martedì 4 febbraio 2014
I Sardi Nuragici e Sibari della Magna Grecia
I Sardi Nuragici e Sibari della Magna Grecia
di Massimo Pittau
Nel 1960 ad Olimpia, sede del famoso santuario greco di Zeus Olimpio e degli altrettanto famosi “Giochi Olimpici”, è stata trovata una targhetta in bronzo, che è stata subito definita un «documento di straordinario interesse per la storia antica» in generale - e io aggiungo anche «per la storia della Sardegna antica» in particolare -. Questa targhetta porta scritto, in dialetto dorico e alfabeto acheo, i termini essenziali di un trattato di amicizia perpetua fra due potenze: Sibari coi suoi alleati da una parte ed i Serdáioi, cioè i Sardi dall'altra:
«Si sono accordati i Sibariti con gli alleati ed i Serdáioi per una perpetua amicizia fidata e senza inganno. Garanti Zeus ed Apollo e gli altri Dèi e la città di Posidonia»(fig. 12).
È subito da precisare che per la identità dei Serdáioi coi Sardi non costituisce vera difficoltà la differenza delle vocali della prima sillaba perché in Sardegna sono attestati anche i toponimi Serdis e Serdiana\1\.
Facevano da garanti del trattato Zeus, Apollo e gli altri dèi e inoltre la città di Posidonia (greco Poseidonía, lat. Paestum, ma attraverso l’etrusco; LIOE 103), la quale, situata sulla costa tirrenica della Lucania, in effetti risultava quasi a metà strada fra Sibari e la Sardegna\2\. Inoltre è da precisare che i Sibariti raggiungevano questo mare, non circumnavigando la Calabria e attraversando lo stretto di Messina, bensì attraversando per terra la prima stretta della Calabria, fino ai loro porti succursali di Lao e di Scidro sulla costa tirrenica\3\. Il grande interesse che Sibari, la più grande città della Magna Grecia, mostrava di avere per il patto coi Serdáioi/Sardi (come indica il fatto che al trattato parteciparono anche i suoi “alleati”) derivava dal motivo che Sibari aveva assoluta necessità di venire a un accordo coi Sardi Nuragici, che nel Mare Tirreno avevano un predominio quasi assoluto, come dimostra il fatto, già su ricordato, che questo mare praticamente significava “Mare Nuragico”.
Questo trattato di amicizia fra i Sibariti da una parte e i Serdáioi o Sardi dall'altra probabilmente risale agli anni 540/533 a. C. e comunque è di certo precedente al 510 a. C., anno in cui Sibari registrò la fine della sua potenza a causa di una grave sconfitta subita da parte della sua rivale Crotone. Esso dimostra in maniera chiara e certa che effettivamente i Sardi Nuragici erano i padroni quasi assoluti del Mar Tirreno; tanto è vero che si era vista costretta a venire a patti con loro, per poter commerciare in quel mare, nientemeno Sibari, che all'inizio era la più ricca e potente colonia greca della Magna Grecia.
Due motivazione essenziali possono essere state al fondo di quel trattato: I) I Sardi Nuragici avevano conseguito una grande vittoria sulla potente Cartagine, nella prima spedizione comandata da Malco, attorno agli anni 539/534, e ciò avrà dato ad essi un grande prestigio, tanto da spingere i Sibariti a cercarne l'amicizia e l'alleanza, sia per poter trafficare con sicurezza nel Mare Tirreno, sia per potersi opporre più efficacemente all'espansionismo marittimo e commerciale dei Cartaginesi; II) Il trattato sardo-sibarita può essere stato stipulato con l'intento di contrapporsi all'alleanza stipulata dai Cartaginesi con la città etrusca di Caere, alleanza che aveva portato attorno agli anni 540/535 a. C. alla «battaglia del Mare Sardo» e alla cacciata dei Greci dalla colonia focea di Alalia nella Corsica.
