giovedì 18 aprile 2013
Età del Bronzo: reperti portati alla luce nel corso degli scavi per la TAV a Bergamo.
Scoperte nella pianura bergamasca
Testimonianze della vita di 2000 anni fa rivelate dall'Alta Velocità nella pianura bergamasca. Da un anno sono partite le indagini archeologiche lungo il percorso che vedrà posizionati i binari della Tav. Il primo bilancio non è certo di poco conto: 33 cantieri archeologici tra Treviglio e Antegnate hanno riportato alla luce reperti risalenti ad un periodo che va dalla tarda Età del Bronzo (XII secolo a.C.) fino all'Età Rinascimentale (XV secolo d.C.).
Quanto è stato scoperto finora riguarda insediamenti abitativi e necropoli, dai quali sono emersi monete emonili d'argento, punte di freccia, giavellotti in bronzo e molti oggetti in ceramica e vetro. tutto ad una profondità di appena 20-60 centimetri.
Il maggior numero di ritrovamenti sono ascrivibili all'età romana e tardo romana (I secolo a.C. - IV secolo d.C.). Particolarmente interessante è una necropoli ritrovata a Bariano, composta da 36 tombe disposte lungo una strada antica larga sei metri che faceva parte della rete viaria romana nella pianura bergamasca. Le tombe contenevano corredi funerari con piatti, coppe, olle, balsamari, il tutto piuttosto frammentato. Sono state trovate anche delle monete, il famoso "obolo di Caronte" che, come si credeva in antico, i defunti dovevano consegnare al terribile nocchiero dell'Ade per poter usufruire di un "passaggio" sull'infernale traghetto che attraversava il fiume Acheronte.
Fonte: Le nebbie del tempo.
Invito i lettori a confrontare l'immagine in alto (Reperti di Bergamo) con le due sotto (Museo di Cagliari). E' evidente che si tratta degli stessi reperti.
Testimonianze della vita di 2000 anni fa rivelate dall'Alta Velocità nella pianura bergamasca. Da un anno sono partite le indagini archeologiche lungo il percorso che vedrà posizionati i binari della Tav. Il primo bilancio non è certo di poco conto: 33 cantieri archeologici tra Treviglio e Antegnate hanno riportato alla luce reperti risalenti ad un periodo che va dalla tarda Età del Bronzo (XII secolo a.C.) fino all'Età Rinascimentale (XV secolo d.C.).
Quanto è stato scoperto finora riguarda insediamenti abitativi e necropoli, dai quali sono emersi monete emonili d'argento, punte di freccia, giavellotti in bronzo e molti oggetti in ceramica e vetro. tutto ad una profondità di appena 20-60 centimetri.
Il maggior numero di ritrovamenti sono ascrivibili all'età romana e tardo romana (I secolo a.C. - IV secolo d.C.). Particolarmente interessante è una necropoli ritrovata a Bariano, composta da 36 tombe disposte lungo una strada antica larga sei metri che faceva parte della rete viaria romana nella pianura bergamasca. Le tombe contenevano corredi funerari con piatti, coppe, olle, balsamari, il tutto piuttosto frammentato. Sono state trovate anche delle monete, il famoso "obolo di Caronte" che, come si credeva in antico, i defunti dovevano consegnare al terribile nocchiero dell'Ade per poter usufruire di un "passaggio" sull'infernale traghetto che attraversava il fiume Acheronte.
Fonte: Le nebbie del tempo.
Invito i lettori a confrontare l'immagine in alto (Reperti di Bergamo) con le due sotto (Museo di Cagliari). E' evidente che si tratta degli stessi reperti.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
A Parte il fatto che matrici di questo tipo si trovano solo in Sardegna, quella presentata in primo piano come “…reperti emersi nelle indagini archeologiche nella pianura bergamasca” è la nota matrice di fusione di Belvì, presentata dallo Spano (Scop. Archeolog., 1871, p. 49) e riproposta in seguito da diversi autori ( G. Pinza, Monumenti…, col.45; A Taramelli, Scavi e Scop. 1917, p.404). Purtroppo all’oggetto è stato cambiato paese d’origine anche nella nota guida del museo di Cagliari del Banco di Sardegna (p. 95: Oschiri anziché Belvi).
RispondiEliminaSì, è proprio ciò che facevo notare. Hanno utilizzato l'immagine di quelli del Museo di Cagliari.
RispondiElimina