lunedì 27 febbraio 2017
Archeologia. Calcoli della prostata di 9.000 anni fa: una sepoltura del Mesolitico sposta indietro nel tempo un'infezione batterica che si riteneva tipica dell'età moderna.
Archeologia.
Calcoli della prostata di 9.000 anni fa: una
sepoltura del Mesolitico sposta indietro nel tempo un'infezione batterica che
si riteneva tipica dell'età moderna.
Sono di un individuo anziano vissuto più di 9.000 anni
fa i calcoli della prostata, rinvenuti in una sepoltura nel cimitero
preistorico di Al Khiday, nel Sudan centrale, lungo la sponda sinistra del Nilo
Bianco. I calcoli, due dei quali di
dimensioni rilevanti (3 centimetri di diametro con circa 12-15 grammi di peso e
uno più piccolo), sono stati studiati al microscopio a scansione elettronica
(SEM) e in diffrazione ai raggi X: le analisi, condotte da Lara Maritan,
Gilberto Artioli e Gregorio dal Sasso (Dip. di Geoscienze dell'Università di
Padova), hanno permesso di escludere forme di
sabato 25 febbraio 2017
Archeologia. Tartesso, l'Eldorado dell'antichità, una città che tutti gli studiosi cercano invano. Riflessioni di Mario Cabriolu
Archeologia. Tartesso, l'Eldorado dell'antichità, una città che tutti gli studiosi cercano invano.
di Mario Cabriolu
Sono in molti a sostenere che Tartesso non fosse il nome di una città (quindi di un abitato con limiti ben definiti), ma un territorio ampio. Alcune tra le più antiche attestazioni del nome, infatti, non fanno esplicito riferimento ad una città. A questo proposito è ancora l'Ora Maritima di Avieno l'opera da cui si attinge maggiormente per ricercare una qualche rispondenza geografica con i territori del basso Guadalquivir.
Antonelli, nella sua analisi stratigrafica del testo avieneo, nota come, nel nucleo arcaico (VI a.C.) su cui è basata l'opera:
"la fonte di Avieno non menziona alcun centro abitato con funzione eponima, che si qualifichi come autentico nucleo economico e commerciale del territorio"(1); e più oltre: "Il fiume, e non una città, si rivela perciò elemento caratterizzante del paesaggio". L'autore prosegue affermando che "Al nome di Tartesso sono inoltre collegati altri elementi paesaggistici, tutti in ogni caso privi di qualsiasi riferimento ad una realtà urbana centrale ed eponima e dunque presumibilmente risalenti ad antiche informazioni sul territorio"(2), si tratta dello stretto tartessico, delle rive tartessiche, del golfo tartessico, del monte tartessico, dell'isola dominata dai tartessi e del
di Mario Cabriolu
Sono in molti a sostenere che Tartesso non fosse il nome di una città (quindi di un abitato con limiti ben definiti), ma un territorio ampio. Alcune tra le più antiche attestazioni del nome, infatti, non fanno esplicito riferimento ad una città. A questo proposito è ancora l'Ora Maritima di Avieno l'opera da cui si attinge maggiormente per ricercare una qualche rispondenza geografica con i territori del basso Guadalquivir.
Antonelli, nella sua analisi stratigrafica del testo avieneo, nota come, nel nucleo arcaico (VI a.C.) su cui è basata l'opera:
"la fonte di Avieno non menziona alcun centro abitato con funzione eponima, che si qualifichi come autentico nucleo economico e commerciale del territorio"(1); e più oltre: "Il fiume, e non una città, si rivela perciò elemento caratterizzante del paesaggio". L'autore prosegue affermando che "Al nome di Tartesso sono inoltre collegati altri elementi paesaggistici, tutti in ogni caso privi di qualsiasi riferimento ad una realtà urbana centrale ed eponima e dunque presumibilmente risalenti ad antiche informazioni sul territorio"(2), si tratta dello stretto tartessico, delle rive tartessiche, del golfo tartessico, del monte tartessico, dell'isola dominata dai tartessi e del
venerdì 24 febbraio 2017
Sardi, Dea Madre, Mont’e Prama, tophet. Riflessioni di Mariano Piras.
Sardi, Dea Madre, Mont’e Prama, tophet. Riflessioni di
Mariano Piras.