Con notevole verosimiglianza, dunque, si intravede che l'asse politico e militare tra Sibari e i Sardi Nuragici sarà stato stabilito anche con l'intento di opporsi all'asse politico e militare che esisteva fra l'etrusca Caere e Cartagine. Ormai esisteva dunque una "duplice alleanza" ceretano-cartaginese che andava dal Nord al Sud del bacino centrale del Mediterraneo, alla quale si opponeva una "duplice intesa" sardo-sibarita che andava dall'Ovest all'Est di quello stesso bacino (fig. 13).
La circostanza per cui i Tirreni Etruschi di Caere ed i Tirreni Nuragici della Sardegna risultavano schierati in due differenti e opposte coalizioni non trovava alcuna difficoltà e opposizione: i due differenti tronconi della medesima etnia lidio-tirrenica avevano ormai intrapreso e seguito vie politiche e culturali molto differenti e pure contrastanti fra loro.
Note
\1\ Serdis è attestato due volte: nel territorio di Escovedu e in quello di Uras (OR).
\2\ Cfr. Guarducci M., Epigrafia Greca, Roma 1969, vol. II, pagg. 541-543, fig. 169; Kunze E., in «VII Bericht über die Ausgrabungen in Olympia», gennaio 1962, pgg. 207-210, tav. 86, 2; Zancani Montuoro P., in «Rendiconti Accademia Lincei», serie VIII, vol. XVII (1962) pgg. 11-18; Pugliese Carratelli G., in «Studi Etruschi», XXXIII (1965), 226, e nell'«Almanacco Calabrese», Roma, 1969, pgg. 48-51; Pallottino M., Introduzione all'archeologia sarda, in Autori Vari, Sardegna, Electa Editrice, Milano, senza data, pg. 40; Nicosia F., La Sardegna nel mondo classico, in Ichnussa cit., pg. 474.
\3\ Cfr. Bérard J., La Magna Grecia cit., pg. 150. ***
***Estratto dall'opera di Massimo Pittau, Il dominio sui mari dei Popoli Tirreni (Sardi-Nuragici Pelasgi Etruschi), e-book pubblicato dalla Ipazia e-Books (Amazon) 2013.
Nell'immagine, un bronzetto trovato a Santa Vittoria di Serri, esposto al Museo Archeologico di Cagliari
di Massimo Pittau
Nel 1960 ad Olimpia, sede del famoso santuario greco di Zeus Olimpio e degli altrettanto famosi “Giochi Olimpici”, è stata trovata una targhetta in bronzo, che è stata subito definita un «documento di straordinario interesse per la storia antica» in generale - e io aggiungo anche «per la storia della Sardegna antica» in particolare -. Questa targhetta porta scritto, in dialetto dorico e alfabeto acheo, i termini essenziali di un trattato di amicizia perpetua fra due potenze: Sibari coi suoi alleati da una parte ed i Serdáioi, cioè i Sardi dall'altra:
«Si sono accordati i Sibariti con gli alleati ed i Serdáioi per una perpetua amicizia fidata e senza inganno. Garanti Zeus ed Apollo e gli altri Dèi e la città di Posidonia»(fig. 12).
È subito da precisare che per la identità dei Serdáioi coi Sardi non costituisce vera difficoltà la differenza delle vocali della prima sillaba perché in Sardegna sono attestati anche i toponimi Serdis e Serdiana\1\.
Facevano da garanti del trattato Zeus, Apollo e gli altri dèi e inoltre la città di Posidonia (greco Poseidonía, lat. Paestum, ma attraverso l’etrusco; LIOE 103), la quale, situata sulla costa tirrenica della Lucania, in effetti risultava quasi a metà strada fra Sibari e la Sardegna\2\. Inoltre è da precisare che i Sibariti raggiungevano questo mare, non circumnavigando la Calabria e attraversando lo stretto di Messina, bensì attraversando per terra la prima stretta della Calabria, fino ai loro porti succursali di Lao e di Scidro sulla costa tirrenica\3\. Il grande interesse che Sibari, la più grande città della Magna Grecia, mostrava di avere per il patto coi Serdáioi/Sardi (come indica il fatto che al trattato parteciparono anche i suoi “alleati”) derivava dal motivo che Sibari aveva assoluta necessità di venire a un accordo coi Sardi Nuragici, che nel Mare Tirreno avevano un predominio quasi assoluto, come dimostra il fatto, già su ricordato, che questo mare praticamente significava “Mare Nuragico”.
