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mercoledì 28 ottobre 2020

Archeologia. Dove vivevano i Feaci raccontati da Omero? Quale fu la rotta seguita da Ulisse? Articolo di Lydia Schropp

Archeologia. Dove vivevano i Feaci raccontati da Omero? Quale fu la rotta seguita da Ulisse?

Articolo di Lydia Schropp 

Ulisse segue scrupolosamente  le  istruzioni di Calipso e finalmente dopo 17 giorni scorge felice da lontano i monti ombrosi della Feacia (1) Ma improvvisamente interviene Poseidone, che di ritorno dall’ecatombe in Etiopia (2), vede dall’ alto dei monti Solimi (3) il povero eroe è già vicino alla meta e , preso dall’ira, sconvolge il mare e fa naufragare la zattera.(4)

Per fortuna Ulisse è già vicino al golfo e la ninfa Leucoeta (5) gli porge una fascia immortale, noi diremmo oggi un salvagente, da avvolgere  intorno al petto. Inoltre, come sempre nei momenti di difficoltà, gli viene in aiuto la dea Atena, cioè l’intelligenza. Dopo due giorni  di deriva nel golfo, Ulisse carca di guadagnare la riva, ma finisce contro gli scogli, che lo feriscono alle gambe e gli impediscono l’approdo (6)Egli è costretto a costeggiare tutto il lido fino a quando non arriva alla foce di un fiume (7), dove finalmente può disfarsi anche del salvagente. Ulisse è salvo, per la felicità bacia la terra (8) Come ha promesso alla ninfa , getta in mare il salvagente, che la corrente riprende. Ulisse si trova nella zona di Paestum (9), allora ancora disabitata, e si dirige verso la selva, un po’ in collina, dove pensa di riposarsi. Nel frattempo Atena., dea protettrice di Ulisse, si preoccupa  di creare un ambiente favorevole all’accoglienza del naufrago, ormai solo e spoglio di qualsiasi avere. Appare in

sogno ad una fanciulla, figlia del re del luogo, a Nausica(10) e, con in pretesto dei panni sporchi da lavare, la induce  a scendere al fiume, che si trova a circa 10 km di distanza. Siccome Atena consiglia ad Ulisse di prendere delle precauzioni, è chiaro  che il popolo feace non è troppo ospitale verso lo straniero (11). Forse per difficoltà comunicative e linguistiche Ulisse viene avvolto da una fitta nebbia, che lo rende invisibile, e riceve l’ordine di non rivolgere a nessuno la parla (12).

Egli può parlare apertamente solo con due donne,Nausica e la madre Arete (13) Infatti Ulisse  si trova ora in territorio linguistico osco, un dialetto italico differente dai linguaggi usati finora, se si esclude  che egli abbia parlato greco, nell’ VIII-VII sec. a.C. una  delle lingue ufficiali, od etrusco, come farebbe supporre il gioco  di parole  outis /oudeis  con Polifemo. (14) Sul soggiorno presso i Feaci Omero si intrattiene a lungo, forse perché questo popolo gli  è più congeniale  e lo conosce da vicino (15) Ci narra pure la storia del suo insediamento. Da appena due generazioni i Feaci risiedono nel nuovo sito, cioè sul promontorio di Agropoli, messi in fuga dai Ciclopi .(16).Li condusse in Scheria(17) , un luogo ancora primitivo  perché gli abitanti non conoscevano ancora l’uso del pane (18) Nausitoo, un nome che ci richiama l’abilità marinara dei Feaci (19) Dal l testo appare chiaro che Nausitoo, progenitore  di Alcinoo, fondò il centro secondo l’ordinamento etrusco (20), che prevedeva la costruzione di una cinta muraria, la disposizione parallela delle vie  rispetto  al cardus ed al decumanus , il mundus e la costruzione di templi, che, come si può vedere ancora oggi ad Agropoli, sono tre (21) La reggia di Alcinoo si trova all’ingresso  della città, un po’ in collina , e dispone di un ampio ingresso  per i cavalli ed i carri, che devono portare merci e suppellettili varie (22) Il palazzo dispone di un atrio, secondo l’usanza etrusca. Omero ci descrive con ampi dettagli  la sfarzosa decorazione del palazzo, le cui pareti sono tutte ricoperte da fregi variopinti, in cui predomina il giallo e l’azzurro e da drappi colorati (23) L’ingresso è custodito da ambo i lati da statue di cani d’argento e d’oro, opera forse di un artigiano locale. La reggia pullula di servitù (25), impegnata nei più diversi lavori. E non lontano dalla reggia, verso il pendio, forse nelle vicinanze dell’ attuale castello di Agropoli, si trova il giardino di Alcinoo, ricco non solo di alberi da frutta, ma anche di siepi e di fiori, artisticamente disposti. (236) Lungo il giardino scorrono due rivoli d’acqua, provenienti da sorgenti vicine, che non servono solo per l’irrigazione e l’uso domestico, ma anche per scopi estetici, per accrescere l’incanto del luogo (27). 

