Archeologia. Dove vivevano i Feaci raccontati da Omero? Quale fu la rotta seguita da Ulisse?
Articolo di Lydia Schropp
Ulisse segue scrupolosamente le istruzioni di Calipso e finalmente dopo 17 giorni scorge felice da lontano i monti ombrosi della Feacia (1) Ma improvvisamente interviene Poseidone, che di ritorno dall’ecatombe in Etiopia (2), vede dall’ alto dei monti Solimi (3) il povero eroe è già vicino alla meta e , preso dall’ira, sconvolge il mare e fa naufragare la zattera.(4)Per fortuna Ulisse è già vicino al golfo e la ninfa Leucoeta (5) gli porge una fascia immortale, noi diremmo oggi un salvagente, da avvolgere intorno al petto. Inoltre, come sempre nei momenti di difficoltà, gli viene in aiuto la dea Atena, cioè l’intelligenza. Dopo due giorni di deriva nel golfo, Ulisse carca di guadagnare la riva, ma finisce contro gli scogli, che lo feriscono alle gambe e gli impediscono l’approdo (6)Egli è costretto a costeggiare tutto il lido fino a quando non arriva alla foce di un fiume (7), dove finalmente può disfarsi anche del salvagente. Ulisse è salvo, per la felicità bacia la terra (8) Come ha promesso alla ninfa , getta in mare il salvagente, che la corrente riprende. Ulisse si trova nella zona di Paestum (9), allora ancora disabitata, e si dirige verso la selva, un po’ in collina, dove pensa di riposarsi. Nel frattempo Atena., dea protettrice di Ulisse, si preoccupa di creare un ambiente favorevole all’accoglienza del naufrago, ormai solo e spoglio di qualsiasi avere. Appare in
sogno ad una fanciulla, figlia del re del luogo, a Nausica(10) e, con in pretesto dei panni sporchi da lavare, la induce a scendere al fiume, che si trova a circa 10 km di distanza. Siccome Atena consiglia ad Ulisse di prendere delle precauzioni, è chiaro che il popolo feace non è troppo ospitale verso lo straniero (11). Forse per difficoltà comunicative e linguistiche Ulisse viene avvolto da una fitta nebbia, che lo rende invisibile, e riceve l’ordine di non rivolgere a nessuno la parla (12).Egli può parlare apertamente solo con due donne,Nausica e la madre Arete (13) Infatti Ulisse si trova ora in territorio linguistico osco, un dialetto italico differente dai linguaggi usati finora, se si esclude che egli abbia parlato greco, nell’ VIII-VII sec. a.C. una delle lingue ufficiali, od etrusco, come farebbe supporre il gioco di parole outis /oudeis con Polifemo. (14) Sul soggiorno presso i Feaci Omero si intrattiene a lungo, forse perché questo popolo gli è più congeniale e lo conosce da vicino (15) Ci narra pure la storia del suo insediamento. Da appena due generazioni i Feaci risiedono nel nuovo sito, cioè sul promontorio di Agropoli, messi in fuga dai Ciclopi .(16).Li condusse in Scheria(17) , un luogo ancora primitivo perché gli abitanti non conoscevano ancora l’uso del pane (18) Nausitoo, un nome che ci richiama l’abilità marinara dei Feaci (19) Dal l testo appare chiaro che Nausitoo, progenitore di Alcinoo, fondò il centro secondo l’ordinamento etrusco (20), che prevedeva la costruzione di una cinta muraria, la disposizione parallela delle vie rispetto al cardus ed al decumanus , il mundus e la costruzione di templi, che, come si può vedere ancora oggi ad Agropoli, sono tre (21) La reggia di Alcinoo si trova all’ingresso della città, un po’ in collina , e dispone di un ampio ingresso per i cavalli ed i carri, che devono portare merci e suppellettili varie (22) Il palazzo dispone di un atrio, secondo l’usanza etrusca. Omero ci descrive con ampi dettagli la sfarzosa decorazione del palazzo, le cui pareti sono tutte ricoperte da fregi variopinti, in cui predomina il giallo e l’azzurro e da drappi colorati (23) L’ingresso è custodito da ambo i lati da statue di cani d’argento e d’oro, opera forse di un artigiano locale. La reggia pullula di servitù (25), impegnata nei più diversi lavori. E non lontano dalla reggia, verso il pendio, forse nelle vicinanze dell’ attuale castello di Agropoli, si trova il giardino di Alcinoo, ricco non solo di alberi da frutta, ma anche di siepi e di fiori, artisticamente disposti. (236) Lungo il giardino scorrono due rivoli d’acqua, provenienti da sorgenti vicine, che non servono solo per l’irrigazione e l’uso domestico, ma anche per scopi estetici, per accrescere l’incanto del luogo (27).
