martedì 14 febbraio 2017
Archeologia e miti: Demetra, Persefone e i misteri eleusini, riti che risalgono al Bronzo Medio e continuano nelle epoche successive.
Archeologia e miti: Demetra, Persefone e i misteri eleusini, riti che risalgono al Bronzo Medio e continuano nelle epoche successive.
Eleusi è un’antica città dell’Attica, famosa per il santuario di Demetra e
Kore e per i riti sacri a esso collegati. Alleata di Atene, visse un periodo di
sviluppo alla fine del VII a.C. Fu saccheggiata durante le guerre persiane ed
ebbe notevole importanza militare durante le guerre del IV e III a.C. Nel 381
d.C. l’imperatore Teodosio fece chiudere il santuario. Distrutta
da Alarico (395 d.C.) e abbandonata, fu ripopolata solo due secoli fa.
Le
più antiche tracce di frequentazione risalgono al protoelladico; resti di
abitazioni nei pressi del santuario risalgono al Medio Elladico. Assai ricca la
necropoli, che fu in uso dall’età micenea a quella ellenistica. Sull’acropoli restano
tracce di mura, di edifici e di cisterne scavate nella roccia. Della città,
cinta da mura, restano tracce di un teatro e di uno stadio. Interessanti, a Ovest
dell’acropoli, i resti di una fortezza ellenistica a pianta triangolare. Il
santuario (dove anche i resti di età micenea attesterebbero l’esistenza di un
luogo di culto molto antico) fu ristrutturato e
ampliato in varie riprese dall’VIII
a.C. all’età imperiale; posto su una terrazza a Est dell’acropoli, cinto da
mura, era preceduto a nord-est da un piazzale lastricato con il tempio di
Artemide Propỳlaia e di Poseidone, alcuni altari e i Grandi Propilei in marmo
pentelico fiancheggiati da due archi onorari; il complesso si data all’età
antonina. Nell’area è stato identificato il pozzo Kallichoron, della prima metà
del V a.C. con successivi rifacimenti. Tra la cinta esterna di mura (ampliata
tra l’età classica e l’ellenistica) e un tratto più antico (pisistrateo)
all’interno, era uno spazio di sosta per gli iniziandi. La porta della cinta
interna fu sostituita, per volontà di Appio Claudio Pulcro nel 50 a.C., dai
Piccoli Propilei, ornati da cariatidi. A Ovest della Via Sacra sono dislocati
il recinto del Plutoneion (in parte entro una grotta che rappresentava
l’ingresso all’Ade), una piattaforma con gradinate (forse per rappresentazioni
sacre) e scarsi resti di due templi di età romana. Il Telesterion, più volte
ricostruito, trasformato e ampliato in età arcaica e all’inizio dell’età
classica, ebbe, al tempo di Pericle, la definitiva pianta quadrata; alla fine
del IV a.C. vi fu aggiunto un portico dorico, rifatto in età imperiale.
Pertinente al santuario è il rilievo della metà del V a.C. con Trittolemo,
Demetra e Kore (Atene, Museo nazionale).
Questi riti si celebravano a Eleusi nel
mese di boedromione (settembre-ottobre) e a partire dal VI a.C. assunsero un
posto rilevante nella vita religiosa della Grecia antica. Il culto
locale eleusino, come dimostrano gli scavi, risale all’epoca micenea, ma nulla
si sa del suo carattere originario. Il più antico documento sul culto è
l’omerico Inno a Demetra che narra la
mitica origine dei misteri: si tratta del ratto di Persefone, figlia di
Demetra, per opera di Plutone, e dell’ansiosa ricerca della madre che, per
punire gli dei e gli uomini, si rifiuta di concorrere alla nascita del grano; e
la terra sarebbe rimasta sterile, se Zeus non avesse
imposto un accordo che restituiva la figlia alla madre per otto mesi all’anno.
Oltre ai riferimenti agrari, però, l’inno allude chiaramente alla sorte diversa
che, dopo la morte, sarebbe riservata agli iniziati. L’inno è di poco anteriore
all’incorporazione di Eleusi nello Stato ateniese, che inserì la celebrazione
dei misteri tra le proprie feste pubbliche. Dello svolgimento dei
misteri stessi si sa poco, dato il segreto imposto agli iniziati. Le
celebrazioni pubbliche si accentravano intorno alle ‘cose sacre’, cioè gli
oggetti che il 14 di boedromione gli efebi venuti il 13 a Eleusi riportavano ad
Atene. Nei giorni successivi gli iniziandi si radunavano, ad Atene, nella Stoà
Poikìle, e il 16 si bagnavano nel mare di Falero, presso il tempio di Demetra.
Dopo un’interruzione di due giorni (17 e 18) per la celebrazione delle feste di
Asclepio, il 19 si iniziava la grande processione: il corteo guidato dal
simulacro di Iacco, cui seguiva un plaustro tirato da buoi con le cose sacre,
faceva prima il giro della città poi uscendo dalla porta sacra percorreva la
‘via sacra’ e giungeva la sera con immensa fiaccolata, tra musiche e canti,
dinanzi al tempio di Eleusi. Poi cominciava il ‘mistero’ vero e proprio: i mystai prendevano parte al dramma liturgico
che doveva rappresentare il mito di Demetra nelle due fasi, la triste e la
lieta. In quale modo avvenisse la partecipazione di ogni iniziando al dramma
non è chiaro; come poco chiaro è anche il procedimento iniziatico: pare
tuttavia che il mystes, dopo un digiuno, bevesse il ciceone,
poi toccasse con gesto sacramentale ‘le cose sacre’. Questo avveniva il 21, la
notte tra il 21 e il 22 era dedicata invece alla celebrazione del connubio tra
Zeus e Demetra, impersonati dallo ierofante e dalla sacerdotessa di Eleusi. A
questo rito seguiva l’annuncio, da parte dello ierofante che mostrava una spiga
matura, della nascita di un bambino divino. Il 23 di boedromione ognuno degli
iniziati lasciava Eleusi. Questi riti erano i cosiddetti grandi misteri; ma
ogni anno ad Agre presso Atene, si celebravano nel mese di antesterione
(febbraio-marzo) i piccoli misteri. I
pochi e oscuri dettagli che ci sono rimasti sul contenuto dei misteri non
spiegano certo sufficientemente l’immenso prestigio che essi ebbero prima nella
Grecia tutta, poi nell’intera ecumene ellenistico-romana: non appare strano
però, dati i riferimenti all’immortalità, che su di essi si concentrassero poi
le ansie soteriologiche della tarda antichità.
