lunedì 19 maggio 2014
Archeologia. Israele: scoperta una cittadella fortificata nei pressi di Haifa costruita con strutture simili ai nuraghi.
Archeologia. Israele: scoperta una cittadella fortificata nei pressi di Haifa costruita con strutture simili ai nuraghi.
di Lorenzo Cremonesi
A distanza di 17 anni, l'articolo che segue, pubblicato sul Corriere della sera nel 1997, è più che mai attuale. Gli archeologi Ugas e Zertal, delle Università di Cagliari e Haifa, aprirono una strada innovativa nell'interpretazione della storia della Sardegna nuragica. I due studiosi notarono per la prima volta che la cultura sarda si sarebbe sviluppata in modo indipendente sull'isola sin dal neolitico e l'età del Rame, per poi espandersi verso le coste orientali del Mediterraneo. (Nota di Pierluigi Montalbano)
Occorre andare in Israele per scoprire qualche tassello sulla storia della Sardegna antica. Perchè sulle colline del Carmelo e lungo i fianchi della vallata di Wadi Ara, la via di comunicazione tra la piana costiera presso Haifa e la depressione del lago di Tiberiade, è stata trovata una città fatta di strutture simili ai nuraghi. Grandi muraglioni spessi e rotondi, con stretti corridoi interni e i soffitti a volta: torri a igloo, li definiscono gli studiosi israeliani. Inoltre terracotta uguale a quella rinvenuta a Nuoro o Sassari e due concezioni identiche dei sistemi di difesa militare per il periodo che va dal XIV al XII a.C. I più ben conservati sono gli edifici di El-Ahwat, che non a caso in arabo significa muro. Il sito è stato scoperto e valorizzato grazie alla collaborazione di Giovanni Ugas, docente di archeologia all'Università di Cagliari, e Adam Zertal, suo collega a quella di Haifa.
"Per vie completamente diverse e senza sapere delle ricerche uno dell'altro circa due anni fa abbiamo scoperto di essere giunti alle stesse conclusioni, cioè che gli antichi sardi erano una delle componenti dei "popoli del mare", precisamente gli Shardana, una popolazione di guerrieri citata con rispetto dai geroglifici egiziani del periodo faraonico di cui si sa tuttora molto poco", spiega Zertal.
In agosto si è svolta un’approfondita campagna di scavi a El - Ahwat con la partecipazione di una quarantina di archeologi e studenti sardi. E proprio in questi giorni è stato organizzato un convegno ad Haifa per esporre i risultati. Titolo dell'incontro: "I legami tra Mediterraneo occidentale e orientale alla fine dell'età del Bronzo e l'inizio di quella del Ferro".
Sembrerebbe il classico simposio tra specialisti su di un tema ultra - specifico. Ma lo guida una tesi estremamente interessante anche per i non addetti ai lavori: quello sardo è un raro caso di civiltà preromana che non si espande dall'est verso ovest, bensì in senso opposto. Zertal parla di "rivoluzione copernicana della cultura nuragica". A detta di Ugas si tratta di un fenomeno "estremamente atipico per quel periodo, destinato a rafforzare l'ipotesi delle origini antichissime e autoctone della civilizzazione sarda".
Dunque gli architetti dei nuraghi non avrebbero copiato da nessuno. La loro cultura si sarebbe invece sviluppata in modo indipendente sull'isola sin dal neolitico e l'età del Rame, per poi espandersi verso le coste orientali del Mediterraneo.
"Troviamo esempi di terracotta nuragica in Sicilia, Creta, lungo il Peloponneso, a Micene e in Anatolia. Ma questo in Israele è probabilmente il sito più ricco e meglio preservato", aggiunge Ugas. I sardi ci arrivarono via mare e a piedi dalla Turchia. Decisero di insediarsi a pochi chilometri dalla costa. Li accompagnava la fama di ottimi guerrieri. "Gli egiziani li temevano e ammiravano allo stesso tempo. Sono loro gli unici a darci delle testimonianze scritte. Perchè la civiltà dei nuraghi non conosceva l'alfabeto. I faraoni li impiegavano come guardie del corpo. Ma erano bravissimi soprattutto nel costruire cittadelle fortificate", spiega Zertal.