Il ruolo privilegiato della donna etrusca appare chiaro non solo nel caso di Arete (28), che Assiste alle deliberazioni del marito e prende parte alle sue decisioni (29), ma anche di Nausica (30).Infatti le è data la facoltà di guidare una biga, di uscire con le amiche in aperta campagna e di divertirsi con loro giocando a palla. Lei si dimostra non solo autonoma e coraggiosa,perché non teme l’incontro con lo straniero, ma anche avveduta, perché sa prendere la giusta decisione nei confronti di Ulisse.La sua personalità è così forte da avere caratteristiche divine, il paragone con Diana è convincente. Nausicaa non introduce personalmente Ulisse alla corte per criteri puramente pragmatici, per evitare maldicenze sul suo conto. Gli consegna però delle vesti e gli indica la strada per la città ed il palazo del padre. La descrizione del percorso fatto da Ulisse è interessante per un’esatta localizzazione dei posti. Dal fiume (31) Ulisse, attraverso un bel bosco sacro alla dea Atena (32), si dirige a destra verso le colline prospicienti il mare, tutte ben coltivate da coloni, e poi arriva alla città , cerchiata da robuste mura e munita di due porti. Egli probabilmente oltrepassa il primo porto che incontra e si dirige subito verso il secondo, per arrivare alla reggia di Alcinoo ed al foro. Quando Ulisse arriva alla reggia, Alcinoo è a pranzo con i suoi convitati. L’ambiente allegro e festoso ci ricorda quello dell’isola di Lipari,ma lo sfarzo è maggiore. Siccome è pomeriggio inoltrato ed Alcinoo ed i suoi hanno già lautamente pranzato, all’ ospite si offre del pane e dei cibi cotti, poi in suo onore si beve del vino. Quindi Alcinoo congeda i suoi convitati, fissando un incontro per la mattina seguente e dispone i preparativi solenni per un pranzo ufficiale in onore di Ulisse. Il carattere sacro dell’ospitalità è messo ben in luce dal grande numero di bestie immolato dai Feaci e dall’arte aruspicina (33),che trae responsi sul futuro dai fegati e dalle interiora delle vittime. Alcinoo è permeato da una concezione divina della sua stirpe e crede che anche Ulisse celi, dietro le sembianze di un mendico, una progenie soprannaturale. Certamente si rispecchiano qui concezioni aristocratiche e dinastiche antiche, egiziane od orientali, che fanno confluire nelle mani del re-sacerdote il potere spirituale e politico in un insieme inscindibile (34)
Ma Ulisse, estraneo a questa mentalità, mette subito in chiaro la sua realtà di povero naufrago, che desidera solo tornare al più presto a casa. Alcinoo, come già Circe e Calipso, vorrebbe stringere vincoli più stretti di amicizia con il greco, di cui ammira l’ingegno (35) e gli promette la mano della figlia e beni in gran misura, nel caso volesse rimanere da loro (36). Egli vuole dar l’avvio a quella felice simbiosi dell’elemento osco-etrusco-greco, che renderà più tardi, in epoca romana, la zona campana la più attraente sul piano culturale (37). Il territorio campano ed il nome Nausica della fanciulla ci possono indurre ad un’altra riflessione, che a prima vista potrebbe sembrare molto audace, ma in realtà non lo è, tenendo conto della tradizionalità del popolo romano; e cioè che Ulisse si trova presso gli antenati della famosa gens dei Cornelii, di cui un ramo, gli Scipioni (38), attestati presenti sul luogo, si trapiantarono a Roma e contribuirono in maniera rilevante all’ascesa della sua potenza (39) Un ramo degli Scipioni si chiamava Nasica, attestato dalle fonti latine. Gli Scipioni si vantarono sempre degli ottimi rapporti avuti con i Greci e della loro educazione, frutto di una fusione etrusco-greca. Inoltre molti membri dei Corneli, dopo aver ricoperto il titolo di console, divennero pontefici massimi. Il giorno seguente Alcinoo rende pubblica la notizia dell’arrivo di Ulisse per mezzo di un banditore ed accortosi che il suo ospite agogna ardentemente a rientrare al più presto in patria, convoca i capi dei Feaci per allestire una nave, che guidata da 52 socii navales (40) , lo trasporti al più presto a casa. Poi in suo onore allestisca un pranzo sacrificale pubblico (41), allietato dal canto di rapsodi vaganti (42), che rievocano le antiche gesta degli Achei e dei Troiani, divenute ormai patrimonio comune di tutto il Tirreno e lo Ionio. I Feaci conoscono così bene i temi ed i ritmi da intonarli loro stessi, mentre il cantore procede alla scelta dei passi, incitato da grida di approvazione e di incoraggiamento, cioè da applausi. Seguono quindi i giochi e le danze raffinate dei giovani atleti, che si muovono al suono della cetra di Demodoco. Il canto licenzioso degli amori di Ares ed Afrodite e della gelosia e vendetta di Efesto ricorda i famosi Fescennini, che anticiparono sul suolo italico le commedie di Plauto. (43) Alcinoo giustamente è fiero della sua gens, che oltre a virtù corporee vanta anche doti morali, e mentre egli ne esalta le alte qualità, accenna ad una dodecapoli, alla quale i Feaci aderiscono come alleati (44).
