Archeologia.
Shardana, guerrieri sardi nel Vicino Oriente
Articolo
di Gavino Guiso sulla conferenza di Pierluigi Montalbano a Olmedo
Pierluigi Montalbano, nella conferenza tenuta a Olmedo il 24
Ottobre 2019 sul tema Shardana, seguendo il corposo lavoro editoriale
dell’archeologo Giovanni Ugas, è stato molto chiaro ed eloquente: un popolo
capace di costruire a secco i più grandi edifici megalitici dell’antichità dopo
le piramidi, (il Nuraghe Arrubiu di Orroli e il Nuraghe Santu Antine di
Torralba) non può essere immaginato come un popolo isolato ed incapace di
muoversi. E difatti sta ormai emergendo con prepotenza un ruolo attivo dell’antica
civiltà sarda nella storia e nell’economia del Mediterraneo. Con le navi sarde
viaggiavano materie prime, utensili e uomini. Le prove di questa dinamica
realtà sono riportate nei documenti micenei, siriani ed egizi. La famosa stele
di Rosetta, trovata da Napoleone nel
1799, è un documento storico importante ed
incredibile in quanto scritto in tre lingue: geroglifico, demotico e greco,
Dunque un testo comparato e comparabile in diverse lingue tra le quali il greco
antico, il più conosciuto, ha costituito il registro per la decifrazione delle
altre due. E dalla Stele di Tanis appare una scritta inequivocabile riferita
alla provenienza degli Shardana: iww hryw ib n w3d wr. La nostra fortuna è che
questa scritta è decifrabile: iww : isole, ib n: al centro, nel cuore, wr:
Grande Mare, w3d: Mare Mediterraneo (Verde Grande), hryw: Sardegna, Corsica e
Baleari. Quindi la traduzione per il Montalbano è la seguente: (Gli Shardana)
sono il popolo proveniente dalle isole nel cuore (al centro) del Mare Mediterraneo
(grande verde profondo). Anche dall’oggettistica egizia possiamo attingere
preziose notizie sui popoli che affrontavano il mare. In un vaso datato 3200
a.C. della cultura Naqada sono rappresentate delle navi, che quindi
testimoniavano come da secoli e secoli gli antichi popoli navigassero
attraverso il Mediterraneo assicurando continui contatti con altre popolazioni.
Alla metà del II Millennio a.C., l’epoca della regina Hatshepsut, un rilievo
scolpito in un tempio egizio testimonia ancora una volta che la navigazione in
alto mare per oro, incenso, argento, ossidiana, alabastro, lapislazzuli aveva
carattere continuativo, confermando i contatti con il mondo allora conosciuto.
Per Montalbano si rivela peraltro fondamentale la Stele di Amon realizzata dal
Re Tuthmoses III in onore di Amon (1480 a.C.), che recita: “Io Amon (la
divinità parla in prima persona) ho fatto si che tu conquistassi questi
territori: Palestina, Amurru e Libano-Retenu, Siria e Mitanni, Creta e Cipro,
Sardegna e Corsica, Marocco, Mare Mediterraneo, Sudan ed Etiopia, Nubia”. Un
altro interessante documento è la pittura presente nella tomba di Rekhmire,
governatore di Tebe, che raffigura i prìncipi rappresentanti delle lontane
isole del Mediterraneo che portano doni al re. Con dovizia di particolari il
Montalbano spiega come quella figura munita di spada tipicamente nuragica non
possa che essere un sardo, avendo gli egei spade diverse. Ma anche nella tomba
di Senenmut si ripete il motivo, con le sfilate dei governatori/principi
portatori di tributi. Nel 1457 a.C. viene realizzata la Stele di Gebel Barkal
dove è riportato ancora il predominio degli egizi su tutti i popoli del
Mediterraneo (io ho messo insieme i Nove Archi, le isole nel mezzo del Verde
Grande, Haou Nebout e tutti i paesi stranieri ribelli). Ma, qualche anno dopo,
il dominio assoluto dell’Egitto è messo in discussione della crescente
influenza ittita, attuale Turchia, dotata di grandi eserciti che iniziano a
disturbare i grandi traffici commerciali di terra e di mare. Inizia contemporaneamente
anche l’epopea dei micenei. In questa mutata condizione l’Egitto decide di
formare delle guarnigioni militari per il controllo dei confini e del mare
formati da quelli che venivano definiti principi delle isole e poi, da Ramsete
II, Shardana. Nel 1400 a.C. il Faraone Amenophi II si fa scolpire nel Tempio di
