mercoledì 27 marzo 2013
Preistoria: Le origini del modello urbano
Preistoria: Le origini del modello urbano
di Pierluigi Montalbano
Le età dei metalli segnano un mutamento radicale in tutto il vicino oriente: il modello urbano. Nell’area mesopotamica, fra il Tigri e l’Eufrate, nasce la civiltà Sumerica che introduce la prima urbanizzazione. Fino a quel momento le organizzazioni si basavano sul villaggio, ma a Ur nasce una società che gestisce al meglio il surplus di derrate alimentari. Si basa sulla gerarchizzazione sociale e degli insediamenti. Le funzioni del popolo si diversificano e il controllo delle risorse è in mano al centro di potere che lo ridistribuisce fra i villaggi agricoli che lo producono. Gli artigiani si specializzano in lavori non legati alla produzione del cibo e il re garantisce loro le derrate alimentari con cui sfamarsi. Abbiamo artigiani, contadini, corte e re. Il sistema prevede, ad esempio, che i canali d’irrigazione siano sempre puliti ed efficienti, così da scongiurare esondazioni e garantire l’approvvigionamento dell’acqua per l’agricoltura che, a sua volta, garantisce una maggior produzione di prodotti. Tutti partecipano alla manutenzione dei canali perché se il sistema crolla cade l’equilibrio e non si arriva più alla ridistribuzione perfetta delle risorse.
In questo periodo, le necessità amministrative ispirano le prime forme di scrittura: bisogna registrare le risorse che arrivano dai villaggi o quanti contenitori di olio si distribuiscono. I testi nascono da esigenze pratiche e sono compilati nel palazzo del sovrano. In seguito, sulle tavolette d’argilla si scrivono concetti, verbi, azioni e si scambiano messaggi fra re di città diverse. Questo sistema si diffonde in altre aree del vicino oriente, e per convenzione l’età del Bronzo inizia in questo momento. In Mesopotamia e in Egitto, il clima e la presenza di fiumi e canali rendeva disponibili più raccolti all’anno, migliorando il benessere. Nella zona Siro-Palestinese, invece, abbiamo catene montuose e aree di steppa e l’agricoltura non era praticabile intensivamente. In queste zone si sviluppò un’economia integrata, basata su allevamento e pastorizia, con un apporto ridotto dell’agricoltura. Di conseguenza, la popolazione divenne seminomade.
Nel Bronzo Antico le città cananee sono già in vita, ma subiscono una forte influenza culturale egiziana. Il principale centro è Biblos, legata da rapporti privilegiati con l’Egitto grazie all’esportazione dei cedri del Libano, conifere con alto fusto dritto, utilizzati per costruire i tetti dei grandi edifici e gli alberi delle navi. In Egitto e Palestina c’erano le palme, piante a fusto molle, inutilizzabili per quegli scopi. In cambio si importavano derrate alimentari.
Una crisi economica all’alba del II Millennio a.C. mina per qualche secolo l’indipendenza delle città, e nel 1550 a.C. l’influenza egizia diventa pesante, con il controllo militare da parte del faraone che suddivide in tre zone amministrative il territorio e sottopone a forti tributi le città cananee. Tuttavia la omogeneità culturale dell’intera area e l’indipendenza delle città continua senza grandi sconvolgimenti fino al XIII a.C., quando i faraoni ramessidi devono fronteggiare prima gli Ittiti a Qadesh e poi la coalizione dei Popoli del Mare. Questi, dopo aver travolto tutte le città costiere dall’Anatolia alle coste libanesi, sono bloccati da Ramesse III che dopo una cruenta battaglia navale nel Delta del Nilo riesce a stipulare un accordo: concede l’utilizzo di vaste province in cambio della pace. Lentamente, i gruppi etnici penetrano nei nuovi territori con le loro famiglie, e questa migrazione contribuisce al crollo di quel sistema di città Stato che durava da millenni. Con lo sfaldamento degli imperi e la migrazione dei popoli seminomadi, si creano vuoti nelle terre di confine, e il sistema politico, amministrativo e culturale cambia completamente. L’unica regione che mantiene un assetto simile al passato è proprio quella dei cananei. Alcuni fra i popoli del mare riescono ad avere un insediamento fisso, come ad esempio i filistei che occupano la Palestina meridionale. Costruiscono cinque città (pentapoli filistea) nell’attuale parte costiera della striscia di Gaza. Nelle terre di Israele si stabiliscono, invece, le famose 12 tribù nomadi, non più controllate dal potere centrale. Questi clan hanno stesse usanze, religione, lingua e caratteristiche, e si riconoscono in una nazione. I primi Re sono David e suo figlio Salomone. A Est e a Nord abbiamo gli aramei che hanno un’organizzazione diversa. Più settentrionali sono i nuovi stati siriani. Le città stato cananee subiscono una forte crisi economica e un rinnovamento dei gruppi etnici: cambiano religione, cultura ed economia, e questa situazione si mantiene fino alla conquista persiana.