Il ruolo privilegiato della donna etrusca appare chiaro non solo nel caso di Arete (28), che Assiste alle deliberazioni del marito e prende parte  alle sue decisioni (29), ma anche di Nausica (30).Infatti le è data la facoltà di guidare una biga, di uscire con le amiche in aperta campagna e di divertirsi con loro giocando a palla. Lei si dimostra non solo autonoma e coraggiosa,perché non teme l’incontro con lo straniero, ma anche avveduta, perché sa prendere la giusta decisione nei confronti di Ulisse.La sua personalità è così forte da avere caratteristiche divine, il paragone con Diana è convincente. Nausicaa non introduce personalmente Ulisse alla corte  per criteri puramente pragmatici, per evitare maldicenze sul suo conto.  Gli consegna però delle vesti e gli indica la strada per la città ed il palazo del padre. La descrizione del percorso fatto da Ulisse è interessante per un’esatta localizzazione dei posti. Dal fiume (31) Ulisse, attraverso un bel bosco sacro alla dea Atena (32), si dirige a destra verso le colline prospicienti il mare, tutte ben coltivate da coloni, e poi arriva alla città , cerchiata da robuste mura e munita di due porti. Egli probabilmente oltrepassa il primo porto che incontra  e si dirige subito verso il secondo, per arrivare alla reggia di Alcinoo ed al foro. Quando Ulisse arriva alla reggia, Alcinoo è a pranzo con i suoi convitati. L’ambiente allegro e festoso ci ricorda quello dell’isola di Lipari,ma lo sfarzo è maggiore. Siccome è pomeriggio inoltrato ed Alcinoo ed i suoi hanno già lautamente pranzato, all’ ospite si offre del pane e dei cibi cotti, poi in suo onore si beve del vino. Quindi Alcinoo congeda i suoi convitati, fissando un incontro per la mattina seguente e dispone i preparativi solenni per un pranzo ufficiale in onore di Ulisse. Il carattere sacro dell’ospitalità è messo ben in luce dal grande numero di bestie immolato dai Feaci e dall’arte aruspicina (33),che trae responsi sul futuro dai fegati e dalle interiora delle vittime. Alcinoo è permeato  da una concezione divina della sua stirpe e crede che anche Ulisse celi, dietro le sembianze di un mendico, una progenie soprannaturale. Certamente si rispecchiano qui concezioni aristocratiche e dinastiche antiche,  egiziane od orientali, che fanno confluire nelle mani del re-sacerdote il potere spirituale e politico in un insieme inscindibile (34) 

Ma Ulisse, estraneo a questa mentalità,  mette subito in chiaro la sua realtà di povero naufrago, che desidera solo tornare al più presto a casa. Alcinoo, come già Circe e Calipso, vorrebbe stringere vincoli più stretti di amicizia con il greco, di cui ammira l’ingegno (35) e gli promette la mano della figlia e beni in gran misura, nel caso volesse rimanere da loro (36). Egli vuole dar l’avvio  a quella felice simbiosi  dell’elemento osco-etrusco-greco, che renderà più tardi, in epoca romana, la zona campana la più attraente  sul piano culturale (37). Il  territorio campano ed il nome Nausica della fanciulla  ci possono indurre ad un’altra riflessione, che a prima vista  potrebbe sembrare molto audace, ma in realtà non lo è, tenendo conto della tradizionalità del popolo romano; e cioè che Ulisse si trova presso gli antenati della famosa gens dei Cornelii, di cui un ramo, gli Scipioni (38), attestati presenti sul luogo,  si trapiantarono a Roma e contribuirono in maniera rilevante all’ascesa della sua potenza (39) Un ramo degli Scipioni si chiamava Nasica, attestato dalle fonti latine. Gli Scipioni si vantarono sempre degli ottimi rapporti avuti con i Greci e della loro educazione, frutto di una fusione etrusco-greca. Inoltre molti membri  dei Corneli, dopo aver ricoperto il titolo di console, divennero pontefici massimi. Il giorno seguente Alcinoo rende pubblica  la notizia dell’arrivo di Ulisse per mezzo di un banditore  ed accortosi  che il  suo ospite agogna  ardentemente a rientrare al più presto in patria, convoca i capi dei Feaci per allestire una nave, che guidata da 52  socii navales (40) , lo trasporti al più presto a casa. Poi in suo onore  allestisca un pranzo sacrificale pubblico (41), allietato dal canto di rapsodi vaganti (42), che rievocano le antiche gesta degli Achei e dei Troiani, divenute ormai patrimonio comune  di tutto il Tirreno e lo Ionio. I Feaci conoscono così bene  i temi ed i ritmi da intonarli loro stessi, mentre il cantore procede alla scelta dei passi, incitato da grida  di approvazione e di incoraggiamento, cioè da applausi. Seguono quindi i giochi e le danze raffinate  dei giovani atleti, che si muovono al suono della cetra di Demodoco. Il canto licenzioso degli amori di Ares ed Afrodite e della gelosia e vendetta di Efesto ricorda i famosi Fescennini, che anticiparono sul suolo italico le commedie di Plauto. (43) Alcinoo  giustamente è fiero della sua gens, che oltre a virtù corporee vanta anche doti morali, e mentre egli ne esalta le alte qualità, accenna ad una dodecapoli, alla quale i Feaci aderiscono come alleati (44).

