lunedì 25 luglio 2011
Intervista al linguista e glottologo Massimo Pittau
Intervista al linguista e glottologo Massimo Pittau
di Stefano Todisco
Massimo Pittau, nato a Nùoro il 6/2/1921, Professore Emerito dell’Università di Sassari, già professore ordinario di Linguistica sarda, con frequente incarico di Glottologia
Il curriculum e la bibliografia sono consultabili nel sito www.pittau.it
D. Qual è stato il suo percorso formativo? E quello professionale?
R. Ho fatto il Liceo Classico a Nùoro. Ho conseguito la laurea in Lettere classiche nell’Università di Torino con una tesi di linguistica sarda e dopo quella in Filosofia antica nell’Università di Cagliari con una tesi sul “Valore educativo delle lingue classiche”.
D. Di cosa si occupa attualmente?
R. Mi occupo quasi esclusivamente della Lingua Etrusca, sulla quale ho già pubblicato 9 libri e ne sto preparando altri 3. In particolare ho pubblicato nel 2005 il “DIZIONARIO DELLA LINGUA ETRUSCA” (pagine 525), che è il primo e finora unico esistente. In pratica mi interesso a fondo della lingua etrusca da più di un trentennio, con un tempo dunque che nessun altro linguista ha mai raggiunto. Nel mio citato sito web sono inseriti quasi tutti i miei studi recenti, sia quelli già pubblicati in varie riviste, sia quelli che lo saranno fra breve.
D. Per quali enti o istituzioni lavora?
R. Ormai sono in pensione da una dozzina d’anni
D. Il progetto più importante su cui ha lavorato?
R. Due campi:
1) Lingua Sarda (fonetica, grammatica, etimologia, antroponomastica, toponomastica, relitti della lingua dei Protosardi).
2) Lingua Etrusca (fonetica, grammatica, lessico, toponomastica, antroponomastica)
Ho pubblicato 9 opere sulla Lingua Etrusca e ne sto preparando altre tre.
Fra poco uscirà la mia importante opera “I Grandi Testi della Lingua Etrusca tradotti e commentati” (Edizione Carlo Delfino, Sassari).
D. Il prossimo impegno lavorativo?
R. Sto lavorando alacremente alle mie opere: “Lessico Italiano di origine etrusca – appellativi e toponimi” e “Lessico etrusco tradotto e commentato“. Infine II edizione accresciuta dei miei “Testi Etruschi tradotti e commentati” (I ediz. Bulzoni, Roma, 1990)(sono più di 1600 iscrizioni).
D. Ha collaborazioni all’estero? Se no, prevede di averle?
R. Attualmente no, ma sono stato e sono in corrispondenza con numerosi linguisti stranieri.
D. Quanto la lingua etrusca ha influenzato quella latina e quindi quella italiana?
R. L’ho dimostrato col mio recente “Dizionario comparativo latino-etrusco” (anno 2009) e lo dimostrerò con la mia prossima opera “Lessico italiano di origine etrusca – appellativi e toponimi“.
D. Perché la lingua etrusca da molti è considerata indecifrabile (se non addirittura enigmatica)?
R. Per colpa preminente degli archeologi italiani, i quali per più di 50 anni hanno sostenuto e sostengono che “la lingua etrusca non è comparabile con nessun’altra”. Che è una tesi del tutto immotivata, dato che fino al presente nessun linguista e tanto meno nessun archeologo ha dimostrato di conoscere a fondo tutte le lingue che si parlavano nel mondo antico, tanto da poter sostenere quella tesi con cognizione di causa.
Esistono anche responsabilità da parte dei linguisti, i quali non si sono opposti in misura adeguata al fatto che gli archeologi si siano di fatto impadroniti della Lingua Etrusca, con uno scantonamento di campo che è enorme (fra la linguistica e l’archeologia esiste un oceano di differenze!). I manualetti relativi alla lingua etrusca pubblicati dagli archeologi sono semplicemente indecorosi ed è umiliante che nelle Università italiane gli studenti si facciano una conoscenza dell’etrusco con simili strumenti.
(Lo dico come autore anche dell’opera “La Lingua Etrusca – Grammatica e Lessico“, anno 1997).
D. Riguardo ai cippi etruschi rinvenuti in Tunisia circa un secolo fa (e da molti ritenuti del I secolo a.C. sulla base dell’ipotesi del prof. Heurgon) ci esponga la Sua opinione e le Sue motivazioni.
R. In un mio lungo intervento fatto nell’ XI convegno dell’”Africa Romana” (1994-1996) – pubblicato dopo come appendice nel mio libro “Tabula Cortonensis” (anno 2000), ho dimostrato che l’iscrizione etrusca della Tunisia risale al trentennio posto tra la sconfitta degli Etruschi da parte dei Romani a Sentino nel 295 a.C. e l’inizio della I guerra punica. Jacques Heurgon (di cui avevo una grandissima stima) ha, a mio giudizio, errato a riportare l’iscrizione ad un periodo molto più recente.
D. Cosa pensa dello stato attuale dell’archeologia italiana?
1) C’è una produzione eccessiva di archeologi.
2) Pochi archeologi validissimi ed acutissimi sono affiancati da troppo numerosi archeologi veramente mediocri.
3) La causa della superproduzione di archeologi mediocri sta nel fatto che essi riescono a vincere facilmente cattedre universitarie e posti di dirigenza nelle Soprintendenze presentando pubblicazioni composte di belle fotografie e bei disegni, con scarsissime considerazioni critiche.
D. Quanto può servire la conoscenza del greco e del latino per uno studente che oggi si addentra nel mondo dell’archeologia?
R. La lingua greca e quella latina sono le migliori chiavi di ingresso nella civiltà classica, per cui sono uno strumento validissimo, anzi indispensabile anche per gli archeologi.
D. L’etrusco potrà diventare, in ambito accademico, una lingua studiata alla stregua del greco e del latino?
R. No, perché mentre della lingua greca e di quella latina abbiamo una documentazione immensa, della lingua etrusca abbiamo una documentazioni molto scarsa e inoltre frammentaria.
Fonte: Archeorivista
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