Diretto da Pierluigi Montalbano

Ogni giorno un nuovo articolo divulgativo, a fondo pagina i 10 più visitati e la liberatoria per testi e immagini.

Directed by Pierluigi Montalbano
Every day a new article at the bottom of the 10 most visited and disclaimer for text and graphics.
History Archaeology Art Literature Events

Storia Archeologia Arte Letteratura Eventi

Associazione Culturale Honebu

Translate - Traduzione - Select Language

martedì 9 febbraio 2021

Un saluto ad Alessandro Bedini dalla Sardegna. (Nota di Giovanni Ugas)

Lutto nel mondo dell'archeologia.
E' mancato lo studioso Alessandro Bedini, già funzionario della soprintendenza archeologica di Cagliari, e poi delle soprintendenze di Firenze, di Roma e di Ostia.
Nel 1975 fu incaricato dello scavo di Monte Prama.

Un saluto ad Alessandro Bedini dalla Sardegna.

(Nota di Giovanni Ugas).


È con grande dolore che scrivo questa nota perché a Roma, il 5 febbraio 2021, dopo un  grave malattia, un tumore incurabile, ci  ha lasciato Alessandro Bedini che i Sardi conoscono per essere l’autore dei primi scavi scientifici nell’importantissima necropoli di Monte Prama di Cabras. Alessando è stato uno studioso formidabile, un funzionario integerrimo e per me un amico fraterno.

                È nato a Kossa in Etiopia l’8 Febbraio 1941 e la sua vita è una piccola odissea.  Rientrato con i genitori, ancora bimbo, a Carrara, dove si trovavano i parenti di origine valdese, all’età di due anni perde la mamma ed è allevato da una zia, la stimatissima zia Vally, poi trasferitasi a Roma. Qui abitavano inizialmente nel quartiere di Monte Sacro, in via Abetone, e poi avendo ereditato un appartamento dalla nonna, si trasferì insieme alla zia in via Della Consulta, una traversa di Via Nazionale a qualche decina di metri dal Quirinale, il palazzo del Presidente della Repubblica.  

Gli studi universitari a Pisa, la Scuola Archeologica d’Atene e le prime ricerche

Alessandro, Sandro per gli amici, ha compiuto gli studi universitari di Lettere Classiche a Pisa dove si è laureato con una tesi in Archeologia e Storia dell'Arte greco-romana. Si è formato alla scuola del prof. Paolo Emilio Arias, docente alla Normale di Pisa, fondatore della Scuola speciale per archeologi e socio dell'Accademia Nazionale dei Lincei.

                Dopo la laurea, ha frequentato la Scuola archeologica italiana in Atene e ha intrapreso le sue prime ricerche sul campo tra le quali figurano quelle condotte insieme a Piero Guzzo alla fine degli anni ’60 in Calabria, a Sibari, sui resti della famosa città della Magna Grecia. Da queste indagini nascono nel

1970 le sue prime pubblicazioni dedicate allo studio delle ceramiche orientalizzanti sibarite, cui seguirà ben presto, nel 1973, lo studio relativo alle sue prime investigazioni nella necropoli Orientalizzante di Castel di Decima, non lontano da Roma.

 

Il periodo cagliaritano e le indagini di Monte Prama

Vincitore di un concorso ministeriale per Ispettore archeologo nel 1974 prende servizio nella Soprintendenza Archeologica di Cagliari e nel 1975 comincia le sue ricerche a Cagliari, indagando nella zona di via Brenta nel cuore della vecchia Santa Gilla (Notizie in G. Tore, R. Zucca- E. Usai, L. Pani Ermini), e poi insieme a chi scrive conduce gli scavi nell’insediamento nuragico, punico e romano e nella necropoli punica e romana dell’abitato di San Sperate. Mi colpivano la sua preparazione e la sua precisione nel condurre le operazioni di scavo e la documentazione grafica, grazie anche all’apporto dei tecnici della Soprintendenza, in particolare del restauratore Efisio Putzu. Di queste indagini di scavo nell’abitato campidanese ho dato una rapida notizia nel libro San Sperate dalle origini ai baroni, ed. Della Torre 1993, ma il mancato restauro dei reperti ci ha impedito di pubblicare i dettagli degli scavi e lo studio degli importanti reperti.