Un geroglifico conservato al Cairo racconta che avevano un tipico elmo con due corna quando furono mercenari di Rib - Adi, principe di Biblos, e poi servirono tra le truppe scelte del faraone Ramesse II durante la battaglia di Kadesh. Ma in seguito alcuni di loro passarono al nemico e si allearono alla coalizione antiegiziana che sconfisse Ramesse III. In quello stesso periodo si insediano per circa sessant'anni in terra di Cana. Quanti furono a El - Ahwat? "Pochi, non più di un migliaio", rispondono gli archeologi. Ma abbastanza per costruire una cittadella difficile da assediare. "E' il periodo dei Giudici raccontato nella Bibbia, della storia di Mosè con la fuga degli ebrei dall'Egitto. Sono convinto che le tribù di Israele si scontrarono con i nuovi arrivati dalla Sardegna", dice Zertal. Non è invece chiaro cosa li indusse ad abbandonare il posto: non ci sono segni di incendio o distruzioni causate da una battaglia. Una risposta arriverà forse dalla campagna di scavi dell'anno prossimo.
Fonte: Corriere della Sera dell’ 11 dicembre 1997
Immagini da wikipedia
di Lorenzo Cremonesi
A distanza di 17 anni, l'articolo che segue, pubblicato sul Corriere della sera nel 1997, è più che mai attuale. Gli archeologi Ugas e Zertal, delle Università di Cagliari e Haifa, aprirono una strada innovativa nell'interpretazione della storia della Sardegna nuragica. I due studiosi notarono per la prima volta che la cultura sarda si sarebbe sviluppata in modo indipendente sull'isola sin dal neolitico e l'età del Rame, per poi espandersi verso le coste orientali del Mediterraneo. (Nota di Pierluigi Montalbano)
Occorre andare in Israele per scoprire qualche tassello sulla storia della Sardegna antica. Perchè sulle colline del Carmelo e lungo i fianchi della vallata di Wadi Ara, la via di comunicazione tra la piana costiera presso Haifa e la depressione del lago di Tiberiade, è stata trovata una città fatta di strutture simili ai nuraghi. Grandi muraglioni spessi e rotondi, con stretti corridoi interni e i soffitti a volta: torri a igloo, li definiscono gli studiosi israeliani. Inoltre terracotta uguale a quella rinvenuta a Nuoro o Sassari e due concezioni identiche dei sistemi di difesa militare per il periodo che va dal XIV al XII a.C. I più ben conservati sono gli edifici di El-Ahwat, che non a caso in arabo significa muro. Il sito è stato scoperto e valorizzato grazie alla collaborazione di Giovanni Ugas, docente di archeologia all'Università di Cagliari, e Adam Zertal, suo collega a quella di Haifa.
"Per vie completamente diverse e senza sapere delle ricerche uno dell'altro circa due anni fa abbiamo scoperto di essere giunti alle stesse conclusioni, cioè che gli antichi sardi erano una delle componenti dei "popoli del mare", precisamente gli Shardana, una popolazione di guerrieri citata con rispetto dai geroglifici egiziani del periodo faraonico di cui si sa tuttora molto poco", spiega Zertal.
In agosto si è svolta un’approfondita campagna di scavi a El - Ahwat con la partecipazione di una quarantina di archeologi e studenti sardi. E proprio in questi giorni è stato organizzato un convegno ad Haifa per esporre i risultati. Titolo dell'incontro: "I legami tra Mediterraneo occidentale e orientale alla fine dell'età del Bronzo e l'inizio di quella del Ferro".
Sembrerebbe il classico simposio tra specialisti su di un tema ultra - specifico. Ma lo guida una tesi estremamente interessante anche per i non addetti ai lavori: quello sardo è un raro caso di civiltà preromana che non si espande dall'est verso ovest, bensì in senso opposto. Zertal parla di "rivoluzione copernicana della cultura nuragica". A detta di Ugas si tratta di un fenomeno "estremamente atipico per quel periodo, destinato a rafforzare l'ipotesi delle origini antichissime e autoctone della civilizzazione sarda".