Si tratta della famosa dodecapoli etrusca della Campania, di cui Capua fu notoriamente la capitale (45). Alcinoo, che ha riunito presso di sé i capi Feaci, forse per una ricorrenza di cui l’Odissea non parla, invita tutti  a porgere dei  doni ad Ulisse , ed Eurialo,  che  precedentemente aveva proferito giudizi poco lusinghieri sull’ospite (46), si fa avanti per primo e regala , in segno di pacificazione,  una spada di bronzo con elsa d’argento e guaina d’avorio (46). Un regalo molto prezioso, al quale si  aggiungono  poi un treppiedi, oggetti d’oro e vestiti sontuosi (canto XIII ). Alcinoo stesso  regala ad Ulisse una coppa d’oro e dispone  che tutti gli oggetti siano riposti in un cofano, sul quale Ulisse per sicurezza appone un nodo molto complicato (47). La scena si sposta quindi dalla piazza alla reggia di Alcinoo , dove i principi continuano a banchettare, allietati dal canto di Demodoco. Solo Ulisse manifesta chiaramente la sua tristezza e su invito del re,  inizia a narrare le sue dolorose  peregrinazioni. L’atmosfera gaia e spensierata cede il passo  ad un senso di oppressione e di cupi presentimenti. Alcinoo percepisce inavvertitamente, a livello di subconscio, la precarietà della sua potenza (48) e la pericolosità dell’ ospite, che potrebbe essere inviso a Poseidone, ma per innata generosità e per la sacra legge dell’ospitalità, decide di tener fede alla promessa e di essere solidale con lo straniero, sebbene conosca da lunga data un auspicio nefasto (49). Queste ombre, che si addensano prima del lungo racconto di Ulisse (50), diventano più concrete dopo l’approdo ad Itaca. L’agile nave dei 52 socii navales  si tramuta in  roccia sotto gli occhi dei Feaci e la minaccia dell’alto monte ( il vulcano Somma ) diventa incombente. Alcinoo si affretta ad allestire sacrifici espiatori per placare l’ ira di Poseidone e per stornare la minaccia più grave  dell’annientamento del suo popolo. L’allegra e festosa atmosfera della corte è alla fine soppiantata da quel senso di cupa fatalità, che contraddistingue gli Etruschi nell’ultimo periodo del loro governo e che dal punto di vista religioso si riflette nella dottrina  dei saecula e nella consultazione  dei libri fatales (51).

NOTE

1)Phaiekes corrisponde al latino Peucetii, greco  peuketioi .Per il ph trascritto in latino con la p cfr. J. CHADWICK,Lineare B,  l’enigma della scrittura micenea, Torino 1959, pp. 34-35. Italico  pico, una stirpe Japiga dell’Italia Meridionale Cfr. DION.AL. I,11,13. POLYB. IIII, 88,3. Strabone Vi 283 dice “ poiché i nomi  Peucetii e Dauni  non sono affatto usati “ (secondo Strabone VI 277  sono elleni, sebbene  gli abitanti della zona chiamano il territorio Apulia )” se non forse in tempi antichissimi, non si  possono definire esattamente i confini di queste  stirpi”.

In ogni caso dalle fonti risulta che non è chiaro se i  Phaiekes  sono una stirpe italica od illirica. Senz’altro le fonti confondono i Peucetii con i Piceni; cfr. SCHULZE 43 e seg.

Questa confusione è dovuta al fatto che all’epoca degli storici greci la situazione politica dell’ Italia Meridionale  e soprattutto della Campania era mutata considerevolmente. Strabone accenna ad un’isola Peuce nel Danubio, che prende il nome dai boschi di pini e Tolomeo III 5,59 tramanda un nome Peuke  oros rispettivamente  peukina  ore. A quest’isola Peuce accenna forse Alcinoo  quando dice che i suoi rematori sono così bravi da arrivare in brevissimo tempo oltre l’ Eubea. Cfr. Canto VII, v. 321

Confrontando le fontii, i  Peucetii dovrebbero abbracciare i Paeligni, pure loro di origine illirica.

Festo dice (p.222 M 248 L.) Peligni ex Illyrico orti: inde enim profecti ductu Volsinii regis, cui cognomen  fuit Luculo, partem Italiae occuparunt . Huius fuerent nepotes Pacinus, a quo Pacinates, et Pelicus , a quo Peligni “.In ogni caso Ulisse  approda in una zona fra i monti Picentini ed il Cilento.

Per i Peuketioi  antichi abitatori della Campania cfr. E.PAIS, Italia Antica. Ricerche di storia e geografia storica, Bologna, 1922, vol. 2 p.15e per l’agro picentino cfr. E. LEPORE, Origini e strutture della Campania Antica, Bologna 1989,  pp. 31-56

2) Dalla  storia d’Egitto risulta  che la 25. dinastia  che regnò sull’Egitto  già in fase di decadenza, fu una dinastia etiopica (751-656 a.C.) Essa è posteriore  alla 24. Dinastia, cosiddetta 1°. dinastia di Sais, in cui compare anche il faraone Bochoris (720-715°:C.), di cui si è trovata  una testimonianza nella tomba etrusca  di Tarquinia , e cioè un vaso con il suo nome. Gli etiopici  erano quindi già ben introdotti  nell’Egitto ed insieme ai libici ed ai negri erano considerati discendenti di Poseidone.