Si tratta della famosa dodecapoli etrusca della Campania, di cui Capua fu notoriamente la capitale (45). Alcinoo, che ha riunito presso di sé i capi Feaci, forse per una ricorrenza di cui l’Odissea non parla, invita tutti a porgere dei doni ad Ulisse , ed Eurialo, che precedentemente aveva proferito giudizi poco lusinghieri sull’ospite (46), si fa avanti per primo e regala , in segno di pacificazione, una spada di bronzo con elsa d’argento e guaina d’avorio (46). Un regalo molto prezioso, al quale si aggiungono poi un treppiedi, oggetti d’oro e vestiti sontuosi (canto XIII ). Alcinoo stesso regala ad Ulisse una coppa d’oro e dispone che tutti gli oggetti siano riposti in un cofano, sul quale Ulisse per sicurezza appone un nodo molto complicato (47). La scena si sposta quindi dalla piazza alla reggia di Alcinoo , dove i principi continuano a banchettare, allietati dal canto di Demodoco. Solo Ulisse manifesta chiaramente la sua tristezza e su invito del re, inizia a narrare le sue dolorose peregrinazioni. L’atmosfera gaia e spensierata cede il passo ad un senso di oppressione e di cupi presentimenti. Alcinoo percepisce inavvertitamente, a livello di subconscio, la precarietà della sua potenza (48) e la pericolosità dell’ ospite, che potrebbe essere inviso a Poseidone, ma per innata generosità e per la sacra legge dell’ospitalità, decide di tener fede alla promessa e di essere solidale con lo straniero, sebbene conosca da lunga data un auspicio nefasto (49). Queste ombre, che si addensano prima del lungo racconto di Ulisse (50), diventano più concrete dopo l’approdo ad Itaca. L’agile nave dei 52 socii navales si tramuta in roccia sotto gli occhi dei Feaci e la minaccia dell’alto monte ( il vulcano Somma ) diventa incombente. Alcinoo si affretta ad allestire sacrifici espiatori per placare l’ ira di Poseidone e per stornare la minaccia più grave dell’annientamento del suo popolo. L’allegra e festosa atmosfera della corte è alla fine soppiantata da quel senso di cupa fatalità, che contraddistingue gli Etruschi nell’ultimo periodo del loro governo e che dal punto di vista religioso si riflette nella dottrina dei saecula e nella consultazione dei libri fatales (51).
NOTE
1)Phaiekes corrisponde al latino Peucetii, greco
peuketioi .Per il ph trascritto in latino con la p cfr. J.
CHADWICK,Lineare B, l’enigma della
scrittura micenea, Torino 1959, pp. 34-35. Italico pico, una stirpe Japiga dell’Italia
Meridionale Cfr. DION.AL. I,11,13. POLYB. IIII, 88,3. Strabone Vi 283 dice “
poiché i nomi Peucetii e Dauni non sono affatto usati “ (secondo Strabone VI
277 sono elleni, sebbene gli abitanti della zona chiamano il
territorio Apulia )” se non forse in tempi antichissimi, non si possono definire esattamente i confini di
queste stirpi”.
In ogni caso dalle fonti risulta che non è chiaro se
i Phaiekes sono una stirpe
italica od illirica. Senz’altro le fonti confondono i Peucetii con i Piceni;
cfr. SCHULZE 43 e seg.
Questa confusione è dovuta al fatto che all’epoca degli
storici greci la situazione politica dell’ Italia Meridionale e soprattutto della Campania era mutata
considerevolmente. Strabone accenna ad un’isola Peuce nel Danubio, che prende
il nome dai boschi di pini e Tolomeo III 5,59 tramanda un nome Peuke oros rispettivamente peukina
ore. A quest’isola Peuce accenna forse Alcinoo quando dice che i suoi rematori sono così
bravi da arrivare in brevissimo tempo oltre l’ Eubea. Cfr. Canto VII, v. 321
Confrontando le fontii, i
Peucetii dovrebbero abbracciare i Paeligni, pure loro di origine
illirica.
Festo dice (p.222 M 248 L.) Peligni ex Illyrico orti:
inde enim profecti ductu Volsinii regis, cui cognomen fuit Luculo, partem Italiae occuparunt .
Huius fuerent nepotes Pacinus, a quo Pacinates, et Pelicus , a quo Peligni “.In
ogni caso Ulisse approda in una zona fra
i monti Picentini ed il Cilento.
Per i Peuketioi
antichi abitatori della Campania cfr. E.PAIS, Italia Antica. Ricerche di
storia e geografia storica, Bologna, 1922, vol. 2 p.15e per l’agro picentino cfr.
E. LEPORE, Origini e strutture della Campania Antica, Bologna 1989, pp. 31-56
2) Dalla storia
d’Egitto risulta che la 25.
dinastia che regnò sull’Egitto già in fase di decadenza, fu una dinastia
etiopica (751-656 a.C.) Essa è posteriore
alla 24. Dinastia, cosiddetta 1°. dinastia di Sais, in cui compare anche
il faraone Bochoris (720-715°:C.), di cui si è trovata una testimonianza nella tomba etrusca di Tarquinia , e cioè un vaso con il suo
nome. Gli etiopici erano quindi già ben
introdotti nell’Egitto ed insieme ai
libici ed ai negri erano considerati discendenti di Poseidone.
3) i monti Solimi si trovano in Licia.
4) La ninfa Ino Leucothea era venerata a Paestum, nel
golfo di Salerno. Ino Leucotea era
figlia di Cadmo, mitico fondatore di Tebe in Beozia, c’è quindi un nuovo
riferimento a Tebe ed al culto dei
Cabiri.