Dunque gli architetti dei nuraghi non avrebbero copiato da nessuno. La loro cultura si sarebbe invece sviluppata in modo indipendente sull'isola sin dal neolitico e l'età del Rame, per poi espandersi verso le coste orientali del Mediterraneo.
"Troviamo esempi di terracotta nuragica in Sicilia, Creta, lungo il Peloponneso, a Micene e in Anatolia. Ma questo in Israele è probabilmente il sito più ricco e meglio preservato", aggiunge Ugas. I sardi ci arrivarono via mare e a piedi dalla Turchia. Decisero di insediarsi a pochi chilometri dalla costa. Li accompagnava la fama di ottimi guerrieri. "Gli egiziani li temevano e ammiravano allo stesso tempo. Sono loro gli unici a darci delle testimonianze scritte. Perchè la civiltà dei nuraghi non conosceva l'alfabeto. I faraoni li impiegavano come guardie del corpo. Ma erano bravissimi soprattutto nel costruire cittadelle fortificate", spiega Zertal.
Un geroglifico conservato al Cairo racconta che avevano un tipico elmo con due corna quando furono mercenari di Rib - Adi, principe di Biblos, e poi servirono tra le truppe scelte del faraone Ramesse II durante la battaglia di Kadesh. Ma in seguito alcuni di loro passarono al nemico e si allearono alla coalizione antiegiziana che sconfisse Ramesse III. In quello stesso periodo si insediano per circa sessant'anni in terra di Cana. Quanti furono a El - Ahwat? "Pochi, non più di un migliaio", rispondono gli archeologi. Ma abbastanza per costruire una cittadella difficile da assediare. "E' il periodo dei Giudici raccontato nella Bibbia, della storia di Mosè con la fuga degli ebrei dall'Egitto. Sono convinto che le tribù di Israele si scontrarono con i nuovi arrivati dalla Sardegna", dice Zertal. Non è invece chiaro cosa li indusse ad abbandonare il posto: non ci sono segni di incendio o distruzioni causate da una battaglia. Una risposta arriverà forse dalla campagna di scavi dell'anno prossimo.
Fonte: Corriere della Sera dell’ 11 dicembre 1997
Immagini da wikipedia
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Conoscendo le strutture edilizie e le tecniche di costruzione, questo articolo non ha senso. Come potrebbe mai spiegarsi che i Nuragici - abilissimi costruttori di nuraghi per antonomasia, in casa propria, durante il Bronzo Medio - siano diventati perfetti asini e si siano dimenticate le PROPRIE tecniche costruttive (invece semmai di affinarle!!!) nel Ferro, in Oriente?
RispondiEliminaSi dia pure la colpa al Corriere della Sera, ma la teoria di Adam Zertal è rifiutata completamente come ihnobile dai colleghi archeologi e del signor Ugas - veramente - non so proprio che cosa dire...
Non sempre lo scorrere del tempo implica un miglioramento delle tecniche costruttive, costruisci oggi un nuraghe in Sardegna e poi ne parliamo ;-)
RispondiEliminaRispondo brevemente dal cellulare (quindi non sono anonimo) ma mercoledì pubblicherò un lungo articolo sulla questione. Una cittadella fortificata rapidamente richiede velocità di esecuzione e non estetica o raffinatezza. La tecnica di costruzione di un edificio destinato alla guerra è proprio quella che Ugas e Zertal hanno individuato e scavato. La funzione è militare e non religiosa o civile...pertanto chi pensò e realizzò queste strutture sapeva bene ciò che serviva. (P.Montalbano ).
RispondiEliminaSimon: oggi non si costruisce più 'a secco' e 'a sacco': il tuo paragone è improponibile.
RispondiEliminaMontalbano: le grandi muraglie sarde (molto più antiche dei nuraghi) bastano a mettere fuori gioco la tua difesa d'ufficio; quindi risparmia i lunghi articoli. E soprattutto risparmia un altro sproloquio sulla funzione militare e religiosa: I Sardi non andarono in Oriente dalla Sardegna. E i Sherden - chiunque essi fossero - non andarono mai in Sardegna, ma restarono in Egitto e s'integrarono...