3) i monti Solimi si trovano in Licia.

4) La ninfa Ino Leucothea era venerata a Paestum, nel golfo di Salerno. Ino Leucotea  era figlia di Cadmo, mitico fondatore di Tebe in Beozia, c’è quindi un nuovo riferimento  a Tebe ed al culto dei Cabiri.

Ino era rappresentata in Fenicia  metà  donna, metà  pesce . Cfr. M.C. ASTOUR, Hellenosemitica, Leyden, 1965, p. 206 – 213.

5) Scogli e rupi sono quelli dell’ isola di Capri e della penisola  sorrentina. Comunque vicino a Pompei c’ è  lo scoglio di Rovigliano ed il fiume Sarno. Nel VII sec. a.C. ci sarebbe stata un’eruzione  del monte Somma. Allora non esisteva ancora il Vesuvio. E.PAIS, Rendiconti della Regia Accad. Dei Lincei , vol. XVII,p. 459 e seg.  In .A. SOGLIANO, Pompei  nel suo sviluppo  storico, Roma 1937.

6) Il fiume Sele e il fiume Solofrone si trovano fra Paestum e Agropoli. Per il fiume Sele linea di confine  tra il Sud ed il centro Italia, e ciò alla luce delle fonti storiche che indicano il confine della potenza etrusca verso  il Sud appunto nel Sele” Cfr. E. LEPORE, Origini e strutture della Campania antica, Bologna , 1989, pp. 35-36 Nelle vicinanze del fiume Sele doveva trovarsi la città di Piacenza, di cui la forma dovrebbe essere Peuketia e che in etrusco corrisponderebbe a phaiekes  E. LEPORE, iBidem, p. 36.P

7) Si tratta o del fiume Sele , che potrebbe aver avuto in antichità la forma Salom , salvezza , oppure di un fiume più piccolo che scorre nella piana di Battipaglia. Come ci dice E. PAIS in Italia Antica, Ricerche di storia e geografia storica, Bologna , 1922 pp.57-58 , 4 piccoli fiumi scorrevano vicino Paestum, attestanti l’influsso linguistico etrusco : il Picentino, il Tusciano, il Cosa e il Triento.

8) Baciare in terra in senso di gratitudine per la salvezza era un uso illirico/slavo.

9) Paestum fu fondata , secondo notizie storiche, nel VII sec. a.C. con il nome di Poseidonia da coloni achei od anche da Sibariti,  e passò nel IV  a.C.- ai  Lucani. Etimologicamente si fa risalire il nome al dio Poseidone. Ma storicamente sappiamo anche che la zona di Paestum fu abitata in epoca precedente da popolazioni indigene etruschizzate, perché il dominio etrusco arriva nella Campania  sino al fiume Sele. Capitale della dodecapoli  etrusca della Campania era Capua.Nelle immediate vicinanze di Paestum, sulla strada per Salerno, a Pontecagnano si  è rinvenuta un’estesa necropoli  con tombe molto antiche che ci rinviano alla cultura villanoviana. Sembra non esserci rottura nel passaggio dalla fase villanoviana a quella successiva. Ma villanoviana è anche la cultura presente a Populonia , quindi possiamo essere certi  del passaggio della cultura villanoviana  verso il meridione d’Italia, e cioè verso la Campania. La storia conferma la presenza di Etruschi nella zona attigua al Sele. Cfr. E. LEPORE , Origini e strutture della Campania antica, Bologna, 1989 pp. 20-21 e W.KELLER, La civiltà etrusca, Milano ,1981 pp145-153, e altre opere relative alla storia degli Etruschi.

  10)Atena, dea greca appare in sogno a Nausica, che come la madre Arete , porta un nome greco. E’ evidente  che è già avvenuta una fusione fra l’elemento greco e quello etrusco, rappresentato da Alcinoo.

11) Ciò può significare di nuovo  che il popolo non è  della stessa stirpe dei governanti. Dei Peligni sappiamo  che essi portarono agli italici il pane, al cui posto essi usavano il puls. Questo è un indizio molto importante nell’ Odissea, quando si definisce un popolo mangiatore di pane. Cfr. PULY WISSOWA : Paeligni

12) Probabilmente questa immagine poetica di Ulisse avvolto nella nebbia allude  a difficoltà comunicativa.

13) Nausica ed Arete sono due nomi grecizzati. P. KRETSCHMER, Einleitung in die Geschichte der griechichen Sprache, 1896 pg. 258  considera Arete un nome illirico.

14) Cfr. Capitolo relativo a Polifemo   

15) La zona dei golfi campani era sin dall’ antichità molto frequentata  dai vari popoli marinari. Diodoro parla della cattiva fama dei Peucetii, noti pirati /predoni.

16) Come giustamente afferma Velleio Patercolo, gli Etruschi arrivarono in Campania verso l’800 a.C. Cfr. E. LEPORE, Origini e strutture della Campania antica, Bologna, 1989, pp 20-21

17) Scheria = serie continua, ininterrotta di navi. Il nome mostra un’  evidente analogia con Schedia, una zona del porto di Alessandria in Egitto.Anche nell’arte etrusca campana si rivela l’influsso egizio.

