martedì 1 ottobre 2013
Miele etrusco: Reperto straordinario scoperto a Mantova.
Miele etrusco: Reperto straordinario scoperto a Mantova.
È stata una dolcissima sorpresa, per gli archeologi che lavorano al parco del Forcello. Una sorpresa che risale alla fine del sesto secolo prima di Cristo, e che è rimasta lì, carbonizzata, per raccontarci un nuovo capitolo nella storia degli Etruschi. Plinio, nella sua Naturalis Historia spiegava le proprietà del miele, e raccontava che di ottima qualità era quello che veniva dal mantovano, dalla zona di Ostiglia in particolare. Evidentemente il gusto si era consolidato nel corso dei secoli, già gli Etruschi sapevano. Oggi ne abbiamo la prova provata. Dai resti carbonizzati della stanza di un artigiano è emerso infatti un pezzo di legno di qualità diversa da quelli di quercia che costituivano il mobilio. Un pezzo di abete bianco incrostato. Ma incrostato di cosa? Il reperto è stato inviato al Cnr, che da tempo collabora con il parco del Forcello, ed è stato esaminato con un microscopio a scansione elettronica: attaccato al pezzetto di legno c’è un favo, e c’è, carbonizzata, anche un’ape. «Avevano portato dentro a questa costruzione degli alveari - spiega il professor Raffaele De Marinis - proprio per estrarre il miele. Si tratta del secondo ritrovamento di miele in assoluto, l’altro caso è stato in Israele. Non ci sono altri casi al mondo. «In letteratura c’è molta archeologia del miele. Si discute di certe forme ceramiche, mentre il nostro reperto è di legno». Le indagini del Cnr non sono comunque terminate, anzi. Il bello inizia adesso: si può dire che siano attese le informazioni più importanti per dare ancora più sostanza a un ritrovamento eccezionale. «Gli approfondimenti - spiega ancora De Marinis - ci faranno capire quali pollini utilizzavano le api e, dunque, ci faranno capire quali erano le essenze che incontravano il gusto degli Etruschi. Si completa così un quadro complesso sul sistema economico. Questa scoperta proietta nuova luce sulle attività produttive che venivano svolte al Forcello. Sappiamo che gli Etruschi consumavano pesce, uccelli. Sappiamo che allevavano anche animali da cortile. Una volta che ne sapremo di più sui pollini, si potranno aprire nuovi capitoli di paleobotanica. Vedremo quali piante venivano utilizzate come essenze. Insomma, attendiamo informazioni di grande rilievo». Intanto sabato, per le Giornate europee del Patrimonio, dalle 15 laboratorio di modellazione dell’argilla per adulti e bambini. Domenica dalle 13.30 alle 19 dimostrazione di cottura della ceramica nelle fornaci etrusche ricostruite sperimentalmente presso il Parco Archeologico del Forcello. La cottura proseguirà fino al tramonto.
Il Parco Archeologico del Forcello di Bagnolo San Vito, pochi km a sud est di Mantova, sorge intorno ai resti di un importante abitato etrusco di VI-IV sec a. C.. Gli scavi archeologici condotti nel sito dal 1981 ad oggi, con la direzione scientifica del prof. de Marinis dell'Università degli Studi di Milano, hanno portato alla luce, anno dopo anno, una piccola porzione di questo abitato, ma con una lunga sequenza stratigrafica, articolata in otto fasi insediative principali. Il progetto del Parco Archeologico, nasce dall'esigenza di salvaguardare almeno una porzione dell'abitato dagli insistenti e distruttivi lavori agricoli e al fine di valorizzazione e divulgare i risultati scientifici conseguiti con gli scavi.Le scoperte effettuate nell'abitato etrusco del Forcello, la cui ricchezza ed importanza sono già da lungo tempo note in ambito scientifico, hanno finalmente un efficace strumento per essere messe al servizio della divulgazione e della didattica.
Il primo lotto di lavori, conclusosi nel settembre 2004, ha interessato la costruzione di strutture di accesso all'area, una sala multimediale, una sala laboratorio per i ricercatori e alcune postazioni coperte per i futuri centri di animazione e atelier di archeologia sperimentale. Il secondo lotto di lavori, che si conclude con l'inaugurazione del 29-30 settembre 2006, ha previsto l'allestimento degli atelier con pannelli didattici, l'attivazione della sala multimediale con apparecchiature idonee e la ricostruzione di un forno per la cottura della ceramica e di un telaio, esemplificativi delle attività artigianali attestate al Forcello.
La visita al parco Archeologico del Forcello prevede una parte introduttiva nella quale i visitatori potranno avvicinarsi, con l'ausilio di pannelli didattici, alla storia dell'Etruria padana e dell'abitato del Forcello in particolare. All'interno degli atelier si potrà quindi osservare una ricostruzione del telaio e all'esterno del forno per la cottura dei vasi, entrambi realizzati sulla base delle testimonianze archeologiche e anch'essi corredati da pannelli didattici. Per le scuole, di ogni ordine e grado, saranno inoltre attivi laboratori su vari temi inerenti le attività artigianali al tempo degli etruschi e sul mestiere dell'archeologo. Inoltre, visitando il Parco nei periodi di apertura dello scavo, sarà possibile assistere al lavoro sul campo e di inventariazione dei reperti, da parte dell'equipe di archeologi dell'Università degli Studi di Milano.
