venerdì 31 maggio 2013
Convegno. Il culto dei defunti nella Sardegna preistorica: Domus De Janas e Tombe di Giganti
Convegno. Il culto dei defunti nella Sardegna preistorica: Domus De Janas e Tombe di Giganti
di Pierluigi Montalbano
L'Associazione culturale "Riprendiamoci la Sardegna", organizza un incontro dedicato alla preistoria sarda. Si svolgerà Lunedì 3 Giugno, alle ore 20.30, in Viale Poetto, nello stabilimento della Polizia, al confine fra Cagliari e Quartu, circa 1 Km dopo l'Ospedale Marino, il convegno dedicato al culto dei defunti nell'antichità. Con l'ausilio di immagini proiettate, il relatore Pierluigi Montalbano illustrerà la storia dei monumenti realizzati dagli antichi abitanti della Sardegna per onorare gli antenati. Ingresso libero, con possibilità di cenare al costo convenzionato di 15 Euro.
Per centinaia di migliaia di anni l’uomo si è evoluto lentamente: sopravviveva cacciando e accumulando provviste. Poi, al termine dell’ultima glaciazione, l’evoluzione subisce una brusca accelerata. Nel corso degli ultimi 10 millenni, l’uomo passa dall’Età della Pietra allo sbarco sulla Luna. Che cosa causò un cambiamento così radicale delle abitudini di vita? Andare sulla Luna non è stato un avvenimento che ha cambiato il nostro modo di vivere. La scintilla che determinò l’evoluzione è stata l’idea di coltivare la terra per produrre alimenti. Si è passati a un’economia produttiva. L’agricoltura ha permesso all’uomo di diventare stanziale, di sviluppare relazioni sociali, ideare le religioni e costruire templi e città. Senza dover cacciare per nutrirsi, l’uomo aveva il tempo per pensare, inventare e uscire dall’Età della Pietra. La Turchia, da sempre, è il ponte che collega l’Europa e l’Asia, e si trova nel cuore della Mezzaluna Fertile, una regione che comprende gli attuali Egitto, Israele, Siria e Iraq. Qui sorsero i primi insediamenti umani, e fiorirono le prime grandi civiltà. Gli edifici dedicati al culto contengono, generalmente, rappresentazioni simboliche di divinità. Animali e altri simboli sono presenti su pareti, pavimenti, pilastri e altri elementi architettonici, e possono essere scolpiti, incisi o, semplicemente, dipinti. La costruzione di questi edifici richiedeva un’organizzazione sofisticata: spaccare e trasportare le pietre, scavare, realizzare le fondamenta, ed erano necessari tanti uomini. A quale scopo furono costruiti?
I primi templi presentano un portale che rappresenta l’ingresso al mondo ultraterreno, come se il tempio avesse a che fare con i morti o con le divinità del cielo. La mancanza di simboli, rilievi o incisioni, aumenta le difficoltà per gli archeologi di interpretare i siti. A volte i simboli sono compresi solo presso le comunità che li realizzano, e ciò pone problemi agli studiosi di storia antica, poiché si ha a che fare con edifici costruiti nei millenni scorsi. Ogni luogo di culto ha un’iconologia che è compresa solo da chi la frequenta. Lo scopo delle immagini è di unire la congregazione in una fede comune, condivisa con i rituali a essa legati. Le immagini, i colori, le funzioni e gli elementi architettonici sono spesso incomprensibili a chi pratica altre fedi.
All’inizio i popoli vivevano di caccia e di raccolta, e condividevano il cibo all’interno di piccoli gruppi, prevalentemente familiari. In seguito divennero stanziali, nacquero più bambini e le comunità crebbero rapidamente. A quel punto ogni comunità dovette imparare a rapportarsi e a vivere in pace. Queste situazioni richiesero l’applicazione di un codice morale, e convinzioni comuni. I templi sono progetti di costruzione condivisi, che mantengono la coesione fra comunità, anche all’interno della stessa. Allo stesso tempo consentono di celebrare riti che richiamano la comunità all’unità di pensiero. Chi vuole far parte di una comunità deve comportarsi secondo i costumi di quella comunità. Dai territori vicini arrivano uomini messi a disposizione dalle comunità confinanti in relazione alle qualità lavorative di ogni singolo individuo. Sono evidenti alcune figure professionali: tagliatori di pietre, scultori, specialisti nel trasporto e manovalanza, e l'apporto di questi individui da parte di comunità vicine aiuta a consolidare i buoni rapporti di vicinato. Questi progetti spingono le persone a collaborare, ad affidarsi agli altri e a fidarsi delle competenze dei nuclei insediativi vicini. Sono sistemi di lavoro che uniscono le genti: se un uomo vede un suo simile all’interno del proprio tempio, sente di potersi fidare, anche se non lo conosce.
