martedì 19 ottobre 2010
La società nuragica, 2° parte di 3
L’organizzazione politica e sociale nell’epoca nuragica di Giovanni Ugas
Fin dalla loro comparsa i protonuraghe si distinguono in edifici con una sola camera e nuraghe complessi costituiti da più ambienti, sempre ellittici, ma più grandi e a volte con una cinta esterna. Costruzioni difese che accolgono delle guarnigioni e contingenti di truppe, chiamati a difendere i nuraghe. Sono vere e proprie cittadelle, e chi possiede questi palazzi è un capo tribale, il re di un vasto territorio. Uno di quei re tespiadi che i greci facevano arrivare dalla Beozia. Erano capi che guidavano e controllavano territori che possiamo paragonare alle curatorìe medievali.
Le fonti raccontano di 40 re tespiadi che, aggiunti ai circa 20 regni occupati da Balari e Corsi, si arriva a una sessantina di distretti tribali. La disposizione dei nuraghe lungo le linee di confine naturali ci fa intuire la formazione dei distretti e la loro estensione.
Ci sono nuraghe monotorre ad una sola camera, ci sono quelli con bastione semplice che presentano più torri e quelli più articolati, con varie torri disposte intorno alla principale ed elevati a più piani, come il nuraghe Arrubiu di Orroli.
Tutto ciò implica una gerarchia interna nell’ambito dei nuraghe che corrispondono a livelli diversi di comando nel territorio. Dobbiamo immaginare dei nuraghe semplici monotorre, posti in luoghi particolarmente sensibili per il controllo dei confini del territorio, delle coste e lungo i fiumi. Altri sono vere e proprie residenze fortificati di capi che hanno grande importanza per il controllo della gerarchia e per il potere.
Questa situazione consente di capire il motivo della moltiplicazione dei nuraghe. Si passa da circa 500 protonuraghe, costruiti intorno al XV a.C. ai 7000/8000 nuraghe edificati intorno al XIII-XII a.C., nel Bronzo Recente, quando si verifica il cambiamento epocale con l’utilizzo dei nuraghe turriti con torri slanciate, camere circolari e grandi volte.
Certamente questo modello di crescita dei nuraghe è legato al modello di popolamento.
Già nel primo periodo dei protonuraghe sono evidenti i contatti con l’esterno. Lo notiamo dai materiali, come ad esempio il frammento di testina in avorio, con elmo a zanne di cinghiale proveniente da Decimoputzu. È identico a testine trovate a Creta e in ambito della Grecia continentale presso le regge micenee e cretesi. Ci sono poi collanine in pasta vitrea di provenienza egea o egizia. Da San Cosimo proviene la parte superiore di un ago in vetro che trova corrispondenza in ambito cretese, insieme ad altri oggetti in oro. È il periodo in cui iniziano a circolare i lingotti in rame a pelle di bue, gli ox-hide con 4 bracci, che presentano dei segni connessi con la scrittura sillabica cretese minoica e micenea. Questa presenza denuncia la richiesta della Sardegna di grandi quantità di rame per produrre armi in bronzo. Gli eserciti e le grandi potenze richiedevano i lingotti in rame. Questo materiale era il motore del tempo perché la necessità di controllare il territorio impiegava un gran numero di soldati armati.
Di questo periodo appare, nello scavo della tomba Su Fraigu cosiddetta “dei 300” a San Sperate, un sigillo cilindrico databile XV a.C. con segni di difficile interpretazione: forse pesci o un uccello o una scena di parto. Sigillava le proprietà attraverso la creta e giunge dalla zona ugaritica.
A Isili, nel nuraghe Is Paras, c’è una tholos che misura 12 metri ed evidenzia la perfezione stilistica e formale degli edifici. Le fonti greche dicono che Iolao chiamò il grande architetto Dedalo per perfezionare la tecnica architettonica. A partire dal 1300 a.C. compaiono nuraghe complessi molto sofisticati, con slanciate torri, camere circolari e volte perfettamente ogivali. Sono le regge dei capi tribali. Su Mulinu di Villanovafranca è un protonuraghe che nel tempo diventa “evoluto” con torri che vengono aggiunte, cinta esterna con altre torri, terrazzi, feritoie e altri elementi che contribuiscono a rendere l’edificio molto sicuro, con bastioni poderosi che dominano sul territorio.
