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lunedì 6 marzo 2017

Cartografia. Amerigo Vespucci, Alonso de Ojeda e la carta di Juan de la Cosa. Riflessioni di Rolando Berretta

Cartografia. Amerigo Vespucci, Alonso de Ojeda e la carta di Juan de la Cosa.
Riflessioni di Rolando Berretta


Marco Polo ci ricorda che l’isola di Giava, a detta dei buoni marinai pratici di queste cose,
è la maggiore isola del mondo. Ha un circuito superiore alle 3.000 miglia (750 leghe) .
Se Marco Polo aveva detto che Giava era la maggiore… poteva l’isola di Cuba, o Giovanna, essere più grande ? No di sicuro. Un solo lato, inesplorato era già di 335 leghe. Quella era terraferma. Quindi Colombo potè dimostrare, con il documento del notaio Fernando Perez de Luna, di aver toccato la terraferma del Catai in data 12 VI 1494 e… tanti saluti a Zuane Cabotto
Siamo nel II viaggio di Colombo.
Il 12 giugno 1494 il notaio reale Fernando Perez de Luna andò a bordo di ogni caravella, assistito da Diego Tristan e Francesco Morales, ambedue residenti a Siviglia, Pedro de Terreros, maestro di
casa, e Lopes de Zuniga, scudiero scalco, ambedue ufficiali domestici del “signor Ammiraglio” compilò il suo atto a bordo della “Santa Clara” questo processo verbale prova che gli Indiani hanno dichiarato che la costa si stende ad oltre venti giornate, senza che si sappia dove finisca; che gli uomini di mare, piloti e marinai, avendo consultato le loro carte, e riflettuto prima di rispondere, hanno tutti affermato, sotto giuramento, che non avevano mai né veduto, né sentito dire che un’isola potesse offrire 335 leghe di coste, dall’occidente al levante, senza che si vedesse la fine, e che essi giudicano essere terraferma. Erano nelle caravelle cinquanta uomini di mare, fra i quali piloti rinomati e maestri in cosmografia. Nessuno emise intorno a ciò il minimo dubbio.
L’originale è depositato nell’Archivio delle Indie di Siviglia: leg 5° de patronato real- Documentos diplomaticos num LXXVI.  Tra i firmatari figura Juan de la Cosa: il comandante della santa Clara.
         Notizie su Juan de la Cosa dalla wikipedia:
1492 Fu il pilota di Cristoforo Colombo nel famoso viaggio del 1492. Era il proprietario della nave Santa Maria, che fece naufragio durante la spedizione. Per questa perdita ricevette un indennizzo.
1493: Partecipò come pilota al secondo viaggio di Colombo, era al comando della nave Santa Clara.  (n.d. - firmò il famoso documento dove si afferma che “CUBA” era terraferma!)
1497: Partecipò al viaggio con Amerigo Vespucci del 1497. Il comandante di questa spedizione era probabilmente Juan Díaz de Solís. In questo viaggio i tre esploratori toccarono le terre della penisola della Guajira in Colombia, poi individuarono l'attuale lago di Maracaibo, qui Vespucci notò le palafitte incontrate in riva al lago e disse che sembravano una "Piccola Venezia", che in spagnolo si pronuncia Venezuela. La spedizione proseguì costeggiando le coste centroamericane e rientrò nel Mare Oceano passando tra l'isola di Cuba e la penisola della Florida.
1499: Viaggiò nella spedizione di Alonso de Ojeda e Amerigo Vespucci. Al ritorno da questo viaggio Juan de la Cosa redasse il famoso mappamondo.
R-1
A questo punto cominciate a grattarvi la testa.  Magari avete provato a capire qualcosa sulla figura di Amerigo Vespucci. E leggi il Mundus Novus, e leggi la Lettera al Soderini, opere date alle stampe, e leggi le varie lettere manoscritte rinvenute pian piano …
Sinceramente sembrerebbe che Vespucci, nel I e II viaggio, viaggiasse … agli ordini di nessuno. Quei documenti (lettere) sono sotto gli occhi di tutti. Però:
Se in questa celebre mappa ci sono le terre toccate e descritte da Vespucci; esempio l’isola dei Giganti, non vuol dire che ci doveva essere, per forza, il signor Juan de la Cosa con Vespucci.
Ci sono altri metodi per entrare in possesso di certe informazioni.
Io ho un solo metodo per dimostrare il mio pensiero: uso la sua carta per dimostrare chi è Juan de la
Cosa. Dal lato tecnico cercherò di spiegarla a modo mio.
R-2
Ho evidenziato un suo giro di compasso con cerchietti rossi. Osservate dove ho messo un evidenziatore giallo. Osservate la linea verde. Quella linea verde è il mitico parallelo d’Alessandria.
Quando quella Linea incontra il vero parallelo di Capo Verde (che evidenzio sempre) li si gettavano le ancore e si sbarcava nel Nuovo Mondo.
Se seguite la linea verde, verso EST, vedrete che l’Autore ha avuto dei problemi grafici. Ho aggiunto un piccolo ingrandimento della zona.
R3
Iniziamo dalla parte tecnica. Come si accoppiano due schemi RoBer da 34 unità con Primario da 26 e secondario da 13?  Facile!
R4
Uno “pratico di schemi” avrebbe operato nel seguente modo. La linea verde è perfettamente sincronizzata e, se la si segue a occidente, si incontra il vero parallelo di Capo Verde.
Come ha operato Juan de la Cosa?
R5
  Io trovo questa situazione: i due schemi sono sovrapposti. Se i due schemi sono sovrapposti non credo che si possa tracciare, correttamente, il parallelo di Alessandria.
Quel parallelo è fondamentale per dare un giudizio tecnico sull’Autore.
Osservate la prossima immagine:
R6
Non solo non ha saputo accoppiare due schemi semplici.
Secondo me ha sbagliato, addirittura, la scala.
R7
Adesso Cuba è sotto il Tropico. Le proporzioni sono corrette come, quasi corrette, lo sono le distanze.
Juan de la Cosa “impostato” con quadrato esterno da 13 e giro di compasso da 6,5.
R8
A proposito dei viaggi di Amerigo Vespucci è utile ricordare la Letteratura che lo riguarda.
Ci sono Lettere date alle stampe e Lettere manoscritte. Ci sono i documenti di vita quotidiana che si analizzano per fare le dovute verifiche.

