giovedì 30 marzo 2017
Archeologia della Sardegna. Evoluzione stilistica degli ingressi nei nuraghi Riflessioni di Pierluigi Montalbano
Archeologia della Sardegna. Evoluzione stilistica degli ingressi nei nuraghi
Riflessioni di Pierluigi Montalbano
Lo studio architettonico degli edifici di epoca nuragica
mostra una interessante evoluzione strutturale che mira a slanciare le
strutture dalla forma a bastione dei nuraghi a corridoio verso le alte torri a
tholos che segnano il paesaggio storico dell’isola. I primi, quelli a
corridoio, a volte denominati protonuraghi, mostrano ingressi di forma
rettangolare, con architrave che poggia su stipiti lineari che hanno la stessa
larghezza alla base e sotto l’architrave. Questa forma è la più semplice da
realizzare, e deriva dagli antichi dolmen di gusto megalitico, uno stile che giunge
in Sardegna dal nord Europa al passaggio fra età della pietra ed età del rame,
intorno al 3000 a.C. C’è da osservare, comunque, che già nelle domus de janas,
ben prima di questa data, si osserva la
ricerca ossessiva di portelli di forma
regolare, ben lavorati come merita un luogo di culto.
Come è noto, i nuraghi a corridoio compaiono in Sardegna
intorno alla fine del XVIII a.C., realizzati in promontori e luoghi strategici
ideali per il controllo visivo del territorio, delle vallate, dei corsi d’acqua
e delle vie di transumanza. Nel Bronzo recente queste strutture orizzontali a
bastione sono affiancate da nuovi edifici, più alti, a torre, spesso in zone
meno aspre, favorevoli alla frequentazione di mercanti e ideali come simboli di
prestigio delle comunità che li realizzano. Queste torri sono slanciate e
necessitano di una “idea” di progetto che sagoma le pietre e le posiziona ad “aggetto”,
ossia a formare un angolo che consente di avere una buona tenuta alla base e
una forma che tende al triangolo, sebbene ancora tagliato dall'architrave.
Dobbiamo attendere il Bronzo finale per notare la scomparsa dell’architrave per
ottenere la bellissima forma ogivale che caratterizza gli edifici più recenti.
Nelle immagini ho evidenziato una serie di ingressi per far comprendere meglio
la questione. Anche i corridoi interni dei nuraghi seguono la stessa evoluzione
e nelle tombe di giganti, gli edifici sacri per il culto dei defunti, si
assiste a una variazione della camera funeraria con le pareti che da dolmeniche
diventano via via sempre più tendenti all'ogiva, con la differenza, rispetto ai
nuraghi, che non si conoscono, al momento, tombe di giganti a tholos. Si tratta
di forme a barca rovesciata. E’ da osservare che nel momento di passaggio dai
nuraghi a corridoio a quelli a tholos c’è stato il tentativo di chiusura delle
camere a ogiva, come si vede nel nuraghe Orgono di Ghilarza, con un soffitto a
forma di barca rovesciata che denota la volontà di realizzare un edificio alto
ma l’incapacità di chiuderlo con una cupola circolare. L’ultima nota che vorrei
aggiungere riguarda l’altezza delle torri e, soprattutto, la capacità di
sovrapporle fino a tre piani, tecnica sconosciuta presso gli altri popoli dell’epoca.
Nel caso del nuraghe Arrubiu di Orroli si raggiunsero i 27 metri alla sommità,
senza considerare l’eventuale terrazzo che, al momento, possiamo solo
ipotizzare nella sua bellezza.
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Ciao Pierluigi, ottimo spunto! Gli ingressi ai nuraghi fotografano il processo evolutivo che in Sardegna segnerà il passaggio dal sistema statico pesante del trilite (dolmen), a quello spingente dell'arco a mensola, ovvero quella forma che tende al triangolo negli ingressi e sulla cui tecnologia si fonda la falsa cupola, detta tholos. Ciò determinò una vera e propria rivoluzione culturale, senza la quale la civiltà nuragica non avrebbe potuto innalzare le sue torri e caratterizzarsi in modo così peculiare e straordinario nello scenario storico mondiale. Già questa osservazione ci induce a capire la successione cronologica tra nuraghe a corridoio e a torre. A mio avviso quel processo poté svilupparsi in maniera del tutto autonoma all'interno dell'isola, senza dover necessariamente ricorrere ad apporti esterni, che comunque non possiamo negare a priori data l'entità degli scambi culturali tra genti lontane riscontrati in quell'epoca. Scrivi " triangolo sebbene ancora tagliato dall'architrave", faccio notare che il cosiddetto "architrave" nell'ingresso di forma triangolare non svolge funzione strutturale ma solo decorativa, definendo la caratteristica finestrella. L'architrave nell'arco è un ossimoro, infatti vediamo casi in cui quel elemento risulta spezzato o addirittura asportato, senza pregiudicare la statica del monumento. Ritengo dunque che fosse una forma di abbellimento dell'arco a mensola, una ibridazione stilistica col trilite.
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