Napoli prima di Napoli, Mito e fondazioni della città di Partenope.
Libro di Emanuele Greco e Daniela Giampaola.
Recensione di Felice
di Maro
Archeologia e storia a Napoli spesso tra odio e amore si avvicinano e a volte si confrontano (dialetticamente s’intende) con le vicende della politica e dell’economia e per certi aspetti anche con le problematiche territoriali come quelle della mobilità tra la costa e le aree collinari della città, poi si allontanano e viaggiano separate ignorandosi a vicenda in quanto la cultura a Napoli come imperativo anche se non è istituzionalizzato deve seguire le direttive nazionali che non sono quelle di promuovere processi culturali con fruizione a livello popolare, cioè per tutti, però il diavolo ogni tanto ci mette le corna, e lo ringraziamo di cuore, ed ecco che la dialettica storica-archeologica riparte anche se soltanto sulla Napoli greco-romana ed è mirata principalmente sulla fondazione di Neapolis con il libro, Napoli prima di Napoli, che dal 16 dicembre 2022 è nelle librerie grazie a due autori, Emanuele Greco e
Daniela Giampaola ed alla Salerno Editrice di Roma che lo ha pubblicato ed è stata brava ad offrire l’opera ad un prezzo non proibitivo: € 21.La Sirena Parthenope e il suo mito stanno lasciando la scena principale della fondazione di Neapolis. Le nuove documentazioni archeologiche che oggi sono disponibili grazie ai lavori degli impianti della Metropolitana eseguiti lungo la costa e che hanno dato risultati inaspettati rinnovano e consentono nuove ricostruzioni storiche: i due autori retrodatano la nascita di Neapolis ma secondo me è necessario una nuova cronologia reinterpretando tutti i dati archeologici. L'insediamento più antico di Napoli ha avuto il nome di una sirena, Parthenope, che secondo la tradizione mitografica è una delle tre sirene, Parthenope, Ligea e Leucosia, che, battute nel canto da Orfeo, per la disperazione si lanciarono in mare dove sarebbero state trasformate in scogli. La loro morte, è stata attribuita all'insensibilità di Ulisse rispetto a quella che è stata denominata la malia, cioè quel mix di seduzione condito con ingredienti soprannaturali, che avrebbe dovuto avere il loro canto.
Secondo i racconti di vari autori antichi ma
non contemporanei all’epoca della nascita del mito i loro corpi sarebbero stati
trasportati dalle onde del mare: Ligea sarebbe stata trasportata a Terina,
Leucosia a Posidonia e Parthenope alle foci del fiume Sebeto
dove sorgerà la
Neapolis dei Cumani, ma in quel luogo, chiaramente mai documentato
archeologicamente, sarebbe stata eretta una tomba obiettivamente simbolica e
dedicata alla sirena presso la quale verranno dedicati sacrifici annuali: è dal
nome di questa sirena che prese il nome la città più antica, dove successivamente i Cumani,
con l'espulsione degli oligarchi nell'ambito del clima di stasis, cioè di lotta
continua sotto il tiranno Aristodemo, sarebbe stata fondata Neapolis,
la nuova città.
Sia chiaro, la mitografia è anche una sequela di verità spesso oscurate perché non documentate oppure non più documentabili quindi dietro ad ogni mito c’è sempre un evento che sta all’origine della formazione del mito stesso, e il ricordo, obiettivamente, viene oscurato oppure semi-oscurato. L’insieme, evento e ricordo, sono legati a vicende reali, e al riguardo almeno per il ricordo/rievocazione piace presentare qui un esempio di documentazione materiale che è la testa di Parthenope impressa nelle monete di Neapolis sugli stateri e sui didrammi del primo periodo: 440-430 a.C.
Questa considerazione è importante perché ci dice che a partire dal 440 a. C., Neapolis era già una città fondata e chiaramente prima di questa data come gli scavi archeologici hanno documentato e questo libro ne presenta le acquisizioni, ma è anche importante per approfondire quello che i due Autori propongono:
Parthenope I nasce alla fine dell’VIII sec. a. C., in seguito viene abbandonata e non si quando;
Parthenope
II viene rifondata sempre con la denominazione di Parthenope verso il 520 a. C.;
Neapolis
verso il 450 a. C., età di Pericle, quando arrivano gli epoikoi cioè i coloni
ateniesi, viene rifondata e per questo Strabone dice che fu chiamata Neapolis.
Complessivamente questo libro è importante per conoscere le nuove acquisizioni archeologiche per la storia antica di Napoli, si articola in 14 capitoli più una introduzione e gli autori hanno dedicato alla sezione della bibliografia ben 27 pagine (da p.163 a p.190) ed ha un indice dei nomi e delle tavole che sono, quest’ultime, molto utili per correlare non solo ricerche per la conoscenza diretta delle tematiche che vengono trattate nei vari capitoli e che certo sono complesse per chi è non è almeno informato sui processi storici generali di Parthenope e Neapolis, ma sono utili anche per delineare quei quadri di studi mirati sul territorio e proprio per quest’ultimi si tenga conto che sono pieni di insidie perché non è agevole acquisire la bibliografia particolare (specialmente per coloro che risiedono in zone dove non ci sono biblioteche specialistiche e chiaramente non è agevole raggiungerle dove sono presenti) anche se, è da dire, che chi cerca in Rete trova riferimenti, ma poi non è detto che una volta che siano stati trovati, questi possano consentire la fruizione di saggi e quant’altro in quanto ci sono i costi di soggiorno per raggiungere le biblioteche e sono, assicuro, notevoli.