I documenti a stampa sono 2:  il Mundus Novus e la Lettera al Soderini.

Mundus Novus – stampato tra il 1503/1504 - Vespucci parla di un viaggio da lui compiuto nel 1501-1502 al servizio del Portogallo; dichiarò di averne fatto altri due per la Castiglia e di essere in procinto di farne un altro per il Portogallo.
Lettera al Soderini - datata: Lisbona, 4 settembre 1504, contiene la narrazione di quattro spedizioni; due al servizio della Spagna e due per il Portogallo.  Cronologia dei viaggi:
I°-    10 maggio 1497/15ottobre 1498;
II°    16 maggio 1499/ 8 ottobre 1500;
III°  10 maggio  1501/ 7 ottobre 1502;
IV°  10 maggio 1503/18 giugno 1504.
Pubblicata in italiano, a Firenze, tra il 1505-1506, col titolo Lettera (di Amerigo Vespucci) delle isole nuovamente trovate in quattro suoi viaggi. Tradotta in latino nel 1507 con il titolo di Quattuor Amenci Vespucii navigationes, fu inserita nella Cosmographiae Introductio, di Martin Waldseemüller; il  primo a scrivere il nome America sulla nuova terra.
Vengono, poi, le  lettere manoscritte, tutte indirizzate a Lorenzo di Pier Francesco dei Medici, che furono pubblicate alcuni secoli dopo tra il 1745 e il 1827 dai rispettivi scopritori: Bandini, Bartolozzi e Baldelli-Boni. In queste si parla di soli due viaggi, uno per la Spagna (1499-1500) e l’altro per il Portogallo (1501-1502). Resta a parte il frammento Ridolfi, nel quale si fa riferimento a tre viaggi. Il frammento fu individuato e dato alle stampe solo nel 1937.
     (Vedere:  Luisa D’Arienzo . Nuovi Documenti su Amerigo Vespucci. Tratto da “Scritti in onore del prof. Paolo Emilio Taviani”  ECIG, Genova, 1988, vol. III )
A noi interessa la Lettera Manoscritta che racconta il viaggio del 1499-1500. In questa lettera si ricorda Dante Alighieri e la Croce del Sud. E’ la lettera più famosa e divulgata. Vi si narra, anche, di una visita all’isola di Colombo per rimettere in sesto le due navi malridotte.
Recita la lettera: …  secondo il punto de’ piloti, apresso d’una isola che si dice la Spagnuola —che è quella che discoperse l’almirante Colombo 6 anni fa ,a 120 leghe, ci acordammo d’andare a essa e quivi, perché è abitata di cristiani, raconciare nostri navili e riposar la gente e provederci di mantenimenti, perché da questa isola a Castiglia sono 1300 leghe di golfo sanza terra nessuna. E in 7 di fummo a essa, a dò istemmo opera di 2 mesi, e indirizzammo e’ navili e facemmo nostro mantenimento.
Questo recita la Lettera. Non dice che c’era Colombo che stava avendo problemi con Ojeda.
Nella lettera al Soderini si ricorda Antiglia: 
Partimmoci e per la necessità del mantenimento fummo a tenere all’isola d’Antiglia, che è questa che discoperse Cristofal Colombo più anni fa, dove facemmo molto mantenimento e stemmo duo mesi e 17 giorni; dove passammo molti pericoli e travagli con li medesimi cristiani che in questa isola stavano col Colombo, credo per invidia, che per non essere prolisso li lascio di raccontare.
Il fatto di Ojeda è noto, solo, per la cosiddetta -Pesquisa contra Ojeda-. Indagine fatta per volere di Colombo ad Hispaniola alcuni mesi dopo la partenza di Ojeda per raccogliere prove della sua insubordinazione. Vespucci, in tutte le sue lettere, ignora questo signor Ojeda come ignora Juan de la Cosa. Vespucci, in questa lettera,  era partito con 2 navi e con 57 uomini. Tutto ben descritto. Gli –storici-, per spiegare Ojeda, sono ricorsi alla lettera del Vespucci. Vespucci è un bugiardo. Da semplice gregario si è messo al centro della storia come se fosse il protagonista.
E’ bastato mettere al comando Ojeda. Mettiamoci anche Juan de la Cosa. E via per quelle terre descritte da Amerigo. Sulla pentola, però, manca il solito coperchio. Se Vespucci avesse fatto parte di quella spedizione di Ojeda non avrebbe avuto la stima e il rispetto che esternò Colombo nella lettera indirizzata al figlio Diego. Possiamo, anche, contare le navi alla partenza. Secondo Ojeda partirono con una e un’altra ne rubarono sulle coste africane.
Vespucci partì con due navi e sempre due erano al rientro.
Poi qualcuno ha incrociato le date di Vespucci e … molte cose non tornano.

