venerdì 29 luglio 2016
Archeologia. I guerrieri Shardana, invincibili spadaccini ribelli di cuore che nessuno aveva saputo combattere.
Archeologia. I guerrieri Shardana, invincibili spadaccini ribelli di cuore che nessuno aveva saputo combattere.
I
mercenari Shardana sono menzionati per la prima volta nelle lettere degli
archivi di El-Amarna, dove il re di Biblo, Rib-Adda, scrive al faraone: “Un uomo con una spada di bronzo è sorto
contro di me, e lo Shardana che mi
stava a fianco è andato presso Abdi-Ashirta”, e
ancora “Pahuru ha commesso un’azione
grave contro di me: ha mandato dei Sutei che hanno ucciso uno Shardana e hanno
portato tre persone in Egitto”. Il testo ricorre al termine Shardana senza
spiegare a chi o cosa lo riferisca. Suggerisce un tipo umano già conosciuto, e
infatti all’epoca il
problema degli attacchi dei pirati Shardana era già conosciuto, essendosi
mostrato per la prima volta durante il regno di Amenothep III. La prima volta
che sono nominati in Egitto, i pirati Shardana stanno attaccando il
martedì 26 luglio 2016
Archeologia, miti e misteri. Atlantide di Platone e Honebu dell'Egitto sono lo stesso luogo?
Archeologia, miti e misteri. Atlantide di Platone e Honebu dell'Egitto sono
lo stesso luogo?
di Pierluigi Montalbano
E se il misterioso Hanou-Nebout fosse la mitica Atlantide di
Platone?
"In tempi lontani era possibile valicare l'immenso
Atlantico perché vi era un'isola che stava innanzi a quella stretta foce che ha
nome Colonne d'Ercole (oggi è lo Stretto di Gibilterra ma in tempi antichi
potrebbe essere altrove). A chi procedeva da quella, si apriva il passaggio ad
altre isole; e da queste isole a tutto il continente opposto. Quest'isola si
chiamava Atlantide, e in essa vi era una grande dinastia regale che governava
l'intera isola e molte altre a parte del continente. Passarono i secoli,
terremoti spaventosi e cataclismi si succedettero. Quella stirpe guerriera,
tutta senza eccezione, sprofondava sotto la terra. Il mare sommerse Atlantide e
tutto scomparve. Per questo motivo, nel mare, da quella parte, vi sono fondi
bassi e fangosi, che producono grave impedimento alla navigazione. L'isola,
sprofondando, a questi bassi fondali diede origine".
Questa è una pagina del Timeo, il primo dei tre libri che
Platone dedicò ad Atlantide, basandosi sulle notizie raccolte in Egitto dal
legislatore ateniese Solone, vissuto dal 630 al 558 a.C.
Nel corso di un suo viaggio in Egitto, vide delle iscrizioni
del faraone Ramesse III sulle mura del
venerdì 22 luglio 2016
Archeologia della Sardegna: il Nuraghe, cosa spinse i sardi a costruirlo?
Archeologia della Sardegna: il Nuraghe, cosa spinse
i sardi a costruirlo?
di Pierluigi
Montalbano
Nei primi secoli del secondo millennio compaiono in Sardegna le torri nuragiche. Si tratta di edifici cavi, dotati di ambienti interni e con un terrazzo alla sommità, accessibile da una scala interna. Gli spazi interni sono ottenuti con la tecnica della falsa volta, sovrapponendo a secco conci sbozzati.
Nell’arco di 500 anni i sardi realizzano circa 8000 strutture, comprendendo nuraghi orizzontali (quelli a corridoio senza torri), torri singole, edifici comprendenti più torri e altre strutture. Generalmente le strutture complesse derivano da attività costruttive progressive che durano anche alcuni secoli.
Elenchiamo alcuni altri dati provenienti
dalle stratigrafie:
1) La comparsa delle torri corrisponde a una cesura nella successione delle stratigrafie? No: si registra una
1) La comparsa delle torri corrisponde a una cesura nella successione delle stratigrafie? No: si registra una
mercoledì 20 luglio 2016
Storia e archeologia del cuoco. Evoluzione storica e culturale di un mestiere straordinario.