Nelle religioni esiste un codice morale elaborato dalle comunità più antiche, che è conservato e integrato nelle comunità successive. I semi spirituali e materiali sono piantati, e qualunque fossero i significati troviamo sempre segni simili nelle generazioni seguenti. Il culto dei morti è il modo per riportare in vita una persona cara o un eroe del passato, e mantenere legato al mondo dei vivi il suo ricordo. Era la resurrezione di un personaggio ritenuto importante all’interno della società. Si cerca di portare indietro dal mondo dei morti una persona, recuperando la presenza fisica. Nei secoli successivi, e ancora oggi, la resurrezione sarà un tema centrale della religiosità: babilonesi, egizi, indiani, greci e cristiani, parlano di resurrezione. La costruzione del tempio rappresenta il culmine di una linea di pensiero. E’ un legame sociale che porta le comunità a unirsi, ed è edificato con una monumentale architettura. Rappresenta un balzo enorme nell’evoluzione spirituale dell’uomo: invece di considerarsi parte della natura, si valuta superiore. Sotto i pilastri dei templi nascono le rappresentazioni dei primi dei.
di Pierluigi Montalbano
L'Associazione culturale "Riprendiamoci la Sardegna", organizza un incontro dedicato alla preistoria sarda. Si svolgerà Lunedì 3 Giugno, alle ore 20.30, in Viale Poetto, nello stabilimento della Polizia, al confine fra Cagliari e Quartu, circa 1 Km dopo l'Ospedale Marino, il convegno dedicato al culto dei defunti nell'antichità. Con l'ausilio di immagini proiettate, il relatore Pierluigi Montalbano illustrerà la storia dei monumenti realizzati dagli antichi abitanti della Sardegna per onorare gli antenati. Ingresso libero, con possibilità di cenare al costo convenzionato di 15 Euro.
Per centinaia di migliaia di anni l’uomo si è evoluto lentamente: sopravviveva cacciando e accumulando provviste. Poi, al termine dell’ultima glaciazione, l’evoluzione subisce una brusca accelerata. Nel corso degli ultimi 10 millenni, l’uomo passa dall’Età della Pietra allo sbarco sulla Luna. Che cosa causò un cambiamento così radicale delle abitudini di vita? Andare sulla Luna non è stato un avvenimento che ha cambiato il nostro modo di vivere. La scintilla che determinò l’evoluzione è stata l’idea di coltivare la terra per produrre alimenti. Si è passati a un’economia produttiva. L’agricoltura ha permesso all’uomo di diventare stanziale, di sviluppare relazioni sociali, ideare le religioni e costruire templi e città. Senza dover cacciare per nutrirsi, l’uomo aveva il tempo per pensare, inventare e uscire dall’Età della Pietra. La Turchia, da sempre, è il ponte che collega l’Europa e l’Asia, e si trova nel cuore della Mezzaluna Fertile, una regione che comprende gli attuali Egitto, Israele, Siria e Iraq. Qui sorsero i primi insediamenti umani, e fiorirono le prime grandi civiltà. Gli edifici dedicati al culto contengono, generalmente, rappresentazioni simboliche di divinità. Animali e altri simboli sono presenti su pareti, pavimenti, pilastri e altri elementi architettonici, e possono essere scolpiti, incisi o, semplicemente, dipinti. La costruzione di questi edifici richiedeva un’organizzazione sofisticata: spaccare e trasportare le pietre, scavare, realizzare le fondamenta, ed erano necessari tanti uomini. A quale scopo furono costruiti?
