Videoconferenza Honebu con gli archeologi Michele Guirguis e Augusto Mulas.
Conduce Pierluigi Montalbano.
(Invito i lettori a iscriversi al canale you tube per ricevere gli aggiornamenti dei video).
Prosegue la rassegna archeologica "i venerdi Honebu", organizzata dall'Associazione Culturale Honebu di Cagliari e dedicata alla divulgazione scientifica del patrimonio culturale della Sardegna.
Oggi, Venerdi 3 Luglio, alle ore 19, in diretta facebook, un altro appuntamento con due studiosi:
L'archeologo Michele Guirguis racconta gli scavi che ha diretto gli scorsi mesi nel sito di Cuccureddu, a Villasimius, ed espone l'argomento che riguarda i rapporti tra i sardi di tradizione nuragica e i fenici, con riferimento a Sulky, Monte Sirai e altri siti. Chi erano i fenici? Quando arrivarono in Sardegna? Che relazioni crearono con i sardi di tradizione nuragica? Quale fu il ruolo di Cartagine nello scacchiere politico ed economico del Mediterraneo Occidentale e centrale?
Con l'archeologo Augusto Mulas parliamo del villaggio Santuario Abini, a Teti, dove sono stati trovati la maggior parte dei bronzetti sardi. Oltre all'approfondimento sulla bronzistica e sul ruolo dei Santuari Federali nella Sardegna nuragica approfondiamo la questione "pasti rituali" nei siti nuragici.
Organizza Honebu, nell'ambito della rassegna archeologica "i venerdi Honebu"
E' visibile anche su facebook al link:
https://www.facebook.com/100001666287370/videos/3233549960043848/
Ogni cultura ha delle tradizioni legate ai pasti, e adotta norme per apparecchiare, assegnare il posto ai commensali, disporre l’ordine delle pietanze, presentare i cibi abbinandoli fra loro, o anche ciò che si può fare o dire o non dire durante la consumazione del pasto. Presso alcuni popoli non è possibile consumare latte e carne nello stesso pasto, oppure associare la carne di specie che vivono sugli alberi, o che volano, con la carne di animali che vivono per terra o in acqua. Ci sono anche tabù alimentari legati alla religione o ai contesti culturali, ad esempio in Sardegna ci sono cibi dedicati ai santi o ai morti, il cui consumo caratterizza determinate solennità religiose, ricorrenze o feste popolari. Attraverso i simboli e i legami culturali di un popolo si può ricostruire il suo calendario festivo e capirne la liturgia religiosa. Il rituale principale è il pasto comunitario, una pratica che fonda il senso di appartenenza a un gruppo sociale. In alcune società uomini e donne mangiano separatamente perché la commensalità rappresenta simbolicamente una relazione intima. Anticamente la consumazione del pasto apparteneva alla sfera del sacro e ogni pasto era anche una festa religiosa perché si avvertiva la presenza di una divinità, e questa riceve la sua parte: agli uomini la carne dell’animale sacrificale e agli dei gli aromi che si levavano dall’ara sacrificale e salivano al cielo. Gli strati più profondi di queste feste evocano sangue e morte, e il sacrificio comporta un’irruzione nella sfera del divino, una ferita, una lacerazione. Ogni pasto richiedeva la macellazione di un animale, un sacrificio offerto agli dei, e ciò stabiliva una comunicazione tra gli uomini e gli dei che segnava la distanza che separava i mortali dagli immortali. La consumazione del pasto comunitario rafforzava il legame sociale e religioso, e chi non aveva diritto di partecipare al pasto comunitario era relegato ai margini della società e della vita culturale. Violare le norme era azione nefasta che porta a conseguenze terribili. Ad esempio, nel dodicesimo canto dell’Odissea Ulisse fa scalo in un’isola dove vivono delle vacche in completa libertà. Nonostante il divieto di Ulisse di uccidere quei bovini sacri, gli uomini dell’equipaggio, spinti dall’istinto bestiale e indomabile della fame, decidono di catturarle e massacrarle senza condurle in processione verso l’altare per sgozzarle secondo il rituale religioso. Questa confusione tra sacrificio e caccia, animali domestici e bestie feroci, sconvolge l’ordine rituale del mondo e si manifestano fatti prodigiosi: le pelli delle bestie immolate si muovono come se fossero ancora vive. I pezzi di carne arrostiti muggiscono. Si annullano le distinzioni tra la vita e la morte, tra il crudo e il cotto, tra la caccia ed il sacrificio. Il fulmine di Zeus si abbatte sulla nave e gli empi muoiono inghiottiti dalle onde del mare. Anche nella nostra tradizione cristiana il pasto quotidiano ha delle regole religiose, ad esempio la preghiera prima di iniziare. Oggi, il fenomeno del mangiare in piedi, rapidamente, da soli, ha quasi cancellato il sacro a favore del profano, e forse gli dei si sono allontanati dalle nostre tavole.
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