martedì 4 maggio 2010
Sea People - Popoli del mare III - il neolitico in Italia
Il neolitico in Italia:
Tra il VI e V millennio a.C. l'economia agro-pastorale si afferma lungo le corse dell'Italia meridionale, nella Sicilia e nelle isole minori; la Sardegna correlata alla Corsica e alle aree costiere tirreniche, rappresenta una delle più antiche neolitizzazioni occidentali. Già dal 6000 a.C. sono presenti villaggi con allevamento sia di bovini che di ovini, ricordando che questi ultimi erano assenti a livello selvatico in Europa. Il versante tirrenico presenta una ceramica impressa (lungo la costa toscana e nelle isole) ed è quindi da escludere la possibilità di una penetrazione dal Nord, ma è ben evidenziata la via marittima attraverso la quale giunse il nuovo popolo. Questo addensarsi lungo le coste potrebbe essere messo in relazione con i molteplici rapporti intercorsi tra la regione tosco-laziale, le isole dell'arcipelago toscano, la Sardegna, le Baleari e la Corsica. Tra gli elementi più importanti a favore di tale ipotesi sono le concentrazioni di ossidiana, infatti oltre a quella di Lipari e Palmarola, la più abbondante è quella del Monte Arci in Sardegna. Insieme agli elementi della ceramica, che nell'area toscana è tipologicamente simile a quella sarda e corsa, questo dato conferma l'ipotesi di una rotta marittima Baleari-Sardegna-Corsica, arcipelago toscano-costa tirrenica. Inizia a svelarsi un'organizzazione a livello commerciale marittimo completamente oscurata dal pregiudizio storico di una navigazione in mare aperto molto più tardiva. Abbiamo un'unica identità culturale che mostra diversi popoli con culture ben differenziate fra loro ma che non possono che provenire da un'unica civiltà, quella stessa da cui provengono anche gli indoeuropei. Anche i Danubiani, fedeli al culto della dea madre, possiedono una società di tipo matriarcale e, come se non avessero mai perso il contatto originario con il mare, continuarono a importare conchiglie mediterranee per ornamento personale. La relazione che si presenta fra l'interminabile paleolitico, la brevissima parentesi mesolitico-Natufiana e l'esplosione della rivoluzione neolitica fa nascere degli interrogativi ma anche alcune certezze. I primi siti come Gerico, Aswad e altri, ci insegnano che l'alba neolitica è pienamente in possesso dei cardini dell'economia produttiva e vanta costruzioni sulla cui realizzazione si dissente tuttora. È una certezza che il neolitico si propagò attraverso il mare. È una certezza che la diffusione neolitica non sia avvenuta per continuità ma evidenzia tante culture diverse all'ombra di un'unica civiltà: quella della dea madre.
Tra il VI e V millennio a.C. l'economia agro-pastorale si afferma lungo le corse dell'Italia meridionale, nella Sicilia e nelle isole minori; la Sardegna correlata alla Corsica e alle aree costiere tirreniche, rappresenta una delle più antiche neolitizzazioni occidentali. Già dal 6000 a.C. sono presenti villaggi con allevamento sia di bovini che di ovini, ricordando che questi ultimi erano assenti a livello selvatico in Europa. Il versante tirrenico presenta una ceramica impressa (lungo la costa toscana e nelle isole) ed è quindi da escludere la possibilità di una penetrazione dal Nord, ma è ben evidenziata la via marittima attraverso la quale giunse il nuovo popolo. Questo addensarsi lungo le coste potrebbe essere messo in relazione con i molteplici rapporti intercorsi tra la regione tosco-laziale, le isole dell'arcipelago toscano, la Sardegna, le Baleari e la Corsica. Tra gli elementi più importanti a favore di tale ipotesi sono le concentrazioni di ossidiana, infatti oltre a quella di Lipari e Palmarola, la più abbondante è quella del Monte Arci in Sardegna. Insieme agli elementi della ceramica, che nell'area toscana è tipologicamente simile a quella sarda e corsa, questo dato conferma l'ipotesi di una rotta marittima Baleari-Sardegna-Corsica, arcipelago toscano-costa tirrenica. Inizia a svelarsi un'organizzazione a livello commerciale marittimo completamente oscurata dal pregiudizio storico di una navigazione in mare aperto molto più tardiva. Abbiamo un'unica identità culturale che mostra diversi popoli con culture ben differenziate fra loro ma che non possono che provenire da un'unica civiltà, quella stessa da cui provengono anche gli indoeuropei. Anche i Danubiani, fedeli al culto della dea madre, possiedono una società di tipo matriarcale e, come se non avessero mai perso il contatto originario con il mare, continuarono a importare conchiglie mediterranee per ornamento personale. La relazione che si presenta fra l'interminabile paleolitico, la brevissima parentesi mesolitico-Natufiana e l'esplosione della rivoluzione neolitica fa nascere degli interrogativi ma anche alcune certezze. I primi siti come Gerico, Aswad e altri, ci insegnano che l'alba neolitica è pienamente in possesso dei cardini dell'economia produttiva e vanta costruzioni sulla cui realizzazione si dissente tuttora. È una certezza che il neolitico si propagò attraverso il mare. È una certezza che la diffusione neolitica non sia avvenuta per continuità ma evidenzia tante culture diverse all'ombra di un'unica civiltà: quella della dea madre.
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