Solstizio d'estate, storia e tradizioni.
Articolo di Pierluigi Montalbano
Il solstizio d'estate (dal latino sol stetit, ossia sole si ferma) racchiude il giorno più lungo e la notte più breve dell'anno e avviene quando l’asse terrestre raggiunge il massimo grado di inclinazione rispetto al Sole. Il 21 giugno quando il Polo Nord punta verso l’astro solare, gli abitanti dell’emisfero boreale vivono il punto di svolta nel viaggio che il Sole compie sul nostro orizzonte per iniziare il suo giro di ritorno verso l’inverno. Le grandi feste stagionali erano importanti nelle religioni pagane e l’alternarsi delle stagioni veniva celebrata con riti esoterici. Tuttavia, perché le tradizioni legate al Solstizio d’inverno persistono mascherate da festeggiamenti di Natale e Capodanno mentre gli antichi riti del Solstizio d’estate sono praticamente scomparsi dalla cultura moderna? Una spiegazione è che il Solstizio invernale è
considerato una festa del Cielo e del Sole (principi divini maschili) mentre la celebrazione estiva è una festa della Terra, dell’elemento divino femminile. La cultura occidentale ha soppresso l’elemento femminile, esaltando quello maschile, e così le grandi feste della Terra e le celebrazioni della Luna Piena, sono state dimenticate.
Nella tradizione romana, il significato esoterico del solstizio è indicato dalle divinità Giano e Vesta poste alle due soglie cardinali, e coincidono con il calendario celtico suddiviso nei sei mesi bui e nel semestre della luce. Attraversare il buio cosmico corrisponde ad un viaggio nell’oltretomba, cioè prepararsi all’iniziazione, simbolo di trapasso rispetto al mondo profano, e alla discesa agli Inferi. Il dio Giano rappresenta il flusso di morte e rinascita del Sole. Il Dio dal doppio volto apre e chiude il ciclo dell’anno: introduce ai grandi e ai piccoli misteri, dà accesso alle vie dei cieli e degli abissi, è chiamato il Signore delle due vie e dispone della chiave d’oro e della chiave d’argento.
Le porte di ingresso e di fuga sono i due punti di accesso segnati dallo zodiaco sull’asse Nord-Sud: l’entrata è indicata dalla Porta degli Dei, associata al solstizio d’inverno e alla costellazione del Capricorno; l'uscita è data dalla Porta degli Uomini, collegata al solstizio estivo e all’entrata nel segno del Cancro. Il passaggio delle due costellazioni simboleggia l’incontro del cielo e dell’acqua.
Durante i solstizi si compie il prodigio dei siti megalitici. Nei dolmen, nei menhir e nei cromlech, i raggi del sole penetrano all’interno proiettando un cerchio di luce, o attraversano tutto il percorso con una linea luminosa per poi colpire perfettamente il cuore del sito. Questi megaliti monolitici e cerchi di pietre, (Stonehenge è il più conosciuto) erano luoghi sacri celtici, templi deputati ad accogliere i riti per i solstizi.
La festa di San Giovanni è la festività cristiana che ha sostituito la celebrazione pagana Litha, della quale raccoglie e mantiene molte tradizioni diffuse in tutta Europa. La notte che precede San Giovanni è usanza l’accensione dei fuochi, appiccati con le erbe vecchie. Questi falò, assieme alla tradizionale raccolta delle erbe giovani sanciscono il momento di svolta nell’anno e la conseguente rigenerazione. Le piante raccolte nel giorno più lungo dell’anno vantano qualità prodigiose: sono medicamentose, valide come talismani e usate per predire il futuro. Tra queste ci sono il cardo, la salvia, la verbena, la valeriana, la maggiorana, la menta, l’artemisia, la ruta, l’arnica e l’iperico, la cosiddetta erba cacciastreghe o scacciadiavoli, che raggiunge l’apice della fioritura proprio nei giorni del Solstizio.
Altra tradizione ancora viva è la rugiada della festa di San Giovanni, legata alla tradizione dell’acqua odorosa: alle prime luci dell’alba veniva esposto un catino con acqua impregnata di fiori. Le ragazze in età da marito usavano bagnarsi per propiziare le nozze e in generale, bagnarsi con la brina dalla notte più corta dell’anno era considerato un atto purificatore. La tradizione ci tramanda che le comunità contadine si riunivano all’alba e, in un rito collettivo si bagnavano gli occhi per proteggere la vista e favorire la capacità di vedere oltre il mondo visibile. Questo tipo di abluzione rievoca da un lato il battesimo di Giovanni.
Nelle immagini:
Il Poetto di Cagliari, Stonehenge e il Nuraghe Ruju di Terralba (foto di Giovanni Sotgiu).
Complesso di domus de janas, in terreno privato, a Li Curuneddi (SS). Fanno riflettere una serie di elementi non esattamente mortuari.
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/watch?v=Elqh83F32PQ