti a
popolazioni pre-greche, forse pelasgiche, perché Demetra arriva ad Eleusi
durante una peregrinazione alla ricerca della figlia Kore, rapita dal dio degli Inferi ed insegna alla gente del luogo
l’agricoltura.
Un toponimo Eleuterua, che si ritrova nella Creta settentrionale,
composto da Eleu ter (segno, radice ,
che si ritrova nel nome Tiresia )
potrebbe attestare la continuità dei rapporti fra Pelasgi/Tirreni, Achei,
Cretesi, Egizi e Filistei, come risulta
anche dalla storia.
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