Storia e archeologia del cuoco. Evoluzione storica e culturale di un
mestiere straordinario.
di Aldo
Lissignori
E' difficile parlare di un
mestiere che è consolidato nella storia e cultura dell'Italia e dell'Europa ed
è profondamente mutato nel corso dei secoli. Parlando di tutto ciò, bisogna
affermare che le informazioni sulla vita e il lavoro dei cuochi ci sono fornite
non da testi autografi, che sono molto rari, ma dai documenti che parlano dei
banchetti tenutisi in case nobiliari e palazzi e, cosa che può apparire strana,
dai conti e dalle annotazioni contabili di questi luoghi. Certo è che ricettari
e testi simili sono testimonianze molto importanti in questa analisi perché
permettono di ricostruire in modo indiretto la vita professionale dei cuochi
nei secoli, un esempio di ciò può esserci fornito dalle informazioni che gli
studiosi sono riusciti ad avere su Bartolomeo Scappi ( Dumenza 1500 - Roma
13 aprile 1577), cuoco prima alla corte di vari cardinali e successivamente del
Pontefice Pio IV e poi Pio V. Sebbene attraverso queste analisi vengano fornite
informazioni molto importanti sulla vita professionale dei cuochi, dal punto di
vista biografico non traspaiono notizie. Certo è che in passato i cuochi
potevano essere figure professionali importanti e molto influenti,
che potevano entrare a
lunedì 18 luglio 2016
Archeologia. La storia della navigazione antica
Archeologia. La storia della navigazione antica
di Pierluigi Montalbano
Quando l’uomo primitivo decise
di spingersi fuori dal suo habitat, spinto dalla sete di appropriazione e dalla
curiosità, dovette fronteggiare ostacoli, difficoltà e pericoli d’ogni genere. Incontrando
un corso d’acqua profonda, lo specchio d’acqua di un lago o un braccio di mare,
era costretto a fermarsi. L’intelligenza, accompagnata dallo spirito di
osservazione e dalle capacità di adattamento, gli consentirono di affrontare
quegli ostacoli. A volte nell’acqua galleggiavano fortuiti ammassi sradicati di
vegetali e di tronchi d’albero, corpi gonfi di animali morti e altro ancora,
che suggerivano l’idea della galleggiabilità. Inoltre, l’uomo stesso, imitando
gli animali, aveva imparato a mantenersi a galla e a nuotare, prendendo
confidenza con l’acqua. Iniziò allora la grande avventura della nautica, che si
estese con una rete senza confini fino ad abbracciare tutto il pianeta.
La storia della navigazione commerciale è
legata indissolubilmente con il trasporto di ossidiana. Quella sarda è stata
trovata in Provenza, in Liguria, Toscana, qualche traccia nella valle del Po,
ma
sabato 16 luglio 2016
Archeologia in Sardegna. Il mistero del nuraghe: il vaso sacro di Santu Antine.
Archeochicca n° 4 – Il mistero del nuraghe: il
vaso sacro di Santu Antine.
di Sergio Murli
Raccontiamo in questo articolo
un oggetto straordinario e finora unico che dopo millenni si è concesso agli
sguardi di innumerevoli visitatori, in maggioranza Sardi, ma che ha interessato
consistenti schiere dal Continente, studiosi e turisti stranieri.
Per presentare degnamente questa “archeochicca”, è necessario partire da lontano e tracciare il territorio sardo, tanto da indicare, su una mappa, il luogo, carico di storia infinita e di infiniti tesori che si trova nella parte centro settentrionale della Sardegna, precisamente nel territorio compreso fra i comuni di Torralba, Giave e Bonorva e situato in una delle realtà paesaggistiche più rare della protostoria europea: la “Valle dei Nuraghi” del Logudoro-Meilogu.
Il nome deriva dalla presenza di un numero veramente eccezionale, oltre 50, di edifici detti appunto nuraghi, pertinenti a quel periodo così fascinoso della millenaria storia dell’Isola, la Civiltà Nuragica.
Per presentare degnamente questa “archeochicca”, è necessario partire da lontano e tracciare il territorio sardo, tanto da indicare, su una mappa, il luogo, carico di storia infinita e di infiniti tesori che si trova nella parte centro settentrionale della Sardegna, precisamente nel territorio compreso fra i comuni di Torralba, Giave e Bonorva e situato in una delle realtà paesaggistiche più rare della protostoria europea: la “Valle dei Nuraghi” del Logudoro-Meilogu.
