venerdì 30 novembre 2012
Cagliari. Serata dedicata alla Civiltà Nuragica
Serata dedicata alla Civiltà Nuragica
La Società Umanitaria e l'Associazione Riprendiamoci la Sardegna organizzano una serata culturale a Cagliari, dedicata alla Sardegna di 3500 anni fa. Una serie di filmati degli Anni '50 gentilmente offerti dalla Cineteca Sarda, arricchiranno la presentazione dell'ultimo libro di Pierluigi Montalbano: "Sardegna, l'isola dei Nuraghi", Capone Editore, fresco di stampa.
L'appuntamento è per lunedì 3 Dicembre alle ore 20.00, a Cagliari, nella Sala Convegni della Cineteca Sarda, in Viale Trieste 126.
Parteciperanno, oltre l'autore, il fotografo Cristiano Cani e Marcello Onnis, ideatore del "Sistema Onnis" per la determinazione del posizionamento dei nuraghi. Introdurrà la serata Riccardo Laria, presidente dell'Associazione "Riprendiamoci la Sardegna".
Questa la recensione di Felice Laudadio su "La Repubblica":
“Nell’ultima parte del II millennio a.C, in piena età del Bronzo, si sviluppò in Sardegna un particolare tipo di struttura chiamata oggi nuraghe. Il complesso è costituito da torri circolari in forma di tronco di cono, realizzate con pietre di notevoli dimensioni, con camere interne voltate a cupola. Il complesso di Barumini, che fu ingrandito e rinforzato nella prima metà del primo millennio, è il più bello e il più completo esempio di questa straordinaria forma di architettura preistorica.
Il monumento, per le sue caratteristiche, è stato classificato fra le costruzioni megalitiche che fanno parte del patrimonio dell’umanità.
L’Unesco ha riconosciuto nel 1997 i nuraghi “una eccezionale risposta alle condizioni politiche e sociali, con l’uso creativo e innovativo dei materiali e delle tecniche disponibili presso la comunità preistorica dell’isola”.
Sulla tecnica di edificazione, uno scrittore studioso della civiltà nuragica, il sardo Pierluigi Montalbano, ha realizzato una nuova ricerca, pubblicata dall’editore pugliese Capone (Lecce): “Sardegna. L’isola dei nuraghi”, 128 pagine 15 euro.
Simbolo da millenni della grande isola mediterranea, questi edifici maestosi non hanno precedenti nel mondo arcaico. Ci sono, semmai, edifici successivi che li ricordano, dalle fortificazioni di micenee nell’Argolide ai tempi dell’ittita Hattusa, in Asia Minore, alle tombe a tholos dell’Egeo e del Medioriente.
Ovviamente, i nuraghi sono stati costruiti a mano. È una curiosità legittima domandarsi con quale tecnica siano stati edificati, visto che sorsero in epoche primitive. Possenti, alti decine di metri, composti da grandi blocchi poligonali, su vari piani, con corridoi e coperture a ogiva, sono circa ottomila. Lo stato di conservazione è quanto mai vario: si va da una solidità sorprendente, al “desolante abbandono”. I più antichi datano fino a quasi 4 mila anni fa, dopo il 1800 prima di Cristo. I più recenti risalgono all’inizio dell’Età del Ferro, X secolo a.C.. Montalbano ricorda il parere prevalente degli archeologi, secondo i quali i maestri costruttori nuragici hanno adottato una specie di geometria sul campo, priva di cognizioni astratte ma strettamente operativa e indubbiamente efficace. Tutta prassi, niente teorie. Fissando in terra un paletto, tracciavano circonferenze concentriche con una cordicella. Incrociando i cerchi ottenevano le indicazioni geometriche indispensabili. L’autore sardo attribuisce a questa proto-scienza pragmatica il merito di aver fatto compiere un netto progresso alle civiltà remote. “Per realizzare le colossali imprese – ha osservato Montalbano in un articolo recente – occorreva coordinare una serie di capacità contemporaneamente: progettazione architettonica, organizzazione del lavoro, supporto logistico, fornitura dei materiali, amministrazione e perfino una qualche forma di assistenza medica.
Davanti all’impiego di tanti megaliti messi in opera, altre curiosità riguardano la soluzione del problema di trasportare massi ingenti e collocarli ad altezze considerevoli. La teoria più accreditata è quella della rampa: i blocchi venivano trascinati in alto su rampe inclinate realizzate allo scopo. Servivano evidentemente anche misure precise “per realizzare una costruzione equilibrata".
Resta da chiarire la funzione delle opere. Rinviando al volume risposte più articolate, si può sintetizzare in un compito di edifici fortificati con funzioni che variavano secondo le necessità della comunità che li edificava: torri di confine e avvistamento, residenze del capo clan, edifici per la celebrazione di riti civili e religiosi, luoghi nei quali conservare le risorse preziose delle comunità, dalle derrate alimentari ai metalli.
Il testo è diviso tre parti. La prima è dedicata alla storia della Sardegna dal Neolitico al Primo Ferro. La seconda offre 110 foto ad alta definizione e le schede tecniche di 28 nuraghi, l'ultima parte è dedicata all'approfondimento del "Sistema Onnis".
