giovedì 16 agosto 2012
Germania. Scoperta in grotta una Dea Madre di 40.000 anni fa.
Hohle Fels – Trovata una statuetta preistorica che raffigura la dea della fertilità
Germania meridionale, grotta di Hohle Fels: scoperta la più antica manifestazione della storia dell’arte figurativa. È una statuetta intagliata nell’avorio di Mammut che ritrae una donna con un seno abbondantissimo e risale a 35000 – 40000 anni addietro.
Nicholas Conard, archeologo tedesco dell’Universität Tübingen, descrive il reperto su “Nature” e spiega che fu creato dalle mani di un artista facente parte delle prime società di Homo Sapiens che abitarono l’Europa. La statuetta, ribattezzata Venere di Hohle Fels, fornirebbe, secondo l’archeologo tedesco, una nuova concezione dell’arte dell’età paleolitica superiore e rinsalderebbe l’idea che lo sviluppo dei primi uomini moderni, che vissero nella Germania meridionale, andò di pari passo con espressioni culturali innovative.
Il manufatto è lungo soltanto sessanta millimetri e quando è venuto alla luce era frammentato in sei parti. Raffigura una donna dotata di attributi sessuali dalla forma esagerata: seni enormi e prominenti, così come il ventre, la vulva e le cosce, mentre gambe e braccia sono minuscole. Infine, la testa si presenta come un piccolo anello nel quale forse veniva introdotta una cinghia per appendere la statua.
Conard evidenzia che questa immagine riprende le più tarde (databili a 5000 anni dopo circa) e famose figure di Venere emerse dalla Russia ai Pirenei e connesse alla cultura Gravettiana, che interessò la maggior parte del continente europeo nell’era pleniglaciale. Secondo gli studiosi, si tratta di un simbolismo associato ai rituali della fertilità.
Mentre, l’archeologo Paul Mellars (University of Cambridge), nel commento che ha scritto su “Nature”, spiega che dal punto di vista dell’evoluzione, questa diffusione di manufatti simbolici rispecchia una maggiore capacità nell’organizzarsi, probabilmente legata a un salto similare nella complessità del linguaggio.
Fonte: Archeorivista
Germania meridionale, grotta di Hohle Fels: scoperta la più antica manifestazione della storia dell’arte figurativa. È una statuetta intagliata nell’avorio di Mammut che ritrae una donna con un seno abbondantissimo e risale a 35000 – 40000 anni addietro.
Nicholas Conard, archeologo tedesco dell’Universität Tübingen, descrive il reperto su “Nature” e spiega che fu creato dalle mani di un artista facente parte delle prime società di Homo Sapiens che abitarono l’Europa. La statuetta, ribattezzata Venere di Hohle Fels, fornirebbe, secondo l’archeologo tedesco, una nuova concezione dell’arte dell’età paleolitica superiore e rinsalderebbe l’idea che lo sviluppo dei primi uomini moderni, che vissero nella Germania meridionale, andò di pari passo con espressioni culturali innovative.
Il manufatto è lungo soltanto sessanta millimetri e quando è venuto alla luce era frammentato in sei parti. Raffigura una donna dotata di attributi sessuali dalla forma esagerata: seni enormi e prominenti, così come il ventre, la vulva e le cosce, mentre gambe e braccia sono minuscole. Infine, la testa si presenta come un piccolo anello nel quale forse veniva introdotta una cinghia per appendere la statua.
Conard evidenzia che questa immagine riprende le più tarde (databili a 5000 anni dopo circa) e famose figure di Venere emerse dalla Russia ai Pirenei e connesse alla cultura Gravettiana, che interessò la maggior parte del continente europeo nell’era pleniglaciale. Secondo gli studiosi, si tratta di un simbolismo associato ai rituali della fertilità.
Mentre, l’archeologo Paul Mellars (University of Cambridge), nel commento che ha scritto su “Nature”, spiega che dal punto di vista dell’evoluzione, questa diffusione di manufatti simbolici rispecchia una maggiore capacità nell’organizzarsi, probabilmente legata a un salto similare nella complessità del linguaggio.
Fonte: Archeorivista
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