RAMOS, Demetrio (1980). «El regreso de Alonso de Ojeda de su viaje de descubrimiento». En Antonio DOMÍNGUEZ ORTIZ. Homenaje a Antonio Domínguez Ortiz. Madrid: Ministerio de Educación y Ciencia. ISBN 8436908333., citado en RAMOS, Demetrio (1982).


Un’altra lettera fu scritta dal Vespucci nel 1501 mentre era nelle Isole di Capo Verde.
(Lettera Baldelli-Boni)
Stava per iniziare il I° viaggio per il Portogallo. Racconta Vespucci, in data 4 giugno 1501, che arrivarono i reduci della spedizione di Cabral. Vespucci si fece raccontare tutti gli eventi. Le navi dei reduci erano 2(due). Ne erano partite 13(tredici). (Cabral era, anche, finito in Brasile, causa tempesta, e Vespucci sottolinea che erano i luoghi da lui visitati precedentemente.) Ritorniamo alle 13 navi che ripartirono per l’India. Causa tempesta 5 navi affondarono e le altre 8 (otto) doppiarono Capo di Buona Speranza con le vele squarciate; con gli alberi a secco.
Versione wikipedia:
La flotta salpò da Lisbona il 9 marzo 1500 e seguì una rotta che permettesse di evitare le bonacce oltre il Golfo di Guinea. Nelle acque dell'arcipelago di Capo Verde venne persa la prima nave, Luís Pires venne infatti costretto da una tempesta a fare ritorno in patria. Per sfruttare i venti e sfuggire alle correnti della costa africana, Cabral sfruttò la tecnica conosciuta dai navigatori portoghesi come volta do mar, percorse una rotta molto occidentale e la corrente equatoriale dell'Atlantico  spinse le navi sulle coste di un paese sconosciuto.  Il 22 aprile 1500 l'equipaggio scorse una formazione montagnosa che venne chiamata Monte Pascoal ed il 23 aprile 1500 Cabral sbarcò sulle coste del Brasile, ed il 25 aprile l'intera flotta si assestò lungo la baia che battezzarono Porto Seguro. Cabral prese possesso delle terre in nome della corona portoghese e le chiamò "Ilha da Vera Cruz", in quanto presumeva fosse un'isola. Più tardi la chiamò "Terra di Santa Cruz". Vi è una diversa interpretazione dei fatti che sostiene che Cabral cambiò volutamente rotta seguendo gli ordini del sovrano in quanto ai portoghesi l'esistenza del Brasile era nota dal 1498. Quest'interpretazione è rafforzata da una rivendicazione della scoperta del Brasile da parte degli spagnoli, risalente al 1500 ad opera di Vicente Yáñez Pinzón. Altre interpretazioni ancora più azzardate sostengono che i portoghesi fossero a conoscenza dell'esistenza del Brasile o di parte delle sue coste ancor prima del Trattato di Tordesillas firmato nel 1494.
Cabral intraprese il viaggio di ritorno (? n.d.a.. riprese il viaggio di andata) il 3 maggio 1500 e alla fine del mese l'equipaggio giunse a Capo di Buona Speranza, dove vennero distrutti quattro vascelli da una forte tempesta, compreso quello di Bartolomeu Dias.  (fine Wikipedia)
Se Vespucci scrisse il 4 giugno del 1501 le navi le incontrò sicuramente prima; non tanto distanti nel tempo. Le due navi superstiti erano già dirette in Portogallo al momento della stesura oppure lo stesso Vespucci affidò la lettera a quell’equipaggio per farla recapitare a qualche mercante fiorentino.