Questo articolo integra il precedente pubblicato su Honebu il 16 Gennaio 2017 intitolato “Culto e misteri dei bronzetti sardi”,
del quale è consigliata la lettura prima di questo nuovo per comprenderlo
appieno. (nota di Mariano Piras)
La civiltà che abitò
anticamente la Sardegna, che convenzionalmente chiamiamo Civiltà Nuragica
perché costruì gli oltre 8000 nuraghi sparsi in tutta l’Isola, aveva un
profondo senso di comunione con la Natura. Dai riti celebrativi stagionali, al
culto dei morti sino ad arrivare alle iniziazioni, tutto era legato ai cicli
naturali. La vita è un’iniziazione: si nasce piccoli e si gioca ad imitare ciò
che fanno i grandi. I cuccioli dei cani corrono dietro alle lucertole per
prepararsi ad affrontare ciò che da grandi li porterà alla ricerca del cibo: la
caccia. Come quella animale, l’esistenza umana è costellata da prove e
preparazioni per il superamento.
Come ho già scritto
nell’articolo “Culto e misteri dei bronzetti sardi”, i nuragici praticavano il
culto della Dea Madre e di una serie di divinità secondarie rappresentate nel
cielo dalle costellazioni. Queste, insieme alle
martedì 21 febbraio 2017
Archeologia in Sardegna. Monte Sirai, storia di una città sarda di 3000 anni fa. Riflessioni di Piero Bartoloni.
Archeologia in Sardegna. Monte Sirai, storia di una città sarda di 3000 anni fa
di Piero Bartoloni
La città di Monte Sirai si pone come strumento fondamentale ai fini di una maggiore conoscenza dell'età fenicia e punica poiché il centro abitato, completo in ogni sua fondamentale componente, è privo di sovrapposizioni più tarde. Dopo il suo abbandono, avvenuto attorno al 100 a.C., nulla è venuto a mutare la struttura del luogo.
L'insediamento di Monte Sirai è composto di tre grandi settori, che sono i fulcri scientifici e turistici dell'antico centro. Il principale è costituito dall'abitato, che occupa la parte meridionale della collina. Nella collina settentrionale è invece situato il tofet: è questo il luogo sacro nel quale erano sepolti con particolari riti i corpi bruciati dei bambini nati morti o defunti in tenera età. L'ultimo settore è costituito dalle due necropoli, collocate nella valle che separa l'abitato dal tofet. Si tratta di una
di Piero Bartoloni
La città di Monte Sirai si pone come strumento fondamentale ai fini di una maggiore conoscenza dell'età fenicia e punica poiché il centro abitato, completo in ogni sua fondamentale componente, è privo di sovrapposizioni più tarde. Dopo il suo abbandono, avvenuto attorno al 100 a.C., nulla è venuto a mutare la struttura del luogo.
L'insediamento di Monte Sirai è composto di tre grandi settori, che sono i fulcri scientifici e turistici dell'antico centro. Il principale è costituito dall'abitato, che occupa la parte meridionale della collina. Nella collina settentrionale è invece situato il tofet: è questo il luogo sacro nel quale erano sepolti con particolari riti i corpi bruciati dei bambini nati morti o defunti in tenera età. L'ultimo settore è costituito dalle due necropoli, collocate nella valle che separa l'abitato dal tofet. Si tratta di una
sabato 18 febbraio 2017
Archeologia. Tempi che cambiano, luoghi che si trasformano: i mutamenti nei nuraghi fra l’età del Bronzo ed il Primo Ferro. Riflessioni di Mauro Perra
Archeologia. Tempi
che cambiano, luoghi che si trasformano: i mutamenti nei nuraghi fra l’età del
Bronzo ed il Primo Ferro
di Mauro Perra
(Fonte: http://ojs.unica.it/index.php/layers/article/view/2584/2204)
Abstract: Il lungo percorso della Civiltà Nuragica, compreso
fra XVII e X-IX secolo a.C., si caratterizza come un’epoca di grandi
trasformazioni che si susseguono nel tempo e lasciano visibili tracce in un
paesaggio mutevole, come in un succedersi di macroscopiche unità
stratigrafiche. Si trasformano profondamente così non solo i monumenti e il
paesaggio, ma anche le stesse strutture sociali e politiche delle comunità
nuragiche fino alla trasfigurazione del ricordo in mito nei centri cerimoniali
o santuari.