Fonte: La Gazzetta di Mantova
È stata una dolcissima sorpresa, per gli archeologi che lavorano al parco del Forcello. Una sorpresa che risale alla fine del sesto secolo prima di Cristo, e che è rimasta lì, carbonizzata, per raccontarci un nuovo capitolo nella storia degli Etruschi. Plinio, nella sua Naturalis Historia spiegava le proprietà del miele, e raccontava che di ottima qualità era quello che veniva dal mantovano, dalla zona di Ostiglia in particolare. Evidentemente il gusto si era consolidato nel corso dei secoli, già gli Etruschi sapevano. Oggi ne abbiamo la prova provata. Dai resti carbonizzati della stanza di un artigiano è emerso infatti un pezzo di legno di qualità diversa da quelli di quercia che costituivano il mobilio. Un pezzo di abete bianco incrostato. Ma incrostato di cosa? Il reperto è stato inviato al Cnr, che da tempo collabora con il parco del Forcello, ed è stato esaminato con un microscopio a scansione elettronica: attaccato al pezzetto di legno c’è un favo, e c’è, carbonizzata, anche un’ape. «Avevano portato dentro a questa costruzione degli alveari - spiega il professor Raffaele De Marinis - proprio per estrarre il miele. Si tratta del secondo ritrovamento di miele in assoluto, l’altro caso è stato in Israele. Non ci sono altri casi al mondo. «In letteratura c’è molta archeologia del miele. Si discute di certe forme ceramiche, mentre il nostro reperto è di legno». Le indagini del Cnr non sono comunque terminate, anzi. Il bello inizia adesso: si può dire che siano attese le informazioni più importanti per dare ancora più sostanza a un ritrovamento eccezionale. «Gli approfondimenti - spiega ancora De Marinis - ci faranno capire quali pollini utilizzavano le api e, dunque, ci faranno capire quali erano le essenze che incontravano il gusto degli Etruschi. Si completa così un quadro complesso sul sistema economico. Questa scoperta proietta nuova luce sulle attività produttive che venivano svolte al Forcello. Sappiamo che gli Etruschi consumavano pesce, uccelli. Sappiamo che allevavano anche animali da cortile. Una volta che ne sapremo di più sui pollini, si potranno aprire nuovi capitoli di paleobotanica. Vedremo quali piante venivano utilizzate come essenze. Insomma, attendiamo informazioni di grande rilievo». Intanto sabato, per le Giornate europee del Patrimonio, dalle 15 laboratorio di modellazione dell’argilla per adulti e bambini. Domenica dalle 13.30 alle 19 dimostrazione di cottura della ceramica nelle fornaci etrusche ricostruite sperimentalmente presso il Parco Archeologico del Forcello. La cottura proseguirà fino al tramonto.
Il Parco Archeologico del Forcello di Bagnolo San Vito, pochi km a sud est di Mantova, sorge intorno ai resti di un importante abitato etrusco di VI-IV sec a. C.. Gli scavi archeologici condotti nel sito dal 1981 ad oggi, con la direzione scientifica del prof. de Marinis dell'Università degli Studi di Milano, hanno portato alla luce, anno dopo anno, una piccola porzione di questo abitato, ma con una lunga sequenza stratigrafica, articolata in otto fasi insediative principali. Il progetto del Parco Archeologico, nasce dall'esigenza di salvaguardare almeno una porzione dell'abitato dagli insistenti e distruttivi lavori agricoli e al fine di valorizzazione e divulgare i risultati scientifici conseguiti con gli scavi.Le scoperte effettuate nell'abitato etrusco del Forcello, la cui ricchezza ed importanza sono già da lungo tempo note in ambito scientifico, hanno finalmente un efficace strumento per essere messe al servizio della divulgazione e della didattica.
Il primo lotto di lavori, conclusosi nel settembre 2004, ha interessato la costruzione di strutture di accesso all'area, una sala multimediale, una sala laboratorio per i ricercatori e alcune postazioni coperte per i futuri centri di animazione e atelier di archeologia sperimentale. Il secondo lotto di lavori, che si conclude con l'inaugurazione del 29-30 settembre 2006, ha previsto l'allestimento degli atelier con pannelli didattici, l'attivazione della sala multimediale con apparecchiature idonee e la ricostruzione di un forno per la cottura della ceramica e di un telaio, esemplificativi delle attività artigianali attestate al Forcello.
La visita al parco Archeologico del Forcello prevede una parte introduttiva nella quale i visitatori potranno avvicinarsi, con l'ausilio di pannelli didattici, alla storia dell'Etruria padana e dell'abitato del Forcello in particolare. All'interno degli atelier si potrà quindi osservare una ricostruzione del telaio e all'esterno del forno per la cottura dei vasi, entrambi realizzati sulla base delle testimonianze archeologiche e anch'essi corredati da pannelli didattici. Per le scuole, di ogni ordine e grado, saranno inoltre attivi laboratori su vari temi inerenti le attività artigianali al tempo degli etruschi e sul mestiere dell'archeologo. Inoltre, visitando il Parco nei periodi di apertura dello scavo, sarà possibile assistere al lavoro sul campo e di inventariazione dei reperti, da parte dell'equipe di archeologi dell'Università degli Studi di Milano.
Fonte: La Gazzetta di Mantova
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