domenica 28 agosto 2011
Letteratura antica, la Bibbia I
La Bibbia
di Pierluigi Montalbano
Qualcuno si meraviglierà di trovare fra i poemi epici una scelta della Bibbia poiché si tratta di un libro sacro. Eppure anche gli ebrei ebbero le loro guerre, le loro imprese eroiche. Alle sue origini, il popolo eletto era una povera tribù di beduini, errante con le sue greggi. Poi migrarono in Egitto dove vissero per circa 500 anni trasformandosi in un popolo numeroso. Ma quanto più gli ebrei crescevano di numero tanto più le loro condizioni si facevano peggiori, sino a quando furono oppressi dalla dura schiavitù del faraone. Quando questo popolo di schiavi, sotto la guida di Mosè, uscì dall'Egitto, e si liberò dell'oppressione, ci appare come un pigmeo di fronte un gigante, paragonato alla civiltà millenaria e fastosa degli egiziani, che avevano innalzato i più grandi monumenti della storia del mondo, le piramidi. Eppure gli ebrei, quel popolo di schiavi che uscì dall'Egitto con i vecchi, i fanciulli, le donne, riuscirono a sfuggire all'inseguimento degli egiziani, riuscirono a conquistare, dopo la dimora di vari decenni nel deserto, la Terra Promessa, debellando a uno a uno le genti che vi abitavano, e seppero darsi una legge, un complesso severo di tradizioni e diritti: furono l'unico popolo che pervenne al concetto di un Dio solo, puro spirito, senza nulla in comune con gli dèi spesso mostruosi collegati alle passioni terrene delle altre religioni.
Negli altri poemi gli dèi si mescolano di continuo alle vicende degli uomini e parteggiano per l'uno o per l'altro dei combattenti, contribuendo sin dove il fato lo permette alla vittoria o la sconfitta degli eroi. Ma nella Bibbia la presenza dell'unico Dio è un elemento essenziale, determinante per ognuna delle vicende descritte: a lui è materialmente dovuta ogni vittoria, ogni impresa eroica, ogni sterminio dei nemici. Dio fa sì che si aprano le acque del Mare dei Giunchi, che cadano le mura di Gerico, che la fionda di Davide colpisca Golia, che il sole si oscuri sugli eserciti di nemici. Dio procura ogni vittoria sebbene il suo popolo non riveli particolari doti guerriere, anzi più volte non faceva mistero dei suoi timori.
La Bibbia è opera di numerosi autori, remoti tra loro di secoli e secoli, eppure in ogni pagina vi è sempre lo stesso motivo: la guerra è la guerra di Dio, spesso feroce, implacabile, che fa il deserto dove le truppe avanzano, e non risparmia né il re né i fanciulli né gli animali dei nemici. Se Dio permette la sconfitta è solo perché il suo popolo è venuto meno al patto sacro, si è reso colpevole di idolatria. 73 sono le opere raccolte nella Bibbia, e la loro compilazione è collocata dagli studiosi lungo un arco di 14 secoli, dal XIII a.C. al I d.C. Secondo la dottrina della Chiesa la Bibbia è da considerarsi un'opera di ispirazione divina, dettata da Dio, ma gli autori, pur ispirati dall'alto, conservano la mentalità e la cultura propria dell'epoca in cui scrivono, e manifestano un loro stile, una personalità letteraria. L'ispirazione divina non comporta la verità assoluta di tutto ciò che è contenuto nella Bibbia: la Chiesa stessa insegna che la Bibbia, infallibile per quanto si attiene alla dottrina religiosa, si adegua ai sensi e alle conoscenze limitate degli ebrei. Allo stesso modo si attiene ai fenomeni naturali, parla cioè con l'unico linguaggio che poteva essere compreso dal popolo. Gli autori si preoccupano soprattutto del senso morale, dell'ammonimento che deriva dai fatti: perciò riduce o accresce il numero di nemici e delle battaglie per adeguarlo a un numero sacro o simbolico, amplifica i fatti, li ripete, li ordina in modo che appaia più chiaro il disegno generale, ossia l'intervento provvidenziale di Dio. La Bibbia è divisa in due grandi parti, l'antico testamento e il nuovo testamento, il primo dedicato ai fatti che precedettero l'avvento di Gesù, il secondo dedicato ai fatti che ne accompagnarono e seguirono l'avvento. Volendo leggere la Bibbia come un poema epico ci interessa soprattutto la prima parte: l'antico testamento, scritto quasi per intero in ebraico e solo per alcuni libri posteriori in greco.
Fra i brani scelti per il nostro percorso ho selezionato: L'esodo dall'Egitto, il passaggio nel Mare dei Giunchi, le mura di Gerico, Sansone e i filistei, Davide e Golia.
Iniziamo dal primo:
L'esodo dall'Egitto.
La storia dell'uscita degli ebrei dall'Egitto e delle loro peregrinazioni prima di giungere nella terra promessa, è scritta nel libro secondo della Bibbia. Si legge che il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, mosso a pietà dalla dura schiavitù del suo popolo nella terra dei faraoni, volle liberarlo e ricondurlo, dopo 400 anni, nella terra dei padri, la Palestina. A questo grande compito provvide Mosè, da Dio predestinato a salvare gli ebrei. Nacque dalla stirpe di Levi e, come tutti i figli maschi del popolo d'Israele, doveva essere gettato nel fiume e ucciso, secondo gli ordini del faraone. Ma il bimbo fu salvato dall'intervento della stessa figlia il faraone che, toccata dalla sua bellezza, lo prese sotto la sua protezione e lo fece allevare come un proprio figlio, imponendogli il nome di Mosè, che significa salvato dalle acque. Diventato uomo, l'angelo del Signore gli apparve in una fiamma e gli ordinò di ricondurre il popolo nella terra promessa. Mosè si presentò al faraone e gli chiese, a nome del Signore Dio d'Israele, di lasciar partire gli ebrei. Ma il faraone oppose un netto rifiuto, anzi rese più dure le condizioni degli ebrei. L'Egitto fu allora colpito da terribili flagelli, le famose 10 piaghe d'Egitto, tra le quali ricordiamo l'acqua mutata in sangue, la moria del bestiame, l'invasione delle locuste, la morte di tutti i primogeniti. A seguito di ciò il faraone si piegò a lasciar partire gli ebrei con le loro donne, i loro figli e i loro bestiame. Ma si pentì poco dopo e si gettò con il suo esercito sulle tracce dei fuggiaschi, deciso a ricondurli con la forza in Egitto. Qui accade l'evento più portentoso della storia: le acque del Mare dei Giunchi si ritirano e i figli d'Israele possono attraversarlo all'asciutto. In seguito le acque ritornano da dove si erano ritirate travolgendo i carri dei cavalieri e del faraone che inseguivano il popolo fuggiasco. In seguito altre dure prove attendono il popolo eletto: la faticosa marcia nel deserto e la sete e la fame che Dio allevia facendo scaturire l'acqua dalla roccia e cadere la manna dal cielo. Il primo giorno del terzo mese dopo l'uscita dall'Egitto gli ebrei giungono nel deserto del Sinai, e si accampano. Proprio sul monte Sinai il Dio d'Israele, in mezzo ai tuoni e le folgori, avrebbe dettato Mosé e i 10 comandamenti imprimendoli sulle tavole della legge.
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