Archeologia. Le navicelle bronzee nuragiche, testimoni indelebili della religiosità dei sardi nuragici.
Riflessioni di Pierluigi Montalbano
All'inizio del I millennio a.C., in Sardegna si notano una serie di avvenimenti
che segnano un deciso cambio di passo nell'organizzazione sociale ed economica
delle comunità, costiere e dell'interno. Un nuovo piano urbanistico interessa
dapprima i centri costieri e poi, a macchia d'olio, altri villaggi dell'isola.
I maestosi edifici a torre, i nuraghi, vengono dismessi, anche per via delle
onerose opere di ristrutturazione. Il mondo funerario vede la comparsa di tombe
a pozzetto, semplici strutturalmente e non monumentali, che integrano e poi
sostituiscono le grandiose tombe di giganti. La religiosità mostra segni
indelebili attraverso preziose sculture, i bronzetti, che oggi
sono uno dei
biglietti da visita del mondo nuragico nelle vetrine dei musei. Fra sacerdoti,
animali, guerrieri, oggetti ed edifici, spiccano per bellezza oltre 150 navi
miniaturizzate. Queste incantevoli opere artistiche, realizzate in bronzo con
il metodo della cera persa, sono delle piccole riproduzioni di barche
utilizzate dai sardi 3000 anni fa. Struttura, attrezzature e forma
testimoniano, senza dubbio alcuno, che i sardi conoscevano a fondo le tecniche
navali e marinaresche, come si deduce dalle proporzioni degli scafi, ora da
carico, ora palustri, ora da pesca. L'occhio attento degli specialisti cattura
i dettagli tecnici come le battagliole laterali, i gavoni di prua, i rinforzi
nel ponte, gli scalmi per i remi e perfino la rappresentazione delle corde per
legare, circondandolo, il fasciame che riveste lo scafo. essendo oggetti legati
al mondo religioso, sono, al pari degli altri bronzetti, intrise di simboli che
riportano all'ideologia sarda: protomi animali con le corna, torri, uccelli,
animali di ogni genere e specie, esaltano la bellezza e il mistero di questi
oggetti di pregio. Escludendo le poche barchette trovate in ambito etrusco in
tombe o quelle in santuari, ad esempio una che presenta un doppio giogo di buoi
sul ponte trovata a Crotone, la totalità delle navicelle sono state portate
alla luce in pozzi sacri, i templi di epoca nuragica. I simboli riportano alla
venerazioni di divinità legate all'acqua e alla fertilità, e i volatili
posizionati ora sull'albero, ora sul bordo del ponte, testimoniano la richiesta
di protezione per un viaggio da affrontare, forse quello verso l'aldilà. Gli
uccelli sono gli animali dedicati a Venere, divinità dell'amore, della
fertilità e, soprattutto, protettrice dei marinai.
Il doppio simbolo di Venere (disco solare sormontato dalla luna
crescente) indica le due massime divinità del cielo, legate al fuoco e
all'acqua, i due elementi opposti che nel nostro caso vengono saldati in un
tutt'uno. Il cerchio, inoltre, ricorda la natura inclusiva del nostro universo, nel quale
non viene escluso nulla ma tutto è connesso, ogni cosa è benvenuta e tutto in
continua espansione, tutto è contenuto dal ventre gravido dell'esistenza, un
ventre materno e divino pieno di amore. Venere veniva vista dai Sumeri come la
stella del mattino (anticamente rappresentava Lucifero o colui che porta la
luce) ma diventava anche la stella della sera poiché seguiva il ciclo del Sole
essendo la prima stella che compariva all'orizzonte la mattina e la prima che
si vedeva la sera apparire a Ovest prima che il sole tramontasse. È
interessante notare che il simbolo di Venere è anche un simbolo alchemico
elementare rappresentante il rame e la Sardegna era conosciuta per le sue
miniere.
La colombella
è simbolo di purezza, di raffigurazione di tenerezza e d'amore. E'
al contempo un messaggero celeste e un simbolo dell'anima
del defunto. Così, secondo la credenza dei sardi antichi, l'anima del
defunto si trasformava in una colomba. Pertanto, era un animale sacrificale. La
colomba antica degli ebrei agì come il messaggero del cielo e il simbolo della
salvezza. La sua apparizione con un ramo d'ulivo nel becco sopra l'Arca di
Noè testimoniò che l'acqua venuta giù sulla superficie della
terra era un segno di insorgenza di pace e di rinnovamento della vita.
Tutta la
simbologia racchiusa nelle navicelle merita un'attenta analisi iconografica,
ossia uno studio del significato delle
immagini e la classificazione dei temi e dei soggetti rappresentati. Il
contenuto della rappresentazione può essere di immediata evidenza, oppure
complesso e oscuro per cui, per essere compreso, richiede un’analisi
approfondita che identifichi il codice comunicativo dell'artista. E' da considerare
anche l'aspetto iconologico, ossia un approfondito studio
dell’opera d’arte, che prendendo le mosse dal suo significato iconografico ne
esamini il valore in rapporto con lo stile e le intenzioni dell’autore e con la
cultura della sua epoca, spiegando infine l’oggetto artistico come manifestazione
dell’atteggiamento di fondo di un popolo, di un periodo, di un gruppo sociale.
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