giovedì 22 maggio 2014
Archeologia della Sardegna. Scoperto a Tortolì il tesoretto di un mercato nuragico
Scoperto a Tortolì il tesoretto di un mercato nuragico
di Pierluigi Montalbano
Uno staff di archeologi della soprintendenza di Nuoro ha anticipato i tombaroli mettendo in salvo ben 19 asce in bronzo a margini rialzati, risalenti a 3500 anni fa e affidandole in custodia alla Guardia di Finanza.
Sono riemerse da un passato millenario per raccontare un altro capitolo della storia ogliastrina. Sono state portate alla luce nell'insediamento di San Salvatore, un sito archeologico che domina la costa di Tortolì. Le asce, un tesoretto che testimonia un florido periodo della civiltà nuragica, hanno poi preso la strada della Sovrintendenza dei beni archeologici di Nuoro. Al momento dello scavo erano disposte ordinatamente a incastro alternato.
Il clamoroso rinvenimento risale a tempo addietro ma tutto è stato accuratamente nascosto proprio per evitare che i tombaroli saccheggiassero il sito prima del completamento degli scavi. La notizia è rimasta talmente segreta che del rinvenimento dei reperti non è stata informata neanche l'amministrazione comunale della cittadina.
Il rinvenimento è stato effettuato dall'equipe che si occupa di un progetto che punta alla valorizzazione del patrimonio archeologico ogliastrino, e coinvolge i comuni di Villagrande (con S'Arcu e is Forros) e di Lanusei (con il parco Selene).
Il sito di S'ortali e su Monte comprende un nuraghe monotorre con antemurale e un villaggio. Fu frequentato fin da epoca antichissima poiché presenta nel raggio di pochi km anche tre menhir, le pietre sacre dedicate alle divinità neolitiche, e una tomba di giganti, il santuario consacrato ai defunti che anticipa di qualche secolo la costruzione dei primi nuraghi a corridoio. L’edificio tombale è formato da un’esedra in lastroni ortostatici, con al centro una stele centinata, e da una camera ancora integra edificata con grossi blocchi granitici. La tomba di giganti si protende verso il mare in una posizione rilevata che ne accentua la monumentalità e ne esalta la valenza sacra.
In passato questo sito ha riservato altre, interessanti scoperte. Uno scavo dei primi anni Novanta ha permesso di riportare alla luce numerose capanne all'esterno dell'antemurale e alcune strutture che si addossano alla cinta muraria. Fra queste c’è un granaio, costituito da un piano rettangolare sopraelevato in cui furono sistemati una serie di silos. Negli spazi adiacenti, attorno alla torre Nord, è attestata la pratica della conservazione, lavorazione e stoccaggio del grano e dei cereali anche dopo la lavorazione. Furono portati alla luce, infatti, numerosi ziri frammentati, macine, pestelli e trituratori in pietra. Lo scavo ha consentito di evidenziare diverse fasi edilizie, a partire dal Bronzo Medio (XVI a.C.) e fino al Primo Ferro (IX a.C.). Alle due fasi iniziali risalgono il nuraghe e il primo impianto del villaggio, mentre nella terza fase, che vide anche la modifica dell’assetto globale dell’insediamento, fu costruito il granaio e furono
ristrutturati diversi vani in funzione del mercato che ospitava gli addetti all’intermediazione delle merci. Dovrebbe trattarsi di proprio di un emporio in quanto nelle due capanne circolari, con al centro i consueti focolari, è stata riscontrata la presenza di utensili per la lavorazione e conservazione di granaglie, e sempre nell'area sono stati riportati alla luce nove silos per la conservazione di derrate alimentari. Un vero e proprio mercato destinato alla redistribuzione del surplus e agli scambi fra comunità nuragiche visto che il rinvenimento dei numerosi resti di granaglie testimonia un accumulo di risorse tipico degli snodi commerciali. Questo importante ritrovamento costituisce una prova inequivocabile che il bronzo era tesaurizzato allo scopo di fungere da moneta di scambio, pur se poteva essere utilizzato anche come utensile e arma. D’altro canto i mercati dovevano pur essere protetti in qualche modo, e il complesso che si trova a due passi dalla spiaggia di Orrì era certamente frequentato, oltre che dai ricchi mercanti mediterranei, anche da gente senza scrupoli che metteva in difficoltà le attività tradizionali con azioni piratesche o bardane che richiedevano, da parte dei locali, una difesa armata delle risorse.