I primi templi presentano un portale che rappresenta l’ingresso al mondo ultraterreno, come se il tempio avesse a che fare con i morti o con le divinità del cielo. La mancanza di simboli, rilievi o incisioni, aumenta le difficoltà per gli archeologi di interpretare i siti. A volte i simboli sono compresi solo presso le comunità che li realizzano, e ciò pone problemi agli studiosi di storia antica, poiché si ha a che fare con edifici costruiti nei millenni scorsi. Ogni luogo di culto ha un’iconologia che è compresa solo da chi la frequenta. Lo scopo delle immagini è di unire la congregazione in una fede comune, condivisa con i rituali a essa legati. Le immagini, i colori, le funzioni e gli elementi architettonici sono spesso incomprensibili a chi pratica altre fedi.
All’inizio i popoli vivevano di caccia e di raccolta, e condividevano il cibo all’interno di piccoli gruppi, prevalentemente familiari. In seguito divennero stanziali, nacquero più bambini e le comunità crebbero rapidamente. A quel punto ogni comunità dovette imparare a rapportarsi e a vivere in pace. Queste situazioni richiesero l’applicazione di un codice morale, e convinzioni comuni. I templi sono progetti di costruzione condivisi, che mantengono la coesione fra comunità, anche all’interno della stessa. Allo stesso tempo consentono di celebrare riti che richiamano la comunità all’unità di pensiero. Chi vuole far parte di una comunità deve comportarsi secondo i costumi di quella comunità. Dai territori vicini arrivano uomini messi a disposizione dalle comunità confinanti in relazione alle qualità lavorative di ogni singolo individuo. Sono evidenti alcune figure professionali: tagliatori di pietre, scultori, specialisti nel trasporto e manovalanza, e l'apporto di questi individui da parte di comunità vicine aiuta a consolidare i buoni rapporti di vicinato. Questi progetti spingono le persone a collaborare, ad affidarsi agli altri e a fidarsi delle competenze dei nuclei insediativi vicini. Sono sistemi di lavoro che uniscono le genti: se un uomo vede un suo simile all’interno del proprio tempio, sente di potersi fidare, anche se non lo conosce.
Nelle religioni esiste un codice morale elaborato dalle comunità più antiche, che è conservato e integrato nelle comunità successive. I semi spirituali e materiali sono piantati, e qualunque fossero i significati troviamo sempre segni simili nelle generazioni seguenti. Il culto dei morti è il modo per riportare in vita una persona cara o un eroe del passato, e mantenere legato al mondo dei vivi il suo ricordo. Era la resurrezione di un personaggio ritenuto importante all’interno della società. Si cerca di portare indietro dal mondo dei morti una persona, recuperando la presenza fisica. Nei secoli successivi, e ancora oggi, la resurrezione sarà un tema centrale della religiosità: babilonesi, egizi, indiani, greci e cristiani, parlano di resurrezione. La costruzione del tempio rappresenta il culmine di una linea di pensiero. E’ un legame sociale che porta le comunità a unirsi, ed è edificato con una monumentale architettura. Rappresenta un balzo enorme nell’evoluzione spirituale dell’uomo: invece di considerarsi parte della natura, si valuta superiore. Sotto i pilastri dei templi nascono le rappresentazioni dei primi dei.
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Emanuele Contu
RispondiEliminaIl culto dei morti si può definire
un insieme di rituali che la comunità eseguiva per mantenere vive la vita e le gesta degli eroi nelle generazioni successive.
Tutto ciò si avvicina più al tentativo di trasformare "l'inconscio collettivo" di C.
G. Jung in "coscienza collettiva" più che alla risurrezione.
Nella religione ebraica ed in quella cattolica la risurrezione è un evento descritto come il ritorno dell'anima nel corpo, dopo la loro
separazione avvenuta al momento della morte; Dio ricomporrà nuovamente i corpi dei defunti con le anime per farli rivivere immortali.
Volevo aggiungere che dopo la morte, secondo la religione cattolica l'anima che ha in se capacità di contemplazione del Dio trinitario, si ricongiungerà con Dio Padre, Figlio e Spirito Santo, ma l'anima verrà ricongiunta al corpo quando Gesù ritornerà nella gloria a giudicare i vivi e i morti come professato nel CREDO: "... e di nuovo verrà nella gloria per giudicare i vivi e i morti ed il suo regno non avrà fine..."
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