Un messaggio da Parigi.
Articolo di Felice Di Maro
A Parigi sono in corso le Olimpiadi. Tra polemiche e medaglie un’atleta afghana, Kimia Yousofi, ha lanciato un messaggio alle donne del suo paese invitandole a resistere contro i talebani, quest’invito ha occupato per qualche giorno la scena delle olimpiadi, e si pone un interrogativo: perché l’Afghanistan non rispetta le donne? L’altra atleta afghana la ventunenne, Manizha Talash, al termine della gara di breaking, ha mostrato un altro messaggio ed ha violato l'articolo 50 del regolamento che proibisce slogan o dichiarazioni politiche ed è stata squalificata.
Ritmate soprattutto da vicende a sfondo politico queste Olimpiadi 2024 hanno animato Parigi e rilanciato la dialettica sportiva ma il primo episodio episodio che è degno di nota ha ombreggiato per qualche giorno le notizie sportive. Kimia Yousofi, atleta afghana, dopo aver partecipato alla gara dei 100 metri nei preliminari, arrivando ultima dopo pochi secondi dalla prima, ha mostrato un foglio ai media con scritto: “Istruzione, sport, i nostri diritti” ed ha protestato contro l’oppressione delle donne da
parte del regime dei talebani in Afghanistan. In quest’articolo si delineano le vicende belliche dell’Afghanistan e si cercherà di mettere in evidenza per quanto sarà possibile l’avversità verso l’uguaglianza tra uomini e donne e la repressione contro le donne anche se questo fenomeno ha com’è noto motivazioni religiose in quanto i talebani seguono un’ideologia fondamentalista islamica che qui non verrà trattata in quanto non mi occupo di tematiche religiose.Com’è noto i talebani sono tornati al potere nell'agosto del 2021 e grazie ad una scelta di Trump che con un accordo con i talebani mise fine al conflitto che era iniziato il 7 ottobre del 2001 con l'invasione del territorio controllato dai talebani e da una parte dei gruppi afghani a loro ostili dell'Alleanza del Nord. Gli USA e la Nato avevano fornito nella fase iniziale un supporto tattico, aereo e logistico, ma nella seconda fase, dopo la conquista di Kabul, le truppe occidentali, statunitensi e britanniche incrementarono la loro presenza anche a livello territoriale per sostenere il nuovo governo afghano: Operazione Enduring Freedom.
L'amministrazione Bush aveva giustificato l'invasione dell'Afghanistan dichiarando che quell’operazione era nell'ambito della guerra al terrorismo seguita agli attentati dell'11 settembre 2001 con l’obiettivo conclamato e accolto dal mondo intero di distruggere al-Qaida e di catturare o uccidere Osama bin Laden e quindi si voleva ostacolare quella che era un’organizzazione terroristica, la possibilità di circolare liberamente all'interno dell'Afghanistan attraverso il rovesciamento del regime talebano. A dieci anni dall'invasione, il 2 maggio 2011, le forze statunitensi che avevano condotto un'incursione in Pakistan ad Abbottabad, vicino ad Islamabad, uccidendo, nel suo rifugio, il leader di al-Qaida, Osama bin Laden hanno lasciato l’Afghanistan.
Si tenga conto che a partire dall'invasione dell'Iraq del 2003, la guerra in Afghanistan aveva perso quella priorità che gli Stati Uniti gli avevano dato. Tra gli obiettivi degli Stati Uniti la priorità Afghanistan è stata tale soltanto a partire dal 2009 sotto l'amministrazione di Obama. Si ricordi che a partire dal 2015, l'operazione della Nato “ISAF” è stata sostituita dall'Operazione “Sostegno Risoluto”, tesa a continuare l'aiuto al governo afghano con un minor numero di truppe nel contesto di un aumento delle offensive dei talebani. Nel maggio 2021 sotto l’Amministrazione di Trump viene avviato il ritiro dall'Afghanistan delle ultime truppe statunitensi e della coalizione Nato. In concomitanza con tale ritiro, le forze talebane lanciarono attacchi in diverse aree del Paese, riconquistandone la parte settentrionale. Il 15 agosto i talebani entrano nella capitale Kabul e il presidente afghano Ashraf Ghani dovette fuggire in Uzbekistan e successivamente in Tagikistan per trovare poi rifugio negli Emirati Arabi Uniti.
Complessivamente la guerra ha ucciso circa 176.000 persone, inclusi 46.319 civili. Negli anni successivi all'invasione del 2001, più di 5,7 milioni di rifugiati sono tornati in Afghanistan, ma quando i talebani sono tornati al potere nel 2021 2,6 milioni di afghani erano ancora rifugiati e altri 4 milioni erano gli sfollati interni. Il ritiro degli Stati Uniti al termine di una guerra come si è visto durata anni al di là della storia di questo conflitto voluto in primis dagli Stati Uniti presenta oggi l’Afghanistan come un Paese senza diritti per le donne tanto che un rapporto delle Nazioni Unite del 2023 ha documentato che l'Afghanistan si presenta come il Paese più repressivo al mondo per le donne che sono private di tutti i diritti fondamentali e vivono emarginate (https://it.euronews.com/2023/06/20/onu-i-diritti-violati-delle-donna-da-parte-dei-talebani).