Essendo il mio intervento incentrato sui cambiamenti e i
riusi che hanno interessato i nuraghi, particolarmente quelli della regione
storica della Marmilla durante la lunga età del bronzo nuragica fino alla prima
età del ferro, esso potrebbe apparire fuori tempo e fuori luogo. Di tempi e di
luoghi bisogna però parlare per comprendere la nozione di riuso, cioè di nuovo
uso o rifunzionalizzazione, che ha interessato questi singolari monumenti
isolani oltre l’età del bronzo, un riuso connesso a forme peculiari di
appaesamento dell’uomo nuragico e di addomesticamento del tempo e dello spazio
(Leroi Gourhan, 1977). Per questo motivo ritengo utile adottare una
mercoledì 15 febbraio 2017
Archeologia. Sant’Imbenia, uno straordinario villaggio di 3000 anni fa che si sviluppò come mercato specializzato nella produzione e nel commercio di anfore per il vino locale conosciuto in tutto il Mediterraneo antico. Riflessioni di Marco Rendeli
Archeologia. Sant’Imbenia, uno straordinario villaggio di 3000 anni fa che si sviluppò come mercato specializzato nella produzione e nel commercio di anfore per il vino locale conosciuto in tutto il Mediterraneo antico.
di Marco Rendeli
Questo articolo è il frutto di un lavoro di équipe e quindi si ritiene
che gli Autori siano tutti i partecipanti al Progetto: chi lo
ha scritto svolge solamente la funzione di portavoce.
Una palude, molta acqua, presumibilmente salmastra, troppa per un abitato. Non c’è pietra da cavare, almeno nelle vicinanze, non c’è legna per costruire, cuocere, fondere, cucinare. Non guardiamo questa parte del Golfo di Porto Conte con il moderno occhio del turista in cerca delle belle spiagge, togliamoci dalla mente strade asfaltate, automobili, case confortevoli con cucine a gas, termosifoni o pompe di calore, elettricità, la televisione, la radio e il computer, la connessione internet, ma anche lo scarponcino o le scarpe da ginnastica.
Dobbiamo essere capaci di svestirci di tutte queste cose, di sfogliare, come si sfoglia una cipolla, tutti questi elementi per cercare di comprendere ed entrare in sintonia con la vita quotidiana che
di Marco Rendeli
Questo articolo è il frutto di un lavoro di équipe e quindi si ritiene
che gli Autori siano tutti i partecipanti al Progetto: chi lo
ha scritto svolge solamente la funzione di portavoce.
Una palude, molta acqua, presumibilmente salmastra, troppa per un abitato. Non c’è pietra da cavare, almeno nelle vicinanze, non c’è legna per costruire, cuocere, fondere, cucinare. Non guardiamo questa parte del Golfo di Porto Conte con il moderno occhio del turista in cerca delle belle spiagge, togliamoci dalla mente strade asfaltate, automobili, case confortevoli con cucine a gas, termosifoni o pompe di calore, elettricità, la televisione, la radio e il computer, la connessione internet, ma anche lo scarponcino o le scarpe da ginnastica.
Dobbiamo essere capaci di svestirci di tutte queste cose, di sfogliare, come si sfoglia una cipolla, tutti questi elementi per cercare di comprendere ed entrare in sintonia con la vita quotidiana che
martedì 14 febbraio 2017
Archeologia e miti: Demetra, Persefone e i misteri eleusini, riti che risalgono al Bronzo Medio e continuano nelle epoche successive.
Archeologia e miti: Demetra, Persefone e i misteri eleusini, riti che risalgono al Bronzo Medio e continuano nelle epoche successive.
Eleusi è un’antica città dell’Attica, famosa per il santuario di Demetra e
Kore e per i riti sacri a esso collegati. Alleata di Atene, visse un periodo di
sviluppo alla fine del VII a.C. Fu saccheggiata durante le guerre persiane ed
ebbe notevole importanza militare durante le guerre del IV e III a.C. Nel 381
d.C. l’imperatore Teodosio fece chiudere il santuario. Distrutta
da Alarico (395 d.C.) e abbandonata, fu ripopolata solo due secoli fa.