Però: era sempre 1501. Prima di quella data in Portogallo non si poteva sapere nulla.
Solo che, Juan de la Cosa, nel 1500, segnala, già, l’isola scoperta da Cabral; Vera Cruz.
(Per chi aveva viaggiato con Vespucci è grave! Inoltre:  Le altre carte mostrano una grande isola nell’emisfero Australe. Quella era l’isola della Vera Croce e non l’isola della Croce del Sud. Era l’isola dei pappagalli.  Avete idea di quante specie di pappagalli ci sono in Australia??? ) 
Forse Vespucci venne mal informato. Forse Cabral mandò subito qualche nave in Portogallo per annunciare di avere scoperto una nuova terra.   Forse!
Cristoforo Colombo, dopo il famoso giuramento, trascurò completamente l’isola di Giovanna, poi Fernandina, poi San Diego, poi Ave Maria Alfa y Omega che sulle carte figurerà, però, come CVBA.
Nel 1508 Sebastian de Ocampo circumnavigò Cuba e scoprì il magnifico porto naturale che sarebbe diventato L'Avana. Soltanto nel 1511 Diego de Velázquez venne  incaricato da Diego Colombo, figlio di Cristoforo e allora governatore delle Indie, di esplorare e colonizzare tutta l'isola.
Juan de la Cosa non può aver visto CUBA con Colombo. Per raffigurarla in quella forma bisogna aspettare, minimo, il 1508. 
                          
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Forse nella tipografia di Waldseemüller hanno sbagliato carattere: la A invece della O? 

Waldseemüller ha coniato il nome America in onore di chi l’ha scoperta e … da solo.
Forse … se andate a vedere un mio vecchio articolo, datato martedì 14 agosto 2012 titolato Carta de navigar per le Isole nuovamente trovate: Pacco Veneziano forse … iniziereste  ad analizzare in maniera diversa i documenti del periodo; carte comprese. 
Dalla wikipedia
1509 Ultimo viaggio di Juan de la Cosa. In una spedizione capeggiata da Ojeda, il cantabrico nuovamente fu un abile pilota e cartografo. Alonso de Ojeda non seguì i consigli del cantabrico, e volle fondare un avamposto dove attualmente esiste la città di Cartagena. In quel luogo vi erano feroci indigeni e così gli spagnoli furono sorpresi in una imboscata a Yurbacos (l'attuale Turbaco, non lontano da Cartagena de Indias) dove Juan de la Cosa morì.

E questi è il Vespucci secondo Colombo:
Mio caro  figlio,
«Diego Mendez è partito di qua il lunedì 5 di questo mese. Dopo la sua dipartita, io ho conversato con  Amerigo Vespucci, portator di questa lettera, che viene alla corte dove è chiamato per affari di navigazione. La fortuna gli fu contraria come a molti altri. Le sue fatiche non li tornarono a profitto, che di ragione l’avrebbero dovuto essere. E’ si parte, puossi dire per me, e ha un caldo desiderio di far cosa che mi possa comechessia vantaggiare, se ciò è in sua mano. E non so trovar modo di dargli carica per me vantaggiosa, perchè io ignoro ciò che possano amar meglio laggiù. Egli si conduce alla corte con la deliberazione di far per me il più che gli sarà possibile. Vedi in che mi può esser utile, e ti‘concorda con esso lui a fine ch’ egli possa fare , dire tutto ciò che sarà di mestieri, e condurrea buon fine i suoi divisamenti; e il tutto si faccia secreto, e non si lasci da chicchessia tràpelare. Io gli ho detto ciò che ho da dire su questo all'arte; io l’ ho fatto accorto di ciò che ho ricevuto, di ciò che m’è dovuto , ecc.       Era il 1505. 