Demetra è una divinità femminile greca:
secondo Esiodo è figlia di Crono e di Rea, sorella di Estia, Era, Zeus,
Poseidone e
Ade. Ma dietro la sistemazione esiodea si conservano i tratti di
un’antichissima divinità materna della Terra, direttamente espressa dal nome,
nel quale l’etimologia antica individuava un primo elemento Δη- (o Δā-),
equivalente a Gā, Gaia,
la «terra». A tale interpretazione del nome, accettata dalla maggior parte
degli studiosi moderni, si connette un antichissimo rapporto della dea con
Posidone e la sua maternità datrice di vita animale e vegetale. Posidone
l’avrebbe posseduta, in forma di giumenta, mutandosi in stallone: ne nacquero
una figlia, chiamata semplicemente Dèspoina, la «sovrana», in quanto non si
poteva fare il suo nome, e il cavallo Arione.
Questi
tratti del mito si rivelano di tipo misterico, soprattutto nel rapporto tra una
dea madre e una dea figlia di cui si lascia in ombra il nome, come è quello al
centro del culto eleusino tra Demetra e Persefone, chiamata Kore, la
«fanciulla», generata da Zeus. Nella tradizione vulgata, Demetra essendole
stata rapita la figlia, corse disperata per 9 giorni e 9 notti finché Elio la
informò che Persefone era stata portata via da Ade, col consenso di Zeus. Per
il dolore di Demetra la terra divenne sterile, finché con l’accordo che
Persefone sarebbe ritornata ogni anno presso la madre fra la primavera e
l’autunno, Demetra, placata, tornò all’Olimpo, e fu di nuovo dispensiera di
fecondità per la terra. Demetra ebbe posto in vari miti locali: fu collegata
con Lasione, poi con Erisittone, e specialmente con i re di Eleusi Celeo e
Trittolemo, cui insegnò la coltura del grano. Era venerata anche, col nome di
dea Tesmoforo, in quanto regolatrice delle leggi della vita coniugale e
familiare, nelle feste Tesmoforie. Il centro del culto di Demetra fu Eleusi,
dove si celebravano le grandi feste Eleusine. In Attica per Demetra si
festeggiavano le Proerosie (o Proareturie), le Procaristerie, le Aloe. Presso i
Romani Demetra fu identificata con Cerere. Gli attributi di Demetra e Persefone
sono: le spighe di grano, il narciso e il papavero, simbolo di fecondità, il
serpente, simbolo della terra e di resurrezione, la fiaccola e il calato,
cestello di spighe e frutta, e, nel culto eleusino, la cista mistica.
Persefone è una divinità ctonia degli antichi Greci; regna
nell’oltretomba, accanto al consorte Ade, con caratteristiche minacciose;
parallelamente, col nome di Kore, è divinità agraria strettamente
connessa con Demetra, della quale è figlia. Protettrice dell’agricoltura, ebbe
culto specialmente nelle regioni tipicamente agricole della Grecia e
anche in Occidente, in Magna Grecia e Sicilia. Nelle genealogie la Persefone infernale
appare come figlia di Demetra Erinys (divinità punitrice) e Posidone, o
figlia di Stige; come dea delle messi, è figlia di Demetra e di Zeus: i due
aspetti della dea convivono nella vicenda del rapimento di Persefone da parte
di Plutone. Molti luoghi di culto di Persefone venivano identificati con la
località dove si diceva fosse avvenuto il rapimento (Eleusi, Ermione, Feneo in
Arcadia, Cnosso a
Creta, Ipponio in Magna Grecia, Enna e Siracusa in
Sicilia).
Le
feste in onore di Persefone sono in generale comuni con quelle di Demetra.
Queste feste agrarie celebravano la fine dell’estate e l’inizio della stagione
invernale, durante la quale Persefone scendeva nell’Ade. La dea passò, tra il V
e il III a.C., nella religione dei Romani, che la venerarono col nome di Proserpina. Il suo
culto, secondo una leggenda, fu stabilito a Roma insieme
con quello di Dite, in occasione di una pestilenza; invece, secondo Varrone e
Tito Livio, esso sarebbe stato introdotto nel 249 a.C. per ordine dei Libri
Sibillini, consultati a causa di insoliti prodigi, con sacrifici nel Tarentum. Si ritiene
probabile che la città greca di Taranto sia stata il luogo di origine in Italia del
culto della dea, passato nel V a.C. in Apulia, e circa due secoli dopo in Roma,
dove Proserpina fu identificata con l’indigena Libera.
L’arte
antica ha raffigurato soprattutto la scena del ratto di Persefone sul carro di
Plutone (pinakes fittili
di Locri e sculture votive magnogreche, urne etrusche, pitture e sarcofagi
romani) e Persefone accanto allo sposo come regina dell’Ade (pinakes di
Locri, vasi attici e italioti, terrecotte, rilievi votivi).
Fonte: Treccani.
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