Le
più antiche tracce di frequentazione risalgono al protoelladico; resti di
abitazioni nei pressi del santuario risalgono al Medio Elladico. Assai ricca la
necropoli, che fu in uso dall’età micenea a quella ellenistica. Sull’acropoli restano
tracce di mura, di edifici e di cisterne scavate nella roccia. Della città,
cinta da mura, restano tracce di un teatro e di uno stadio. Interessanti, a Ovest
dell’acropoli, i resti di una fortezza ellenistica a pianta triangolare. Il
santuario (dove anche i resti di età micenea attesterebbero l’esistenza di un
luogo di culto molto antico) fu ristrutturato e
lunedì 13 febbraio 2017
Honebu: nuovo sito web, appuntamenti del mese, corso di archeologia ed escursione in Marmilla.
Honebu: nuovo sito web, appuntamenti del mese, corso di archeologia ed escursione in Marmilla.
Nel segnalare che abbiamo aperto il sito web dell'Associazione Honebu all'indirizzo www.honebu.com, nel quale troverete tutti gli aggiornamenti delle nostre attività, sono lieto di invitarvi ai prossimi prossimi appuntamenti in programma nella sala conferenze in Via Fratelli Bandiera 100, tutti alle ore 19:
Venerdì 17 Febbraio, Bruno Puggioni: “Le fortificazioni di Cagliari”
Venerdì 24 Febbraio,Ignazio Merici: “L’origine dei tribunali”
Venerdì 3 Marzo, Salvatore Dedola: “Carnevali Barbaricini”
Venerdì 10 Marzo, Alfonso Stiglitz: “Il Nuraghe S’Uraki”
Venerdì 17 Marzo, Liliana Murru: “Salotto letterario”
Colgo l'occasione per segnalare che il 2 Marzo inizierà il corso di archeologia sulla Sardegna Romana con Carlo Tronchetti e che per Domenica 26 Marzo abbiamo organizzato un'escursione in bus in Marmilla. Sarà un viaggio nel medioevo con visite guidate, balli, giochi, pranzo con prodotti a km zero della Marmilla, lezione di tiro con l'arco.
Divertimento assicurato. Prenotazioni al 3382070515
Nel segnalare che abbiamo aperto il sito web dell'Associazione Honebu all'indirizzo www.honebu.com, nel quale troverete tutti gli aggiornamenti delle nostre attività, sono lieto di invitarvi ai prossimi prossimi appuntamenti in programma nella sala conferenze in Via Fratelli Bandiera 100, tutti alle ore 19:
Venerdì 17 Febbraio, Bruno Puggioni: “Le fortificazioni di Cagliari”
Venerdì 24 Febbraio,Ignazio Merici: “L’origine dei tribunali”
Venerdì 3 Marzo, Salvatore Dedola: “Carnevali Barbaricini”
Venerdì 10 Marzo, Alfonso Stiglitz: “Il Nuraghe S’Uraki”
Venerdì 17 Marzo, Liliana Murru: “Salotto letterario”
Colgo l'occasione per segnalare che il 2 Marzo inizierà il corso di archeologia sulla Sardegna Romana con Carlo Tronchetti e che per Domenica 26 Marzo abbiamo organizzato un'escursione in bus in Marmilla. Sarà un viaggio nel medioevo con visite guidate, balli, giochi, pranzo con prodotti a km zero della Marmilla, lezione di tiro con l'arco.
Divertimento assicurato. Prenotazioni al 3382070515
sabato 11 febbraio 2017
Il nostro "Quotidiano Honebu di storia e archeologia" festeggia i 2 milioni di visite.
Il nostro "Quotidiano Honebu di storia e archeologia" festeggia i 2 milioni di visite.
E' con un pizzico di orgoglio che ho deciso di scrivere qualche parola per ringraziare tutti i lettori e gli autori che in questi anni hanno contribuito a raggiungere un traguardo così prestigioso per un giornale on line di nicchia. Siamo cresciuti insieme, aumentando l'impegno con la creazione dell'Associazione Honebu, diventata un punto di riferimento per il mondo culturale sardo.
Nel giro di pochi anni abbiamo superato i due milioni di visite pubblicando 2362 articoli su
E' con un pizzico di orgoglio che ho deciso di scrivere qualche parola per ringraziare tutti i lettori e gli autori che in questi anni hanno contribuito a raggiungere un traguardo così prestigioso per un giornale on line di nicchia. Siamo cresciuti insieme, aumentando l'impegno con la creazione dell'Associazione Honebu, diventata un punto di riferimento per il mondo culturale sardo.