Il nome deriva dalla presenza di un numero veramente eccezionale, oltre 50, di edifici detti appunto nuraghi, pertinenti a quel periodo così fascinoso della millenaria storia dell’Isola, la Civiltà Nuragica.
Tra i monumenti presenti, uno
in particolare attirò, per le dimensioni veramente ragguardevoli, l’interesse
dei viaggiatori dell’Ottocento e degli studiosi di archeologia.
Si tratta del nuraghe Santu
Antine (San Costantino) sito nel territorio di Torralba che costituisce allo
stesso tempo la sintesi e l’apogeo dell’architettura protostorica sarda e più
in generale del
venerdì 15 luglio 2016
Archeologia e navi. La navigazione nell’antichità
Archeologia e navi. La navigazione nell’antichità
di Enrico Pantalone
di Enrico Pantalone
A margine del convegno di ieri all'Auditorium Tiscali, ho pensato di proporre questo articolo sul tema.
Si parla sempre di fatti e storia riguardante lo svolgersi
della vita quotidiana sulla terraferma e dei grandi trasferimenti a cavallo, di
marce o di esodi. Si parla poco, invece, degli spostamenti marittimi: proviamo
a immaginare come si praticasse la navigazione sul Mediterraneo (e oltre) al
tempo più antico dei fenici, dei greci, degli etruschi, dei cartaginesi e dei
romani, cioè di chi maggiormente utilizzava le imbarcazioni per muoversi o per
commerciare.
Normalmente, se i venti erano propizi, l’avventura poteva
iniziare, altrimenti il rischio di rimanere al palo era forte: non avendo
possibilità di stoccare grandi riserve d’acqua dolce, era scontata la
navigazione sotto costa che permetteva di tenere sempre l’occhio vigile e
pronto nel caso s'avesse avuto bisogno di un rifornimento.
Formaggio ovino, carne seccata e salata, vino di tipo
cretese (quello da tagliare con l’acqua) costituivano i pasti quotidiani dei marinai.
Il pesce pescato non poteva essere cucinato sulla nave per
giovedì 14 luglio 2016
...quelli che aspettano il convegno di oggi a Cagliari sulla navigazione commerciale nella preistoria
...quelli che aspettano il convegno di oggi sulla navigazione commerciale nella preistoria
di Pierluigi Montalbano
Questa sera, Giovedì 14 Luglio, dalle ore 18.15, con ingresso libero, si svolgerà una serata dedicata alla navigazione antica nel Mediterraneo. L'appuntamento è all'Auditorium Tiscali, località Sa illetta, km 2.300 della S.S. 195 per Pula. Il convegno, condotto da 4 relatori, avrà come tema le tecniche costruttive e le rotte navali delle barche sarde di 3000 anni fa.
Link dell'evento: https://www.facebook.com/events/1139720882738002/
Le
più antiche notizie storiche riguardanti la navigazione commerciale risalgono al 2650 a.C. e appaiono in testi egiziani della IV dinastia. Uno di
essi parla di quaranta navi inviate in Libano per approvvigionarsi del legno di
cedro, ricercato per la costruzione di tetti e per la realizzazione delle parti
nobili degli scafi. Naturalmente, più di quanto accade oggi, la
navigazione antica dipendeva dall’andamento delle stagioni e dal regime dei
venti e delle correnti. Inoltre, la durata del viaggio non era prevedibile,
poiché le antiche navi, capaci di risalire il vento solo con difficili manovre
e un’andatura a zig-zag, navigavano preferibilmente con il vento in poppa ed
erano spesso costrette a cambiamenti di direzione o a lunghe soste. A complicare
la situazione si aggiungevano i problemi di orientamento, basati
sui movimenti del sole o sulle costellazioni. Le nostre principali fonti di
documentazione sulle antiche imbarcazioni sono i monumenti figurati, le notizie
degli storici e degli scrittori antichi, quelle dei documenti epigrafici e,
negli anni più recenti, i ritrovamenti archeologici subacquei. Erano diffuse
piroghe ricavate dallo svuotamento di grossi tronchi d’albero, barche formate
da un’armatura di legno sulla quale erano tese delle pelli cucite tra loro,
zattere costituite da
lunedì 11 luglio 2016
Archeologia. Gli etruschi oltre Mantova (Mantua): la Stele Leponzia di Vergiate, incontro di riti e culture, di Sergio Murli
Archeologia. Gli etruschi oltre Mantova
(Mantua)
di Sergio Murli
Stele Leponzia di Vergiate, incontro di riti e culture
Questa
volta parliamo di quell'area chiamata Parco del Ticino, parecchio a nord della
nostra Italia, nella cui zona è stato trovato, molti anni fa, il reperto che ci
permette in tutta umiltà di “aggiornare” le idee, frutto di conoscenze molto
approssimative, perché forse superficiali, sulla espansione del popolo etrusco
a nord, molto più a nord di dove indicano le cartine storiche dell’Italia
antica su pubblicazioni evidentemente non specializzate.
