Archeologia della Sardegna. Il Nuraghe Adoni di Villanovatulo.
Studio di Nadia Canu e Valentina Leonelli
Il nuraghe Adoni si erge a 811 m s.l.m., su un rilievo con pendici scoscese isolato dagli altri nuraghi, (figg. 1-2). L’analisi della visibilità effettuata con strumenti GIS evidenzia il controllo esercitato sull’area del Sarcidano, intercettando la visuale dei maggiori complessi nuragici ivi situati, il collegamento diretto con le cime del massiccio del Gennargentu, di cui si pone a guardia nell’accesso SO, e infine la presenza di due corridoi di apertura verso il mare, nello specifico sulla penisola del Sinis verso ovest e sul Golfo di Cagliari verso sud. Il complesso pluristratificato, comprendente un nuraghe complesso e un villaggio, con fasi di rioccupazione attestate fino al VII secolo d.C., è stato oggetto di ricerche tra il 1997 e il 2004. A partire dal 2012 è interessato da ampliamento dei settori di scavo e dainterventi conservativi, attualmente in fase conclusiva. Si tratta di un nuraghe quadrilobato, con torre centrale e quattro torri laterali raccordate da cortine rettilinee e curvilinee dalla planimetria anomala, dovuta ai numerosi rifacimenti ed aggiunte (fig. 3). La necessità di adattarsi ai diversi livelli della roccia affiorante ne ha condizionato l’architettura e la resistenza strutturale.
Il materiale cavato sul posto è di due tipi: il calcare in blocchi squadrati che costituiscono il primo impianto del lato SO, la dolomia in blocchi di grandi dimensioni appena sbozzati con i quali venne edificata la parte del rifascio e delle torri laterali N e NE. Negli elevati e nel coronamento delle torri sono stati utilizzati basalto e calcare fossilifero, pomice per le zeppe. I conci del coronamento sono di forma quadrangolare perfettamente lavorati e presentano su uno dei lati brevi una scanalatura atta all’inserimento per colatura di grappe di piombo che raggiungono i 30 cm di lunghezza (Campus, Leonelli 2013, p. 199), accorgimento che avrebbe dovuto garantire una maggiore solidità della porzione più elevata dell’edificio. Al nuraghe si accede attraverso un ingresso nel lato SE, in posizione più elevata rispetto al piano di calpestio, che immette in un breve andito dal quale è possibile entrare a sinistra nella torre meridionale, o E, e a destra nel vano scala. Attraverso la lunga e ripida scala è possibile raggiungere la camera del primo piano della torre centrale e attraverso due piccoli cortili tre delle torri laterali.
Alla camera superiore della torre centrale, mancante della copertura a tholos, si accede attraverso un ingresso architravato che immette in un breve andito. La torre orientale, o B, è edificata in blocchi di dolomia e presenta un’unica camera voltata a tholos alta circa m 7. Un varco ellittico posto a circa m 4 di altezza immette in un vano scala ottenuto nello spessore murario attraverso il quale si raggiunge la sommità della torre e da qui gli altri vani del primo piano. La presenza della scala di camera fa supporre che la torre fosse divisa in due ambienti tramite un soppalco ligneo ancorato nella muratura. Il nuraghe è circondato da un poderoso antemurale, del quale si conservano alcuni filari e che in diversi punti segue il profilo del rilievo. Due accessi sono attestati a NE e a N. Nel lato N il dirupo di circa m 4 di altezza è stato tagliato artificialmente per una larghezza di circa m 3; da qui è possibile accedere al cortile di fronte al bastione attraverso un passaggio ottenuto fra l’antemurale e la capanna 1. Nel lato O l’antemurale ingloba due cortili separati da una cisterna ipogeica utilizzata per la riserva idrica della comunità (Campus, Leonelli 2006b, pp. 47-65; 2011). I reperti più antichi rinvenuti nel nuraghe sono inquadrabili cronologicamente tra la fine del Bronzo Medio e il Bronzo Recente (Campus et al. 2004, pp. 532-533, Campus, Leonelli 2011). Il villaggio che si estende sul pianoro prospiciente il nuraghe è costituito da strutture a pianta circolare o sub-circolare di dimensioni variabili in pietra calcarea di piccola pezzatura, spesso dotate di nicchie e delle quali si conservano gli alzati fino a circa m 1 di altezza (fig. 4).
Al Bronzo Recente sono attribuibili le capanne di dimensioni minori, mentre nel Bronzo Finale il villaggio viene ampliato con l’impianto di strutture di dimensioni maggiori, probabile conseguenza di un incremento demografico, legato a nuove condizioni di benessere economico (Campus, Leonelli 2003; 2006a). All’interno di alcuni di questi ambienti, la vita quotidiana ha subito una brusca rottura, causata da un evento traumatico, che ha comportato il crollo della copertura e permesso la conservazione di preziose testimonianze della vita domestica durante la prima fase dell’età del Bronzo Finale. All’interno delle capanne sono state individuate aree destinate alla cottura dei cibi, alla conservazione delle derrate
Le parti sommitali del nuraghe hanno subito cedimenti e crolli entro la fine del Bronzo Finale, come indicano i corredi vascolari rinvenuti all’interno della cisterna e nelle capanne oggetto di scavo; non vi sono testimonianze riferibili alla Prima età del Ferro. Di particolare rilevanza è un ripostiglio in origine occultato tra la muratura della cortina tra le torri N e NE, costituito da una quarantina di bronzi nuragici frammentari fra cui una lancia con il suo puntale, un’ascia, punteruoli, frammenti di panelle di rame (Sanges 2000; Campus, Leonelli 2010). L’importanza del sito è confermata dal fatto che non sia stato mai completamente abbandonato: venne frequentato sporadicamente intorno al VI-V secolo a.C., come suggerisce il rinvenimento nei crolli di un’ansa in bronzo con decorazione a palmetta sovrastata da due serpenti, pertinente ad una brocca a becco, che testimonia contatti con l’area etrusca da cui probabilmente proviene (Sanges 2000, p. 195; 2002, p. 489; Campus, Leonelli 2010).
