Il significato
semantico di un quadro di Derain
Articolo di Alberto Zei
Approfondimento dal punto di vista semantico dell’articolo su Derain, precedentemente pubblicato sul questo quotidiano (cliccare qui per aprirlo), con analisi delle motivazioni dell’autore del quadro incompiuto raffigurante Delano Roosevelt.
Sono stati pubblicati alcuni articoli con i relativi commenti sul ritrovamento di un
quadro del pittore francese André Derain,
uno dei caposcuola della tecnica delle “fauves” ossia delle “belve”, così come sono stati
tacciati pittori di questo stile nato alla fine del XIX secolo,
per la violenza cromatica dei colori usati in modo quasi casuale, sia
nei ritratti delle persone che nei paesaggi delle loro opere. André Derain era
stato uno dei promotori di questa tendenza artistica insieme ai colleghi
Matisse, Vincent van Gogh, Henri
Manguin, Maurice de Vlaminck, Charles Camoin ed altri ancora.
Questi pittori, attraverso una sorta di protesta nei confronti della società adagiata sul vecchio stile, intesero esprimere con la loro intolleranza alla quiete, un incitamento al cambiamento: cambiamento di
stile; cambiamento di valori; cambiamento di vita rivolto alla società conservatrice della tradizione del secolo precedente.Anche i quadri di
Derain nell’arco di tempo in cui il
“fauvismo” è posto all’attenzione della società, sono stati caratterizzati da
precisi tratti figurativi,
apparentemente frettolosi e alquanto stilizzati, talvolta anche semplici
ma mai semplicistici rispetto alla
realtà delle figure rappresentate. Le
inconfondibili zone cromatiche nello stile di Derain, acquistano però significato e vigore in luogo delle sfumature delle linee ornate,
caratteristiche di volti e corpo delle persone ritratte nello stile classico.
Gli inconfondibili tratti
Molto è stato detto negli articoli precedenti attraverso
un’analisi semiotica comparativa tra il quadro in questione ed altri ritratti di personaggi eseguiti dallo
stesso autore, nei quali sono state indicate tratto per tratto, le analogie di
stile di colore e di forma tra le varie opere. La comparazione con il dipinto in questione è stata sorprendente per il
numero dei riferimenti che hanno delineato l’inconfondibile mano pittorica
dello stesso Derain.
Tra i commenti di approvazione delle conclusioni a cui l’
analisi semiotica comparativa è pervenuta, sono stati sollevati dubbi non
sullo stile ma sull’effettiva autenticità del quadro per
il fatto che mancando la firma dell’pera, non poteva essere attribuita per la
congruenza dei tratti, sic et simpliciter, alla creatività di Derain.
Vale quindi la pena di approfondire questo aspetto e le
varie sfaccettature del quadro,
meritevoli di ulteriori precisazioni.
L’acquisto
fortuito
La prima è che per definizione, la firma non può esserci in quanto tutto ciò
che è stato detto è proprio per il fatto che l’opera non firmata è stata
ritrovata tale e quale al momento dell’acquisto. L’ acquisto è avvenuto in Inghilterra a metà del secolo
scorso in un mercato di Londra probabilmente per la singolarità dei segni
cromatici del fauvismo che da parte del venditore e dell’acquirente, rimarcavano
soltanto la stravaganza cromatica di irreale aderenza alle forme classiche di
un ritratto.
In secondo luogo, in forza o meglio dire in
debolezza della scarsa conoscenza
pittorica dello stile delle “fauves”, l’
acquirente non è andato oltre la
conoscenza artistica della sua immediata sensazione di folclore pittorico, soprattutto nei colori del volto.
Malgrado la dedica sul retro del quadro al Presidente
americano Roosevelt, con una frase di un suo stesso discorso riabilitativo di
qualsiasi forma di progresso, questa dedica
non è stata ricollegata dall’ acquirente del quadro al fermento
storico della recente entrata in guerra. Fu infatti con la
riabilitazione del progresso artistico fino allora considerato futile e marginale che in America
iniziò l’ acquisto per i musei di ogni genere di arte. Fu questa geniale idea
di Roosevelt per creare subito da niente, un notevole valore di mercato attraverso la veloce
circolazione di moneta pubblica e privata per gli impellenti
investimenti di guerra.
La dedica
La delega a
Roosevelt apposta nel retro
del ritratto è un estratto del messaggio
al Congresso USA del 6 gennaio 1942.
“Noi lottiamo per
la sicurezza e per il progresso e per la
pace, non soltanto per la nostra ma per
quella di tutti gli uomini, non
per una generazione ma per tutte le generazioni”.
Questa dedica esprime il grande consenso di Derain per la
riabilitazione che il Presidente USA di cui era un ammiratore, seppe dare
al progresso con il
riconoscimento di ogni tipo di estro creativo, tra cui quello delle “fauves” ritenuto fino allora dalla critica, un arcaismo ormai esaurito. Da ciò si evince
che il quadro incompiuto, sia stato interrotto nell’ aprile del 1945
nell’ imminenza della vittoria USA, a causa della
inaspettata morte del Presidente a cui Derain gli dedicava il
ritratto probabilmente per
consegnarglielo, proprio nello stile riabilitato dallo stesso
Roosevelt.
Dunque l’intenzione dell’acquirente del quadro è stata solo quella di entrare in possesso del dipinto in funzione della piacevole stravaganza
pittorica e non invece per un atto speculativo mai avvenuto, inteso a
presentare sul mercato d’ arte il dipinto a fine di lucro.
Infatti solo qualche anno fa è stata convalidata con
un’analisi approfondita, l’intuizione
durante una cena in un appartamento della Roma romantica, che uno dei quadri
visitati in soffitta fosse proprio quello di cui si sta parlando adesso.
Conclusione
Per queste ragioni e per altre ancora che sembra inutile
aggiungere, si ritiene che il ritratto del
Presidente Roosevelt non sia affatto un’imitazione, ma un’opera
importante di André Derain; opera realizzata nel corso degli anni ‘40 con il
vecchio stile delle “belve”
inizialmente incompreso, ma che il Presidente Roosevelt dette ragione
e dignità artistica con il proclama che la stessa dedica riporta.
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