18) L’uso di mangiare il pane è un indizio di civiltà, presuppone la conoscenza dell’ agricoltura e come elaborare la farina.

19)Dalla genealogia di Arete e di Alcinoo risulta che hanno una genealogia divina, risalgono al dio Poseidone dio del mare. Il nome Rexenore, ha già in sé  la qualifica di rex  Canto VII , vv. 57-60

20) PLUTARCO, Romulus 9f ci parla del  rito della fondazione di Roma, effettuato da un sacerdote etrusco. Cfr. al riguardo molti testi di etruscologi, da O.W. von VACANO a HEUERGON,M. PALLOTTINO etc. W.KELLER, la civiltà etrusca , Milano, 1981 si dilunga a descrivere la trasformazione di Roma , piccolo villaggio insalubre contadino in città con templi e monumenti sotto i re etruschi cfr. Capitolo III, pp. 105-206

21)Gli etruschi venerarono una triade  corrispondente agli dei latini Giove Giunone, Minerva. Per il Poseidonion di Agropoli cfr. G. CAPOVILLA, Praehomerica e Praeitalica, Roma, 1964 p. 227. In tutta la zona campana ci sono luoghi che ci richiamano a Poseidone, dio del mare, e ricordi di templi in suo onore.

22) Il sito dell’ attuale Agropoli corrisponde nei tratti essenziali  alla descrizione omerica. Di fronte al castello saraceno  si trova la chiesa più grande della cittadina, ai tempi  di Ulisse un piccolo tempio in onore di Poseidone , ed una piazzetta. Da notare che nell’ Odissea ci sono solo 2 veos  unoa Trinachia ed uno qui. HELBIG  afferma : “ nei templi non c’erano statue, tutt’al più idoli primitivi “ pp 542-543. Ad Agropoli si accede  da una comoda strada  a gradoni con vista su due porti. In pianura, sotto Agropoli si trova la famosa zona archeologica di Paestum, e vicino la ferace e laboriosa pianura di Battipaglia, percorsa da 4 fiumi dal nome tipicamente etrusco. Picentino, Tusciano, Cosa e Triento. Cfr. E.PAIS, Italia Antica, Ricerche di storia e  geografia storica, Bologna, 1922, pp 56-57.

Nella zona c’è pure una bella, spaziosa spiaggia protetta  appartenente oggi al Parco del Cilento. Forse Agropoli è il nome di una più vasta città distrutta dai romani dal nome Piacentia. 

23). I drappi colorati sono degli arazzi  ed i fregi variopinti i famosi affreschi simili a quelli  pompeiani. Dice A. SOGLIANO, Pompei nel suo sviluppo storico, Roma, 1937 p.5 “In ogni caso nell’ VIII sec.a.C. penetra nell’ Opicia la grande civiltà etrusca, che dette un assetto politico al  territorio, ordinandolo in una confederazione di 12 stati”.

24) Nella zona campana esistevano parecchi centri artigianali della lavorazione del metallo, importato  dall’ Etruria settentrionale, un importante centro di produzione artigianale metallica era Vulci.Con statue di cani si intendono forse grifoni o sfingi, cfr. HELBIG, pp. 503-504 Nell’arte etrusca si avverte netta l’influenza cretese . 

25)La servitù, oltre che dalla popolazione locale è costituita da persone rapite dai marinai, ciò è detto chiaramente nella reggia di Ulisse.Due suoi schiavi sono di origine siciliana, Eumeo ed Anticlea.

26) Cfr. W. RICHTER, Die Landwirtschat im homerischen Zeitalter, in Arch. Hom. 1968, Goettingen. Ma anche W. KELLER insiste sulle  conoscenze  agricole  degli Etruschi , sopratutto quando parla dell’ espansione etrusca a nord, nel delta del Po.

27)A Pompei ci sono rimasti splendidi esempi  di architettura dei giardini. Zone agricole molto produttive intorno a Veio sono state distrutte dai Romani.

28) ARETE significa virtù ed ha implicazioni magiche. Sul piano maschile corrisponde ad Aretos figlio di Nestore.

29) Il ruolo femminile  nella società etrusca e romana è molto più rilevante  che in quella greca, ciò suscitava lo stupore ed anche maldicenza dei greci, che consideravano le donne etrusche troppo libere. Penelope, moglie di Ulisse, è una donna piuttosto sottomessa e non prende decisioni spontaneamente.

30) Nausica è ancora una fanciulla e la sua indipendenza sorprende ancora di più. Si nota però un suo distacco dal popolo, al quale imputa malevolenza, da attribuire  forse ad un contrasto fra osci ed etruschi.

31) Il territorio di Battipaglia è attraversato da parecchi piccoli fiumi, il cui nome ci ricorda la presenza etrusca,  e cioè. il Picentino, il Tusciano, il Cosa ed il Triento.

32) Si tratta del bosco chiamato oggi Licinella nel parco del Cilento, vicino Paestum. Nell’entroterra di Agropoli , sulla linea Battipaglia/Potenza  si trova una cittadina chiamata Atena, immersa nel bosco. Atena è una dea attestata anche nel Psntheon etrusco.