Vespucci era richiesto nelle Corti per la sua professionalità ed ebbe incarichi importanti inerenti la navigazione. Non aveva nessun bisogno di Ojeda. Fu Ojeda a tirare in ballo Vespucci; dopo che Amerigo era morto. Vespucci morì il 21 febbraio del 1512. Ojeda rilasciò la sua deposizione il 7 dicembre del 1512. (Juan de la Cosa era morto nel 1510.)  Chi poteva smentirlo?

Ramos Demetrio (1980) nel «El regreso de Alonso de Ojeda de su viaje de descubrimiento»
ci ricorda che:
Pedro Martir de Angleria, el observador màs atento –cronista de verdad, por ser registrador al dia de los hecos del momento- silencia esta impresa.
(Pedro Martir de Angleria è il nostro Pietro Martire d’Anghiera)
R10
Questa carta, da me modificata, è opera di Piri Reis.
L’ Insula de lo Yucatan ( Insula IV Catan***)  è ritornata la Penisola della YUCATAN.
Datosi che Colombo non è mai sceso sotto l’Equatore, che mai ha attraversato Gibilterra per iniziare i suoi viaggi e che mai ha potuto vedere le stelle dell’Altro Emisfero…
R11
…credo che lo schiavo, dello zio di Piri Reis, avesse fatto i 3 viaggi con Vespucci. Nella celebre carta di Piri Reis ci sono le terre descritte, nei quattro viaggi, da Vespucci. Vespucci, dopo lo scalo ad Antiglia, è andato a settentrione e toccò innumerevoli isole. La mitica carta di Colombo, che possedeva lo schiavo dello zio, dovrebbe essere la seconda carta di Reis. Per me è di Vespucci e riporta quello che c’è nella zona caraibica di Juan De la Cosa.

Poi, se qualcuno vuole ricostruire questa STORIA come già fece Bartolomè de Las Casas (amico di  Ferdinando Colombo) che, analizzando i documenti relativi alla prima fase delle esplorazioni nel Nuovo Mondo, intuì che il racconto della Lettera al Soderini doveva in qualche modo ricollegarsi ai viaggi di Ojeda, affermò che Vespucci si fosse limitato a spostarne le date (e via con le critiche verso Amerigo). Consiglierei di ritornare alle lettere rarissime di Colombo e alle tre alte cime dell’isola di Trinidad, alla Terra a forma di PERA e al Paradiso Terrestre. Questa è letteratura. La Storia è un’altra cosa. Tutte le Lettere di Vespucci sono state sezionate; parola per parola. Avessero messo lo stesso impegno con quelle due di Colombo; oggi parleremo d’altro.


Riflessioni.
Troviamo la Carta di Juan de la Cosa con la toponomastica riportata dai primi navigatori: identica. Troviamo Lettere che non si sa chi le ha scritte.
Troviamo i processi messi in essere dai Colombo; con una Storia scritta da Bartolomeo de Las Casas con i documenti fornitegli da Fernando Colombo. 
Troviamo la IV isola scoperta da Colombo (Isabella .. in italiano e non in castigliano). Poi:  Insula IV Catan(***) poi penisola YUCATAN. Poi c’è la Isabella della Cantino; la Giovanna di Colombo.
Troviamo un comandante della flotta ottomana, l’ammiraglio Piri Reis (1513), che ci ricorda:
quelle terre furono  scoperte da un infedele genovese, Colombo, nell’anno arabo 896…                         
Anno che va dal : - 14 novembre 1490 domenica e termina il : -3 novembre 1491 giovedi.
Troviamo un Guicciardini che afferma che Colombo scoprì l’America nel 1491.
Troviamo un Sebastian Munster che afferma che Colombo e Vespucci furono mandati insieme (contemporaneamente) dal Re all’incirca verso il 1492.
Troviamo Giovanni Caboto che tocca il nord America il 24 giugno 1497. Giovanni approdò sull'isola di Capo Bretone e toccò la Nuova Scozia.
Troviamo Amerigo Vespucci che tocca il continente americano nel  primo viaggio;  10 maggio 1497/15ottobre 1498. Dopo 37 giorni, dal 10 maggio, era il 16 giugno.
 Troviamo un Colombo …. che scrive da Hispagnola tra il settembre e l’ottobre del 1498 una lettera dove afferma di aver toccato le coste del Paria. (Anche il Paradiso Terrestre!!)