Ino era rappresentata in Fenicia metà
donna, metà pesce . Cfr. M.C. ASTOUR, Hellenosemitica,
Leyden, 1965, p. 206 – 213.
5) Scogli e rupi sono quelli dell’ isola di Capri e della
penisola sorrentina. Comunque vicino a
Pompei c’ è lo scoglio di Rovigliano ed
il fiume Sarno. Nel VII sec. a.C. ci sarebbe stata un’eruzione del monte Somma. Allora non esisteva ancora
il Vesuvio. E.PAIS, Rendiconti della Regia Accad. Dei Lincei , vol. XVII,p. 459
e seg. In .A. SOGLIANO, Pompei nel suo sviluppo storico, Roma 1937.
6) Il fiume Sele e il fiume Solofrone si trovano fra Paestum e
Agropoli. Per il fiume Sele linea di confine
tra il Sud ed il centro Italia, e ciò alla luce delle fonti storiche
che indicano il confine della potenza etrusca verso il Sud appunto nel Sele” Cfr. E. LEPORE,
Origini e strutture della Campania antica, Bologna , 1989, pp. 35-36 Nelle
vicinanze del fiume Sele doveva trovarsi la città di Piacenza, di cui la forma
dovrebbe essere Peuketia e che in etrusco corrisponderebbe a phaiekes E.
LEPORE, iBidem, p. 36.P
7) Si tratta o del fiume Sele , che potrebbe aver avuto
in antichità la forma Salom , salvezza , oppure di un fiume più piccolo che
scorre nella piana di Battipaglia. Come ci dice E. PAIS in Italia Antica,
Ricerche di storia e geografia storica, Bologna , 1922 pp.57-58 , 4 piccoli
fiumi scorrevano vicino Paestum, attestanti l’influsso linguistico etrusco : il
Picentino, il Tusciano, il Cosa e il Triento.
8) Baciare in terra in senso di gratitudine per la
salvezza era un uso illirico/slavo.
9) Paestum fu fondata , secondo notizie storiche, nel VII
sec. a.C. con il nome di Poseidonia da coloni achei od anche da Sibariti, e passò nel IV a.C.- ai
Lucani. Etimologicamente si fa risalire il nome al dio Poseidone. Ma
storicamente sappiamo anche che la zona di Paestum fu abitata in epoca
precedente da popolazioni indigene etruschizzate, perché il dominio etrusco
arriva nella Campania sino al fiume
Sele. Capitale della dodecapoli etrusca
della Campania era Capua.Nelle immediate vicinanze di Paestum, sulla strada per
Salerno, a Pontecagnano si è rinvenuta
un’estesa necropoli con tombe molto
antiche che ci rinviano alla cultura villanoviana. Sembra non esserci rottura
nel passaggio dalla fase villanoviana a quella successiva. Ma villanoviana è
anche la cultura presente a Populonia , quindi possiamo essere certi del passaggio della cultura villanoviana verso il meridione d’Italia, e cioè verso la
Campania. La storia conferma la presenza di Etruschi nella zona attigua al
Sele. Cfr. E. LEPORE , Origini e strutture della Campania antica, Bologna, 1989
pp. 20-21 e W.KELLER, La civiltà etrusca, Milano ,1981 pp145-153, e altre opere
relative alla storia degli Etruschi.
10)Atena, dea
greca appare in sogno a Nausica, che come la madre Arete , porta un nome greco.
E’ evidente che è già avvenuta una
fusione fra l’elemento greco e quello etrusco, rappresentato da Alcinoo.
11) Ciò può significare di nuovo che il popolo non è della stessa stirpe dei governanti. Dei
Peligni sappiamo che essi portarono agli
italici il pane, al cui posto essi usavano il puls. Questo è un indizio molto
importante nell’ Odissea, quando si definisce un popolo mangiatore di pane.
Cfr. PULY WISSOWA : Paeligni
12) Probabilmente questa immagine poetica di Ulisse
avvolto nella nebbia allude a difficoltà
comunicativa.
13) Nausica ed Arete sono due nomi grecizzati. P.
KRETSCHMER, Einleitung in die Geschichte der griechichen Sprache, 1896 pg.
258 considera Arete un nome illirico.
14) Cfr. Capitolo relativo a Polifemo
15) La zona dei golfi campani era sin dall’ antichità
molto frequentata dai vari popoli
marinari. Diodoro parla della cattiva fama dei Peucetii, noti pirati /predoni.
16) Come giustamente afferma Velleio Patercolo, gli
Etruschi arrivarono in Campania verso l’800 a.C. Cfr. E. LEPORE, Origini e
strutture della Campania antica, Bologna, 1989, pp 20-21
17) Scheria = serie continua, ininterrotta di navi. Il
nome mostra un’ evidente analogia con
Schedia, una zona del porto di Alessandria in Egitto.Anche nell’arte etrusca
campana si rivela l’influsso egizio.
18) L’uso di mangiare il pane è un indizio di civiltà,
presuppone la conoscenza dell’ agricoltura e come elaborare la farina.