33) Probabilmente si cercava di sapere dall’esame delle interiora  se l’ospite era offensivo o no. Un bel esempio di questo rito si trova nel mosaico della villa romana di  Piazza Armerina(Enna) dove Polifemo è ritratto in tutto il suo vigore mentre esamina le interiora di un ovino.

34)I sacerdoti erano reclutati fra le famiglie più nobili al potere. Tante volte la carica di pontefice massimo  fu assunta presso i Romani da consoli o pretori o da loro congiunti. Un esempio illuminante è offerto dalla gens Cornelia.

35)Ad Ulisse, povero naufrago, in effetti non è rimasto altro

36) E’ chiaro che Alcinoo vuole rafforzare il suo potere con un sistema di alleanze fra casate, come avevano già fatto gli Egiziani e gli Ittiti secoli prima. Più volte si accenna che  i signori dei Feaci rifuggono dalla guerra, la guerra provoca devastazioni e nuoce al commercio come anche alla navigazione, quindi è più opportuno stringere alleanze con stranieri. Il potere etrusco, basato su una confederazione di 12 sovrani ciascuna, la famosa dodecapoli, di cui ne esistettero tre in tutta Italia , non reggerà alla fine allo spirito guerresco e conquistatore dei Romani.

37)La zona campana fu prescelta dai Romani dell’ età repubblicana ed imperiale come zona di villeggiatura. Era rinomata sia per la sua bellezza, che per la sua fiorente agricoltura. Si chiamava Campania Felix. Vi fioriva un florido artigianato.

38)Gli Scipioni sono attestati in Campania a Villa Literno, che probabilmente prende il nome da Lituus, bastone ricurvo degli auguri, ed anche ad Agropoli. Il loro stemma araldico  era costituito da uno scipio, cioè un bastone d’avorio, chiamato in greco  skeptron. Nel PAULYS Realencyclopaedie , Vol. supplementare IX , colonna 823 si parla di un decreto onorifico per Scipione l’Africano a Delo (Cornelius nr 336) . Sopra l’iscrizione , accanto ad una corona d’alloro è rappresentato uno scipio, bastone nodoso, stemma molto noto ai Greci della Famiglia degli Scipioni (Bull. Hell. 271 e seg. Tav. XII ) Uno Scipione compare intorno al 400 d.C. nel cerchio di Simmaco (epist. V 64 . VII 128) La trascrizione celtica del nome è Scipiu, e non è forse troppo azzardato pensare che da Scipio provenga il celtico/gallo scip  = ship, Schiff per indicare una grande nave. Del resto anche il termine barca proviene dal nome di una illustre famiglia cartaginese, i Barca.

39)Il nome di Nausica ci ricorda il console romano Cornelio Nasica, che nel 155 a.C. vinse i Dalmati. Scipio Nasica Curculum  fu contrario alla distruzione di Cartagine. 

40)Omero insiste nel dire  che sulle navi dei Feaci vigeva un ordine democratico. Una struttura di 50 + 2 ci rimanda all’ambito fenicio, dove 50 era il numero fisso di un contingente. Inoltre 50 era un numero sacro per i Fenici.

41) Sia gli Etruschi che i Romani usavano offrire vettovaglie  ai loro clientes.  Da notare che Nausica  nell’introdurre i suoi genitori ad Ulisse dice che essi stanno seduti e non reclinati su triclini. Ed anche Ulisse vede Arete seduta vicino al focolare, mentre è intenta alla tessitura. Probabilmente un’altra usanza, dovuta ad altri influssi.

42) Femio e Demodoco ne sono un esempio. Omero usa il termine aedo e non rapsodo, termine forse posteriore, se rabdos proviene dal persiano e rabdos è lo scettro in mano al dio Hermes.

43)I canti fescennini sono dei canti conviviali, soliti presso i Romani. La fescennina licentia si usava nei cortei nuziali.

44) La dodecapoli etrusca era una confederazione di 12 città. Sulla dodecapoli etrusca  cfr. STRABONE V, 242 e sugli Etruschi in Campania E. LEPORE, Origini e strutture della Campania antica, Bologna, 1989 pp. 31-56. La dodecapoli etrusca della Campania decadde nel 420 a.C. per opera dei Sanniti, che si riversarono dall’entroterra sulle coste tirreniche. Decisiva fu pure la sconfitta degli Etruschi ad opera del tiranno siracusano Gelone nelle acque di Cuma nel 474 a.C. Pindaro celebrò in un’ode, la Prima ode Pitica  la vittoria sugli Etruschi. Cfr. W. KELLER, La civiltà etrusca , Milano,1981, p. 211 e più dettagliatamente  altre vicende pp.206-216 .

45)Per Capua, la più importante città della lega etrusca , cfr. STRABONE, V, 4,3  ed E. LEPORE, ibidem, pp.91-99. Anche Pompei era un’importante città etrusca, fornita di un porto ed alla foce del fiume Sarno. Per il 700 a.C. circa ci è attestato una grave eruzione vulcanica del vulcano Somma = alto monte. Ancora non esisteva il Vesuvio. Cfr. L. PALMIERI, Il Vesuvio e la sua storia , Milano, 1880, A. RITTMNN, I Vulcani e la loro attività, Bologna 1967 ed anche F. d’Ascoli, Il Vesuvio, storia, leggenda, folclore, Napoli.

