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mercoledì 30 maggio 2012

Bronzetti Falsi



Nel 2009 il Museo Archeologico di Cagliari organizzò una mostra di una serie di bronzetti falsi realizzati nell'Ottocento e spacciati per autentici. Molti di questi sono pubblicati nei libri degli archeologi del passato. E' evidente la loro falsità, la si evince dalla ricchezza sproporzionata degli accessori, dalla mancanza di eleganza e dall'aspetto delle superfici. Hanno un valore notevole (nonostante siano falsi) perché appartengono ad una collezione.


Il mio suggerimento è di fare un giro al Museo Archeologico di Cagliari per vedere i bronzetti autentici. Sono alti al massimo 30 cm e sono molto espressivi e affascinanti. Rappresentano capi tribù e guerrieri con i capelli raccolti in trecce ma anche gente comune con l’offerta alla divinità e la mano destra alzata in segno di saluto. Se siete fortunati (non sempre sono esposti) riuscirete a vedere anche i falsi bronzetti dei primi del 1800, quelli nelle immagini, che godettero fama di autenticità per circa 80 anni. Furono creati da artigiani sardi che copiarono gli originali e ci misero del loro, creando bizzarre creature con molta fantasia. Questi bronzetti fantasiosi ci sono molto familiari perché simili ai personaggi dei cartoni animati giapponesi. Di solito I bambini di sono più affascinati dai falsi, che dai veri bronzetti.




7 commenti:

  1. -Volevo chiedere all'autore se esiste un sistema scientifico (possibilmente indiscutibile) per distinguere i veri dai falsi.
    -Altra cosa: se dei veri bronzetti sono stati di ispirazione per i falsi, i falsi possono darci qualche informazione sugli autentici usati come modello se andati perduti? Possibile che esistesse un "filone artistico" di veri bronzetti simili a questi falsi "somiglianti ai cartoni giapponesi"?
    -Infine quale era lo scopo delle copie, economico, artistico o altro?
    Grazie, capisco che forse son domande stupide per chi conosce la materia.
    Alex

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  2. Buongiorno Anonimo, le domande sono tutte interessanti. L'analisi chimico-fisica potrebbe inequivocabilmente stabilire se si tratta di falsi. In assenza di questa ci si affida all'analisi morfologica, comparando i bronzetti. Gli autentici sono eleganti e privi di fronzoli. I falsi che si vedono nelle foto sono ispirati soprattutto ai disegni che gli archeologi fecero nei giornali di scavo. Per apparire "autentici" li arricchirono di quei dettagli che qualche bronzetto presentava: armi, simboli animaleschi, mostruosità varie. Non posso escludere l'esistenza di un filone artistico ricco di fronzoli, ma dubito che qualche artigiano nuragico abbia stravolto lo stile dell'epoca. Le copie "false" furono eseguite esclusivamente a scopo di lucro.

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  3. Ciao Pierluigi e Ciao Alex, nonostante siano stati inquadrati come falsi, dopo anni e anni di lavoro e studio, soprattutto da una persona come Giovanni Lilliu,sono ancora parecchi gli elementi di riflessione: innanzitutto lo stile riconducibile a tanti pezzi inquadrati nell'arcaismo etrusco, la presenza di corna di consacrazione con gli stessi criteri della statuaria minoica e infine la presenza di forme grafiche e numerazione ben precisa utilizzata nel il lineare A e alcune varianti di B. Questi sono prodotti del 1800: come fanno a riassumere tre elementi scoperti nei primi 50 anni del millenovecento? Possibile che questi falsari o questo falsario fosse mosso dalla necessità di soldi e fosse così all'avanguardia negli studi e nelle conoscenze?