19)Dalla genealogia di Arete e di Alcinoo risulta che
hanno una genealogia divina, risalgono al dio Poseidone dio del mare. Il nome
Rexenore, ha già in sé la qualifica di
rex Canto VII , vv. 57-60
20) PLUTARCO, Romulus 9f ci parla del rito della fondazione di Roma, effettuato da
un sacerdote etrusco. Cfr. al riguardo molti testi di etruscologi, da O.W. von
VACANO a HEUERGON,M. PALLOTTINO etc. W.KELLER, la civiltà etrusca , Milano,
1981 si dilunga a descrivere la trasformazione di Roma , piccolo villaggio
insalubre contadino in città con templi e monumenti sotto i re etruschi cfr.
Capitolo III, pp. 105-206
21)Gli etruschi venerarono una triade corrispondente agli dei latini Giove Giunone,
Minerva. Per il Poseidonion di Agropoli cfr. G. CAPOVILLA, Praehomerica e
Praeitalica, Roma, 1964 p. 227. In tutta la zona campana ci sono luoghi che ci
richiamano a Poseidone, dio del mare, e ricordi di templi in suo onore.
22) Il sito dell’ attuale Agropoli corrisponde nei tratti
essenziali alla descrizione omerica. Di
fronte al castello saraceno si trova la
chiesa più grande della cittadina, ai tempi
di Ulisse un piccolo tempio in onore di Poseidone , ed una piazzetta. Da
notare che nell’ Odissea ci sono solo 2 veos unoa Trinachia ed uno qui. HELBIG afferma : “ nei templi non c’erano statue,
tutt’al più idoli primitivi “ pp 542-543. Ad Agropoli si accede da una comoda strada a gradoni con vista su due porti. In pianura,
sotto Agropoli si trova la famosa zona archeologica di Paestum, e vicino la
ferace e laboriosa pianura di Battipaglia, percorsa da 4 fiumi dal nome
tipicamente etrusco. Picentino, Tusciano, Cosa e Triento. Cfr. E.PAIS, Italia
Antica, Ricerche di storia e geografia
storica, Bologna, 1922, pp 56-57.
Nella zona c’è pure una bella, spaziosa spiaggia
protetta appartenente oggi al Parco del
Cilento. Forse Agropoli è il nome di una più vasta città distrutta dai romani
dal nome Piacentia.
23). I drappi colorati sono degli arazzi ed i fregi variopinti i famosi affreschi
simili a quelli pompeiani. Dice A.
SOGLIANO, Pompei nel suo sviluppo storico, Roma, 1937 p.5 “In ogni caso nell’
VIII sec.a.C. penetra nell’ Opicia la grande civiltà etrusca, che dette un
assetto politico al territorio,
ordinandolo in una confederazione di 12 stati”.
24) Nella zona campana esistevano parecchi centri
artigianali della lavorazione del metallo, importato dall’ Etruria settentrionale, un importante
centro di produzione artigianale metallica era Vulci.Con statue di cani si
intendono forse grifoni o sfingi, cfr. HELBIG, pp. 503-504 Nell’arte etrusca si
avverte netta l’influenza cretese .
25)La servitù, oltre che dalla popolazione locale è
costituita da persone rapite dai marinai, ciò è detto chiaramente nella reggia
di Ulisse.Due suoi schiavi sono di origine siciliana, Eumeo ed Anticlea.
26) Cfr.
W. RICHTER, Die Landwirtschat im homerischen Zeitalter, in Arch. Hom. 1968,
Goettingen. Ma anche W. KELLER insiste sulle conoscenze
agricole degli Etruschi ,
sopratutto quando parla dell’ espansione etrusca a nord, nel delta del Po.
27)A Pompei ci sono rimasti splendidi esempi di architettura dei giardini. Zone agricole
molto produttive intorno a Veio sono state distrutte dai Romani.
28) ARETE significa virtù ed ha implicazioni magiche. Sul
piano maschile corrisponde ad Aretos figlio di Nestore.
29) Il ruolo femminile
nella società etrusca e romana è molto più rilevante che in quella greca, ciò suscitava lo stupore
ed anche maldicenza dei greci, che consideravano le donne etrusche troppo
libere. Penelope, moglie di Ulisse, è una donna piuttosto sottomessa e non
prende decisioni spontaneamente.
30) Nausica è ancora una fanciulla e la sua indipendenza
sorprende ancora di più. Si nota però un suo distacco dal popolo, al quale
imputa malevolenza, da attribuire forse
ad un contrasto fra osci ed etruschi.
31) Il territorio di Battipaglia è attraversato da
parecchi piccoli fiumi, il cui nome ci ricorda la presenza etrusca, e cioè. il Picentino, il Tusciano, il Cosa ed
il Triento.
32) Si tratta del bosco chiamato oggi Licinella nel parco
del Cilento, vicino Paestum. Nell’entroterra di Agropoli , sulla linea
Battipaglia/Potenza si trova una
cittadina chiamata Atena, immersa nel bosco. Atena è una dea attestata anche
nel Psntheon etrusco.