Nelle immagini: l'antica città cananea Beirut
di Pierluigi Montalbano
Le età dei metalli segnano un mutamento radicale in tutto il vicino oriente: il modello urbano. Nell’area mesopotamica, fra il Tigri e l’Eufrate, nasce la civiltà Sumerica che introduce la prima urbanizzazione. Fino a quel momento le organizzazioni si basavano sul villaggio, ma a Ur nasce una società che gestisce al meglio il surplus di derrate alimentari. Si basa sulla gerarchizzazione sociale e degli insediamenti. Le funzioni del popolo si diversificano e il controllo delle risorse è in mano al centro di potere che lo ridistribuisce fra i villaggi agricoli che lo producono. Gli artigiani si specializzano in lavori non legati alla produzione del cibo e il re garantisce loro le derrate alimentari con cui sfamarsi. Abbiamo artigiani, contadini, corte e re. Il sistema prevede, ad esempio, che i canali d’irrigazione siano sempre puliti ed efficienti, così da scongiurare esondazioni e garantire l’approvvigionamento dell’acqua per l’agricoltura che, a sua volta, garantisce una maggior produzione di prodotti. Tutti partecipano alla manutenzione dei canali perché se il sistema crolla cade l’equilibrio e non si arriva più alla ridistribuzione perfetta delle risorse.
In questo periodo, le necessità amministrative ispirano le prime forme di scrittura: bisogna registrare le risorse che arrivano dai villaggi o quanti contenitori di olio si distribuiscono. I testi nascono da esigenze pratiche e sono compilati nel palazzo del sovrano. In seguito, sulle tavolette d’argilla si scrivono concetti, verbi, azioni e si scambiano messaggi fra re di città diverse. Questo sistema si diffonde in altre aree del vicino oriente, e per convenzione l’età del Bronzo inizia in questo momento. In Mesopotamia e in Egitto, il clima e la presenza di fiumi e canali rendeva disponibili più raccolti all’anno, migliorando il benessere. Nella zona Siro-Palestinese, invece, abbiamo catene montuose e aree di steppa e l’agricoltura non era praticabile intensivamente. In queste zone si sviluppò un’economia integrata, basata su allevamento e pastorizia, con un apporto ridotto dell’agricoltura. Di conseguenza, la popolazione divenne seminomade.
Nel Bronzo Antico le città cananee sono già in vita, ma subiscono una forte influenza culturale egiziana. Il principale centro è Biblos, legata da rapporti privilegiati con l’Egitto grazie all’esportazione dei cedri del Libano, conifere con alto fusto dritto, utilizzati per costruire i tetti dei grandi edifici e gli alberi delle navi. In Egitto e Palestina c’erano le palme, piante a fusto molle, inutilizzabili per quegli scopi. In cambio si importavano derrate alimentari.
Una crisi economica all’alba del II Millennio a.C. mina per qualche secolo l’indipendenza delle città, e nel 1550 a.C. l’influenza egizia diventa pesante, con il controllo militare da parte del faraone che suddivide in tre zone amministrative il territorio e sottopone a forti tributi le città cananee. Tuttavia la omogeneità culturale dell’intera area e l’indipendenza delle città continua senza grandi sconvolgimenti fino al XIII a.C., quando i faraoni ramessidi devono fronteggiare prima gli Ittiti a Qadesh e poi la coalizione dei Popoli del Mare. Questi, dopo aver travolto tutte le città costiere dall’Anatolia alle coste libanesi, sono bloccati da Ramesse III che dopo una cruenta battaglia navale nel Delta del Nilo riesce a stipulare un accordo: concede l’utilizzo di vaste province in cambio della pace. Lentamente, i gruppi etnici penetrano nei nuovi territori con le loro famiglie, e questa migrazione contribuisce al crollo di quel sistema di città Stato che durava da millenni. Con lo sfaldamento degli imperi e la migrazione dei popoli seminomadi, si creano vuoti nelle terre di confine, e il sistema politico, amministrativo e culturale cambia completamente. L’unica regione che mantiene un assetto simile al passato è proprio quella dei cananei. Alcuni fra i popoli del mare riescono ad avere un insediamento fisso, come ad esempio i filistei che occupano la Palestina meridionale. Costruiscono cinque città (pentapoli filistea) nell’attuale parte costiera della striscia di Gaza. Nelle terre di Israele si stabiliscono, invece, le famose 12 tribù nomadi, non più controllate dal potere centrale. Questi clan hanno stesse usanze, religione, lingua e caratteristiche, e si riconoscono in una nazione. I primi Re sono David e suo figlio Salomone. A Est e a Nord abbiamo gli aramei che hanno un’organizzazione diversa. Più settentrionali sono i nuovi stati siriani. Le città stato cananee subiscono una forte crisi economica e un rinnovamento dei gruppi etnici: cambiano religione, cultura ed economia, e questa situazione si mantiene fino alla conquista persiana.
Nelle immagini: l'antica città cananea Beirut
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