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venerdì 18 luglio 2014

Stelle, costellazioni e animali: Quando le orse avevano la coda

Stelle, costellazioni e animali: Quando le orse avevano la coda
di Alberto Majrani


Nelle classiche rappresentazioni del firmamento ci sono sia animali reali, come l'ariete o il leone, che immaginari, come il drago o il capricorno, come viceversa mancano animali importantissimi, pensiamo al gatto, al cinghiale o al cervo. Il cavallo appare come Pegaso, il cavallo alato, mentre il gatto fu proposto senza molto successo solo nel 1799. C'è infine una strana anomalia che riguarda la costellazione dell'Orsa, che come è noto… sono due: l'Orsa Minore,

che è quella vicina al polo nord celeste (una delle sue stelle è la Stella Polare), e l'Orsa Maggiore,
che è una delle costellazioni più evidenti e facilmente riconoscibili, nota fin dalla più remota antichità e chiamata anche con vari altri nomi, come il Grande Carro, l'Aratro, il Mestolo, la Bara e altro ancora. Entrambe le costellazioni sono  costituite da un gruppo di quattro stelle disposte in forma trapezoidale, che costituirebbero il corpo dell'animale, e altre tre stelle quasi allineate che rappresenterebbero la coda.


Il problema è che gli appartenenti alla famiglia zoologica degli Ursidi non hanno la coda! O quantomeno  ne hanno una molto  breve, tanto che già in alcune mitologie antiche le tre stelle della coda sono state trasformate in tre cacciatori che inseguono l'orsa. Una volta credevo che le tre stelle rappresentassero la testa e il collo dell'orsa, solo che poi il cielo stellato ruota nel senso sbagliato e quindi questa povera bestia dovrebbe camminare all'indietro! Con tutti gli animali dotati di coda e quattro zampe, gatti, cani, linci, volpi eccetera, perché mai avrebbero dovuto inventarsi ben due orse con la coda? Non ha molto senso. E quindi magari l'Orsa… non è un'orsa!

Mi sembra già di sentire un coro indignato: "Diavolo di un Majrani, non sei mai contento? Non ti è bastato raccontarci che Ulisse non era Ulisse e che Troia non era Troia, ora ti vuoi mettere pure a ristrutturare l'Universo? Ma chi ti credi di essere!?". Eh, sì, del resto quello di potersi divertire a spaziare liberamente tra varie ipotesi, anche apparentemente astruse, è uno dei (pochi) vantaggi concessi a chi non è costretto ad uniformarsi alle rigide regole dell'ortodossia accademica. Certo, sembra un po' strano, però, se si guarda bene, non c'è apparentemente motivo perché si debba affibbiare una coda ad un'orsa;  un conto è attaccare le ali ad un cavallo, ad indicare un animale particolarmente veloce con doti straordinarie di saltatore, che sembra volare, ma la coda ad un'orsa a cosa potrebbe servire? E poi, perché mai avremmo a che fare con due femmine di  orso, e mai un maschio, visto che non ci sono delle stelle ad indicare dei piccoli orsacchiotti? Io avrei una soluzione possibile del mistero, anche se mi rendo conto che sarà molto difficile trovarne una vera "prova", tenendo presente che abbiamo a che fare con eventi realizzatisi in un tempo estremamente arcaico, forse decine di migliaia di anni fa.
Dunque… in alcuni casi il maschio e la femmina di una stessa specie presentano un notevole dimorfismo sessuale, basta pensare alla variopinta coda del pavone maschio, o alla criniera del leone, tanto che potrebbero essere scambiate a prima vista per specie differenti. Altre volte si verifica una situazione opposta, per cui anche in italiano capita di indicare alcuni animali con il genere femminile e altri con quello maschile: per esempio molti credono che il moscone sia il maschio della mosca, quando invece si tratta di due specie diverse, per quanto somiglianti.
Qualcosa di analogo potrebbe essere avvenuto per la cosiddetta "orsa", che non sarebbe una femmina di orso, ma un animale diverso: esaminando alcune raffigurazioni antiche, l'affinità è notevole con il ghiottone, o volverina (Gulo gulo),

che assomiglia vagamente a un orso di piccola taglia con una lunga coda (in effetti, non è neanche un Urside, ma un Mustelide, come la lontra o il visone). Oltretutto si tratta di un grande camminatore, capace di percorrere lunghi tratti di territorio nelle zone artiche, quindi apparentemente adatto a simboleggiare una costellazione che si muove vorticosamente intorno al polo nord celeste, mentre l'orso è generalmente piuttosto lento e pigro. Purtroppo le raffigurazioni antiche non sono abbastanza "antiche" da convalidare questa ipotesi, però può darsi che qualche nostro antenato, uno dei primi che si sia occupato di astronomia, ma poco esperto di zoologia, abbia voluto vedere in cielo la costellazione del Ghiottone, confondendola con un'Orsa, e che poi il nome e anche la sua rappresentazione grafica si siano perpetuate dalla notte dei tempi fino ai giorni nostri. Come pure può darsi che il mito abbia avuto origine nelle zone artiche, o quantomeno in quelle che un tempo erano le regioni fredde, e che la memoria delle sue caratteristiche si sia persa una volta trasportata in latitudini più meridionali, o in regioni divenute più calde con la fine delle glaciazioni, dove nessuno aveva mai visto un ghiottone. E che quindi il povero ghiottone si sia trasformato in un'orsa con la coda, o con un seguito di tre cacciatori. Attendo con fiducia che nei prossimi millenni qualche fortunato archeologo trovi il reperto giusto per confermare la mia rivoluzionaria tesi.

Immagini da Wikipedia



2 commenti:

  1. Possiamo aggiungere che in alcune lingue nordiche il nome del ghiottone e dell'orso hanno ancor oggi una notevole assonanza.
    Riepilogando, fra tanti animali possibili candidati, il ghiottone è quello che rispetta più condizioni: assomiglia a un orso, ha la coda, ha un nome simile, non è conosciuto nelle regioni a clima mite e quindi è possibile che la sua memoria si sia persa con la fine della glaciazione.

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