33) Probabilmente si cercava di sapere dall’esame delle
interiora se l’ospite era offensivo o
no. Un bel esempio di questo rito si trova nel mosaico della villa romana
di Piazza Armerina(Enna) dove Polifemo è
ritratto in tutto il suo vigore mentre esamina le interiora di un ovino.
34)I sacerdoti erano reclutati fra le famiglie più nobili
al potere. Tante volte la carica di pontefice massimo fu assunta presso i Romani da consoli o
pretori o da loro congiunti. Un esempio illuminante è offerto dalla gens
Cornelia.
35)Ad Ulisse, povero naufrago, in effetti non è rimasto
altro
36) E’ chiaro che Alcinoo vuole rafforzare il suo potere
con un sistema di alleanze fra casate, come avevano già fatto gli Egiziani e
gli Ittiti secoli prima. Più volte si accenna che i signori dei Feaci rifuggono dalla guerra,
la guerra provoca devastazioni e nuoce al commercio come anche alla
navigazione, quindi è più opportuno stringere alleanze con stranieri. Il potere
etrusco, basato su una confederazione di 12 sovrani ciascuna, la famosa
dodecapoli, di cui ne esistettero tre in tutta Italia , non reggerà alla fine
allo spirito guerresco e conquistatore dei Romani.
37)La zona campana fu prescelta dai Romani dell’ età
repubblicana ed imperiale come zona di villeggiatura. Era rinomata sia per la
sua bellezza, che per la sua fiorente agricoltura. Si chiamava Campania Felix.
Vi fioriva un florido artigianato.
38)Gli Scipioni sono attestati in Campania a Villa
Literno, che probabilmente prende il nome da Lituus, bastone ricurvo degli
auguri, ed anche ad Agropoli. Il loro stemma araldico era costituito da uno scipio, cioè un bastone
d’avorio, chiamato in greco skeptron.
Nel PAULYS Realencyclopaedie , Vol. supplementare IX , colonna 823 si parla di
un decreto onorifico per Scipione l’Africano a Delo (Cornelius nr 336) . Sopra
l’iscrizione , accanto ad una corona d’alloro è rappresentato uno scipio,
bastone nodoso, stemma molto noto ai Greci della Famiglia degli Scipioni (Bull.
Hell. 271 e seg. Tav. XII ) Uno Scipione compare intorno al 400 d.C. nel
cerchio di Simmaco (epist. V 64 . VII 128) La trascrizione celtica del nome è
Scipiu, e non è forse troppo azzardato pensare che da Scipio provenga il
celtico/gallo scip = ship, Schiff per
indicare una grande nave. Del resto anche il termine barca proviene dal nome di
una illustre famiglia cartaginese, i Barca.
39)Il nome di Nausica ci ricorda il console romano
Cornelio Nasica, che nel 155 a.C. vinse i Dalmati. Scipio Nasica Curculum fu contrario alla distruzione di
Cartagine.
40)Omero insiste nel dire
che sulle navi dei Feaci vigeva un ordine democratico. Una struttura di 50
+ 2 ci rimanda all’ambito fenicio, dove 50 era il numero fisso di un
contingente. Inoltre 50 era un numero sacro per i Fenici.
41) Sia gli Etruschi che i Romani usavano offrire
vettovaglie ai loro clientes. Da notare che Nausica nell’introdurre i suoi genitori ad Ulisse
dice che essi stanno seduti e non reclinati su triclini. Ed anche Ulisse vede
Arete seduta vicino al focolare, mentre è intenta alla tessitura. Probabilmente
un’altra usanza, dovuta ad altri influssi.
42) Femio e Demodoco ne sono un esempio. Omero usa il
termine aedo e non rapsodo, termine forse posteriore, se rabdos proviene dal
persiano e rabdos è lo scettro in mano al dio Hermes.
43)I canti fescennini sono dei canti conviviali, soliti
presso i Romani. La fescennina licentia si usava nei cortei nuziali.
44) La dodecapoli etrusca era una confederazione di 12
città. Sulla dodecapoli etrusca cfr.
STRABONE V, 242 e sugli Etruschi in Campania E. LEPORE, Origini e strutture
della Campania antica, Bologna, 1989 pp. 31-56. La dodecapoli etrusca della
Campania decadde nel 420 a.C. per opera dei Sanniti, che si riversarono
dall’entroterra sulle coste tirreniche. Decisiva fu pure la sconfitta degli
Etruschi ad opera del tiranno siracusano Gelone nelle acque di Cuma nel 474
a.C. Pindaro celebrò in un’ode, la Prima ode Pitica la vittoria sugli Etruschi. Cfr. W. KELLER,
La civiltà etrusca , Milano,1981, p. 211 e più dettagliatamente altre vicende pp.206-216 .
45)Per Capua, la più importante città della lega etrusca
, cfr. STRABONE, V, 4,3 ed E. LEPORE,
ibidem, pp.91-99. Anche Pompei era un’importante città etrusca, fornita di un
porto ed alla foce del fiume Sarno. Per il 700 a.C. circa ci è attestato una
grave eruzione vulcanica del vulcano Somma = alto monte. Ancora non esisteva il
Vesuvio. Cfr. L. PALMIERI, Il Vesuvio e la sua storia , Milano, 1880, A.