Questo trattato di amicizia fra i Sibariti da una parte e i Serdáioi o Sardi dall'altra probabilmente risale agli anni 540/533 a. C. e comunque è di certo precedente al 510 a. C., anno in cui Sibari registrò la fine della sua potenza a causa di una grave sconfitta subita da parte della sua rivale Crotone. Esso dimostra in maniera chiara e certa che effettivamente i Sardi Nuragici erano i padroni quasi assoluti del Mar Tirreno; tanto è vero che si era vista costretta a venire a patti con loro, per poter commerciare in quel mare, nientemeno Sibari, che all'inizio era la più ricca e potente colonia greca della Magna Grecia.
Due motivazione essenziali possono essere state al fondo di quel trattato: I) I Sardi Nuragici avevano conseguito una grande vittoria sulla potente Cartagine, nella prima spedizione comandata da Malco, attorno agli anni 539/534, e ciò avrà dato ad essi un grande prestigio, tanto da spingere i Sibariti a cercarne l'amicizia e l'alleanza, sia per poter trafficare con sicurezza nel Mare Tirreno, sia per potersi opporre più efficacemente all'espansionismo marittimo e commerciale dei Cartaginesi; II) Il trattato sardo-sibarita può essere stato stipulato con l'intento di contrapporsi all'alleanza stipulata dai Cartaginesi con la città etrusca di Caere, alleanza che aveva portato attorno agli anni 540/535 a. C. alla «battaglia del Mare Sardo» e alla cacciata dei Greci dalla colonia focea di Alalia nella Corsica.
Con notevole verosimiglianza, dunque, si intravede che l'asse politico e militare tra Sibari e i Sardi Nuragici sarà stato stabilito anche con l'intento di opporsi all'asse politico e militare che esisteva fra l'etrusca Caere e Cartagine. Ormai esisteva dunque una "duplice alleanza" ceretano-cartaginese che andava dal Nord al Sud del bacino centrale del Mediterraneo, alla quale si opponeva una "duplice intesa" sardo-sibarita che andava dall'Ovest all'Est di quello stesso bacino (fig. 13).
La circostanza per cui i Tirreni Etruschi di Caere ed i Tirreni Nuragici della Sardegna risultavano schierati in due differenti e opposte coalizioni non trovava alcuna difficoltà e opposizione: i due differenti tronconi della medesima etnia lidio-tirrenica avevano ormai intrapreso e seguito vie politiche e culturali molto differenti e pure contrastanti fra loro.
Note
\1\ Serdis è attestato due volte: nel territorio di Escovedu e in quello di Uras (OR).
\2\ Cfr. Guarducci M., Epigrafia Greca, Roma 1969, vol. II, pagg. 541-543, fig. 169; Kunze E., in «VII Bericht über die Ausgrabungen in Olympia», gennaio 1962, pgg. 207-210, tav. 86, 2; Zancani Montuoro P., in «Rendiconti Accademia Lincei», serie VIII, vol. XVII (1962) pgg. 11-18; Pugliese Carratelli G., in «Studi Etruschi», XXXIII (1965), 226, e nell'«Almanacco Calabrese», Roma, 1969, pgg. 48-51; Pallottino M., Introduzione all'archeologia sarda, in Autori Vari, Sardegna, Electa Editrice, Milano, senza data, pg. 40; Nicosia F., La Sardegna nel mondo classico, in Ichnussa cit., pg. 474.