In questi giorni alcuni reperti trovati nel sito sono in mostra a Cagliari nell’ambito della mostra l’Isola delle Torri dedicata a Giovanni Lilliu.
di Pierluigi Montalbano
Uno staff di archeologi della soprintendenza di Nuoro ha anticipato i tombaroli mettendo in salvo ben 19 asce in bronzo a margini rialzati, risalenti a 3500 anni fa e affidandole in custodia alla Guardia di Finanza.
Sono riemerse da un passato millenario per raccontare un altro capitolo della storia ogliastrina. Sono state portate alla luce nell'insediamento di San Salvatore, un sito archeologico che domina la costa di Tortolì. Le asce, un tesoretto che testimonia un florido periodo della civiltà nuragica, hanno poi preso la strada della Sovrintendenza dei beni archeologici di Nuoro. Al momento dello scavo erano disposte ordinatamente a incastro alternato.
Il clamoroso rinvenimento risale a tempo addietro ma tutto è stato accuratamente nascosto proprio per evitare che i tombaroli saccheggiassero il sito prima del completamento degli scavi. La notizia è rimasta talmente segreta che del rinvenimento dei reperti non è stata informata neanche l'amministrazione comunale della cittadina.
Il rinvenimento è stato effettuato dall'equipe che si occupa di un progetto che punta alla valorizzazione del patrimonio archeologico ogliastrino, e coinvolge i comuni di Villagrande (con S'Arcu e is Forros) e di Lanusei (con il parco Selene).
Il sito di S'ortali e su Monte comprende un nuraghe monotorre con antemurale e un villaggio. Fu frequentato fin da epoca antichissima poiché presenta nel raggio di pochi km anche tre menhir, le pietre sacre dedicate alle divinità neolitiche, e una tomba di giganti, il santuario consacrato ai defunti che anticipa di qualche secolo la costruzione dei primi nuraghi a corridoio. L’edificio tombale è formato da un’esedra in lastroni ortostatici, con al centro una stele centinata, e da una camera ancora integra edificata con grossi blocchi granitici. La tomba di giganti si protende verso il mare in una posizione rilevata che ne accentua la monumentalità e ne esalta la valenza sacra.
In passato questo sito ha riservato altre, interessanti scoperte. Uno scavo dei primi anni Novanta ha permesso di riportare alla luce numerose capanne all'esterno dell'antemurale e alcune strutture che si addossano alla cinta muraria. Fra queste c’è un granaio, costituito da un piano rettangolare sopraelevato in cui furono sistemati una serie di silos. Negli spazi adiacenti, attorno alla torre Nord, è attestata la pratica della conservazione, lavorazione e stoccaggio del grano e dei cereali anche dopo la lavorazione. Furono portati alla luce, infatti, numerosi ziri frammentati, macine, pestelli e trituratori in pietra. Lo scavo ha consentito di evidenziare diverse fasi edilizie, a partire dal Bronzo Medio (XVI a.C.) e fino al Primo Ferro (IX a.C.). Alle due fasi iniziali risalgono il nuraghe e il primo impianto del villaggio, mentre nella terza fase, che vide anche la modifica dell’assetto globale dell’insediamento, fu costruito il granaio e furono
ristrutturati diversi vani in funzione del mercato che ospitava gli addetti all’intermediazione delle merci. Dovrebbe trattarsi di proprio di un emporio in quanto nelle due capanne circolari, con al centro i consueti focolari, è stata riscontrata la presenza di utensili per la lavorazione e conservazione di granaglie, e sempre nell'area sono stati riportati alla luce nove silos per la conservazione di derrate alimentari. Un vero e proprio mercato destinato alla redistribuzione del surplus e agli scambi fra comunità nuragiche visto che il rinvenimento dei numerosi resti di granaglie testimonia un accumulo di risorse tipico degli snodi commerciali. Questo importante ritrovamento costituisce una prova inequivocabile che il bronzo era tesaurizzato allo scopo di fungere da moneta di scambio, pur se poteva essere utilizzato anche come utensile e arma. D’altro canto i mercati dovevano pur essere protetti in qualche modo, e il complesso che si trova a due passi dalla spiaggia di Orrì era certamente frequentato, oltre che dai ricchi mercanti mediterranei, anche da gente senza scrupoli che metteva in difficoltà le attività tradizionali con azioni piratesche o bardane che richiedevano, da parte dei locali, una difesa armata delle risorse.
In questi giorni alcuni reperti trovati nel sito sono in mostra a Cagliari nell’ambito della mostra l’Isola delle Torri dedicata a Giovanni Lilliu.
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