giovedì 20 ottobre 2011
Un minuscolo drone rivela un kurgan scita
Un drone aereo in miniatura ha aiutato un team di archeologi a fotografare dall’alto e a creare un modello 3-D di un antico tumulo funerario in Russia.
di Aezio
Càpita che i siti archeologici si trovino in aree remote e accidentate, e a volte sono difficili da raggiungere e mappare quando i budget sono limitati. I droni possono dunque fornire un ottimo contributo ai ricercatori.
“Questo metodo offre un sacco di opportunità”, dice il ricercatore Marijn Hendrickx, geografo presso l’Università di Gand in Belgio.
La macchina è un “quadrocoptero” a quattro eliche – il Microdrone MD4-200 alimentato a batteria – ed è stata testata in una zona remota della Russia chiamata Tuekta. L’asse dei suoi rotori è di circa 70 cm e il peso è di 1 kg. Facile da trasportare, e secondo i ricercatori anche da pilotare, si stabilizza da solo costantemente e si mantiene ad una data altezza e posizione a meno che non gli venga ordinato di fare altrimenti. Il motore, sottolinea la squadra, non genera peraltro quasi alcuna vibrazione, in modo che le fotografie scattate dalla fotocamera montata sotto vengono relativamente nitide. A seconda del vento, della temperatura e del suo carico, il tempo di volo massimo è di circa 20 minuti.
Tuekta si trova sui monti Altai, dove Russia, Cina, Kazakistan e Mongolia si uniscono. I ricercatori vi hanno scoperto tumuli funerari risalenti a 2.300-2.800 anni fa.
Questi tumuli, noti come “kurgan”, probabilmente appartenevano a capi o re Sciti, un popolo nomade noto per l’abilità a cavallo e una volta un ricco e potente impero. Gli scavi di alcuni kurgan hanno portato alla luce tesori straordinari, tra cui splendidi oggetti d’oro, ben conservati nel permafrost.
Quasi 200 tumuli sono stati scoperti a Tuekta, lungo il fiume Ursul. Il cuore del sito sembra essere una fila di cinque tumuli monumentali sciti con diametri compresi tra i 42 e i 76 metri. Purtroppo, però, “in quest’area la maggior parte dei tumuli sono distrutti”, ha detto Hendrickx.
L’area che i ricercatori hanno testato misurava circa 300 x 100 metri, compresi i cinque grandi tumuli e decine di strutture più piccole. Il drone ha volato ad un’altezza di 40 metri per studiare in particolare un tumulo.
La leggerezza del microdrone è stata d’altra parte anche un problema. “Nel campo abbiamo avuto a che fare con l’aumentare del vento”, ha ricordato Hendrickx. “Ad un certo punto abbiamo anche perso il collegamento radio con il drone”.
Tuttavia, i ricercatori hanno raccolto dati a sufficienza per creare una mappa digitale del sito e un modello 3-D del tumulo.
“Il modello 3-D che abbiamo creato ci dà la possibilità di calcolare il volume del kurgan”, ha detto Hendrickx. “Con questo volume e le sue dimensioni precise, la forma originale del kurgan può essere ricostruita”.
Negli ultimi anni, gli archeologi hanno iniziato a utilizzare sempre più droni aerei anche in Perù, Austria, Spagna, Turchia e Mongolia. Le mappe risultanti possono fornire un quadro agli archeologi quando magari le immagini aeree o satellitari aggiornate sono difficili da ottenere, ha dichiarato Hendrickx.
I ricercatori stanno ora sperimentando un microdrone più grande che può trasportare un peso maggiore. “In questo modo sarà possibile utilizzare, per esempio, telecamere a raggi infrarossi o persino un sistema radar”, spiega Hendrickx. “Potremo vedere cose che non possiamo vedere con i nostri occhi”.
Fonte: Live Science
Journal of Archaeological Science
di Aezio
Càpita che i siti archeologici si trovino in aree remote e accidentate, e a volte sono difficili da raggiungere e mappare quando i budget sono limitati. I droni possono dunque fornire un ottimo contributo ai ricercatori.
“Questo metodo offre un sacco di opportunità”, dice il ricercatore Marijn Hendrickx, geografo presso l’Università di Gand in Belgio.
La macchina è un “quadrocoptero” a quattro eliche – il Microdrone MD4-200 alimentato a batteria – ed è stata testata in una zona remota della Russia chiamata Tuekta. L’asse dei suoi rotori è di circa 70 cm e il peso è di 1 kg. Facile da trasportare, e secondo i ricercatori anche da pilotare, si stabilizza da solo costantemente e si mantiene ad una data altezza e posizione a meno che non gli venga ordinato di fare altrimenti. Il motore, sottolinea la squadra, non genera peraltro quasi alcuna vibrazione, in modo che le fotografie scattate dalla fotocamera montata sotto vengono relativamente nitide. A seconda del vento, della temperatura e del suo carico, il tempo di volo massimo è di circa 20 minuti.
Tuekta si trova sui monti Altai, dove Russia, Cina, Kazakistan e Mongolia si uniscono. I ricercatori vi hanno scoperto tumuli funerari risalenti a 2.300-2.800 anni fa.
Questi tumuli, noti come “kurgan”, probabilmente appartenevano a capi o re Sciti, un popolo nomade noto per l’abilità a cavallo e una volta un ricco e potente impero. Gli scavi di alcuni kurgan hanno portato alla luce tesori straordinari, tra cui splendidi oggetti d’oro, ben conservati nel permafrost.
Quasi 200 tumuli sono stati scoperti a Tuekta, lungo il fiume Ursul. Il cuore del sito sembra essere una fila di cinque tumuli monumentali sciti con diametri compresi tra i 42 e i 76 metri. Purtroppo, però, “in quest’area la maggior parte dei tumuli sono distrutti”, ha detto Hendrickx.
L’area che i ricercatori hanno testato misurava circa 300 x 100 metri, compresi i cinque grandi tumuli e decine di strutture più piccole. Il drone ha volato ad un’altezza di 40 metri per studiare in particolare un tumulo.
La leggerezza del microdrone è stata d’altra parte anche un problema. “Nel campo abbiamo avuto a che fare con l’aumentare del vento”, ha ricordato Hendrickx. “Ad un certo punto abbiamo anche perso il collegamento radio con il drone”.
Tuttavia, i ricercatori hanno raccolto dati a sufficienza per creare una mappa digitale del sito e un modello 3-D del tumulo.
“Il modello 3-D che abbiamo creato ci dà la possibilità di calcolare il volume del kurgan”, ha detto Hendrickx. “Con questo volume e le sue dimensioni precise, la forma originale del kurgan può essere ricostruita”.
Negli ultimi anni, gli archeologi hanno iniziato a utilizzare sempre più droni aerei anche in Perù, Austria, Spagna, Turchia e Mongolia. Le mappe risultanti possono fornire un quadro agli archeologi quando magari le immagini aeree o satellitari aggiornate sono difficili da ottenere, ha dichiarato Hendrickx.
I ricercatori stanno ora sperimentando un microdrone più grande che può trasportare un peso maggiore. “In questo modo sarà possibile utilizzare, per esempio, telecamere a raggi infrarossi o persino un sistema radar”, spiega Hendrickx. “Potremo vedere cose che non possiamo vedere con i nostri occhi”.
Fonte: Live Science
Journal of Archaeological Science
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