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lunedì 3 maggio 2010

Sea People - Popoli del mare I


Recentemente ho avuto modo di leggere l'interessante libro di Berni e Chiappelli sui "Popoli del Mare" (2009) e, pur non condividendo alcune argomentazioni e qualche conclusione, ho pensato di tuffarmi in una rilettura di questo testo, filtrarla attraverso le esperienze maturate con i recenti scavi in Sardegna e proporre una visione d'insieme dell'argomento rendendola fruibile ai lettori del blog. Per ulteriori approfondimenti vi consiglio la lettura del testo in originale, ricco di note dedicate ai testi egizi tradotti, e realizzato secondo la visione degli autori. Inizia, quindi, con questo post una lunga serie di argomenti che riguardano i popoli del mare, grande mistero della nostra storia passata ma ancora oggi in grado di suscitare curiosità e teorie variegate sulle loro origini e sulla loro evoluzione.

Gli indoeuropei
Ci fu un tempo in cui gli antenati della maggior parte dei popoli d'Europa e di alcuni dell'Asia abitarono un'unica Patria. Questa è la realtà che la linguistica ci ha rivelato. Da dove venivano questi popoli? Il professor Renfrew identifica la nascita della civiltà indoeuropea con lo sviluppo della civiltà neolitica anatolica del 7500 a.C.. La Gimbutas teorizza un'antica Europa prima del 4500 a.C. non indoeuropea, legata al culto della Dea Madre, con gli aspetti di una civiltà agricola sedentaria e pacifica. Invasori provenienti dall'area ucraina in tre ondate successive, fra i 4500 e il 2500 a.C., determinarono la fine di quest'epoca aurea, e introdussero una realtà patriarcale, nomado-pastorale e bellicosa. La totale mancanza di riscontri archeologici probanti su questo territorio, e la presenza di elementi come la svastica o altre simbologie indoeuropee in epoche più antiche, eliminano in un solo colpo di mezzo teorie che hanno allontanato la verità. I linguisti indoeuropeisti sono in grado di stabilire quali lingue sono indoeuropee e quali no mediante un metodo definito comparativo: tutte sono trasformazioni nel tempo di una lingua più antica. La maggior prossimità linguistica si determina fra il linguaggio geograficamente più vicino e la maggior lontananza tra le lingue fisicamente più lontane, ma la realtà è che le lingue più vicine sono spesso geograficamente agli antipodi. Gli indoeuropei non costituiscono una razza ma una civiltà, un insieme di culture. Le lingue indoeuropee più antiche giunte fino a noi sono quelle anatoliche: l'ittita e le precedenti lingue luvie, i più antichi esempi di scrittura indoeuropea pervenutici. Il neolitico e il calcolitico non hanno lasciato sufficienti tracce linguistiche ed è necessario attendere il 3000 a.C. perché si delinei un panorama di certezze. Compare infatti per la prima volta, accanto al sumero e all'egizio, il semita, individuato nella lingua accadica. L'esplosione di queste culture traccia un solco indelebile nella storia umana ma la loro provenienza è del tutto ignota. Siamo al cospetto di fenomeni migratori ma non siamo in grado di cogliere il punto di partenza. Nel corso del tempo la stessa problematica si ripresenta. Numerosi popoli verso il 1700 a.C. esordiscono da dominatori sulla scena storica: Mitanni, Micenei, Ittiti, Hyksos. Verso il 1200 a.C. una nuova ondata di genti indoeuropee si impossesserà del Mediterraneo, e questi invasori sono denominati dagli egizi "Haou-Nebout", i popoli del mare: una decina di nomi tra cui spiccano filistei, etruschi, sardi, siculi e genti greche.

Nell'immagine in alto un bassorilievo che raffigura il trasporto di legname con le navi di Tiro.

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