46) Eurialo aveva incolpato Ulisse di essere un mercante, intendendo probabilmente un fenicio. La parole di Eurialo tradiscono il disprezzo aristocratico per il lavoratore. Ciò vale anche per Alcinoo, che dice chiaramente che essi si rifaranno sul popolo per i doni che ora si apprestano a consegnare ad Ulisse, Canto XIII, vv. 13-14. Nell’antichità non esisteva un’etica del lavoro, né una legislazione relativa ai lavoratori.

47)Si pensava che quest’usanza marinara servisse contro il malocchio , cioè per scongiurare l’invidia e la sfortuna. Cfr. Conosci l’Italia, Vol. XI, Il Folklore, Touring Club Italiano, 1967 p. 89. Ma forse si accenna qui al famoso stemma della famiglia degli Scipioni, lo scettro con nodi (Knotenstock) Cfr. PAULY WISSOWA, Scipio, colonna 823. La dizione celtica del nome era Scipiu. Probabilmente , come detto sopra, proviene dal nome di questa famiglia il termine nave in celtico, inglese e tedesco.

48) Alcinoo vuole chiaramente legare Ulisse alla sua gens con vincoli matrimoniali per consolidare la sua potenza. Si è insediato da poco in Campania e probabilmente domina  su un popolo ostile, quello osco-sannitico, più primitivo, estraneo all’abilità marinara dei Feaci, ed in territorio funestato dai terremoti e dalle eruzioni vulcaniche. Egli accenna forse ad una sua provenienza dal Nord, Ipereea, e con Ciclopi o vuole indicare altri vulcani , o i Galli, popolo confinante a nord con gli Etruschi.

49)Il padre di Alcinoo aveva predetto che Poseidone avrebbe punito la sua stirpe. Il riferimento all’azione nefasta dei cataclismi naturali è evidente.

50)Nel canto VII Alcinoo parla chiaramente della sua decisione di aiutare Ulisse nel viaggio di ritorno. Le Parche decideranno poi in patria del suo destino.

51Cfr. G. MANSUELLI in Popoli e civiltà dell’ Italia Antica, M.PALLOTTINO, vol.3 , Roma, 1974 , p. 267, ed altri libri di etruscologia, p.e. W. KELLER, La civiltà etrusca, Milano, 1981.

 

NOTIZIE GENERALI.

I Feaci non sono un popolo mitico, come vuole la tradizione omerica. E’ un popolo realmente esistito, che compare anche nelle fonti storiche greche. I Feaci compaiono nelle battaglie sostenute da Agatocle , tiranno siracusano vissuto da circa 360-350 a.C. al 289 a.C. data di morte accertata. Inoltre Platone aveva composto un  dialogo i Feaci , andata perduta.

Nel nostro Canto Omerico i Feaci sono un famoso popolo di navigatori, e nel Mediterraneo, oltre ai Greci , abbiamo in età storica l’attestazione della presenza dei Fenici e dei Tirreni /Etruschi. La tragedia che si annuncia dell’ alto monte, che distruggerà il regno dei Feaci  ci aiuta a localizzare meglio il territorio abitato da essi, e cioè la Campania, dove si trova un vulcano molo pericoloso, chiamato dormiente, perché per parecchio tempo non mostra nessuna attività, ma improvvisamente esplode, distruggendo interi paesi. Probabilmente verso il 700 a.C. ci fu una violenta eruzione del vulcano Somma (traduzione letterale dell’alto monte), ma solo  nel 79 d.C. nacque il Vesuvio , dopo la distruzione di Ercolano e Pompei.

Linguisticamente possiamo ricostruire il nome del popolo Feace , se teniamo presente che il ph greco è trascritto in latino con p. Cfr. John Chadwick, lineare B, L’enigma della scrittura micenea, Torino, 19°59, pp34-35. Ma non è necessario andare tanto lontano, il nome dei Fenici, trascritto in greco con Ph diventa p in latino.

Inoltre anche l’etrusco  ha  l’alternanza ph-f - p , come vediamo nel caso di Populonia, etrusco Fufluna etc.  Dunque Phaiekes potrebbe essere l’etrusco e forse anche egiziano per Peligni, identici con i Peucezi,popoli oriundi dell’ Illiria,le cui principali città erano Bari, Egnatia, Silvio e Rudia. I Peucezi facevano risalire la loro stirpe a Peucezio, vissuto secondo  la tradizione 17 generazioni prima della guerra di Troia e che insieme ad Enotro sarebbe passato in Italia.In greco accanto alla forma Pelignoi  si trova tardi anche Pailignoi , quindi i greci si rifanno a due radici  pal e pel + suffisso (i) k   oppure (i) n. L’etimologia popolare ha dedotto picus : picentes. Ed infatti i monti Picentini si trovano nelle immediate vicinanze di Agropoli. L’Enciclopedia Britannica fa notare che Paeligni  può essere messo in relazione con paelex , con riferimento chiaramente offensivo a bastardi, figli di concubina. E forse vi è un accenno a ciò nelle parole di Nausica, quando dice ad Ulisse di inoltrarsi da solo  verso la città dei Feaci. Cfr. al riguardo tutto l’articolo di PAULY WISSOWA su Peucetii e Paeligni.  PAULY-WISSOWA fa risalire la parola paelex  (latina = concubina , da contrapporre alla mater familias ) al semitico pillegesh , reso in greco con  pallakis , pallake        

Nel nostro contesto può giovare sapere che nessuna schiava poteva entrare nel santuario della Mater Matuta, che era equiparata alla greca Leukotea, cfr. PAULY –WISSOWA , Paelex.