RITTMNN, I Vulcani e la loro attività, Bologna 1967 ed anche F. d’Ascoli, Il
Vesuvio, storia, leggenda, folclore, Napoli.
46) Eurialo aveva incolpato Ulisse di essere un mercante,
intendendo probabilmente un fenicio. La parole di Eurialo tradiscono il
disprezzo aristocratico per il lavoratore. Ciò vale anche per Alcinoo, che dice
chiaramente che essi si rifaranno sul popolo per i doni che ora si apprestano a
consegnare ad Ulisse, Canto XIII, vv. 13-14. Nell’antichità non esisteva
un’etica del lavoro, né una legislazione relativa ai lavoratori.
47)Si pensava che quest’usanza marinara servisse contro
il malocchio , cioè per scongiurare l’invidia e la sfortuna. Cfr. Conosci
l’Italia, Vol. XI, Il Folklore, Touring Club Italiano, 1967 p. 89. Ma forse si
accenna qui al famoso stemma della famiglia degli Scipioni, lo scettro con nodi
(Knotenstock) Cfr. PAULY WISSOWA, Scipio, colonna 823. La dizione celtica del
nome era Scipiu. Probabilmente , come detto sopra, proviene dal nome di questa
famiglia il termine nave in celtico, inglese e tedesco.
48) Alcinoo vuole chiaramente legare Ulisse alla sua gens
con vincoli matrimoniali per consolidare la sua potenza. Si è insediato da poco
in Campania e probabilmente domina su un
popolo ostile, quello osco-sannitico, più primitivo, estraneo all’abilità
marinara dei Feaci, ed in territorio funestato dai terremoti e dalle eruzioni
vulcaniche. Egli accenna forse ad una sua provenienza dal Nord, Ipereea, e con
Ciclopi o vuole indicare altri vulcani , o i Galli, popolo confinante a nord
con gli Etruschi.
49)Il padre di Alcinoo aveva predetto che Poseidone
avrebbe punito la sua stirpe. Il riferimento all’azione nefasta dei cataclismi
naturali è evidente.
50)Nel canto VII Alcinoo parla chiaramente della sua
decisione di aiutare Ulisse nel viaggio di ritorno. Le Parche decideranno poi
in patria del suo destino.
51Cfr. G. MANSUELLI in Popoli e civiltà dell’ Italia
Antica, M.PALLOTTINO, vol.3 , Roma, 1974 , p. 267, ed altri libri di
etruscologia, p.e. W. KELLER, La civiltà etrusca, Milano, 1981.
NOTIZIE GENERALI.
I Feaci non sono un popolo mitico, come vuole la tradizione omerica. E’ un popolo realmente esistito, che compare anche nelle fonti storiche greche. I Feaci compaiono nelle battaglie sostenute da Agatocle , tiranno siracusano vissuto da circa 360-350 a.C. al 289 a.C. data di morte accertata. Inoltre Platone aveva composto un dialogo i Feaci , andata perduta.
Nel nostro Canto Omerico i Feaci sono un famoso popolo di
navigatori, e nel Mediterraneo, oltre ai Greci , abbiamo in età storica
l’attestazione della presenza dei Fenici e dei Tirreni /Etruschi. La tragedia
che si annuncia dell’ alto monte, che distruggerà il regno dei Feaci ci aiuta a localizzare meglio il territorio
abitato da essi, e cioè la Campania, dove si trova un vulcano molo pericoloso,
chiamato dormiente, perché per parecchio tempo non mostra nessuna attività, ma
improvvisamente esplode, distruggendo interi paesi. Probabilmente verso il 700
a.C. ci fu una violenta eruzione del vulcano Somma (traduzione letterale
dell’alto monte), ma solo nel 79 d.C.
nacque il Vesuvio , dopo la distruzione di Ercolano e Pompei.
Linguisticamente possiamo ricostruire il nome del popolo
Feace , se teniamo presente che il ph greco è trascritto in latino con p. Cfr.
John Chadwick, lineare B, L’enigma della scrittura micenea, Torino, 19°59,
pp34-35. Ma non è necessario andare tanto lontano, il nome dei Fenici,
trascritto in greco con Ph diventa p in latino.
Inoltre anche l’etrusco
ha l’alternanza ph-f - p , come
vediamo nel caso di Populonia, etrusco Fufluna etc. Dunque Phaiekes potrebbe essere l’etrusco e
forse anche egiziano per Peligni, identici con i Peucezi,popoli oriundi dell’
Illiria,le cui principali città erano Bari, Egnatia, Silvio e Rudia. I Peucezi
facevano risalire la loro stirpe a Peucezio, vissuto secondo la tradizione 17 generazioni prima della
guerra di Troia e che insieme ad Enotro sarebbe passato in Italia.In greco
accanto alla forma Pelignoi si trova
tardi anche Pailignoi , quindi i greci si rifanno a due radici pal e pel + suffisso (i) k oppure (i) n. L’etimologia popolare ha
dedotto picus : picentes. Ed infatti i monti Picentini si trovano nelle
immediate vicinanze di Agropoli. L’Enciclopedia Britannica fa notare che
Paeligni può essere messo in relazione
con paelex , con riferimento chiaramente offensivo a bastardi, figli di
concubina. E forse vi è un accenno a ciò nelle parole di Nausica, quando dice
ad Ulisse di inoltrarsi da solo verso la
città dei Feaci. Cfr. al riguardo tutto l’articolo di PAULY WISSOWA su Peucetii
e Paeligni. PAULY-WISSOWA fa risalire la
parola paelex (latina = concubina , da
contrapporre alla mater familias ) al semitico pillegesh , reso in greco
con pallakis , pallake
Nel nostro contesto può giovare sapere che nessuna
schiava poteva entrare nel santuario della Mater Matuta, che era equiparata
alla greca Leukotea, cfr. PAULY –WISSOWA , Paelex.
