Archeologia della Sardegna. La clessidra nuragica.
Articolo di Gustavo Bernardino
Tra le diverse tipologie di manufatti lasciati in eredità
dai nostri antenati nuragici, troviamo le così dette “Capanne delle riunioni”
di cui esistono molteplici esemplari sparsi sul territorio isolano.
Di tali numerosi monumenti archeologici, gli studiosi e gli addetti ai lavori hanno scritto e detto molto, sulle origini e sulle funzioni, come ad esempio ha fatto il fondatore e direttore di questa rivista, Pierluigi Montalbano, con un articolo del 18 maggio 2012 dal titolo “Capanne delle riunioni: architettura dei
nuragici del X a.C.”.Esiste però un particolare oggetto presente in diverse
capanne, sul quale, secondo me, permangono ancora incertezze e dubbi sul suo
significato e quindi sulla sua funzione.
Mi riferisco all'elemento posizionato al centro della
capanna (vedi ad esempio Palmavera di Alghero) comunemente inteso come
modellino di nuraghe di cui, ancora oggi, però non c'è una interpretazione
funzionale certa.
Provo quindi a sviluppare un ragionamento e proporre una ipotesi
interpretativa che può servire a trovare la giusta chiave di lettura.
Come suggerito in altre occasioni, forse è necessario
prioristicamente considerare quanto detto dal filosofo Guglielmo di Ockham e
cioè che la soluzione del problema, molte volte, è più semplice di quanto non
si pensi.
Si è pervenuti a stabilire la funzione delle “Capanne” anche
in base al fatto che nelle stesse esiste un basamento, che segue il perimetro
del manufatto, con la caratteristica peculiare della panca/sedia che induce a ritenere
che in quel luogo si tenevano delle riunioni, nel corso delle quali,
presumibilmente, si assumevano le decisioni che riguardavano la popolazione
residente in quell'area.
Era certamente così, come è stato ipotizzato dagli studiosi
e accademici. Non è difficile allora immaginare le regole che sovrintendevano
al normale svolgimento della vita di allora, posto che, per certi versi, ancor
oggi forse valgono le stesse norme.
Se si vive in una comunità sono necessarie delle regole
condivise in modo che ognuno sa come deve comportarsi per non infrangere quelle
leggi che consentono una convivenza ordinata e civile. Ciò detto, sembrerebbe
scontata l'ipotesi che se nella capanna si tenessero delle riunioni è possibile
che ci fossero delle disposizioni comportamentali tali da consentire il
regolare svolgimento delle stesse. E' da escludere che tutto avesse luogo senza
un disciplinare, ed è impensabile che le numerose persone, che in quei luoghi
si radunavano per assumere decisioni importanti per la colletività, non
avessero norme precise che imponevano limiti alle prevaricazioni e agli abusi
di potere. Tra l'altro, è proprio dal disegno architettonico che scaturisce la
natura egualitaria delle riunioni che lì si svolgevano. La circolarità
stabiliva l'uguaglianza dei diritti e dei doveri. Probabilmente ciascun
partecipante aveva diritto di parola e di voto. Ognuno poteva esprimere la
propria opinione e aveva diritto di parlare. Ma per quanto tempo?
Allora la vita non doveva essere facile nella sua
quotidianità, dal momento che le attività che si svolgevano, non essendo
supportate dalla moderna tecnologia, richiedevano un impegno certamente oneroso
in termini temporali e di fatica. Si può ritenere pertanto che le ipotizzate
riunioni, per quanto potessero essere ritenute un servizio utile alla comunità,
non dovevano durare a lungo.
Se il ragionamento fin qui svolto ha la sua validità, ne
consegue che le stesse, quasi sicuramente, si svolgevano con regole precise per
quanto attiene al tempo che ciascun partecipante aveva a disposizione.
Ma esistono degli strumenti che possano considerarsi utili a
questo scopo?
Io penso di si e credo di aver individuato l'oggetto (grazie
anche all'aiuto di Pierluigi Montalbano) che più di tutti soddisfa tale
ipotesi.
Si tratta di un manufatto che per come è stato pensato e
realizzato, sembrerebbe proprio idoneo allo scopo, o per meglio dire anche allo
scopo. Scandire il tempo.
Come si vede dall'immagine, questa bellissima brocca askoide
proveniente dal Nuraghe Funtana di Ittireddu, presenta un foro nella parte
bassa che evidentemente serviva a far uscire il liquido contenuto, con un
flusso regolare determinato dalla circonferenza del foro stesso.
A questo punto è necessario fare delle considerazioni: come
sopra accennato, ho detto che l'oggetto riprodotto nell'immagine, sembrerebbe
utile anche a scandire il tempo nel senso che pare scontata l'ipotesi che
certamente poteva assolvere a due funzioni e cioè contenere liquidi da bere
(acqua, vino) e all'occorrenza essere utilizzato appunto per misurare il tempo.
Per questa ultima funzione, penso che il manufatto (modello di nuraghe) posto
al centro della capanna potrebbe definirsi ideale. Infatti non è difficile
immaginare l'ipotetico svolgimento della riunione avendo come riferimenti gli
oggetti esaminati. Il conduttore del consesso, ovvero colui che stava a capo
della comunità, aveva anche il compito di dare la parola a chi la chiedeva e
conseguentemente impartiva l'ordine ad un addetto di versare nella brocca una
quantità di acqua prestabilita. L'addetto quindi posizionava la brocca sopra il
manufatto posto al centro della capanna in modo che fosse ben visibile dai
partecipanti e soprattutto dal conduttore. Il quale terminato il versamento del
liquido aveva la facoltà di togliere la parola. Si potrà obiettare che
l'ipotesi è fantasiosa, ma allora si dovrebbe spiegare anche il significato del
foro nella brocca. Per me resta valida l'ipotesi che, forse, ci troviamo
davanti alla prima versione della clessidra nuragica.
Ho letto molto attentamente queste notizie interessantissime.
RispondiEliminaIn poche parole direi le riunioni di condominio odierne, loro avevano già inventato tutto! Grazie per questo istruttivo racconto! 😀
Indubbiamente, posta così, pare un'ipotesi ragionevole e plausibile, e sicuramente incrementa la curiosità sulle modalità di svolgimento di tali riunioni
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