L'ingresso alla serata è libero.
La Società Umanitaria e l'Associazione Riprendiamoci la Sardegna organizzano una serata culturale a Cagliari, dedicata alla Sardegna di 3500 anni fa. Una serie di filmati degli Anni '50 gentilmente offerti dalla Cineteca Sarda, arricchiranno la presentazione dell'ultimo libro di Pierluigi Montalbano: "Sardegna, l'isola dei Nuraghi", Capone Editore, fresco di stampa.
L'appuntamento è per lunedì 3 Dicembre alle ore 20.00, a Cagliari, nella Sala Convegni della Cineteca Sarda, in Viale Trieste 126.
Parteciperanno, oltre l'autore, il fotografo Cristiano Cani e Marcello Onnis, ideatore del "Sistema Onnis" per la determinazione del posizionamento dei nuraghi. Introdurrà la serata Riccardo Laria, presidente dell'Associazione "Riprendiamoci la Sardegna".
Questa la recensione di Felice Laudadio su "La Repubblica":
“Nell’ultima parte del II millennio a.C, in piena età del Bronzo, si sviluppò in Sardegna un particolare tipo di struttura chiamata oggi nuraghe. Il complesso è costituito da torri circolari in forma di tronco di cono, realizzate con pietre di notevoli dimensioni, con camere interne voltate a cupola. Il complesso di Barumini, che fu ingrandito e rinforzato nella prima metà del primo millennio, è il più bello e il più completo esempio di questa straordinaria forma di architettura preistorica.
Il monumento, per le sue caratteristiche, è stato classificato fra le costruzioni megalitiche che fanno parte del patrimonio dell’umanità.
L’Unesco ha riconosciuto nel 1997 i nuraghi “una eccezionale risposta alle condizioni politiche e sociali, con l’uso creativo e innovativo dei materiali e delle tecniche disponibili presso la comunità preistorica dell’isola”.
Sulla tecnica di edificazione, uno scrittore studioso della civiltà nuragica, il sardo Pierluigi Montalbano, ha realizzato una nuova ricerca, pubblicata dall’editore pugliese Capone (Lecce): “Sardegna. L’isola dei nuraghi”, 128 pagine 15 euro.
Simbolo da millenni della grande isola mediterranea, questi edifici maestosi non hanno precedenti nel mondo arcaico. Ci sono, semmai, edifici successivi che li ricordano, dalle fortificazioni di micenee nell’Argolide ai tempi dell’ittita Hattusa, in Asia Minore, alle tombe a tholos dell’Egeo e del Medioriente.
Ovviamente, i nuraghi sono stati costruiti a mano. È una curiosità legittima domandarsi con quale tecnica siano stati edificati, visto che sorsero in epoche primitive. Possenti, alti decine di metri, composti da grandi blocchi poligonali, su vari piani, con corridoi e coperture a ogiva, sono circa ottomila. Lo stato di conservazione è quanto mai vario: si va da una solidità sorprendente, al “desolante abbandono”. I più antichi datano fino a quasi 4 mila anni fa, dopo il 1800 prima di Cristo. I più recenti risalgono all’inizio dell’Età del Ferro, X secolo a.C.. Montalbano ricorda il parere prevalente degli archeologi, secondo i quali i maestri costruttori nuragici hanno adottato una specie di geometria sul campo, priva di cognizioni astratte ma strettamente operativa e indubbiamente efficace. Tutta prassi, niente teorie. Fissando in terra un paletto, tracciavano circonferenze concentriche con una cordicella. Incrociando i cerchi ottenevano le indicazioni geometriche indispensabili. L’autore sardo attribuisce a questa proto-scienza pragmatica il merito di aver fatto compiere un netto progresso alle civiltà remote. “Per realizzare le colossali imprese – ha osservato Montalbano in un articolo recente – occorreva coordinare una serie di capacità contemporaneamente: progettazione architettonica, organizzazione del lavoro, supporto logistico, fornitura dei materiali, amministrazione e perfino una qualche forma di assistenza medica.
Davanti all’impiego di tanti megaliti messi in opera, altre curiosità riguardano la soluzione del problema di trasportare massi ingenti e collocarli ad altezze considerevoli. La teoria più accreditata è quella della rampa: i blocchi venivano trascinati in alto su rampe inclinate realizzate allo scopo. Servivano evidentemente anche misure precise “per realizzare una costruzione equilibrata".
Resta da chiarire la funzione delle opere. Rinviando al volume risposte più articolate, si può sintetizzare in un compito di edifici fortificati con funzioni che variavano secondo le necessità della comunità che li edificava: torri di confine e avvistamento, residenze del capo clan, edifici per la celebrazione di riti civili e religiosi, luoghi nei quali conservare le risorse preziose delle comunità, dalle derrate alimentari ai metalli.
Il testo è diviso tre parti. La prima è dedicata alla storia della Sardegna dal Neolitico al Primo Ferro. La seconda offre 110 foto ad alta definizione e le schede tecniche di 28 nuraghi, l'ultima parte è dedicata all'approfondimento del "Sistema Onnis".
L'ingresso alla serata è libero.
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