I grandi nuraghe potevano accogliere fino a 200 soldati e costituivano dei veri e propri castelli autosufficienti dell’epoca.
I rapporti con l’esterno sono evidenziati anche dalla ceramica che arriva dall’oriente. A Sarroch e Orroli troviamo ceramica micenea ma a sua volta la ceramica grigio ardesia e altra produzione nuragica compare a Tirinto, a Commos a Creta, in Sicilia e documentano che la Sardegna aveva relazioni importanti con il mondo egeo. È in questo periodo troviamo i grandi movimenti dei popoli dal mare e li troviamo raffigurati nei grandi templi come a Medinet Habu, nella rappresentazione della battaglia navale nel delta del Nilo, a dimostrazione di un momento di fermento che toccò tutti i più importanti imperi del passato e portò alla fine degli ittiti, dei micenei e al crollo degli egizi.
Fra le ceramiche trovate ad El-Awatt, in Israele, ci sono alcune decorazioni che riportano alle ceramiche nuragiche. In ambito israelo-palestinese troviamo anche forme e decorazioni che richiamano i pugnali sardi. La ceramica sarda raggiunge anche Lipari a dimostrazione di una società evoluta con tante relazioni con l’esterno.
I dati della proliferazione dei nuraghe nel Bronzo Medio ci fanno capire che la realtà sociale ed economica si sviluppa prepotentemente in questo periodo e nei distretti tribali si nota un’articolazione che evidenzia la volontà di un controllo capillare del territorio. Si contano circa 8000 nuraghe e circa 3000 villaggi, un tessuto abitativo che supera quello, pur importante, dell’epoca romana. Tutto ciò si aggiunge alle tombe dei giganti, ai pozzi e agli altri segni sparsi nel territorio. In questa immagine (inserire foto) si nota la piramide gerarchica con a capo la reggia nuragica, in una posizione intermedia ci sono le residenze con bastione dei capi cantone, i villaggi vengono appresso, senza cinta esterna e quindi non protetti, e, infine, i nuraghe monotorre che si dispongono in zone nevralgiche per completare la difesa del territorio.
...domani la 3° e ultima parte
Nelle immagini Talei, foto e disegno.
Fin dalla loro comparsa i protonuraghe si distinguono in edifici con una sola camera e nuraghe complessi costituiti da più ambienti, sempre ellittici, ma più grandi e a volte con una cinta esterna. Costruzioni difese che accolgono delle guarnigioni e contingenti di truppe, chiamati a difendere i nuraghe. Sono vere e proprie cittadelle, e chi possiede questi palazzi è un capo tribale, il re di un vasto territorio. Uno di quei re tespiadi che i greci facevano arrivare dalla Beozia. Erano capi che guidavano e controllavano territori che possiamo paragonare alle curatorìe medievali.
Le fonti raccontano di 40 re tespiadi che, aggiunti ai circa 20 regni occupati da Balari e Corsi, si arriva a una sessantina di distretti tribali. La disposizione dei nuraghe lungo le linee di confine naturali ci fa intuire la formazione dei distretti e la loro estensione.
Ci sono nuraghe monotorre ad una sola camera, ci sono quelli con bastione semplice che presentano più torri e quelli più articolati, con varie torri disposte intorno alla principale ed elevati a più piani, come il nuraghe Arrubiu di Orroli.
Tutto ciò implica una gerarchia interna nell’ambito dei nuraghe che corrispondono a livelli diversi di comando nel territorio. Dobbiamo immaginare dei nuraghe semplici monotorre, posti in luoghi particolarmente sensibili per il controllo dei confini del territorio, delle coste e lungo i fiumi. Altri sono vere e proprie residenze fortificati di capi che hanno grande importanza per il controllo della gerarchia e per il potere.
Questa situazione consente di capire il motivo della moltiplicazione dei nuraghe. Si passa da circa 500 protonuraghe, costruiti intorno al XV a.C. ai 7000/8000 nuraghe edificati intorno al XIII-XII a.C., nel Bronzo Recente, quando si verifica il cambiamento epocale con l’utilizzo dei nuraghe turriti con torri slanciate, camere circolari e grandi volte.
Certamente questo modello di crescita dei nuraghe è legato al modello di popolamento.