\3\ Cfr. Bérard J., La Magna Grecia cit., pg. 150. ***
***Estratto dall'opera di Massimo Pittau, Il dominio sui mari dei Popoli Tirreni (Sardi-Nuragici Pelasgi Etruschi), e-book pubblicato dalla Ipazia e-Books (Amazon) 2013.
Nell'immagine, un bronzetto trovato a Santa Vittoria di Serri, esposto al Museo Archeologico di Cagliari
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Consiglio all'autore di aggiornarsi, dato che cita in bibliografia testi vecchi di quasi cinquanta anni. M. Lombardo nel suo fondamentale contributo "Il trattato fra i Sibariti e i Serdaioi: problemi di cronologia e di inquadramento storico" (in Studi di Antichità, 12, 2008, pp. 49-60) dimostra, sulla base di solide argomentazioni storiche e archeologiche, come il documento fu verosimilmente prodotto in epoca posteriore alla caduta di Sibari (510 a.C.), in particolare nei primi decenni del V secolo. Del resto non avrebbe avuto senso che la potenza di Sibari prima del 510 avesse avuto bisogno della sua sub-colonia Posidonia a garanzia dell'accordo. L'ipotesi oggi più accreditata è che il trattato si riferisca ad un accordo tra i sibariti esuli (dopo la distruzione della polis da parte di Crotone) e una popolazione italica dai tratti fortemente ellenizzati (come le monete a legenda SERD rinvenute in Calabria e Sicilia, che l'autore di questo articolo sembra ignorare totalmente, testimoniano) insediata nell’alto Tirreno cosentino e quindi sulla strada verso Poseidonia, già colonia sibarita e che in quel tempo aveva riempito il vuoto politico-economico-militare lasciato dalla distruzione di Sibari. Probabilmente in seguito all'accordo di non belligeranza coi Serdaioi, i profughi Sibariti nei pressi di tale territorio si insediarono a Laos.
RispondiEliminaNon esiste alcun argomento a favore dell'ipotesi Serdaioi = Sardi,
inoltre sulla costa tirrenica cosentina esistono tracce archeologiche di frequentazioni commerciali di Fenici ed Etruschi, ma non chiaramente di Sardi, dunque non si capisce perché i Sibariti avrebbero dovuto avere bisogno di stabilire una "duplice alleanza" con popolazioni con cui non erano mai entrati in contatto e che non erano mai arrivate a minacciare gli interessi economici e territoriali della polis achea, polis che era piuttosto proiettata verso il mare ionio e l'oriente (gli storici ricordano gli intensi rapporti commerciali con Mileto).
il fatto che UNO non abbia argomenti, non vuole dire che non ci siano.,... Caro Nico, o come diavolo ti chiami..... TU non li hai, altri li hanno.. e anche pubblicati. I SERDAIOI serano i SARDI di SARDINIA (SARDANA) e nessun'altra popolazione... visto la mole di docuemnti esistenti sui SRDN, sia in Egitto, che in Medioriente e persino in grecia..DOCUMENTATI prima di sparare a zero...
EliminaLeonardo Melis
Ti consiglio di aggiornarti, non capisco come si possa dire una cosa come "inoltre sulla costa tirrenica cosentina esistono tracce archeologiche di frequentazioni commerciali di Fenici ed Etruschi, ma non chiaramente di Sardi"
EliminaQuando esistono numerose pubblicazioni autorevoli (Bernardini, Lo Schiavo, Giardino, Botto e tanti altri) ed un incredibile mole di dati e reperti che testimoniano la frequentazioni delle coste Tirreniche da parte dei Sardi Nuragici già a partire dal bronzo recente/finale.