Sembrerebbe che Vespucci fu il primo a toccare il Continente. Quindi :  AMERICA!

Questa  parte l’ho dedicata al Golfo del Bengala.
R12
Di conseguenza, anche,  all’INSULA   IVCATAN. 
Ho notato alcune curiosità: Il Golfo del Bengala e la Zona Caraibica distano 180° .
Ambedue sono attraversi da Tropico del Cancro.
Se per un motivo qualsiasi (possibile ipotesi:  scrittura originale sul Golfo del Bengala, in cinese o indiano) lo faccio ruotare di 90° mi ritrovo  con quella curiosa isola IV Catan(***).
Questo lo si evidenzia, meglio, con le successive carte del Golfo del bengala del 1.600.
Nei primi decenni del 1500 si ha questa configurazione:
R13
si comincia a fare chiarezza sull’India, sul Golfo, su  Sumatra,  su Giava e dintorni.
Le mitiche 3 Indie di Marco Polo vengono messe da parte.

Precedentemente i nativi Americani vennero chiamati Indiani.  Quelle erano le Indie.
Però c’è qualcosa che non mi convince:
R14
Ho cercato di vedere la carta di Juan de la Cosa con un altro occhio.
Ho messo l’immagine di San Tommaso, l’Apostolo, che fu ucciso in India.

Eppure qualcosa c’è!  E’ da studiare meglio.
Se ci aggiungo l’isola ISABELLA  della Cantino fatta con i pezzi del Giappone e quella curiosa isolona australe fatta con i pezzi dell’ Australia, poi ribattezzata insula Vera Cruz, mi fa intuire che quell’isolone era conosciuto come l’Isola della Croce del Sud. Se ci aggiungo che in Australia ci sono più di 50 specie di Pappagalli…  (la Cantino riporta pappagalli e si indica il Brasile!)
Così Colombo nella lettera sul Primo Viaggio:
Alla prima che trovai posi nome San Salvador, in commemorazione della sua alta maestà, che meravigliosamente ci guidò in tutto questo viaggio. Gli Indiani l'appellano Guanaham. (los Indios la llaman Guanahani) Alla seconda posi nome l'isola di Santa Maria della Concezione, alla terza Ferrandina, alla quarta la Isabella, alla quinta  l'isola Giovanna; e così a ciascuna un nome nuovo. Quando io giunsi alla Giovanna, seguitai la sua costa al ponente, c la trovai tanto vasta, che pensai fosse terraferma, la provincia del Catai…    (e gli è sfuggito il nome Indios o Indiani.)

Questa è la mitica ISABELLA della Cantino; che sarebbe la IV isola ricordata da Colombo.
R15
Sui rapporti tra Colombo e Papa Innocenzo VIII  (Cybo) vedere i libri di Ruggero Marino.
 Innocenzo VIII: al secolo Giovanni  Battista  Cybo  -Genova, 1432 – Roma, 25 luglio 1492-   
Prima Giovanna poi Cvba (o  Cyba?)
Colombo, quando descrive questa particolare isola, la chiama Giovanna:  in linea retta da occidente ad oriente, lungo l'isola Giovanna, secondo il quale cammino posso dire che questa isola è maggiore d'Inghilterra e Scozia unite. E aggiunge: In vero il sole ha qui gran forza, posciachè si è lontani dalla linea equinoziale XXVI gradi.
(e parlano male di Vespucci! Colombo, quell’isola di Giovanna, la vista sulle carte!)
Nella raccolta di Lettere Autografe di Cristoforo Colombo, pubblicata da G. Daelli, su Biblioteca Rara,  Troverete anche un discorso su C.Colombo di Cesare Correnti. Cesare Correnti ci ricorda tutti i marinai Genovesi e Veneziani che esplorarono l’Africa.
Ricorderei che negli archivi del monastero di S.Michele di Murano (Venezia) dove lavorava Fra Mauro c’è ancora la ricevuta del lavoro commissionato da Alfonso V (Re del Portogallo). Com’era fatta l’Africa, i Portoghesi, lo appresero da quel mappamondo. C’era Capo Diab dove ci sarà Capo di Bona Speranza.