Ra a Karnak nell’atto di trafiggere un lingotto e imporre una guarnigione
Shardana per celebrare una grande vittoria a Ugarit. La guarnigione Shardana è
assoldata quale valorosa guardia della città e indicata nei testi Ugaritici di
allora con la dizione trtm-drdm. Da questo momento i principi delle isole sono
identificati come Shardana e corrispondono con certezza ai sardi. Gli Shardana
sono perfettamente integrati con gli egizi e proprietari di bestiame e vasti
lotti fondiari e sono inferiori solo alla casta dei Mariannu, i carristi. I
rapporti dei Shardana con gli Ittiti sono invece pessimi, anche per le loro
incursioni contro le loro navi e loro territori (le coste siriane e il porto di
Ugarit), tanto che gli stessi ittiti confischeranno verso il 1280 a.C. tutte le
proprietà Shardana e le rivenderanno “a peso d’oro”. In un’altra Stele emerge
che a Biblo (porto commerciale di primo piano) il faraone Amenophi IV impone la
presenza dei Shardana , che hanno compiti amministrativi come esattori di
tributi e rappresentanti prefettizi del faraone, istruttori delle truppe ed
insegnanti di tecniche di combattimento con la spada. E’ molto interessante la
serie di lettere di protesta (come simpaticamente le chiama Montalbano) scritte
dal Re Rib-Adda al Faraone chiedendogli di intervenire nella disputa con il
sovrano di Beirut dopo la confisca di due mercantili e l’uccisione di tre
uomini Shardana, sottolineando che da ben tre generazioni non si erano avute
uccisioni di Shardana (citazione che testimonia la presenza di Shardana a Biblo
da almeno un secolo). Durante il regno egiziano di Seti I emergono ulteriori
testimonianze scritte sulla presenza degli Shardana nelle regione ed in
particolare è in questo periodo che vengono emanate norme punitive contro gli
Shardana, chiamati anche Sardiies, Sardoian e Sartiian. Il Re di Mira in Arzawa
nella Capitale Efeso si allea con gli ittiti e caccia gli Shardana, alleati
degli egizi. Nell’incredibile storia del Vicino Oriente antico vi è un
ritrovamento eccezionale, una nave egiziana affondata con tutto il proprio
prezioso carico. Il suo ritrovamento ha gettato una luce sulla rotta seguita
dalle navi commerciali egizie, tutte scortate dagli Shardana, oltre che uno spaccato
delle merci di produzione del mondo allora conosciuto, altro elemento
significativo del grande dinamismo esistente nel Mare Mediterraneo. Infine,
nella stele II di Tanis è Ramesse II a citare gli Shardana come valorosi
mercenari con i quali riesce a riportare una grande vittoria, forse risolutiva
contro gli odiati ittiti. Ramesse II si fece amici gli Shardana e li arruolò.
La Sardegna dista 100 miglia dall’Africa e Ramesse II descrive posizione
geografica insulare, saldezza d’animo e virtù guerriera: L’Egitto aveva bisogno
di alleati sul mare per contrastare i micenei e gli ittiti e controllare le
coste cananee. Dal sud arruolò gli arcieri nubiani (Sudan), mentre Shardana e
altri popoli procedevano lungo la costa africana per mare e per terra. Ramesse fece
scolpire una stele che recita: Gli Shardana sono potenti, hanno mente ferma,
cuore risoluto (coraggiosi), si muovono su invincibili vascelli da guerra e
rispettano i patti. Ebbero in cambio fertili campi, stanziamenti, diritto di
matrimonio misto e successione ereditaria dei beni. In sostanza un
riconoscimento di parità sociale con gli egizi. In sintesi, Montalbano riesce,
attraverso una minuziosa analisi dei principali documenti storici, a
rappresentare fedelmente la situazione politica e commerciale del Mediterraneo
dal 1500 a.C. al 1200 a.C., facendo emergere un insospettato dinamismo sociale
ed economico all’interno del quale il ruolo degli Shardana non risulta affatto
marginale, ma anzi centrale e che getta nuova luce sull’antica civiltà sarda,
per niente isolata, per nulla figlia di una cultura minore, ma capace di
contribuire a costruire "motu propriu" le vicende politiche del
tempo, riflesso evidente della fine cultura di cui essi erano portatori.