Al di là degli scavi archeologici della metropolitana questo libro è centrato sull’interrogativo:
come
avvenne la rifondazione di Napoli e perché?
Si tratta di un interrogativo che sollecita una nuova cronologia degli eventi anche urbanistici con nuove ricostruzioni storiche che non possono non tener conto anche di una rilettura della vasta letteratura su Napoli antica che è disponibile in prevalenza nelle biblioteche specializzate, purtroppo. Si tenga conto che per molti anni la ricostruzione storica delle vicende storiche di Parthenope e di Neapolis sono state ricostruite combinando fonti letterarie ed archeologiche dalle quali si è ricavata una data di fondazione immediatamente successiva alla battaglia navale di Cuma del 474 a.C. Oggi questo quadro del popolamento dell’area è mutato per gli scavi, successivi al terremoto del 1980 e a quelli per la metropolitana terminati nel 2021, ed hanno permesso di acquisire nuove documentazioni, e diciamolo, al riguardo del quadro storico-archeologico di oggi manca un’opera complessiva di descrizione come lo è stato e faccio riferimento al catalogo della mostra di Napoli antica della Mostra tenuta a Napoli nel 1986, Museo Archeologico Nazionale di Napoli, e che è stato pubblicato da Macchiaroli editore a Napoli nel 1985: quest’opera rilanciò nella sua fase storica di edizione una serie di studi su Napoli antica.
L’obiettivo di questo libro non è soltanto quello di definire la cronologia della Napoli greco-romana, ma è anche quello di illustrare le trasformazioni urbanistiche ed architettoniche che interessarono il nucleo originario della città, permettendo di conoscere in profondità la storia fino all’età romana, epoca a cui si rimanda, ad esempio, la scoperta del santuario dei Giochi Isolimpici. Gli autori sono entrambi specialisti conclamati, Emanuele Greco, già professore ordinario di Archeologia classica nell’Università di Napoli l’Orientale, è stato Direttore della Scuola Archeologica Italiana di Atene ed è autore di circa 300 pubblicazioni, tra cui Storia dell’urbanistica. Il mondo greco, Roma-Bari 1983, Archeologia della Magna Grecia, Roma-Bari 1992, e Ippodamo di Mileto, e, Immaginario sociale e pianificazione urbana nella Grecia classica, Paestum 2018. Daniela Giampaola è stata funzionario nei ruoli del Ministero della Cultura, con responsabilità della tutela e valorizzazione del patrimonio archeologico del centro storico di Napoli, ed è autrice di numerose pubblicazioni dedicate all’archeologia della città di Napoli.
Sia chiaro. Le conoscenze sulla Napoli greca e romana sono aumentate in questi ultimi decenni perché gli scavi archeologici realizzati dopo il terremoto del 23 novembre del 1980 e i cantieri della linea 1 della metropolitana lungo la costa hanno modificato il quadro delle documentazioni archeologiche della città che sembrava consolidato. Al riguardo basta ricordare il Santuario dei Giochi Isolimpici emerso dallo scavo per la stazione della metropolitana 1 del Duomo. Ora conosciamo bene cosa sono stati i Sebastà, giochi famosi in tutto il Mediterraneo che furono istituiti nel 2 a.C., in onore dell’imperatore Augusto che è stato ammiratore della cultura greca che Neapolis conservava come nessuna altra città dell’Italia antica e questo lascito greco è tuttora visibile nell’impianto della città. Anche la scoperta del porto antico ha arricchito il quadro archeologico che è legato al culto della sirena Parthenope alla quale era dedicata una gara simile a quelle delle Olimpiadi, la lampadodromia, una corsa a staffetta in cui i corridori si scambiavano le fiaccole.
Sono ottimista e spero che con questo libro la ricerca storica-archeologica su Napoli antica possa essere rilanciata, ne abbiamo davvero bisogno, anche perché le nuove tecnologie di comunicazione non hanno avuto una promozione a livello popolare per una diffusione delle acquisizione dei dati archeologici e delle ricostruzioni delle vicende storiche e i media soprattutto quelli delle televisioni hanno avuto altri obiettivi come quelli di promuovere una conoscenza superficiale dei beni culturali senza coinvolgere stimolando approfondimenti, di conseguenza la cultura in generale almeno sui beni culturali tende a standardizzarsi ed è fredda e lontana e peraltro come fruizione degli approfondimenti è solo per pochi. Rilanciare la ricerca storica su Napoli antica può coinvolgere nuovi studiosi soprattutto fra i giovani e farci avere anche nuovi specialisti. La ricerca non si deve mai fermare.
Emanuele Greco - Daniela Giampaola, Napoli prima di Napoli - Mito e fondazioni della città di Partenope, 2022 Salerno Editrice Roma (Collana: Piccoli saggi, 84), pp.208, € 21.
Nessun commento:
Posta un commento