Partendo dalle numerose ceramiche Nuragiche sia di importazione che riprodotte in loco ritrovate nell'acropoli di Lipari. Così come le numerosissime ceramiche Nuragiche ritrovate intatte a Vetulonia in Etruria, anche qui sia importate che riprodotte in loco; ceramiche e materiali Nuragici come bronzetti, bottoni, ascie, etc sono stati ritrovati numerosi anche a Populonia, dove sono state recentemente ritrovate ceramiche Nuragiche nell'abitato del IX-VIII secolo a.c. Ed ancora diverse ceramiche Nuragiche del bronzo finale/primo ferro sono state recuperate nell'arcipelago Toscano, così come sono numerosi i bronzetti ed i materiali Nuragici nella tombe Etrusche e ancora prima Villanoviane, ad esempio quella di Vulci, dove si trova la famosa tomba dei bronzetti Sardi che risale al primo ferro, od ancora quella del duce a Vetulonia dove è stata ritrovata una navicella Nuragica di bronzo.
I rapporti tra i Nuragici e le popolazioni dell'Italia Tirrenica erano tanto intensi da far pensare ad alcuni accademici che furono probabilmente i Nuragici ad influenzare l'architettura funeraria di Populonia o addirittura a diffondere la conoscenza della lavorazione del ferro nell'Italia centrale, infatti nella regione delle colline Metallifere è stata ritrovata un'enorme mole di materiale Nuragico.(http://www.academia.edu/2061542/Metallurgy_in_Italy_between_the_Late_Bronze_Age_and_the_Early_Iron_Age_the_Coming_of_Iron).
Tali rapporti tra i Sardi e le popolazioni delle coste Tirreniche sono testimoniati da questi ed altri numerosi ritrovamenti almeno dal XIII-XII secolo a.c e perdureranno sino al VI secolo a.c, proprio l'epoca del trattato tra Sibariti e Serdaioi, e guarda a caso proprio l'epoca alla quale risale il tesoro del santuario di Hera Lacina, non molto distante da Sibari, proprio lì ad Hera Lacina è stata ritrovata una navicella Nuragica di raffinatissima fattura, una delle più belle ed eleganti in assoluto, mi chiedo come sia finita lì proprio durante il periodo del trattato, strana, stranissima coincidenza.
Direi che ipotizzare che degli esuli, per quanto importanti, stipulino un accordo che rimane nella storia con un fantomatico "popolo italico fortemente ellenizzato" ma non se ne conosce il nome ne la cultura...è quantomeno fantasioso. Il metodo scientifico che insegnano all'Università insegna ben altre caratteristiche di ricerca.
RispondiEliminaSpero che Nico ci aggiorni con qualche informazione più precisa, ad esempio quali sarebbero queste tracce archeologiche non chiaramente sarde (come dovrebbero essere per considerarle sarde?) e come inquadra il materiale nuragico trovato nelle tombe etrusche, quindi nel litorale tirrenico.
RispondiEliminaNico...è scomparso, come accade spesso quando ci si presenta con uno pseudonimo e già alla prima frase esprime arroganza e non contenuti. Lo invito a partecipare alla discussione e apportare qualche dato utile all'argomento. Colgo l'occasione per segnalare agli altri lettori, e non a Nico per ovvi motivi, che la parte più corposa della documentazione scientifica utilizzabile per la ricerca archeologica è proprio quella antica, non a caso citata in bibliografia da tutti gli studiosi accademici.
RispondiEliminaMassimo Pittau:
RispondiEliminaSibari e i Nuragici
1) Dato che affrontava, con una certa superiorità, il sottoscritto, che pure i suoi titoli accademici e scientifici li ha, l'obiettore Nico avrebbe fatto molto meglio a firmarsi esattamente, anche per dimostrare la sua competenza nella questione che affrontava.
2) Egli mi ha rimproverato di rifarmi a una bibliografia di un cinquantennio fa e di ignorare invece quella recente. Ed io rispondo che la tabella di Olimpia è stata ritrovata nel 1960 e pertanto io dovevo prendere a trattarne proprio da allora.