                Lo stesso anno 1975, su incarico del Soprintendente prof. Ferruccio Barreca, dopo un’esplorazione nel fondo Camedda di Cabras, non lontano dalla strada per San Salvatore di Sinis, dove insieme individuammo la presenza di un tempio a pozzo nuragico a conci isodomi, conducemmo le prospezioni preliminari per un saggio esplorativo nel sito di Monte Prama di Cabras dove un anno prima i lavori agricoli avevano portato alla luce i primi pezzi delle oramai famose statue, allora del tutto ignote nel panorama archeologico sardo. Era difficile identificare con esattezza il punto preciso del rinvenimento, perché in superficie si trovavano vari elementi archeologici sparsi in diversi settori della zona indicata, ma non frammenti pertinenti palesemente a statue.  Alcuni pezzi  lavorati  di calcare arenaceo  ci indirizzarono verso una fascia di terreno  a m 25 a Ovest  della strada per Riola appartenente alla Confraternita del Rosario di Oristano.  Scelta la zona dove avviare i lavori, il saggio doveva essere effettuato in estate, quando ero libero dagli impegni dell’insegnamento nella Scuola Media, ma per ragioni burocratiche questo saggio fu realizzato in pieno inverno, tra il 27 di novembre e il 15 Dicembre, giusto in tempo per spendere entro l’anno l’esigua somma messa a disposizione, e così io, impegnato nell’insegnamento, a parte qualche giorno nelle ore lavorative pomeridiane, non potei prendere parte direttamente ai lavori, guidati oramai  dal solo Alessandro.  In ogni caso potemmo scambiare le nostre impressioni sulle indagini in corso, in particolare riguardo alle  tombe a pozzetto che venivano messe in luce e alla ceramica nuragica di cui mi sarei dovuto  occupare per lo studio. 

                Dal 2012 è noto l’esito di questa indagine  nel sito di Monte Prama. Il  breve saggio in un’area di m 5x15 portò alla scoperta di una fila di 10 pozzetti  funerari  quadrangolari lungo l’asse nord-sud,  coperti  ciascuno da un lastrone quadrangolare in calcare di circa m 1 di lato, e di altri pozzetti circolari  forse in origine coperti da un tumuletto di terra e poi parzialmente sovrastati  da un lastricato più o meno regolare interpretato da Alessandro come un’area cerimoniale. Altri due piccolissimi saggi consentirono di individuare che le sepolture si estendevano anche a nord, nel terreno adiacente a quello della Confraternita. Era stata trovata la prima necropoli dell’Età del Ferro in Sardegna con tracce di frequentazione nel Bronzo Finale. Il saggio del 1975, fu la guida per le successive indagini nella necropoli di M. Prama. La prosecuzione degli scavi dal 1977 in poi ha messo in evidenza che l’area del Saggio del 1975 aveva sfiorato l’avvallamento stradale, fiancheggiante la fila delle tombe coperte da lastroni, ricolmato con i pezzi delle statue che, in origine, erano posizionate coi loro basamenti quadrangolari sopra i lastroni tombali. La storia della necropoli con le statue di Monte Prama cominciava ad essere illuminata.

 

Il trasferimento  alla Soprintendenze Archeologiche  di  Firenze  e di Roma.

Alessandro Bedini  era arrivato a Cagliari con l’idea di  rientrare a Roma rapidamente e così ben presto fece la richiesta per  essere  trasferito nella capitale, ma nel 1976,  quando dopo gli scavi di Monte Prama oramai  accarezzava l’idea di restare in Sardegna, dove aveva trovato nuovi amici, arrivò il trasferimento a Roma, nonostante  avesse chiesto di  restare a Cagliari, dove aveva preso alloggio in Viale Merello presso l’anziana e simpatica signora Iolanda (così  la chiamava). Alessandro era un funzionario serio e rigoroso nel suo lavoro, mentre il prof. Barreca era una persona generosa, ma anche disposta a venire incontro alle diverse esigenze. Tra loro ci fu un una divergenza di opinione riguardo a un’area archeologica, dove un pastore portava le sue pecore. Ad Alessandro quest’azione appariva sacrilega e dunque intendeva impedire tale pratica di diserbo, che era certo naturale, ma con sgradevoli tracce al seguito, mentre il Prof. Barreca non intendeva fare un torto al pastore. Così la Soprintendenza archeologica cagliaritana perse Alessandro Bedini e poco dopo arrivò un altro studioso che si era formato all’Università di Pisa, Carlo Tronchetti che, è noto, lo sostituì anche negli scavi di Monte Prama.  Finì lo scavo a Monte Prama di Alessandro Bedini, e così il mio non fortunato approccio alla stessa indagine. Resta il rammarico per questa sua troppo breve, anche se importantissima, permanenza in un’isola che oramai sentiva sua; forse Monte Prama avrebbe avuto una storia ancora più splendida, certamente meno travagliata.    

