di Pierluigi Montalbano
Fra i personaggi rappresentati nelle piccole statuette nuragiche in bronzo abbiamo varie specializzazioni: spadaccini, arcieri, lancieri, portatori d'ascia, portatori di pugnale, e poi ci sono sacerdoti, animali e oggetti d'uso comune come ceste in miniatura, spiedi, carri. Ogni categoria aveva un ruolo particolare nell'arte figurata sarda del I Ferro.
I bronzetti sono stati studiati dal grande archeologo Giovanni Lilliu già dagli anni Quaranta e la sua classificazione distingue il filone geometrico del gruppo Abini-Uta dal filone barbaricino, stilisticamente più elegante, dipendenti da due diversi livelli di committenza: gli aristocratici (la nobiltà guerriera) e il popolo (artigiani, commercianti, produttori).
Ogni descrizione dei bronzetti si basa quasi totalmente a elementi di tradizione locale (veste, calzari, copricapo, armi e oggetti vari come brocchette, anfore, ceste, e le botteghe artigianali sarde, fin dalle origini, attestano l'estrema originalità di questa produzione.
L'interpretazione dei bronzetti guerrieri richiama l'esigenza di ostentare il potere da parte di una committenza locale che spinge per modelli di cultura elevata.
Visti nella loro globalità, i bronzetti mostrano il mutamento nel passaggio dalla astrazione della pietra alla iconografia, minuziosa e precisa, dell'eroe mitico su uno sfondo religioso tradizionale. Il sacerdote-militare nasce all'interno di un’arte metallurgica assai avanzata tecnologicamente e attestata in Sardegna almeno dal Bronzo Finale.
Forse l'aspetto antico dei bronzetti sardi discende dalla familiarità con il bagaglio decorativo e con il gusto da tempo circolanti nell'isola, ma in realtà il problema delle origini è un falso problema perché la prospettiva corretta è quella di valutare la formazione di una società tecnicamente avanzata e strutturalmente complessa nel momento in cui compie la scelta politica e ideologica di autorappresentarsi in piccole sculture in bronzo.
Ritengo legittimo affermare che le botteghe si avvalessero della presenza e della conoscenza di artigiani stranieri, a riprova del grado di articolazione della società sarda dell'epoca. I gruppi sociali committenti della bronzistica si riconoscono nella tematica eroica, principesca e sacerdotale della gestione del rituale. La società sarda approda allo stile di vita delle grandi famiglie aristocratiche presenti anche al di fuori dell’isola, etruschi in testa.
Le caratteristiche riscontrate accomunano quest’ultima serie sarda alla produzione etrusco-italica, proveniente da santuari e stipi votive. Il predominio iconografico dell’orante-offerente, abbinato a un mutamento di culto rivolto al miracolo, suggeriscono anche per i sardi l’allineamento al fenomeno che risulta generalizzato fuori dall’isola intorno V a.C. riferito all'esplosione della religiosità popolare che orienta il culto in senso sanatorio.
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