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  4. Gentile Dottor Cabriolu,
    è possibile, è possibile.. basti pensare alla fibula prenestina che fu fatta redigere dall'allora segretario dell'istituto germanico di roma a un noto antiquarium che lavorava nella torre rasa al suolo per costruire via dei fori imperiali all'altezza di via cavour. Voleva diventare direttore del germanico e doveva "inventare" qualcosa di grosso per supportare la sua candidatura... La fibula ha tolto le notti a epigrafisti e linguisti, a giovani studenti liceali e a quelli universitari che dovevano sostenere l'esame di epigrafa e di letteratura latina, fino a una ventina di anni fa quando la Guarducci ne sostenne la falsità con le prove che le ho appena detto. Positivo, in quella vicenda, fu un solo fatto: Helbig non riuscì a diventare direttore dell'istituto.
    Come vede la storia dell'archeologia è piena di falsi, moderni, per sostenere delle intuizioni moderne sull'antico: è l'esatto opposto di quel che il metodo archeologico insegna ed è figlio di un retaggio ottocentesco che ci portiamo ancora in dote. Tanto maggiore è questa eredità quanto minore è la propensione allo studio e al rigore metodologico che deve portare all'edizione finale dei dati. Potremmo dire, con un aforisma, che il falso prospera dove non c'è contesto: è quello che accade in molte parti del mediterraneo, e la sardegna, ahinoi, non ne èesente.
    Un cordiale saluto,
    marco rendeli

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  5. Caro Marcello, i falsi (bronzetti o altri reperti esposti nei musei) sono eseguiti dietro i suggerimenti dati da esperti del settore. Non troverai mai un Mondrian eseguito da un militare (qualunque professionalità estranea all'arte va bene) o un bronzetto (realizzato con la difficile fusione a cera persa) realizzato da una maestra d'asilo. Come fa rilevare Marco Rendeli, che saluto e ringrazio per l'interessante intervento, si tratta di falsi d'autore, e la mano, o le competenze, degli esperti sono sempre presenti. Purtroppo i reperti mobili sono i più facili da decontestualizzare, e quindi sono soggetti a utilizzi "mirati" da parte di professionisti senza scrupoli che, per vari motivi, tradiscono la "mission" culturale, ossia la ricerca della verità storica. I più delinquenti (perché di ciò si tratta) falsificano reperti per avvalorare le loro teorie, perseguendo una via "breve" per convincere l'opinione pubblica e, allo stesso tempo, forzare la mano con chi, invece, segue un metodo scientifico ed è impegnato nell'arduo compito di "leggere" la realtà senza inventare.

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  6. Per continuare questa interessante discussione, da non professionista della materia, mi chiedo però perchè fare dei falsi con dettagli perfetti, come dice M.Cabriolu: "pezzi inquadrati nell'arcaismo etrusco, la presenza di corna di consacrazione con gli stessi criteri della statuaria minoica e infine la presenza di forme grafiche e numerazione ben precisa utilizzata nel il lineare A e alcune varianti di B" e poi il bronzetto a prima sguardo sembra uscito da un "cartone giapponese"? Non vi sembra una contradizione molto strana per un falso d'autore alla Helbig? A questo punto non sarebbe più saggio ricorrere a criteri scientifici per datarli esattamente (quelli che citava il dott. Montalbano)?
    Grazie, Alex

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  7. Caro Alex,
    fare analisi sui bronzetti significa distruggerne una sia pur piccolissima parte, e questo già non va bene; costa diverse centinaia, sr non migliaia, di euro; le analisi sono tanto più difficili e meno plausibili sulle leghe...
    Di bronzetti ne esitono tanti (ma se pensiamo all'arco di tempo di utilizzo e alla ampiezza geografica del loro rinvenimento sono invero pochini..), molti vengono da scavi e permettono una contestualizzazione importante e utile: basta partire da quelli e lavorare sulle botteghe, sulle mani, sulla circolazione (come mi pare finora non sia stato fatto...)
    Una volta impostato così il lavoro vedrà che l'ampia progenie di falsificatori avrà vita più difficile.
    Un caro saluto
    marco rendeli

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