Basta falsificare la storia.
Simon: le tecniche costruttive sono migliorate. Il tuo intervento è cuori bersaglio: vai pure a costruire un igloo.
RispondiEliminaMontalbano: Le grandi muraglie sarde, che tra l'altro sono molto precedenti ai nuraghi, bastano a zittire qualsiasi altra obiezione. Risparmiaci il pistolotto sulle funzioni, argomento ormai stucchevole che non c'entra nulla con questo. Come non c'entra la storiella della rapidità d'obbligo (inventata di sana pianta per motivi strumentali a questa tesi?).
Zertal e Ugas hanno formulato ipotesi fantasiose, ognuna delle quali è stata rifiutata da tutti.
Occorre dire altro?
Occorre dire che l'archeologia parla chiaro, e quella cittadella è un presidio militare del Bronzo Finale, come attestano le ceramiche, le strutture, la posizione e le circostanze descritte dalle fonti letterarie per quel periodo.
RispondiEliminaNon giochiamo su vocaboli e termini delle definizioni temporali: Che epoca è - esattamente - il 'Bronzo Finale' nel Medio Oriente?
RispondiEliminaCome mai i PRESUNTI Sherden di Al Ahwat non sanno costruire secondo i PROPRI famosissimi canoni?
Come mai qui si dà per 'ancora attuale' un articolo di giornale (non di rivista scientifica!) che riferisce teorie defunte?
Come mai non scriviamo nome e cognome? Come mai si commenta se non si sa inquadrare il Bronzo Finale nel Vicino Oriente? Come mai non si capisce perché quell'articolo è importante proprio perché è datato 1997? Quale sarebbe il canone costruttivo di quei militari, e perché dovrebbe essere famosissimo? Raccontaci...così provi a convincerci.
RispondiEliminaCome regola di bazzica, tutte le date del vicino Oriente sono piuttosto anticipate, rispetto all' Occcidente: ad esempio, il 'Bronzo' è iniziato prima, in Oriente che non in Occidente (esistono persino alcune lande - vedi l'inghilterra - nelle quali virtualmente il 'Bronzo' è stato quasi 'saltato' del tutto come fase e si è passati quasi per incanto al Ferro: prova ad infarinarti di qualche nozione al riguardo).
RispondiEliminaPertanto, dire "Bronzo Finale del Vicino Oriente" significa essere tremendamente vicini all'epoca in cui in Sardegna, ancora si costruivano i nuraghi e tale tecnica costruttiva non poteva essere dimenticata (come il nostro amico costruttore di igloo non può ignorare).
Questa datazione di El Ahwat - che non credo sia corretta tra l'altro - rende ancora più impossibile (non solo improbabile, impossibile!) che Al Ahwat sia stata edificata da gente della Sardegna.
Scrivere (o ri-scrivere) queste cose oggi significa volere fortemente perdere tempo in tesi che sono state ripudiate da tutti gli studiosi della materia (Storia, Archeologia).
Non sono io che devo convincere te: sei tu che devi convincere noi.
E menarla lunga con i motivi religiosi e quelli militari è solo reazione di seppia, solo per confondere: piantala. Chi sa costruire sa costruire, chi non lo sa, non lo sa e basta.
Non vedo perché una fesseria datata 1997 debba essere tenuta in considerazione in rapporto alla sua data: è una fesseria che per un po' è stata tenuta in qualche considerazione e che presto è stata superata e (per fortuna!) anche dimenticata. Perché ritirarla fuori? Per nostalgia?
Leggerai domani, se ne hai voglia e tempo. Per quanto riguarda convincere qualcuno sei proprio fuori strada: dopo tutte le sciocchezze che ho sentito dire da vari studiosi negli ultimi 20 anni (regolarmente smentite a ogni nuovo scavo) è quantomeno ingenuo affermare che una proposta che non è stata discussa ne affrontata in commissioni scientifiche composte da specialisti sia da dimenticare. La strada è ancora molto lunga e gli studi di Ugas e Zertal sono ancora attualissimi. Se non è una cittadella militare fortificata...che cosa è?
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