                 Inizialmente, nel 1976, Alessandro fu trasferito nella Soprintendenza archeologica fiorentina  perché impegnato a seguire i restauri dei manufatti da lui portati alla luce in precedenza nella necropoli di Castel di Decima (articoli del 1973 e 1975), ma ben presto prese servizio nella Soprintendenza Archeologica  di Roma. A Roma abitava inizialmente, nel quartiere di Monte Sacro, in via Abetone e poi  avendo ereditato dalla nonna un appartamento, si trasferì insieme alla zia Vally in via Della Consulta, una traversa di Via Nazionale presso il palazzo del Presidente della Repubblica. Qui fu lui che assistette amorevolmente la zia per diversi anni sino alla scomparsa. Alessandro mi ha ospitato nella sua casa in tante occasioni, in particolare quando ho preparato il concorso per Ispettore archeologo e ho partecipato agli scavi di Castel di Decima e della Laurentina. Viceversa, io lo ospitavo nella mia casa tutte le volte veniva in Sardegna, specie in estate perché adorava la spiaggia di Chia.  

                Alla Soprintendenza archeologica di Roma, in prossimità del Museo delle Terme, Alessandro Bedini ha percorso tutto l’iter della carriera sino a diventare Soprintendente, per concluderla come Direttore del Servizio di Tutela Beni Archeologici della Direzione Generale Beni Archeologici del Mibact. Nel frattempo per diversi anni ha avuto l’incarico di insegnare all’Università di Roma tre.

               

Le ricerche e gli studi sull’archeologia del Lazio.

Sono importantissime le sue ricerche in alcuni siti laziali di età Orientalizzante (ultimi decenni VIII-VII secolo a.C.), in particolare a Castel di Decima sulla via  Pontina, che da Roma conduceva a Lavinio,  a Sud  del Tevere, nel sito dell’antica  Politorium o di Tellenae, non lontano da Roma., e all’Acqua Acetosa sulla via Laurentina  In questi due siti Alessandro Bedini ha messo in luce con grande maestria e pubblicate in modo rigoroso  in complessi funerari e in particolare varie  tombe principesche con meravigliosi corredi, formati da carri,  recipienti in bronzo, splendidi monili in oro, argento, ambra, cristallo di rocca, importanti manufatti  in ceramica  che documentavano le relazioni del Latium vetus con i Greci e i Fenici nel tardo sec. VIII-VII a.C. 

Alessandro Bedini ha scritto numerosi articoli in prestigiose riviste italiane di archeologia protostorica e classica, in Notizie degli Scavi (1970, 1975), Studi Etruschi (1973, 1985), La Parola del Passato 1977, 1982), Archeologia Laziale CNR (1978, 1979, 1980, 1981, 1983, 1984, 1985, 1993, 1995); Bollettino di Storia dell’Arte (2005-2006), Dialoghi di Archeologia 1980, Orizzonti (2020), nell’Enciclopedia dell’Arte Antica Treccani (supl. 1995), nell’Atlante Tematico di Topografia Antica (II suppl. 1997) e nelle riviste straniere Archeo Sciences [Online, 2009), Science (8 Nov. 2019), Gems and Gemology  (48, (Aprile 2012); Melanges de l’Ècole Française de Rome (2018).

Ha curato la pubblicazione  dei libri  Mistero di una Fanciulla. Ori e gioielli della Roma di Marco Aurelio da una nuova scoperta archeologica. Skira 1995,  Santa Palomba. Archeologia e storia, IBM 1991. Il volume Giganti di Pietra. Monte Prama Fabula, Cagliari 2012, da lui curato con Carlo Tronchetti, Raimondo Zucca e chi scrive, comprende due suoi  fondamentali contributi: Monte Prama e la tradizione Orientale, in cui esamina  i rapporti tra la statue di Monte Prama e quelle del panorama  della grande tradizione scultorea dei paesi dell'Est Mediterraneo e del Medio Oriente;  Gli scavi del 1975: l’antefatto, in cui viene presentata  organicamente la prima indagine  scientifica effettuata nella necropoli di Monte Prama con gli elementi per comprendere le prime fasi di sviluppo delle pratiche funerarie nell’importante area funeraria della fine dell’età del Bronzo e degli inizi del I Ferro sardo. La bibliografia quasi completa di Alessandro Bedini si trova in Indipendent. Academia.edu.

                Dopo essere andato in pensione, quando finalmente poteva dedicare più tempo agli studi,  Alessandro fu rattristato dal fatto che aveva avuto  insormontabili impedimenti per studiare i materiali da lui messi in luce, trasferiti in depositi irraggiungibili. La difficoltà per lo studio dei reperti che, con gravi danni per la scienza, incontrano gli autori degli scavi e successivamente altri esperti, a causa del loro mancato restauro e della loro inaccessibile collocazione, è una delle questioni più serie da risolvere in campo archeologico, purtroppo da molti decenni. I monumenti e i siti archeologici di per sé sono muti senza le parole dei materiali che li accompagnano.   

Alessandro Bedini è stato senza dubbio uno dei punti di riferimento per lo studio del periodo Orientalizzante nel Lazio e in Italia. I Sardi in particolare debbono essergli riconoscenti per la straordinaria scoperta scientifica di Monte Prama.

Cagliari 9 febbraio 2021

Giovanni Ugas

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nessun commento:

Posta un commento