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venerdì 29 ottobre 2010

Cronologia dei giganti di Monte Prama 1° parte di 2


Il ritrovamento nel 1974 degli oltre 5000 frammenti di statue che hanno consentito la ricostruzione, che ancora oggi procede, dei “Giganti di Monte Prama” consente di aggiungere un piccolo tassello alla cronologia della storia della Sardegna (Tronchetti, vedi http://pierluigimontalbano.blogspot.com/2010/10/le-rotonde-nuragiche.html). Insieme alle statue, il lavoro di restauro curato dai tecnici del centro di Li Punti ha riportato in essere alcuni nuraghe miniaturizzati a una o più torri. Pur essendo poco rilevante per questo lavoro stabilire il ruolo dei personaggi rappresentati, e la funzione simbolica dei nuraghe miniaturizzati, lo studio iconografico indica con precisione chi furono i committenti di queste sculture e chiarisce, senza alcun dubbio, che la civiltà nuragica era capace di organizzare tecnicamente e ideologicamente la rappresentazione della propria cultura. È chiaro l’intento di autocelebrarsi da parte di una o più comunità che si riconoscevano nei nuraghe e nei guerrieri rappresentati anche nei bronzetti, alcuni dei quali coevi. Considerato che nessun ricercatore registra per quel periodo dati archeologici che mostrano tracce di guerre importanti, si tratta dunque della rappresentazione di eroi di guerre del passato scolpiti in posa da parata, ma occorre segnalare che uno studioso afferma che i Guerrieri di Monte Prama erano la guardia del corpo del Sardus Pater, dio nazionale dei Nuragici, nel tempio a lui dedicato nel Sinis (Pittau, vedi http://pierluigimontalbano.blogspot.com/2010/10/ancora-sulle-statue-di-monte-prama.html).
Il più importante testo scritto sardo che l’archeologia indaga ormai da oltre un secolo, è la Stele di Nora. Nella sua traduzione si sono cimentati numerosi studiosi senza arrivare, per il momento, ad una condivisione di significato. In questa stele, scritta in caratteri fenici, non si segnalano al momento incisioni la cui traduzione riporti a battaglie. Anch’essa è cronologicamente inquadrabile all’epoca delle statue di Monte Prama. (Montalbano, vedi http://pierluigimontalbano.blogspot.com/2010/08/la-stele-di-nora-1-parte-scrittura.html)(Montalbano, vedi, inoltre, http://pierluigimontalbano.blogspot.com/2010/08/la-stele-di-nora-2-parte-scrittura.html).
I segni di scrittura finora ritrovati ed esaminati su altri manufatti, ad esempio nei lingotti ox-hide in rame e in alcune ceramiche, indicano misure ponderali, timbri di botteghe metallurgiche o, secondo qualche studioso, simboli religiosi. Nulla, quindi, che mostra battaglie epiche, invasioni e trattati di pace, niente di tanto rilevante da essere scolpito nella pietra, così come accadde, invece, in Egitto all’epoca dei faraoni ramessidi. Le statue rappresentano personaggi facenti parte di un mito entrato nella tradizione dei sardi nuragici, ed essendo in pietra sono frutto della volontà, da parte dei committenti, di immortalare questo mito in maniera durevole.
È curioso registrare che i frammenti sono stati riportati alla luce in uno scavo eseguito sopra una necropoli di 33/34 tombe a pozzetto allineate, tipicamente nuragiche e cronologicamente attestate dagli studiosi intorno all’inizio dell’VIII a.C., quasi a significare che in ognuna delle sepolture riposasse il corpo di uno dei guerrieri rappresentati. Ma alcuni ricercatori ritengono che le statue furono frantumate altrove, nelle vicinanze, e trasportate sulla necropoli, attribuita ai punici e utilizzata, in seguito, come discarica. (Montalbano, vedi http://pierluigimontalbano.blogspot.com/2010/05/monte-prama-i-giganti.html).
Per questa analisi mirata a stabilire la cronologia dei giganti, non è importante indagare oltre su questo punto, e analizzerò quasi esclusivamente i dati archeologici comparativi, cercando di evitare ipotesi non suffragate da dati oggettivi.