Nel giro di pochi anni abbiamo superato i due milioni di visite pubblicando 2362 articoli su
venerdì 10 febbraio 2017
Archeologia. Mont'e Prama, le ricerche con il georadar nella necropoli del Sinis. Riflessioni di Gaetano Ranieri
Archeologia. Mont'e Prama, le ricerche con il georadar nella necropoli del Sinis
Riflessioni di Gaetano Ranieri
Oggi, Venerdì 10 Febbraio, alle ore 19, Gaetano Ranieri sarà relatore nella conferenza dedicata a Mont'e Prama presso la sala conferenze Honebu in Via Fratelli Bandiera 100 a Cagliari / Pirri.
La ricerca geofisica a Mont’e
Prama prende origine nei primissimi anni di questo millennio. A Volubilis, per
l’esattezza, antica città romana posta a circa 20 km dalla bella città
imperiale di Meknes in Marocco. Nella città mancava una struttura teatrale, come
del resto aveva sancito l’archeologo Tissot, alla fine dell’800. In modo
fortunato trovai una fotografia della città presa da 12000 metri. Cominciai a
studiare il modo di costruire dei romani. La città nella foto era grande poco
più di due centimetri. Investii quasi 2.000.000 di lire per comprare uno
scanner ad alta risoluzione e cominciai a studiare alcuni filtri da applicare
alla foto scannerizzata. Nel mentre avevo chiesto un finanziamento alla Regione
Sardegna e al Ministero degli Esteri per fare indagini geofisiche in Marocco ,
così come lo aveva chiesto per studiare Lixus e il suo tempio di
giovedì 9 febbraio 2017
Archeologia della Sardegna. Simbologia dei bronzetti nuragici. Riflessioni di Mauro Atzei.
Archeologia della Sardegna. Simbologia dei bronzetti nuragici
di Mauro Atzei.
di Mauro Atzei.
Le
genti nuragiche, verso la fine del loro percorso spirituale animista, realizzarono
per mano dei migliori artisti fusori dell’epoca,
una quantità impressionante di bronzetti simbolici. Tanti pezzi sono ancora
dispersi nel mondo ma i numeri ufficiali parlano di almeno 800 bronzetti
conosciuti, comprese le oltre 150 navicelle. Già nel neolitico, nel corso della
civiltà della Grande Madre, il simbolo della madre stessa, sotto forma di
statuina di terracotta, veniva impugnata dal defunto nella sua sepoltura e in
questo stato è stato ritrovato dagli archeologi. Questo gesto simbolico è stato
interpretato da vari studiosi come un auspicio al ritorno nell’aldilà nel
ventre della Grande Madre, per una pronta reincarnazione.
Non è semplice dare un significato a questi piccoli idoli, prima di terracotta e poi di bronzo. Un aiuto è offerto dai luoghi di reperimento di questi oggetti simbolici: luoghi di culto, templi a pozzo e tombe dei giganti. Più raramente sono stati ritrovati presso Nuraghi o tombe a pozzetto.
E' mia idea, intanto, che il simbolo, nei riti funerari che si celebravano dal Bronzo Recente al
Non è semplice dare un significato a questi piccoli idoli, prima di terracotta e poi di bronzo. Un aiuto è offerto dai luoghi di reperimento di questi oggetti simbolici: luoghi di culto, templi a pozzo e tombe dei giganti. Più raramente sono stati ritrovati presso Nuraghi o tombe a pozzetto.