Fonte:
http://www.gavinoguiso.it/2019/07/07/shardana-guerrieri-sardi-in-oriente/
1799, è un documento storico importante ed incredibile in quanto scritto in tre lingue: geroglifico, demotico e greco, Dunque un testo comparato e comparabile in diverse lingue tra le quali il greco antico, il più conosciuto, ha costituito il registro per la decifrazione delle altre due. E dalla Stele di Tanis appare una scritta inequivocabile riferita alla provenienza degli Shardana: iww hryw ib n w3d wr. La nostra fortuna è che questa scritta è decifrabile: iww : isole, ib n: al centro, nel cuore, wr: Grande Mare, w3d: Mare Mediterraneo (Verde Grande), hryw: Sardegna, Corsica e Baleari. Quindi la traduzione per il Montalbano è la seguente: (Gli Shardana) sono il popolo proveniente dalle isole nel cuore (al centro) del Mare Mediterraneo (grande verde profondo). Anche dall’oggettistica egizia possiamo attingere preziose notizie sui popoli che affrontavano il mare. In un vaso datato 3200 a.C. della cultura Naqada sono rappresentate delle navi, che quindi testimoniavano come da secoli e secoli gli antichi popoli navigassero attraverso il Mediterraneo assicurando continui contatti con altre popolazioni. Alla metà del II Millennio a.C., l’epoca della regina Hatshepsut, un rilievo scolpito in un tempio egizio testimonia ancora una volta che la navigazione in alto mare per oro, incenso, argento, ossidiana, alabastro, lapislazzuli aveva carattere continuativo, confermando i contatti con il mondo allora conosciuto. Per Montalbano si rivela peraltro fondamentale la Stele di Amon realizzata dal Re Tuthmoses III in onore di Amon (1480 a.C.), che recita: “Io Amon (la divinità parla in prima persona) ho fatto si che tu conquistassi questi territori: Palestina, Amurru e Libano-Retenu, Siria e Mitanni, Creta e Cipro, Sardegna e Corsica, Marocco, Mare Mediterraneo, Sudan ed Etiopia, Nubia”. Un altro interessante documento è la pittura presente nella tomba di Rekhmire, governatore di Tebe, che raffigura i prìncipi rappresentanti delle lontane isole del Mediterraneo che portano doni al re. Con dovizia di particolari il Montalbano spiega come quella figura munita di spada tipicamente nuragica non possa che essere un sardo, avendo gli egei spade diverse. Ma anche nella tomba di Senenmut si ripete il motivo, con le sfilate dei governatori/principi portatori di tributi. Nel 1457 a.C. viene realizzata la Stele di Gebel Barkal dove è riportato ancora il predominio degli egizi su tutti i popoli del Mediterraneo (io ho messo insieme i Nove Archi, le isole nel mezzo del Verde Grande, Haou Nebout e tutti i paesi stranieri ribelli). Ma, qualche anno dopo, il dominio assoluto dell’Egitto è messo in discussione della crescente influenza ittita, attuale Turchia, dotata di grandi eserciti che iniziano a disturbare i grandi traffici commerciali di terra e di mare. Inizia contemporaneamente anche l’epopea dei micenei. In questa mutata condizione l’Egitto decide di formare delle guarnigioni militari per il controllo dei confini e del mare formati da quelli che venivano definiti principi delle isole e poi, da Ramsete II, Shardana. Nel 1400 a.C. il Faraone Amenophi II si fa scolpire nel Tempio di Ra a Karnak nell’atto di trafiggere un lingotto e imporre una guarnigione Shardana per celebrare una grande vittoria a Ugarit. La guarnigione Shardana è assoldata quale valorosa guardia della città e indicata nei testi Ugaritici di allora con la dizione trtm-drdm. Da questo momento i principi delle isole sono identificati come Shardana e corrispondono con certezza ai sardi. Gli Shardana sono perfettamente integrati