I giganti sono facilmente distinguibili in alcune categorie tipologiche, già segnalate dagli studiosi: guerrieri e piccoli nuraghe. I primi, a loro volta, si classificano in arcieri, spadaccini con scudo rotondo e soldati armati di maglio nella mano destra, mentre nella mano sinistra, tenuta sopra la testa, stringono uno scudo flessibile, rinforzato con stecche longitudinali. Gli altri manufatti, i piccoli nuraghe si possono suddividere in edifici ad una o più torri.
Per evitare di instradarmi verso una classificazione che sarebbe più soggettiva che scientifica, inserirò solo successivamente il mio pensiero sui guerrieri (Montalbano, vedi http://pierluigimontalbano.blogspot.com/2010/08/i-corridori-di-monte-prama.html) e preferisco ora concentrare l’attenzione sulle torri, non perché i primi siano meno importanti ma solo per focalizzare al meglio la cronologia. Mi preme tuttavia sottolineare l’atipicità di voler ingigantire gli eroi e rimpicciolire gli edifici, a suggerire forse che in quel periodo ci fu un’evoluzione o un cambiamento dei rapporti sociali e delle gerarchie. Chi si era distinto in operazioni militari o aveva ricoperto incarichi prestigiosi, era posto quasi allo stesso livello delle divinità e veniva simbolicamente rappresentato nella statuaria in pietra.
I piccoli nuraghe ricomposti dai tecnici del Centro di restauro di Li Punti sono ben conosciuti in ambito sardo nuragico. Si tratta di quei caratteristici manufatti ritrovati al centro di alcune grandi capanne dotate di banconi per sedersi in circolo, denominate “capanne delle riunioni”, ubicate nei siti di maggiore interesse archeologico, e sempre cronologicamente attestate a partire dal X a.C. Possiamo già, dunque, eliminare senza indugio alcuno, per la nostra ricerca sulla cronologia delle statue giganti di Monte Prama, tutti i riferimenti cronologici anteriori a questo X secolo (Moravetti, vedi http://pierluigimontalbano.blogspot.com/2010/10/le-rotonde-nuragiche.html) (Derudas, vedi http://pierluigimontalbano.blogspot.com/2010/10/ancora-sulle-rotonde.html). Nei siti nuragici gli archeologi hanno, infatti, portato alla luce differenti tipologie di manufatti che indicano, per i periodi precedenti, facies culturali che si avvalgono di rappresentazioni che non corrispondono a quelle da noi analizzate.

Altro elemento da scartare con veemenza è la possibilità che i committenti siano esterni all’isola. Chi mai potrebbe amplificare la gloria di un popolo dopo averlo assoggettato militarmente, o comunque conquistato? Le statue sono sarde nuragiche, come chi le ha commissionate. Su questo punto non si possono accettare, né ci sono al momento, altre ipotesi concrete. La bottega artigianale che le ha riprodotte era locale, pur non essendo possibile provarlo scientificamente, e il materiale da costruzione proviene dalle cave di calcare oristanesi. Il luogo di ritrovamento è ubicato nel territorio di Cabras, tuttavia alcuni studiosi ipotizzano, a giudicare da qualche elemento formale delle statue, una scuola assira o, almeno, un artigiano “prestato” dal vicino oriente, opinione dello studioso Rendeli.
Non deve sorprendere che il sito di ritrovamento delle statue di Monte Prama sia in prossimità della costa, e dunque del mare, perché i sardi in quel periodo avevano forti collegamenti con l’esterno, come dimostrato dagli studi pubblicati dagli archeologi sui materiali d’importazione e sui manufatti sardi rinvenuti fuori dall’isola. Inoltre le popolazioni nuragiche erano ben coscienti di vivere in un isola, circondati dal mare, e avevano individuato nelle coste quei luoghi nei quali poter svolgere favorevoli intermediazioni con le popolazioni d’oltremare. Quale miglior luogo avrebbero potuto scegliere i nuragici per posizionare delle statue tanto imponenti e rappresentative della propria civiltà?
Ritorniamo ai piccoli nuraghe rappresentati con precisione calligrafica. I ritrovamenti significativi di questi manufatti, come già segnalato nelle note 5 e 6, sono stati fatti ad Alghero, nella capanna delle riunioni del nuraghe Palmavera, nella grande capanna circolare del nuraghe di Punta Unossi, a Su Nuraxi di Barumini nel vano 80, nella capanna 1 del Losa, nel Santuario nuragico di Santa Vittoria di Serri, e possiamo certamente inserire in questa tipologia, pur se di poco successivi, anche quello scolpito nell’altare-vasca scavata da Ugas all’interno del vano E del nuraghe Su Mulinu a Villanovafranca, e quello scolpito nell’altare-vasca di Su Monte di Sorradile. Tutti questi ritrovamenti sono inquadrabili in contesti che vanno dall’inizio del IX fino all’VIII a.C. Già da solo questo fatto sgombrerebbe il campo da ipotesi cronologiche differenti, ma per correttezza metodologica preferisco approfondire con altre indagini.

...domani la 2° e ultima parte

Immagini tratte da www.monteprama.it

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