3) Egli mi ha rimproverato di aver ignorato lo studio recente di un certo M. Lombardo, il quale avrebbe trattato l'argomento con «solide argomentzioni storiche e archeologiche» e ha citato alcune di queste argomentazioni. Io in queste ho visto subito tanto numerosi e grandi errori, che mi guarderò bene dal perdere tempo per andarli a leggere nel testo originario. Fra gli autori da me citati ci sono Margherita Guarducci e Giovanni Pugliese Carratelli, la cui competentza e autorevolezza invece Nico dimostra di ignorare.
4) Nella mia opera «Storia dei Sardi Nuragici» (Selargius 2007) ho scritto testualmente (pg. 94): «Le ipotesi sostenute da alcuni studiosi, secondo cui i Serdaioi sarebbero non i Sardi della Sardegna, bensì un popolo dell'Illiria oppure uno di montanari indigeni che avrebbe controllato le strade del Bruzio che portavano da Sibari a Lao ed a Scidro, sono da respingersi per le seguenti considerazioni: I) È troppo semplicistico e comodo crearsi, con la semplice fantasia e come un deus ex machina, un popolo sconosciuto e misterioso ai fini della soluzione di un problema storiografico; II) La potente e famosa città di Sibari si sarebbe screditata e perfino ridicolizzata di fronte a tutti i Greci, se avesse ufficializzato nel santuario di Zeus Olimpio un suo patto di amicizia perpetua con un oscuro popolo dell'Illiria oppure del Bruzio (cfr. G. Pugliese Carratelli, Studi Etruschi, XXXIII, 1965, pg. 226; Almanacco Calabrese, Roma 1969, pgg. 48-51); III) Non è verosimile che, per stipulare un patto di amicizia con uno dei due supposti popoli, Sibari avesse chiamato in causa anche i suoi alleati. Si deve inoltre respingere anche l'ipotesi che i Serdaioi fossero gli abitanti di una finora sconosciuta città della Magna Grecia per le seguenti considerazioni: IV) La storia della Magna Grecia è ormai conosciuta molto bene, tanto che si può escludere con grande sicurezza che sia mai esistita una città il cui nome aveva la radice *serd-; V) Non si vedrebbe alcun motivo per un impegno tanto importante e solenne della grande Sibari in un trattato di pace stipulato con una tale ipotetica città, la quale, non essendo mai stata ricordata dagli storici antichi, di certo sarebbe stata di scarsissima rilevanza politica, economica e militare».
Scrive Rolando Berretta.
RispondiEliminaCuriosando tra i vari Forum, si può leggere che, per Serdaioi, si intendono o i discendenti dei Tespiadi cacciati a Cuma dai TIRRENI che erano in Sardegna, oppure dovrebbero essere i Focei di Alalia e Olbia del –dopo- la Battaglia del Mare Sardo. Questi ultimi andarono a fondare Elea (Velia). E si cita il passo di Erodoto che ricorda. “I Focesi , rifugiatisi a Reggio, seppero da un uomo di POSEIDONIA che la Pizia aveva ordinato loro di fondare un santuario all’Eroe Cirno e, non, una colonia nell’isola omonima”.
Detto in parole povere per SERDAIOI si intendono i Greci cacciati dalla Sardegna/Corsica.
Poi ci sarebbero i SARDAIOI. Alcune monete, in bronzo, coniate ad Himera ai tempi di Annibale; il più grande condottiero che Cartagine avesse mai avuto (410 aC). E qui c’è il grande enigma: che ci facevano i Sardi ad Himera? Combattevano contro il cartaginese Annibale?
Credo che i Tirreni corsi ad aiutare Atene, qualche anno prima, potrebbero aiutarci; erano Sardi o Toscani? Mentre gli esperti seguiteranno a spiegarci la differenza tra Serdaio e Sardaioi…
avrei un piccolo quesito che riguarda, solo, il trattato: …on k olloi. Qualcuno può confermarmi che –olloi- sia Apollo? (Απόλλων)