Già nel primo periodo dei protonuraghe sono evidenti i contatti con l’esterno. Lo notiamo dai materiali, come ad esempio il frammento di testina in avorio, con elmo a zanne di cinghiale proveniente da Decimoputzu. È identico a testine trovate a Creta e in ambito della Grecia continentale presso le regge micenee e cretesi. Ci sono poi collanine in pasta vitrea di provenienza egea o egizia. Da San Cosimo proviene la parte superiore di un ago in vetro che trova corrispondenza in ambito cretese, insieme ad altri oggetti in oro. È il periodo in cui iniziano a circolare i lingotti in rame a pelle di bue, gli ox-hide con 4 bracci, che presentano dei segni connessi con la scrittura sillabica cretese minoica e micenea. Questa presenza denuncia la richiesta della Sardegna di grandi quantità di rame per produrre armi in bronzo. Gli eserciti e le grandi potenze richiedevano i lingotti in rame. Questo materiale era il motore del tempo perché la necessità di controllare il territorio impiegava un gran numero di soldati armati.
Di questo periodo appare, nello scavo della tomba Su Fraigu cosiddetta “dei 300” a San Sperate, un sigillo cilindrico databile XV a.C. con segni di difficile interpretazione: forse pesci o un uccello o una scena di parto. Sigillava le proprietà attraverso la creta e giunge dalla zona ugaritica.
A Isili, nel nuraghe Is Paras, c’è una tholos che misura 12 metri ed evidenzia la perfezione stilistica e formale degli edifici. Le fonti greche dicono che Iolao chiamò il grande architetto Dedalo per perfezionare la tecnica architettonica. A partire dal 1300 a.C. compaiono nuraghe complessi molto sofisticati, con slanciate torri, camere circolari e volte perfettamente ogivali. Sono le regge dei capi tribali. Su Mulinu di Villanovafranca è un protonuraghe che nel tempo diventa “evoluto” con torri che vengono aggiunte, cinta esterna con altre torri, terrazzi, feritoie e altri elementi che contribuiscono a rendere l’edificio molto sicuro, con bastioni poderosi che dominano sul territorio.
I grandi nuraghe potevano accogliere fino a 200 soldati e costituivano dei veri e propri castelli autosufficienti dell’epoca.
I rapporti con l’esterno sono evidenziati anche dalla ceramica che arriva dall’oriente. A Sarroch e Orroli troviamo ceramica micenea ma a sua volta la ceramica grigio ardesia e altra produzione nuragica compare a Tirinto, a Commos a Creta, in Sicilia e documentano che la Sardegna aveva relazioni importanti con il mondo egeo. È in questo periodo troviamo i grandi movimenti dei popoli dal mare e li troviamo raffigurati nei grandi templi come a Medinet Habu, nella rappresentazione della battaglia navale nel delta del Nilo, a dimostrazione di un momento di fermento che toccò tutti i più importanti imperi del passato e portò alla fine degli ittiti, dei micenei e al crollo degli egizi.
Fra le ceramiche trovate ad El-Awatt, in Israele, ci sono alcune decorazioni che riportano alle ceramiche nuragiche. In ambito israelo-palestinese troviamo anche forme e decorazioni che richiamano i pugnali sardi. La ceramica sarda raggiunge anche Lipari a dimostrazione di una società evoluta con tante relazioni con l’esterno.
I dati della proliferazione dei nuraghe nel Bronzo Medio ci fanno capire che la realtà sociale ed economica si sviluppa prepotentemente in questo periodo e nei distretti tribali si nota un’articolazione che evidenzia la volontà di un controllo capillare del territorio. Si contano circa 8000 nuraghe e circa 3000 villaggi, un tessuto abitativo che supera quello, pur importante, dell’epoca romana. Tutto ciò si aggiunge alle tombe dei giganti, ai pozzi e agli altri segni sparsi nel territorio. In questa immagine (inserire foto) si nota la piramide gerarchica con a capo la reggia nuragica, in una posizione intermedia ci sono le residenze con bastione dei capi cantone, i villaggi vengono appresso, senza cinta esterna e quindi non protetti, e, infine, i nuraghe monotorre che si dispongono in zone nevralgiche per completare la difesa del territorio.
...domani la 3° e ultima parte
Nelle immagini Talei, foto e disegno.
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