Si tenga conto che l’ONU ha sollecitato i talebani a smantellare la cosiddetta “Polizia Morale” e si è impegnata a creare un meccanismo indipendente internazionale di accertamento delle responsabilità per investigare sui crimini e sulle gravi violazioni dei diritti umani in Afghanistan ma si è anche impegnata a raccogliere le prove per quelli che potrebbero essere i futuri processi. Il nuovo rapporto del 2023 è la prova che al di là delle scelte USA e di Trump di abbandonare l’Afghanistan al suo destino, la comunità internazionale non ha dimenticato le donne afghane e l’ONU ha intitolato il Rapporto “La supervisione morale delle autorità de facto in Afghanistan: impatti sui diritti umani” e si denunciano le gravi violazioni dei diritti umani da parte del ministero per la Propagazione della virtù e la prevenzione del Vizio (Ministry for the Propagation of Virtue and Prevention of Vice – Mpvpv) istituito dai talebani.
L’informazione in Afghanistan non è libera ed è controllata e il dominio talebano è totale, per le donne e le ragazze è difficile muoversi liberamente fuori da casa e se non fidanzate ufficialmente e rischiano di essere rapite e date in sposa ai combattenti e questa è una cosa orribile. Le ragazze sono state escluse dalle scuole secondarie ed è un atto gravissimo, alle donne è vietato lavorare fuori casa ad eccezione, come raccontano i media, per alcuni lavori e sono vietati i contraccettivi, essere donna al tempo dei talebani è davvero drammatico. Non ci sono donne nel governo, né esiste un dicastero dedicato alle problematiche femminili, la maggior parte delle donne che hanno avuto il ruolo di Parlamentari fino al 2021 risiedono attualmente in Grecia e la rappresentanza afghana alle Olimpiadi è attualmente in esilio.
L'Afghanistan era ed è rimasto un Paese estremamente povero. La crisi economica in Afghanistan c’è sempre stata ma non è stata mai risolta e si tenga conto che, da quando i Talebani hanno ripreso il controllo del Pese nell'agosto del 2021, sono stati ritirati miliardi di dollari in aiuti internazionali, che sarebbero stati cruciali per l'assistenza umanitaria e allo sviluppo e le riserve di valuta estera dell'Afghanistan sono state congelate. Di conseguenza, l'Afghanistan sta affrontando una grave crisi economica obiettivamente diversa dalle precedenti. Come ci dicono le statistiche nel Paese vivono 44,5 milioni di persone, più della metà vive al di sotto della soglia di povertà, con queste fragili condizioni economiche la popolazione si trova senza sicurezza alimentare che continuerà ad aumentare nel corso del 2024 raggiungendo circa 15,8 milioni di persone. Un afghano su tre sta affrontando la fame a livelli critici o emergenziali. La crisi economica in corso, che ha causato disoccupazione, povertà e aumento dei prezzi dei generi alimentari, fa sì che molte famiglie sopravvivano per settimane con un solo pasto al giorno che spesso consiste in una zuppa, in un po’ di riso o semplice pane a acqua. La malnutrizione è diffusa in tutto il Paese. La crisi economica in Afghanistan al momento non ha soluzioni e questa situazione non cambia e si è aggravata da quando i Talebani hanno ripreso il controllo dell'Afghanistan nell'agosto del 2021. La crisi economica ha causato ulteriore disoccupazione, povertà e aumento dei prezzi dei generi alimentari e fa sì che molte famiglie sopravvivano per settimane con un solo pasto al giorno che spesso consiste in una zuppa, in un po’ di riso o semplice pane e acqua. La malnutrizione è diffusa in tutto il Paese. L'attuale combinazione catastrofica di siccità estrema, inondazioni e crisi economica fa sì che molte famiglie siano sull'orlo della fame e ricorrano a misure drastiche per mettere il cibo in tavola, come prendere in prestito denaro, chiedere l'elemosina, migrare in un altro luogo o, peggio, mandare i figli a lavorare per strada.
La posizione geografica dell’Afghanistan è di per sé complicata e per gli scambi e per il commercio estero in quanto non ha uno sbocco sul mare e quindi è difficile fare accordi internazionali e fare programmazione e comunque è un Paese anche fortemente dipendente dagli aiuti esteri. La maggior parte della popolazione continua a soffrire della mancanza di alloggi, lavoro, acqua potabile, elettricità e accesso alle cure mediche.
(https://www.savethechildren.it/blog-notizie/cosa-sta-succedendo-in-afghanistan-la-crisi-la-situazione-delle-donne#:~:text=In%20Afghanistan%2C%20la%20crisi%20economica,preda%20a%20una%20crisi%20umanitaria).
Gli atti di Kimia Yousofi e di Manizha Talash che si sono rivolte ai media inviando i loro messaggi alle donne del suo paese non saranno inutili perché le condizioni delle donne in Afghanistan sono state al centro dell’attenzione dei media insieme alle vicende degli sport olimpici. Ora è la Comunità internazionale come l’ONU ma non soltanto s’intende che debbono rilanciare i diritti umani all’attenzione dell’Afghanistan e l’uguaglianza tra uomini e donne è una priorità irrinunciabile al di là delle religioni e opinioni politiche qualunque esse siano.
Foto da:
(https://www.vogue.it/article/kimia-yousofi-atleta-afghana-olimpiadi-parigi-2024-messaggio-diritti-donne)
(https://www.agi.it/sport/news/2024-08-10/atleta-afghana-manizha-squalificata-scitta-27447133/)
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