martedì 8 ottobre 2013
Straordinaria scoperta in Turchia: un cervello umano di 4000 anni perfettamente conservato.
Turchia: trovato cervello umano di 4000 anni perfettamente conservato
Un cervello umano della prima età del Bronzo è stato portato alla luce da uno staff di archeologi, guidati da Meric Altinoz dell'Università Halic di Instabul, nell'insediamento di Seyitomer Hoyuk, in Anatolia. Il reperto è in perfetto stato di conservazione, cotto dalle conseguenze di un incendio avvenuto in seguito a un terremoto. Durante i lavori sul sito, è stato evidenziato un cumulo di materiale roccioso crollato a causa del sisma, contenente 4 corpi dell’eta’ del bronzo. Il luogo del ritrovamento era una casa occupata dai quattro uomini rinvenuti. A seguito del terremoto, la struttura è crollata seppellendo i cadaveri. Subito dopo il crollo, è scoppiato un incendio in superficie che non ha direttamente bruciato i corpi ma che ha aumentato notevolmente la temperatura all’interno. A seguito di questo riscaldamento, i cervelli sono praticamente bolliti nel liquido cerebrale evaporato a causa delle alte temperature.
A favorire poi il processo di conservazione ci ha pensato la conformazione del terreno. La zona è infatti ricca di potassio, magnesio e alluminio. Questi metalli a contatto con gli acidi grassi del corpo si trasformano in adipocera, una sostanza saponosa conosciuta anche dagli antichi egizi e utilizzata per la mummificazione dei corpi. Oltre a questi metalli, nel terreno circostante sono state ritrovate anche significative quantità di boro. Questo, entrando in contatto con il cervello umano, lo ha trasformato in una sorta di ceramica, come appare nella foto riportata. La presenza di boro e degli altri metalli non deve affatto sorprendere. Tutta la zona è famosa per la produzione di ceramiche già dai tempi antichi.
Ricapitolando, l’incendio ha portato all’ebollizione i fluidi cerebrali che dunque sono evaporati portando via anche l’ossigeno dell’ambiente. In queste condizioni anerobiche, la decomposizione e’ fortemente ritardata. A contribuire alla conservazione dei resti ci hanno poi pensato i minerali contenuti nel terreno che hanno consentito al cervello mostrato di arrivare praticamente integro, anche se disidratato, fino ai giorni nostri.
La ricerca in questione, i cui risultati sono stati resi noti solo in questi giorni, è stata pubblicata sulla rivista Journal of Comparative Human Biology.
Un cervello umano della prima età del Bronzo è stato portato alla luce da uno staff di archeologi, guidati da Meric Altinoz dell'Università Halic di Instabul, nell'insediamento di Seyitomer Hoyuk, in Anatolia. Il reperto è in perfetto stato di conservazione, cotto dalle conseguenze di un incendio avvenuto in seguito a un terremoto. Durante i lavori sul sito, è stato evidenziato un cumulo di materiale roccioso crollato a causa del sisma, contenente 4 corpi dell’eta’ del bronzo. Il luogo del ritrovamento era una casa occupata dai quattro uomini rinvenuti. A seguito del terremoto, la struttura è crollata seppellendo i cadaveri. Subito dopo il crollo, è scoppiato un incendio in superficie che non ha direttamente bruciato i corpi ma che ha aumentato notevolmente la temperatura all’interno. A seguito di questo riscaldamento, i cervelli sono praticamente bolliti nel liquido cerebrale evaporato a causa delle alte temperature.
A favorire poi il processo di conservazione ci ha pensato la conformazione del terreno. La zona è infatti ricca di potassio, magnesio e alluminio. Questi metalli a contatto con gli acidi grassi del corpo si trasformano in adipocera, una sostanza saponosa conosciuta anche dagli antichi egizi e utilizzata per la mummificazione dei corpi. Oltre a questi metalli, nel terreno circostante sono state ritrovate anche significative quantità di boro. Questo, entrando in contatto con il cervello umano, lo ha trasformato in una sorta di ceramica, come appare nella foto riportata. La presenza di boro e degli altri metalli non deve affatto sorprendere. Tutta la zona è famosa per la produzione di ceramiche già dai tempi antichi.
Ricapitolando, l’incendio ha portato all’ebollizione i fluidi cerebrali che dunque sono evaporati portando via anche l’ossigeno dell’ambiente. In queste condizioni anerobiche, la decomposizione e’ fortemente ritardata. A contribuire alla conservazione dei resti ci hanno poi pensato i minerali contenuti nel terreno che hanno consentito al cervello mostrato di arrivare praticamente integro, anche se disidratato, fino ai giorni nostri.
La ricerca in questione, i cui risultati sono stati resi noti solo in questi giorni, è stata pubblicata sulla rivista Journal of Comparative Human Biology.
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...onnia die si nde iscoberit una noa,...
RispondiEliminae de sustantzia manna puru...
bene gasie,...
amus a ischire galu pius cosas...
dae como in daenantis,de custu passu...