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venerdì 10 febbraio 2017

Archeologia. Mont'e Prama, le ricerche con il georadar nella necropoli del Sinis. Riflessioni di Gaetano Ranieri

Archeologia. Mont'e Prama, le ricerche con il georadar nella necropoli del Sinis
Riflessioni di Gaetano Ranieri


Oggi, Venerdì 10 Febbraio, alle ore 19, Gaetano Ranieri sarà relatore nella conferenza dedicata a Mont'e Prama presso la sala conferenze Honebu in Via Fratelli Bandiera 100 a Cagliari / Pirri.

La ricerca geofisica a Mont’e Prama prende origine nei primissimi anni di questo millennio. A Volubilis, per l’esattezza, antica città romana posta a circa 20 km dalla bella città imperiale di Meknes in Marocco. Nella città mancava una struttura teatrale, come del resto aveva sancito l’archeologo Tissot, alla fine dell’800. In modo fortunato trovai una fotografia della città presa da 12000 metri. Cominciai a studiare il modo di costruire dei romani. La città nella foto era grande poco più di due centimetri. Investii quasi 2.000.000 di lire per comprare uno scanner ad alta risoluzione e cominciai a studiare alcuni filtri da applicare alla foto scannerizzata. Nel mentre avevo chiesto un finanziamento alla Regione Sardegna e al Ministero degli Esteri per fare indagini geofisiche in Marocco , così come lo aveva chiesto per studiare Lixus e il suo tempio di
Ercole , il prof. Raimondo Zucca , che non conoscevo, e che invitai a Cagliari per studiare l’opportunità di fare una spedizione .congiunta di archeologi e geofisici per entrambi i siti. Fu proprio lui a gridare come un ossesso quando vide l’anfiteatro bucare lo schermo, segno della sua grande passione per l'archeologia e della sua onestà intellettuale. Subito dopo mi invitò a fare la stessa cosa per diversi siti della Sardegna e soprattutto per Monte Prama dove lui aveva scavato da studente, con il prof. Lilliu. Analizzai le foto del 1954 e del 1968, antecedenti il ritrovamento di Mont’e Prama con l’idea di scoprire segni nella foto filtrata là dove successivamente sarebbero state trovate le statue e le tombe.SI sarebbe potuto infatti supporre una estensione della necropoli se avessimo trovato segni dello stesso tipo. Mi spaventai: molti, tantissimi ettari erano costellati degli stessi segni. Se anche fosse stato di interesse solo il 10 % ci sarebbe stato tantissimo da studiare. Ricevetti una prima autorizzazione dal soprintendente Santoni , ma non avevo soldi per fare una ricerca sistematica e dovetti aspettare prima il 2008 assieme al prof. Zucca e poi il 2011 per ottenere un finanziamento congruo dalla Regione a valere sulla legge 7 /2007 per le Università. Finalmente la nostra richiesta ebbe successo (ottenemmo un punteggio di 9,4 /10 su una media di 7,2) e fu accolta con un finanziamento di 200.000 Euro di cui 60.000 di cofinanziamento. Cioè io e il prof Zucca avremmo dovuto concorrere con altri fondi, o con impegno personale oltre quello istituzionale o addirittura personalmente. Il project leader del progetto era il prof. Zucca dell’Università di Sassari . L’Unità di ricerca da me diretta avrebbe dovuto impiegare metodi innovativi non distruttivi, mentre l’unità di Sassari avrebbe dovuto eseguire scavi selettivi in almeno cinque condizioni, una negativa, due dubbie e due positive. Nella mia unità partecipavano un tecnico laureato, due tecnici, 3 dottorandi e 1 funzionario della Soprintendenza, il dott. Alessandro Usai. Il finanziamento vero e proprio arrivò nel 2013. Fui anche molto testardo nel perseguire l’acquisto di una macchina favolosa, il georadar multicanale STREAM X. Il georadar trainato da un fuoristrada che si muove ad una velocità di 10-15 km/h è dotato di doppler per la misura della distanza percorsa e di un GPS differenziale per la georeferenziazione con la precisione di qualche centimetro. Una macchina che rivoluzionava la ricerca arheologica in un'area di vaste dimensioni che poteva essere eseguita in poco tempo (1 ettaro al giorno) e con una precisione decimetrica e ancor meno in profondità. Fu una galoppata fantastica. Aspettammo il raccolto del grano nel luglio 2013 e con l'autorizzazione dei proprietari esplorammo 7 ettari in appena 8 giorni. Il vero problema fu che la gran mole di dati ci costrinse a ringiovanire il nostro parco computer essendo i vecchi inadatti a gestire la grande quantità di dati raccolti. Il sottosuolo infatti veniva esplorato con 16 antenne solidali posti in un unico case (in realtà sono due gruppi da 8 collegati tra loro). Su e giù per il colle, controllando la copertura e soprattutto le aree tralasciate e ripetendo in diverse direzioni. Un altro problema non indifferente fu l'elaborazione dei dati. Mont'e Prama, malgrado l'attribuzione ...entusiastica del nome, non è certo una montagna (ha una quota massima di appena 46 metri slm) ma il terreno era comunque acclive e non regolarmente e poneva il problema di come rappresentare i dati, se parallelamente alla superficie o su piani a diverse quote. Il percorso di elaborazione fu lungo e complicato, ma dopo due mesi ottenemmo i primi risultati.

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