Dunque,
su certi testi si parlava di Mantua (Mantova) come ultimo insediamento con
prove archeologiche – edifici e reperti – della penetrazione, pacifica, delle
popolazioni d’Etruria.
Invece,
non è così, è storia già datata, si parla addirittura del febbraio del 1913. Ci
è sembrato, cari Lettori, fosse il caso di illuminare i tentativi degli
Antichi, di intavolare intese, alleanze, trattati di pace con reciproco
interesse negli scambi di esperienze, modi di vita, e spesso di costumi.
In questo caso, esistono documenti incisi nella pietra che hanno portato addirittura alla creazione di una scrittura, in origine etrusca, ma diventata poi “leponzia”: incredibile come gli abitanti dei secoli V – III prima di Cristo, fossero così malleabili e pronti; probabilmente il motivo stimolante è l’apertura di nuovi mercati che avrebbero portato benessere a tutta l’area.
Ripetiamo qui il nostri ruolo che è quello di semplice cronistorico, che nulla vuol togliere ai meriti, lodevoli, degli Studiosi che, con le loro ricerche e applicazioni, ci permettono di dire la (piccola) nostra.
In questo caso, esistono documenti incisi nella pietra che hanno portato addirittura alla creazione di una scrittura, in origine etrusca, ma diventata poi “leponzia”: incredibile come gli abitanti dei secoli V – III prima di Cristo, fossero così malleabili e pronti; probabilmente il motivo stimolante è l’apertura di nuovi mercati che avrebbero portato benessere a tutta l’area.
Ripetiamo qui il nostri ruolo che è quello di semplice cronistorico, che nulla vuol togliere ai meriti, lodevoli, degli Studiosi che, con le loro ricerche e applicazioni, ci permettono di dire la (piccola) nostra.
Intanto
primo… intoppo: per chi non sapesse di Leponzi – saranno sicuramente pochi – ecco
qualche ripassatina: era un’antica popolazione (latino, Lepontii) che abitava
la zona alpina tra l’alta valle del Ticino, il Lago di Como e la val d’Ossola;
fu sottomessa in parte a Roma all’inizio del II a.C.. Probabilmente il centro
più importante era Oscela, la odierna Domodossola.
Ora parliamo del Lepontico o Leponzio, era la lingua in uso nel territorio ed è documentata da alcune iscrizioni in una varietà dell’alfabeto nord-etrusco (capito?); probabilmente affine al ligure con implicazioni e varianti dei popoli confinanti a nord, leggi insediamento di “germani”… ma qui per pudore ci fermiamo.
Ora parliamo del Lepontico o Leponzio, era la lingua in uso nel territorio ed è documentata da alcune iscrizioni in una varietà dell’alfabeto nord-etrusco (capito?); probabilmente affine al ligure con implicazioni e varianti dei popoli confinanti a nord, leggi insediamento di “germani”… ma qui per pudore ci fermiamo.
E
di seguito, ecco l’apporto altamente qualificato della Dott.ssa Daria
Banchieri, Conservatore del Museo Civico Archeologico di Villa Mirabello,
Varese, quello della chicca, che si è gentilmente prestata ad illuminarci con
il testo di Alessandro Morandi su pannello nella sala 9 del Museo: “Il
celtico più antico.
Nel campo indo-europeo più prossimo a noi non c’è lingua che per continuità ed estensione territoriale possa paragonarsi al gruppo celtico, le cui testimonianze più antiche, di fine VII- prima metà del VI secolo a.C., provengono dall’area “golasecchiana” dal territorio compreso tra gli
Nel campo indo-europeo più prossimo a noi non c’è lingua che per continuità ed estensione territoriale possa paragonarsi al gruppo celtico, le cui testimonianze più antiche, di fine VII- prima metà del VI secolo a.C., provengono dall’area “golasecchiana” dal territorio compreso tra gli
venerdì 8 luglio 2016
Archeologia. Taquisara, un villaggio di epoca nuragica incastonato nelle vette d'Ogliastra, al centro della Sardegna.