Partendo dall’etimologia phikola = utero, grembo di tutto, inteso
dai greci come mare oscuro, minaccioso,
si deduce tutta l’ambiguità ed ampiezza semantica della parola, che si
riscontra nella vicenda di Ulisse prima dell’arrivo di Ulisse dai Feaci. Nel
Museo di Paestum sorprende la grande quantità di uteri in terracotta esposti nelle vetrine.
La popolazione osca che non capì più l’etimologia pikol
dal semitico, “ la bocca di tutto “cfr. M.C. ASTOUR, Hellenosemitica,
Leyden, 1965, p.125, forse tradotto in etrusco con “mundus “ cioè collegamento
con il mondo sotterraneo, risalì ad un
dio Pico ed ad un’etimologia italica per spiegare il nome Picone, Piccione,
molto frequenti in Campania.
Nella zona di Paestum si è voluto vedere anche un
influsso egiziano nella forma delle colonne dei templi e nel colore kuanos =
azzurro cfr. PIRENNE, Storia della civiltà dell’antico Egitto, vol. 3 p. 239.
Senz’altro la zona campana era molto più attraente ed evoluta di quella latina, ma era funestata
da terremoti e dal vulcano Somma. Nel VII sec. a.C. ci sarebbe stata
un’eruzione, attestata dagli scavi cfr. E.PAIS, Rendiconti della Regia Accad.
Dei Lincei vol. XVII, pag 459 e seg. Ed A. SOGLIANO, Pompei nel suo sviluppo storico,
Roma, 1937. Di fronte a Pompei si trova lo scoglio di Rovigliano, che potrebbe
aver dato l’impressione di una piccola nave. Pompei si trova vicino al fiume
Sarno e prima dell’eruzione aveva un porto. Pompei fu una città etrusca.
Nelle vicinanze del fiume Sele doveva trovarsi la città
di Piacenza , di cui la forma greca dovrebbe essere , secondo LEPORE, Peuketia.
E che in etrusco corrisponderebbe a phaiekes cfr. E. LEPORE , Origini e
strutture della Campania antica, Bologna, 1989, pp. 35-36.
Il territorio dei Feaci era in origine più paludoso, a
causa del corso non irrigimentato dei vari fiumi. Gli etruschi erano esperti
ingegneri idraulici ed avranno reso ben coltivabile la zona. Il valle di Diano
era in antichità una palude, in cui scorre oggi il fiume Tanagro.
La descrizione
della terra dei Feaci è insieme a quella di Itaca la più immediata e
ricca di particolari e sembra in contrasto con la narrazione di Ulisse e del
suo viaggio, che sembra riferirsi ad epoche precedenti. Anche i Feaci, lontano
dal mondo, sanno le vicende della guerra di Troia, che erano divenute
patrimonio leggendario di molti popoli del Mediterraneo.
Gli Etruschi usavano già indicare il nome della famiglia
, e si usava il nome della madre, quindi Nausica può aver dato il nome ad un
ramo degli Scipioni, quello chiamato in latino Nasica.
L’esito di Scipioni in celtico è “nave”.
Per finire una breve quotazione risalente ad Isidoro di
Siviglia, Etymologies, 2,21, 4 riportata da Henrica MALCOVATI in Oratorum
Romanorum Fragmenta (Torino 1955 nr. 32,
Incertae Sedis,p. 134 : Publio Cornelio
Scipione Emiliano Africanus Minor disse “ ex innocentia nascitur
dignitas, ex dignitate honor, ex honor imperium, ex imperio libertas “.
Brevi note curriculari di Lydia Schropp Nata a Ravensburg (Baden Wuettenberg) nel 1945 da genitori tedeschi . Residente in Italia a Messina sin dai primi anni 50. Ha studiato materie letterarie all’Università di Freiburg, successivamente si è diplomata a Milano presso l’Istituto Traduttori e Interpreti. Laureata in Lingue e Letterature Straniere presso l’Università degli Sudi di Messina in data 1975. Ha soggiornato in Inghilterra e in Francia per diversi periodi per perfezionare lo studio delle Lingue. Ha insegnato lingua tedesca presso scuole private e pubbliche. È stata traduttrice per l’Università di Messina sia di articoli letterari che scientifici. Si occupa di studi religiosi e in particolare di Ecumenismo. Ha iniziato a occuparsi di studi omerici di eminenti studiosi stranieri (americani, inglesi e tedeschi) dopo aver tradotto ricerche su Omero e continua a occuparsene a livello dilettantistico con molta passione. Ha letto molta letteratura sugli Etruschi.
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