Il sito venne frequentato nel periodo punico e occupato in età romana imperiale nel II-III secolo d.C., come testimonia la presenza di una struttura addossata all’antemurale del lato S indagata nel 2012, alla quale sono associate centinaia di monete, bracciali ed orecchini in bronzo e argento, vetri, punte di giavellotto in ferro. È probabilmente per gli stessi motivi legati al controllo che in età bizantina il nuraghe assunse il ruolo di un vero e proprio castrum, come testimoniano cinque vasi rinvenuti pressoché integri in una nicchia realizzata nell’andito di ingresso (Sanges 2000; Campus, Leonelli 2013).
La capanna 8
La capanna 8 è una piccola struttura subcircolare di
circa m 3 di diametro interno, ubicata tra le capanne 6, 3 e 4 (fig. 3), della
quale si conservano due terzi del muro perimetrale costituito da uno zoccolo di
pietre di piccole e medie dimensioni (Campus, Leonelli 2006a, pp. 15-17; 2013,
pp. 198-199). Caratteristica di questo vano è la considerevole quantità di
intonaco in argilla cruda pressata con evidenti tracce vegetali, alla quale venne
applicato, come ultima rifinitura nella parte che doveva essere in vista, uno
strato di argilla liquida di colore biancastro. La metà NO del vano è
articolata in piccole nicchie o stipetti lastricati separati da lastre a
coltello. All’interno degli stipetti sono stati rinvenuti la metà inferiore di
un alare, due macine con relativi pestelli, un lisciatoio, un tegame con tre
anse sopraelevate. A contatto con il paramento S sono stati rinvenuti una coppa
di cottura, che presenta i fori di alloggiamento delle grappe di piombo del
restauro antico, e un’olla a colletto ben sistemata per metà in una fossa,
delimitata su di un lato da lastrine di circa cm 10 di taglio; il vaso era
associato a una ciotola a corpo arrotondato con probabile funzione di coperchio
(figg. 5-6). I reperti sono inquadrabili cronologicamente nel Bronzo Recente
(cat. nn. 59-63).
La capanna 10
La capanna 10 è di forma sub-ellittica con diametro interno di circa m 5,50 in senso E-O, di m 4,45 in senso N-S. Realizzata in pietre di medie e piccole dimensioni, è inglobata nell’antemurale del lato S. La forma inconsueta è ancor più sottolineata da una risega ad angolo retto creata nella muratura NE per ricavare una nicchia e un bancone. La capanna ha restituito numerosi frammenti ceramici di età nuragica inquadrabili tra il Bronzo Recente e il Bronzo Finale iniziale (cat. nn. 64- 70). I frammenti, spesso in connessione, sono stati prelevati in gruppi di dispersione ai fini dello studio della distribuzione spaziale e della ricostruzione del corredo vascolare. Sono stati individuati almeno diciotto gruppi di frammenti ceramici. Sebbene ancora in corso di studio, si è in grado di individuare con ragionevole certezza il corredo vascolare della capanna 10 al momento del crollo: sono ricomponibili 10 vasi, due scodelle a profilo convesso, quattro ciotole, un’olletta a colletto con anse a maniglia impostate al di sotto dell’orlo e prese forate, due olle con orlo ingrossato massiccio, un’olla a colletto (fig. 7). Ma sono attestati frammenti pertinenti ad almeno altri 10 vasi, tra cui due scodelle, scodelloni troncoconici, un vaso a collo, un’olla di piccole dimensioni.
Le decorazioni attestate sono il motivo a forcella in rilievo, i punti impressi e i tratti obliqui. Come in altre capanne dello stesso villaggio, le quattro ciotole con ansetta impostata sulla carena o sulla massima espansione e fondo non perfettamente piatto, presentano diametri inferiori o pressoché uguali a quelli alla carena, crescenti dai 16 ai 22 cm e pertanto impilabili. Una di esse conteneva un piccolo ripostiglio di frammenti di lingotti di rame e lamine di bronzo di diverso spessore (fig. 8). Fra la ceramica non vascolare sono attestate due fusaiole, tra il materiale litico due lisciatoi, due cote, cinque pestelli, due macine. Ma la peculiarità di questa struttura è data dal rinvenimento quasi al centro della capanna di un’olla a colletto colma di piselli e con decorazione a rilievo rappresentante una forcella. Accanto al vaso sono state rinvenute ancora in connessione tre, forse quattro, assi carbonizzate a sezione quadrangolare di circa 30 cm di larghezza e 60 cm di lunghezza, probabilmente pertinenti ad un tavolato; tra le assi sono stati rinvenuti centinaia di semi di frumento duro e tenero (fig. 9). La capanna 10 ha restituito anche orzo, fave e vinaccioli, rinvenimenti che la rendono estremamente interessante per lo studio delle abitudini alimentari nell’età del Bronzo Finale.
L'articolo del 2015 è in M.Minoja, G.Salis, L. Usai (a cura di) "L'isola delle torri. Giovanni Lilliu e la Sardegna nuragica". Catalogo della mostra Cagliari, Roma, Milano
Nessun commento:
Posta un commento