con gli egizi e proprietari di bestiame e vasti lotti fondiari e sono inferiori solo alla casta dei Mariannu, i carristi. I rapporti dei Shardana con gli Ittiti sono invece pessimi, anche per le loro incursioni contro le loro navi e loro territori (le coste siriane e il porto di Ugarit), tanto che gli stessi ittiti confischeranno verso il 1280 a.C. tutte le proprietà Shardana e le rivenderanno “a peso d’oro”. In un’altra Stele emerge che a Biblo (porto commerciale di primo piano) il faraone Amenophi IV impone la presenza dei Shardana , che hanno compiti amministrativi come esattori di tributi e rappresentanti prefettizi del faraone, istruttori delle truppe ed insegnanti di tecniche di combattimento con la spada. E’ molto interessante la serie di lettere di protesta (come simpaticamente le chiama Montalbano) scritte dal Re Rib-Adda al Faraone chiedendogli di intervenire nella disputa con il sovrano di Beirut dopo la confisca di due mercantili e l’uccisione di tre uomini Shardana, sottolineando che da ben tre generazioni non si erano avute uccisioni di Shardana (citazione che testimonia la presenza di Shardana a Biblo da almeno un secolo). Durante il regno egiziano di Seti I emergono ulteriori testimonianze scritte sulla presenza degli Shardana nelle regione ed in particolare è in questo periodo che vengono emanate norme punitive contro gli Shardana, chiamati anche Sardiies, Sardoian e Sartiian. Il Re di Mira in Arzawa nella Capitale Efeso si allea con gli ittiti e caccia gli Shardana, alleati degli egizi. Nell’incredibile storia del Vicino Oriente antico vi è un ritrovamento eccezionale, una nave egiziana affondata con tutto il proprio prezioso carico. Il suo ritrovamento ha gettato una luce sulla rotta seguita dalle navi commerciali egizie, tutte scortate dagli Shardana, oltre che uno spaccato delle merci di produzione del mondo allora conosciuto, altro elemento significativo del grande dinamismo esistente nel Mare Mediterraneo. Infine, nella stele II di Tanis è Ramesse II a citare gli Shardana come valorosi mercenari con i quali riesce a riportare una grande vittoria, forse risolutiva contro gli odiati ittiti. Ramesse II si fece amici gli Shardana e li arruolò. La Sardegna dista 100 miglia dall’Africa e Ramesse II descrive posizione geografica insulare, saldezza d’animo e virtù guerriera: L’Egitto aveva bisogno di alleati sul mare per contrastare i micenei e gli ittiti e controllare le coste cananee. Dal sud arruolò gli arcieri nubiani (Sudan), mentre Shardana e altri popoli procedevano lungo la costa africana per mare e per terra. Ramesse fece scolpire una stele che recita: Gli Shardana sono potenti, hanno mente ferma, cuore risoluto (coraggiosi), si muovono su invincibili vascelli da guerra e rispettano i patti. Ebbero in cambio fertili campi, stanziamenti, diritto di matrimonio misto e successione ereditaria dei beni. In sostanza un riconoscimento di parità sociale con gli egizi. In sintesi, Montalbano riesce, attraverso una minuziosa analisi dei principali documenti storici, a rappresentare fedelmente la situazione politica e commerciale del Mediterraneo dal 1500 a.C. al 1200 a.C., facendo emergere un insospettato dinamismo sociale ed economico all’interno del quale il ruolo degli Shardana non risulta affatto marginale, ma anzi centrale e che getta nuova luce sull’antica civiltà sarda, per niente isolata, per nulla figlia di una cultura minore, ma capace di contribuire a costruire "motu propriu" le vicende politiche del tempo, riflesso evidente della fine cultura di cui essi erano portatori.
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