Partendo dall’etimologia    phikola = utero, grembo di tutto, inteso dai greci come mare oscuro, minaccioso,  si deduce tutta l’ambiguità ed ampiezza semantica della parola, che si riscontra nella vicenda di Ulisse prima dell’arrivo di Ulisse dai Feaci. Nel Museo di Paestum sorprende la grande quantità di uteri in terracotta  esposti nelle vetrine.

La popolazione osca che non capì più l’etimologia  pikol   dal semitico, “ la bocca di tutto “cfr. M.C. ASTOUR, Hellenosemitica, Leyden, 1965, p.125, forse tradotto in etrusco con “mundus “ cioè collegamento con il mondo sotterraneo,  risalì ad un dio Pico ed ad un’etimologia italica per spiegare il nome Picone, Piccione, molto frequenti in Campania.

Nella zona di Paestum si è voluto vedere anche un influsso egiziano nella forma delle colonne dei templi e nel colore kuanos = azzurro cfr. PIRENNE, Storia della civiltà dell’antico Egitto, vol. 3 p. 239. Senz’altro la zona campana era molto più attraente  ed evoluta di quella latina, ma era funestata da terremoti e dal vulcano Somma. Nel VII sec. a.C. ci sarebbe stata un’eruzione, attestata dagli scavi cfr. E.PAIS, Rendiconti della Regia Accad. Dei Lincei vol. XVII, pag 459 e seg. Ed A. SOGLIANO, Pompei nel suo sviluppo storico, Roma, 1937. Di fronte a Pompei si trova lo scoglio di Rovigliano, che potrebbe aver dato l’impressione di una piccola nave. Pompei si trova vicino al fiume Sarno e prima dell’eruzione aveva un porto. Pompei fu una città etrusca.

Nelle vicinanze del fiume Sele doveva trovarsi la città di Piacenza , di cui la forma greca dovrebbe essere , secondo LEPORE, Peuketia. E che in etrusco corrisponderebbe a phaiekes cfr. E. LEPORE , Origini e strutture della Campania antica, Bologna, 1989, pp. 35-36.

Il territorio dei Feaci era in origine più paludoso, a causa del corso non irrigimentato dei vari fiumi. Gli etruschi erano esperti ingegneri idraulici ed avranno reso ben coltivabile la zona. Il valle di Diano era in antichità una palude, in cui scorre oggi il fiume Tanagro.

La descrizione  della terra dei Feaci è insieme a quella di Itaca la più immediata e ricca di particolari e sembra in contrasto con la narrazione di Ulisse e del suo viaggio, che sembra riferirsi ad epoche precedenti. Anche i Feaci, lontano dal mondo, sanno le vicende della guerra di Troia, che erano divenute patrimonio leggendario di molti popoli del Mediterraneo.

Gli Etruschi usavano già indicare il nome della famiglia , e si usava il nome della madre, quindi Nausica può aver dato il nome ad un ramo degli Scipioni, quello chiamato in latino Nasica.

L’esito di Scipioni in celtico è “nave”.

Per finire una breve quotazione risalente ad Isidoro di Siviglia, Etymologies, 2,21, 4 riportata da Henrica MALCOVATI in Oratorum Romanorum Fragmenta  (Torino 1955 nr. 32, Incertae Sedis,p. 134 : Publio Cornelio  Scipione Emiliano Africanus Minor disse “ ex innocentia nascitur dignitas, ex dignitate honor, ex honor imperium, ex imperio libertas “.  


Brevi note curriculari di Lydia Schropp Nata a Ravensburg (Baden Wuettenberg) nel 1945 da genitori tedeschi . Residente in Italia a Messina sin dai primi anni 50. Ha studiato materie letterarie all’Università di Freiburg, successivamente si è diplomata a Milano presso l’Istituto Traduttori e Interpreti. Laureata in Lingue e Letterature Straniere presso l’Università degli Sudi di Messina in data 1975. Ha soggiornato in Inghilterra e in Francia per diversi periodi per perfezionare lo studio delle Lingue. Ha insegnato lingua tedesca presso scuole private e pubbliche. È stata traduttrice per l’Università di Messina sia di articoli letterari che scientifici. Si occupa di studi religiosi e in particolare di Ecumenismo. Ha iniziato a occuparsi di studi omerici di eminenti studiosi stranieri (americani, inglesi e tedeschi) dopo aver tradotto ricerche su Omero e continua a occuparsene a livello dilettantistico con molta passione. Ha letto molta letteratura sugli Etruschi.

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