Archeologia. Taquisara, un villaggio di epoca nuragica incastonato nelle vette d'Ogliastra, al centro della Sardegna.
di Pierluigi Montalbano
Insieme a un
gruppo di amici del luogo, mi trovo al centro della Sardegna, nel piccolo centro
montano di Gairo Taquisara, sede di uno snodo ferroviario nato come
diramazione del percorso Mandas-Arbatax, la più breve linea costruita nella
storia dell'intera rete ferroviaria pubblica sarda, inaugurata il 16 novembre
1893. Questa strada ferrata, seppur così breve, rappresentò un enorme progresso
per gli abitati di Osini, Ulassai e Jerzu, paesi che all'epoca erano raggiungibili
solo con i mezzi a trazioni animale. Cagliari
era raggiungibile ora con 9 ore di treno, e non più con dieci giorni di viaggio
sui carri o col cavallo. Dalla stazione inizia la nostra passeggiata lungo un sentiero panoramico
sulla valle del fiume Taquisara, fino a raggiungere la parte superiore del tacco
calcareo, in una zona priva di vegetazione e caratterizzata dalla presenza di grotte
naturali. Questo luogo fu visitato fin dall’Ottocento da Alberto Ferrero conte
della Marmora, il celebre generale piemontese che combatté al
lunedì 4 luglio 2016
Convegno: "Le barche Shardana, tecniche costruttive e rotte di navigazione"
Convegno: "Le barche Shardana, tecniche costruttive e rotte di navigazione"
L'Associazione Velica e Culturale "VENTO Di SARDEGNA", con il Patrocinio della LEGA NAVALE ITALIANA – Sezione di Cagliari, organizza il convegno:
"Le barche Shardana: tecniche costruttive e rotte di navigazione"
La serata si svolgerà Giovedì 14 luglio 2016, alle ore 18,15, con ingresso libero
presso l'Autidorium del Campus Tiscali – località Sa Illetta (Strada Statale 195 Km 2.3 - Cagliari)
Programma lavori:
- Ore 18,15: Presentazione del progetto “Vento di Shardana” (Alberto Putzolu – Gian Biagio Mulas)
- Ore 18,15: Presentazione del progetto “Vento di Shardana” (Alberto Putzolu – Gian Biagio Mulas)
- Ore 18, 30: - Mario Marongiu: L'armo velico con vele volanti
- Ore 19,00: - relazione Gian Giacomo Pisu: La flotta shardana e i porti nuragici
- Ore 19,30: - illustrazione di una simulazione del porto nuragico di S. Antioco (Marcello Cabriolu);
- Ore 19,45: - relazione Pierluigi Montalbano: La Navigazione nella preistoria
- Ore 20,10: – dibattito
domenica 3 luglio 2016
Tombe a corridoio: erano telescopi preistorici?
Tombe a corridoio: erano telescopi preistorici?
Luoghi di riposo per i morti,
osservatori celesti per i vivi: le tombe a galleria (o a corridoio), sepolcri
megalitici sotterranei caratterizzati da un ingresso lungo e stretto, diffusi
in Europa nel Neolitico e nell'Età del Bronzo, erano forse usate per ammirare
le stelle.
È l'ipotesi di Fabio
Silva, archeoastronomo dell'University of Wales Trinity Saint David (Regno
Unito). Analizzando alcuni di questi sepolcri costruiti in Portogallo 6.000
anni fa, Silva si è accorto che erano allineati in modo da rivelare in anticipo
il sorgere della stella Aldebaran, nel cielo dell'alba della fine di aprile.
La forma del corridoio di
accesso permetteva di concentrare il campo visivo sull'astro, schermandolo
dalle fonti luminose circostanti. In questo modo lo si poteva scorgere non
appena spuntava dall'orizzonte, e nonostante fosse ancora poco brillante.
Alla comparsa degli astri
erano legati eventi particolari: nel caso degli insediamenti portoghesi
studiati da Silva, a fine aprile si conducevano le greggi ai pascoli estivi.
Scorgere la stella che dava il
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