E' mia idea, intanto, che il simbolo, nei riti funerari che si celebravano dal Bronzo Recente al
lunedì 6 febbraio 2017
Archeologia. Il complesso di S’Urachi e l’insediamento di Su Padrigheddu (San Vero Milis - OR). Indagini sulle relazioni tra gli ultimi nuragici e i primi fenici Riflessioni di Alfonso Stiglitz - Barbara Puliga - Alessandro Usai - Salvatore Carboni - Luciano Lecca
Archeologia. Il complesso di
S’Urachi e l’insediamento di Su Padrigheddu (San Vero Milis - OR). Indagini sulle
relazioni tra gli ultimi nuragici e i primi fenici
Riflessioni di Alfonso Stiglitz -
Barbara Puliga - Alessandro Usai - Salvatore Carboni - Luciano Lecca
Da: Atti della XLIV
Riunione Scientifica: La preistoria e la Protostoria della Sardegna
Cagliari, Barumini,
Sassari 23-28 novembre 2009
Si espongono i
risultati dello scavo archeologico e delle indagini geoarcheologiche condotte
nel 2005 presso il nuraghe S’Urachi e nell’area circostante. Oltre ai nuovi
dati sulla struttura del nucleo polilobato, i saggi stratigrafici alla base
dell’antemurale turrito e del muro isodomo aggiunto e le analisi di campioni
del terreno hanno chiarito la formazione dei depositi adiacenti al monumento e
il rapporto tra questi e l’insediamento punico. È stato messo in evidenza il
deposito alluvionale su cui il monumento fu costruito, trasportando migliaia di
blocchi di basalto da affioramenti distanti più di due chilometri; ciò rivela
l’intenzionalità di una scelta apparentemente contraddittoria e il ruolo del
monumento nella gestione del territorio. Inoltre è stata ripresa l’analisi dei
materiali recuperati alcuni decenni fa nell’adiacente sito di Su Padrigheddu,
che si è rivelato un insediamento misto dell’VIII a.C. occupato da abitanti di
sabato 4 febbraio 2017
Archeologia in Sardegna. Dal torciere al workshop: L’età del Ferro a San Vero Milis. Riflessioni di Alfonso Stiglitz
Archeologia in
Sardegna. Dal torciere al workshop: L’età del Ferro a San Vero Milis
di Alfonso Stiglitz
Museo Civico di San Vero Milis (OR)
Fonte: Dattiloscritto dell’articolo poi edito in Rivista di
Studi Fenici XLI, 1-2 (2013), pp. 15-22
Il 16 agosto del 1890 il Museo di Antichità (oggi Museo
Archeologico Nazionale) di Cagliari acquisiva al proprio patrimonio, con il
numero di inventario 22932, il noto “torciere” bronzeo proveniente da San Vero
Milis (Fig. 1).
Il ritrovamento portò all’attenzione, per la prima volta in
questo territorio, un oggetto con evidenti connessioni orientali e sicuramente
attribuibile all’Età del Ferro, di importanza tale da trasformarlo
nell’archetipo dell’immaginario archeologico sanverese. Centoventidue anni dopo,
nel 2012, il workshop di cui questi atti rappresentano la testimonianza segna
un nuovo punto fermo sul ruolo che il territorio sanverese svolge nello stimolo
della ricerca sull’importante fase della storia sarda. In questo lasso di tempo
il probabile sito di rinvenimento del “torciere”, il nuraghe s’Urachi, è stato
oggetto di indagini archeologiche solo a partire dal secondo dopoguerra, con
una prima campagna di scavi realizzata da Giovanni Lilliu nel 1948. Da allora
si
mercoledì 1 febbraio 2017
Archeologia. Antica abitazione o luogo di culto con ingresso a Est Bosco della Gravinella – Santeramo in Colle. Riflessioni di Vito Zullo
Archeologia. Antica abitazione o luogo di culto con ingresso a Est Bosco
della Gravinella – Santeramo in Colle.
di Vito Zullo.
Ricevo e pubblico un articolo ricevuto in redazione nella speranza che qualche specialista possa intervenire per chiarire se si tratta di un edificio moderno o antico.
Passeggiando, nel bosco della Gravinella, sull’Alta Murgia (territorio risalente al Cretaceo) ho rinvenuto questa strana abitazione che a giudicare dagli elementi potrebbe appartenere (condizionale d’obbligo) all’età del bronzo. (Luogo di culto o abitazione).
Forse non si tratta di un rifugio di pastori. Ci sono alcune raffinatezze che lo escluderebbero, come la finestra di scarico sopra l'architrave e i due menhir. Sono rimasto colpito dalla lunghezza del muro a destra della porta: è la metà di quella del muro a sinistra e il doppio dell'apertura della porta. Sembra esserci una ricerca di proporzioni geometriche particolari.
A seguito di queste considerazioni ho fatto sviluppare il disegno che allego al termine dell'articolo.
Uno studioso da me interpellato mi scrive:
il disegno che mi ha mandato è molto interessante per le misure che vi sono riportate e che mi
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