Cristoforo Colombo: storia della sua vita e dei suoi viaggi sull' appoggio di documenti autentici raccolti in Ispagna ed in Italia del conte Roselly de Lorgues ...
Di Roselly de Lorgues, Tullio Dandolo
Pubblicato da Volpato e comp., 1857
Originale disponibile presso la Oxford University
Digitalizzato il 12 apr 2007

…..aveva veduto così spesso la morte vicina , che non l'avrebbe temuta d'avvantaggio ora che in altre occasioni. Ciò che cresceva viemmaggiormente il suo dolore, era pensare che cagionava la perdita di tali che lo avevano seguito contro voglia, e che nella loro suprema disperazione all'ultim'ora, lo avrebbero maledetto, accusandolo della loro trista sorte. Egli pensava altresì a' suoi due giovani figli , che studiavano a Cordova, ed erano per diventare orfanelli sovra una terra straniera , in cui giacerebbero senza protezione, perché i Monarchi , ignorando qual servizio aveva lor reso il padre, non provederebbero a que' poveretti.
ln mezzo alle lamentazioni dell'equipaggio, ai turbini di pioggia, a' colpi delle onde, agli scrosci della Nina mezzo annegata, e a tutte l'altre traversie, superando l'oppressione di quel faticare prolungato, Colombo entrò nella sua stanzuccia: quivi con ferma e rapida mano, non ostante lo spaventevole saliscendi della nave, scrisse in furia su d'una pergamena il riassunto delle sue scoperte. lo avviluppò in un altro foglio, sul quale egli supplicava chi s'imbattesse in quel piego di portarlo alla regina di Castiglia, promettendo in nome di lei una ricompensa di mille ducati: chiuse quel dispaccio in una tela cerata, la improntò del suo sigillo, poi lo mise in un grosso pezzo di cera, che collocò in un barile vuoto: chiuso questo ermeticamente. Indi lo fece géttare in mare. L'equipaggio non vide in questa offerta ai flutti che l'adempimento di un voto segreto.
Per la tema che le correnti non trascinassero lungi dall' Europa questo messaggio, egli ne aveva fatto due copie, e posto l'altro esemplare in altro barile che attaccò sodamente dietro la caravella, nella speranza che se la Nino venisse a naufragare, il barile potrebbe galleggiare, ed essere un giorno raccolto. Intanto, in mezzo alle burrasche, il vento volgeva all'ovest, e il mare inferociva, sempre nero e procelloso. Il venerdì, 15 febbraio, al levar del sole fu riconosciuta una terra al nord-est. Questa vista rianimò gli spiriti; nondimeno il mare continuava grosso dal lato dell'occidente. I piloti si credevano sulle spiagge di Castiglia, ma l'Ammiraglio annunziò loro le Azzorre. Tuttavia la violenza del mare, quantunque diminuita, non permetteva loro di accostarsi: passarono tutta la giornata, tutta la notte e la dimane procurando di prender terra, ma invano. Nella notte del sabbato alla domenica, 17 febbraio, l'Ammiraglio, che, non ostante un attacco di gotta , era rimasto dal primo soffiar della tempesta sino allora, vale a dire per ben quattro giorni e quattro notti, esposto alla pioggia, al vento, ai colpi di mare senza posare pur un momento, e quasi senza prender cibo, fu obbligato di coricarsi; sull'alba ripigliò il comando, governò al sud-sud-ovest, e finalmente alla notte giunse sopra un'isola cui l'oscurità non permetteva distinguere: ne fece il giro per cercare approdo, e tentò di gettare un' àncora, ma la perdette quasi subito; bisognò rimettere alla vela e pigliare il largo. Finalmente il lunedì, giunse a prender terra. L'isola era Santa Maria, la più meridionale delle Azzorre, che apparteneva al re di Portogallo. Gli abitanti stupirono sulle prime che una si fragil nave in quello stato avesse potuto sostenere una si lunga e furibonda tempesta: ma furono molto più maravigliati allora che udirono donde veniva. Essi ringraziarono Dio e manifestarono una gran gioia : la loro imaginazione non poteva stancarsi de' racconti sul Nuovo Mondo.
Questa lettera, alla fine dice:
Ai nostri illustrissimi Re e Regina ed a'loro regni famosi spetta si gran cosa, di cui tutta la cristianità deve menar allegria e far grandi feste e rendere infinite grazie alla Santa Trinità, con molte orazioni solenni per il sommo beneficio che avranno tanti popoli venendo nel grembo della nostra santa fede, li poscia per i beni temporali che non solo alla Spagna , ma a tutti i cristiani torneranno di refrigerio ed utilità. Queste cose come fatte si sono in breve, cosi si sono anche in breve esposte. Sulla caravella, sopra l'isola di Canaria, al quindici di febbraio mille quattrocento e novantatrè. Scritta da chi la manda.
L' Almirante.



