di Saverio G. Malatesta
giovedì 24 luglio 2014
Göbekli Tepe. Scoperta la più antica raffigurazione erotica maschile.
Göbekli Tepe. Scoperta la più antica raffigurazione erotica
maschile.
di Saverio G. Malatesta
di Saverio G. Malatesta
Desta curiosità la notizia del
rinvenimento di quella che sembrerebbe essere la raffigurazione di un uomo
nudo, colto nel momento della piena erezione: se così fosse, si tratterebbe
della più arcaica rappresentazione erotica maschile. La scoperta è avvenuta nel
famoso sito turco di Göbekli Tepe, nei pressi del confine con la Siria,
all’interno di quello che viene ritenuta la struttura templare in pietra più
antica al mondo, databile intorno al XII Millennio a.C., ben 7000 anni prima
dell’erezione delle Grandi Piramidi in Egitto.
Prescindendo dalle
interpretazioni di carattere fanta-archeologico, che vedrebbero la località,
frequentata per circa cinque secoli prima di essere misteriosamente interrata,
all’origine – o controprova – del mito del giardino dell’Eden, si tratta
comunque si un’area archeologica straordinaria: il complesso, infatti, si
compone di una collina artificiale delimitata da grezzi muri a secco e di
quattro grandiosi recinti circolari, delimitati da imponenti monoliti dal peso
di circa dieci tonnellate l’uno, riccamente decorati con svariate specie
animali in bassorilievo, oltre che con motivi geometrici; sono state rinvenute
inoltre alcune statue in argilla, molto rovinate, raffiguranti forse una volpe
o un cinghiale. Grazie alle analisi paleobiologiche, si è potuto ricostruire
l’ambiente che permise a gruppi di uomini di abbandonare il nomadismo e di
insediarsi stabilmente in un luogo: solo un’organizzazione stabile, o in via di
stabilizzazione, poteva concepire un progetto tanto monumentale e protrarlo per
diverse generazioni, sebbene non siano stati rinvenuti (per il momento) resti
di abitazioni o animali domestici.
Al posto dell’attuale deserto,
querce, ginepri e mandorle, oltre ad animali selvatici, di cui si sono
rinvenuti i resti negli strati più antichi dello scavo, accanto agli strumenti
utilizzati per cacciarli ed utilizzarne al meglio carne, ossa, pelli; semi di
piante selvatiche e tracce di legno carbonizzato indicano che, già prima della
costruzione del santuario, il luogo doveva essere frequentato con una certa
regolarità. Forse la sedentarizzazione, e di conseguenza l’agricoltura, ebbe il
suo primo, fondamentale impulso proprio qui. In attesa di nuove scoperte,
intanto, qual era lo scopo di tanti immani sforzi? Propiziarsi le divinità
della caccia (ma i bassorilievi delle formiche e gli scorpioni, allora)? Una
celebrazione cosmica delle ricchezze che la natura offriva? Riti sciamanici?
Cerimonie legate alla fertilità? Culti apotropaici? La scoperta della
raffigurazione maschile potrebbe servire a rispondere ad alcune domande.
Jens Notroff, portavoce del
Deutsches Archäologisches Institut, l’ente che sta curando gli scavi nella
zona, ha affermato che l’immagine è “senza dubbio di un uomo con un pene in
erezione”. Figure di nudi femminili così antiche erano già conosciute, questa
sarebbe quindi la prima riguardante un maschio: la caratterizzazione fallica
indicherebbe fertilità, dunque prosperità ed abbondanza, come si riscontra
esplicitamente nella cultura greca e romana, ma con una piccola differenza.
L’uomo del bassorilievo, infatti, è privo del capo. “La testa dell’uomo risulta
mancante – continua Notroff – Essa era vista come sede dell’anima, dunque
un’immagine che ne è priva vuol rappresentare che egli è morto e trapassato
nell’aldilà”. A questo vanno ad aggiungersi le figure di contorno – più grandi
di quella maschile – un volatile ed uno scorpione, in linea con un inusuale
disco, forse il sole. Comprenderne il senso, dunque, diviene ancora più
difficoltoso.
Klaus Schmidt, direttore della
missione tedesca, illustra epigraficamente quale sia l’insormontabile problema
che deve affrontare chi cerca di gettare luce su un apparato iconografico così
remoto: “Questa era un’epoca in cui la scrittura non esisteva, quindi i nomi
non potevano essere trascritti”, e dunque tramandati attraverso i millenni.
Basti pensare all’Egitto: senza geroglifici, non sapremmo che quello che le
fonti classiche ci dicono di loro, ed è ben poco. Ma, senza Stele di Rosetta,
anche la scrittura geroglifica risulterebbe del tutto inutile. Non basta,
infatti, il segno: bisogna anche interpretarlo. “Ad essere onesti – spiega
Notroff – stiamo ancora cercando di capire il senso delle immagini: vediamo le
figure, ma non ne comprendiamo il significato. È come se si scavasse una chiesa
cristiana ritrovando la croce e tutti gli altri simboli, senza alcun indizio su
cosa essi significhino. Sappiamo che queste immagini hanno valenza religiosa,
ma di tutto il resto non abbiamo alcuna idea”. Dunque il dubbio rimane, e
forte, a meno che non intervengano altre insospettabili scoperte a gettare
nuova luce, qui a Göbekli Tepe, santuario di oltre tredicimila anni fa.
Foto di apertura: particolare
della stele raffigurante un uomo nudo, nell’angolo in basso a destra.
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