venerdì 3 maggio 2013
Faraoni ed etruschi, una storia da riscrivere
Faraoni ed etruschi, una storia da riscrivere
di Sara Grattoggi
Nuova luce sui rapporti fra la popolazione italica e il Mediterraneo orientale dopo il ritrovamento di un sigillo egizio a scarabeo nella necropoli dell'Osteria, nel parco di Vulci.
Riposava in una delle grandi tombe a camera destinate agli aristocratici etruschi, il sigillo egizio a scarabeo rinvenuto nella necropoli dell'Osteria, nel parco archeologico di Vulci. "Una scoperta che potrebbe contribuire a riscrivere la storia degli Etruschi e dei loro rapporti con il Mediterraneo orientale, aprendo nuovi orizzonti di ricerca" spiega la soprintendente ai Beni archeologici dell'Etruria meridionale, Alfonsina Russo.
Il sigillo, databile fra il primo e il secondo quarto del VII secolo a. C., è stato riportato alla luce nei giorni scorsi dagli scavi diretti dalla soprintendenza e coordinati da Patrizia Petitti, direttore del Museo di Vulci, e da Carlo Casi, direttore di Mastarna, la società che gestisce il sito archeologico di Montalto di Castro. Nella necropoli, in tempi recenti, era stata già scoperta la tomba della Sfinge e ora si stanno indagando proprio le grandi tombe a camera, realizzate fra il VII e il III secolo a. C. Da lì proviene lo straordinario scarabeo-sigillo, attualmente in fase di studio, che riporta un cartiglio e il segno "HR", del dio falco Horus, insieme alle iniziali "NB", che secondo gli studiosi rimanderebbero al faraone Nekao I (672-664 a. C.).
L'oggetto ritrovato serviva a imprimere i decori sui bolli di argilla destinati a sigillare grandi vasi, cofanetti, casse o rotoli di papiro. "Si tratta di una scoperta straordinaria, unica nel suo genere - spiega Russo - Se a Tarquinia, infatti, era già stata rinvenuta una fitula egizia risalente alla fine dell'VIII secolo a. C., uno scarabeo-sigillo come questo qui non si era mai visto".
Il ritrovamento, da un lato, conferma l'importanza della necropoli dell'Osteria e, dall'altro, la ricchezza della vita e degli scambi commerciali dell'aristocrazia di Vulci tra l'VIII e il VI secolo a. C., periodo di massimo splendore degli etruschi nella zona.
di Sara Grattoggi
Nuova luce sui rapporti fra la popolazione italica e il Mediterraneo orientale dopo il ritrovamento di un sigillo egizio a scarabeo nella necropoli dell'Osteria, nel parco di Vulci.
Riposava in una delle grandi tombe a camera destinate agli aristocratici etruschi, il sigillo egizio a scarabeo rinvenuto nella necropoli dell'Osteria, nel parco archeologico di Vulci. "Una scoperta che potrebbe contribuire a riscrivere la storia degli Etruschi e dei loro rapporti con il Mediterraneo orientale, aprendo nuovi orizzonti di ricerca" spiega la soprintendente ai Beni archeologici dell'Etruria meridionale, Alfonsina Russo.
Il sigillo, databile fra il primo e il secondo quarto del VII secolo a. C., è stato riportato alla luce nei giorni scorsi dagli scavi diretti dalla soprintendenza e coordinati da Patrizia Petitti, direttore del Museo di Vulci, e da Carlo Casi, direttore di Mastarna, la società che gestisce il sito archeologico di Montalto di Castro. Nella necropoli, in tempi recenti, era stata già scoperta la tomba della Sfinge e ora si stanno indagando proprio le grandi tombe a camera, realizzate fra il VII e il III secolo a. C. Da lì proviene lo straordinario scarabeo-sigillo, attualmente in fase di studio, che riporta un cartiglio e il segno "HR", del dio falco Horus, insieme alle iniziali "NB", che secondo gli studiosi rimanderebbero al faraone Nekao I (672-664 a. C.).
L'oggetto ritrovato serviva a imprimere i decori sui bolli di argilla destinati a sigillare grandi vasi, cofanetti, casse o rotoli di papiro. "Si tratta di una scoperta straordinaria, unica nel suo genere - spiega Russo - Se a Tarquinia, infatti, era già stata rinvenuta una fitula egizia risalente alla fine dell'VIII secolo a. C., uno scarabeo-sigillo come questo qui non si era mai visto".
Il ritrovamento, da un lato, conferma l'importanza della necropoli dell'Osteria e, dall'altro, la ricchezza della vita e degli scambi commerciali dell'aristocrazia di Vulci tra l'VIII e il VI secolo a. C., periodo di massimo splendore degli etruschi nella zona.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
E` singolare il fatto che tutto ad un tratto un ritrovamento come questo fatto in Italia diventi una notizia cosi` importante da far scrivere :.
RispondiEliminaSingolare perche`?,perche`in Sardegna il ritrovamento di scarabei anche di mille anni piu` antichi di questo, non hanno fatto di certo ripensare a riscrivere la storia, anzi, come ben sappiamo, gli accademici nostrani succubi della storia scritta da altri accademici estranei alla nostra cultura, cioe` italiani, hanno sempre e continuano ancora oggi a minimizzare la nostra storia, a metterla in secondo piano seguendo i canoni della scienza ufficiale italiana. Nazionalismo becero e sciocco.
Sarebbe il caso che qualcuno si decidesse a divulgare queste cose proprio per contrastare quel "nazionalismo becero e sciocco". Quanti sanno dei ritrovamenti in Sardegna?
RispondiElimina"Tanto rumore per nulla"..di queste scoperte in Etruria ce ne sono diverse decine, se non di più. Ci siamo chiesti, assieme ad alcuni colleghi, come questa scoperta di cui ci hanno mostrato solo dei particolari possa cambiare la storia degli Etruschi..e non abbiamo trovato una sola risposta soddisfacente. E' un bello scarabeo, con una base interessante che contiene un cartiglio, non diversamente da tanti altri ce giravano sia prima che dopo nel Mediterraneo. La storia si scrive con i contesti, non con i singoli oggetti.
RispondiEliminaUn caro saluto
marco rendeli
pur condividendo l' idea che un ritrovamento simile non causa certo la riscrittura della storia degli etruschi (lo sanno anche alle elementari che gli etruschi erano navigatori e autori di notevoli scambi commerciali), é anche vero che gli stessi che ci propinano l'idea di etruschi discendenti dei rozzi villanoviani in genere tendono a trattare le popolazioni solo in ambito locale, divulgando poco dei contatti con popoli vicini e lontani (tranne quando si parla di guerre). Quindi ben venga la divulgazione di questi ritrovamenti. La cosa tragica é che non c'é un database facilmente accessibile di tutti questi reperti. In sardegna son stati ritrovati oggetti di almeno 5 culture diverse da quella autoctona, e molti sardi non ne sanno nulla.
EliminaGrazie Marco, io avevo risposto in tono analogo in altro forum.
RispondiEliminaIl sig. Marco forse ha un po' il dente avvelenato... cosa ti hanno fatto? mi permetto di darti del tu perché ci conosciamo... In effetti sono ormai anni e anni che i rapporti tra gli Etruschi e l'oriente vanno a delinearsi sempre più frequentemente, certo che dire che c'è da riscrivere la storia per questo ritrovamento è un po' esagerato.
RispondiEliminaun saluto a tutti
-pysahmk-