Colombo sarebbe partito il 3 agosto del 1492 ….
Sbarcò, al ritorno, alle Azzorre il 17 febbraio del 1493.
La lettera indirizzata da Colombo all’illustre Don Gabriele Sanchis, tesoriere dei Serenissimi Re, venne tradotta dalla lingua spagnola in quella latina per opera del nobiluomo, e letterato, Leandro De Cosco.   Era il 30 aprile 1493, primo anno del pontificato di Alessandro VI.


De insulis nuper inventis

Epistola Christoferi Colom - cui etas nostra multum debet, de insulis in mari Indico nuper inventis, ad quas perquirendas octavo antea mense auspiciis et ęre invictissimi Fernandi Hispaniarum Regis missus fuerat - ad magnificum dominum Raphaelem Sanxis, eiusdem serenissimi Regis thesaurarium, missa, quam nobilis ac litteratus vir Aliander de Cosco ab Hispano ideomate in latinum convertit tercio Kalendas Maii .M.CCCC.XCIII. Pontificatus Alexandri Sexti anno primo.

Quoniam susceptę provinciæ rem perfectam me consecutum fuisse gratum tibi fore scio, has constitui exarare, quæ te uniuscuiusque rei in hoc nostro itinere geste inventęque admoneant. Tricesimo tercio die postquam Gadibus discessi, in mare Indicum perveni, ubi plurimas insulas innumeris habitatas hominibus reperi. Quarum omnium pro fœlicissimo Rege nostro, præconio celebrato et vexillis extensis, contradicente nemine possessionem accepi. Primęque earum divi Salvatoris nomen imposui, cuius fretus auxilio tam ad hanc quam ad cęteras alias pervenimus. Eam vero Indi Guanahanyn vocant. Aliarum etiam unamquamque novo nomine nuncupavi, quippe aliam insulam Sanctę Marię Conceptionis,

Dopo 33 giorni che era partito da CADIGE (Gadibus)… darebbe il 5 settembre…   Tutto qui
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Però ….. erano bravi; una volta controllati sulla mia griglia.

Come ho sempre sostenuto si usavano 80 settori da 4,5° di meridiano per i 360° della Terra.          
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Adesso possiamo “vedere” l’INSULA IVCATAN,  capire l’errore e ….
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…e  si può iniziare a misurare le diverse scale.
Segnalo, inoltre, la posizione dello SRI LANKA.

Per CVBA e le altre isole debbo aspettare; non ho una immagine ben definita.
Poi ci sarebbe da stirare tutto fino al meridiano di Capo Verde per  far coincidere la sua Raya con il meridiano delle Azzorre.
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Passiamo a Giovan Battista Agnese.
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Verso il 1550 si hanno le idee più chiare. Lo Yucatan è una penisola.
I reduci della spedizione di Magellano erano ritornati. Lo Stretto di Magellano è sulle carte.
I Giganti hanno trasmigrato dal Venezuela alla Terra del Fuoco e Mercatore sta studiando.


Dalla wikipedia: Origine nome Yucatan.

Il nome Yucatán deriva dalla parola (in lingua nahuatl) "Yukatlàn", "il luogo della ricchezza". Tuttavia, il commentatore Frate Toribio di Benaventa (detto Motolinia), nella sua Storia degli Indios di Nuova Spagna (1541), fa risalire l'origine della parola all'equivoco in cui sarebbero caduti gli Spagnoli, che "parlando con gli Indios di quella costa", alla domanda su come essa si chiamasse "...risposero: «Tectetán, Tectetán», ciò che vuol significare: «Non ti capisco, non ti capisco»: i cristiani corruppero il vocabolo, e non intendendo ciò che gli Indios dicevano, conclusero: «Yucatán è il nome di questa terra»".
Tuttavia, benché t'àn sia una radice con significato di "linguaggio", la lingua Yucateca non contiene alcuna parola o frase che possa suonare come "Tectetàn", tantomeno "Yukatan" (il termine più simile, "come parla?", è "uuy u t'an" o "chu u t'an"), e "non capisco" "ma tin na'atik". È stata anche avanzata l'ipotesi che l'intero episodio riportato da Toribio di Benaventa sia apocrifo, e sia stato un tentativo da parte di Hernàn Cortès , nelle sue "Cartas de relación", di screditare il rivale Diego Velàzquez.

Tutto chiaro?


















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