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domenica 5 giugno 2022

Archeologia. I Giochi Isolimpici di Neapolis tra archeologia e storia* Articolo di Felice di Maro.

 Archeologia. I Giochi Isolimpici di Neapolis tra archeologia e storia*

 Articolo di Felice di Maro


Fig. 1, primo piano di una lastra delle iscrizioni dei Sebastà, Piazza Nicola Amore - Napoli. Pubblicata: “su concessione del Ministero della Cultura - Soprintendenza ABAP per il Comune di Napoli”.  

Abstract

Lists of the athletes, winners of the Isolympic Games, the Sebastà of Neapolis, of the editions of the years 74, 78, 82, 86, 90, 946. In the city of Naples, the recent underground works in Piazza Nicola Amore have brought to light about 850 fragments of inscriptions in Greek language which allowed the recomposition of 19 plates, none intact. In the second century after Christ, it is documented that in the middle of the imperial area, Greek was still spoken, and, in this article, the historical reasons are analyzed.

Negli anni Novanta, a Napoli, sono iniziati i lavori della metropolitana, le prime indagini sul territorio sono iniziate nel 1999. L’archeologia preventiva ne ha seguito le varie fasi eseguendo scavi sui siti interessati.

Con le nuove documentazioni archeologiche, la storia antica di Napoli, sta ricevendo una rinnovata attenzione e si stanno dinamizzando nuovi studi. Quello che qui si presenta in forma preliminare e con una bibliografia essenziale e purtroppo per certi aspetti incompleta, è stato pensato da me già nel 2003, quando i media diedero notizia che in Piazza Nicola Amore, in prossimità di quella che sarebbe stata (ma oggi è documentata) la costa in età romana, era stato scoperto un complesso monumentale che è stato identificato come un santuario dei Giochi Isolimpici di Neapolis.

L’area archeologica si trova oltre le mura greche della città verso il mare. Lo scavo ha restituito insieme a numerosissimi reperti di varie epoche strutture murarie che documentano che nel centro del versante sud-occidentale della città sorgeva un quartiere agonistico. Davvero importante sono i resti di un tempio su podio con colonne in marmo databile alla prima metà del I sec. secolo d. C. Sul lato sud dell’area, per il II secolo a. C., è stato individuato un edificio porticato sul quale era stato costruito all’inizio dell’età imperiale, un nuovo portico. In questo complesso monumentale è stato riconosciuto anche un

edificio sacro per il culto dell’imperatore, verosimilmente il Caesarerum del quale si parla in una iscrizione di Olimpia (s.v. nota 7), iscrizione per la quale ci è noto il regolamento e il programma dei Giochi Isolimpici, i Sebastà di Neapolis, denominati nell’epigrafe citata: Italikà Rhomaia Sebastà Isolympia.

Gli scavi hanno anche messo in luce i resti di un basamento con scalini costruito intorno ad un tempio più antico e la presenza in loco di elementi crollati del colonnato e della trabeazione, ed è stato portato alla luce un tratto lungo circa 14 metri, la cui parete interna, alta circa 2 metri, era completamente coperta di lastre marmoree iscritte che sono state ritrovate in stato di crollo. In fig.1, si presenta la foto di una lastra, e in fig. 2, un insieme, attualmente esposto presso la Galleria del tempo, Palazzo reale, Napoli.

 


Fig. 2: su concessione del Ministero della Cultura - Soprintendenza ABAP per il Comune di Napoli.

 

Sono stati riconosciuti anche i resti di un gymnasium di epoca più antica che si disponeva su un’ampia area, forse con buona probabilità la pista esterna in cui si praticavano gli allenamenti: in fig. 3, pianta dell’area archeologica, viene indicata con la lettera E.

 


Fig. 3

 

L’area indagata, è stata abbandonata a partire dal III secolo, come testimonia il rinvenimento in loco di evidenze strutturali e manufatti riconducibili a botteghe per la produzione di ceramiche, a vernice nere, comuni e campana A, sono state interrate e ricoperte dalle strutture urbanistiche dei secoli successivi fino alla costruzione dell'attuale Piazza Nicola Amore. Sulla campana A è stata fatta un'indagine minero-petrografica su 35 campioni. Le analisi hanno rivelato una omogeneità tecnologica e i campioni hanno mostrato un basso contenuto di CaO con evidenze di componenti sia vulcanici e sia sedimentari: diverse argille sono state adeguatamente miscelate per preparare un insieme standard, al riguardo gli indicatori di produzione hanno presentato una composizione ben coerente con le argille calcaree dell'isola d’Ischia, confermando l’utilizzo delle argille d’Ischia come sostenuto in vari studi sulle ceramiche ritrovate a Napoli1.

Che sia stato un santuario funzionale ai giochi Isolimpici anche noti come «Italikà Rhomaia Sebastà Isolympia»2 è per il ritrovamento dei circa 850 frammenti di lastre di marmo alte 2 metri che ne hanno permesso la ricomposizione di 19 lastre, nessuna integra. Queste iscrizioni sono state datate all’ultimo quarto del I secolo d. Cristo. Lo studio, tutt’ora in corso da parte dell’équipe di studiosi diretta da Elena Miranda, ha permesso l’identificazione degli elenchi degli atleti vincitori di questi giochi3.

La città di Neapolis deve il suo nome al fatto che è stata costruita dopo la fondazione della più antica città, Palaeopolis, sul promontorio di Pizzofalcone: nelle fonti è denominata Partenope, dal nome di una sirena della quale una tradizione mitografica indicava che in quel luogo si trovava la sua tomba. Ha avuto un impianto urbanistico che si inquadra in quella che è la tradizione urbanistica tardo-arcaica, come mostrano i confronti con l'impianto di Paestum (fine VI sec. a.C.). Nello schema della città sono state riconosciute influenze dovute al modello di Ippodamo di Mileto: si basa su tre assi longitudinali, orientati in direzione est-ovest, intersecati da assi perpendicolari, orientati in direzione nord-sud. L'intersezione di questi assi veniva a formare degli isolati rettangolari di forma allungata.

La città era situata sulla costa tirrenica e al centro della costa campana nella parte più interna del golfo ed aveva un retroterra fertilissimo. In quest’articolo si delinea con le documentazioni archeologiche disponibili e con le fonti letterarie ed epigrafiche, l’importanza che ha quest’area della città ha avuto per la ricostruzione storica della Napoli romana, la carta archeologica di Neapolis è stata pubblicata nel 1985, ma sono in corso aggiornamenti per le nuove aree archeologiche4. Con lo scavo di Piazza Nicola Amore si documenta che c’era un quartiere agonistico che era già stato riconosciuto per alcuni ritrovamenti, ma non individuato nelle sue articolazioni. Le iscrizioni come ho già detto, sono ancora in corso di studio, e le foto che si pubblicano qui, fig.1 e fig. 2, hanno funzione soltanto a scopo indicativo. La cartina, fig.4, permette di cogliere il quadro delle presenze archeologiche, in parte già note, e quelle acquisite con i lavori della metropolitana.

 


Fig. 4

Verso la metà del VII secolo a. C., i Greci di Cuma, nella loro graduale espansione lungo le coste del golfo, avevano creato un centro abitato successivamente chiamato Palaeopolis. Sfruttando la naturale insenatura, immediatamente ad oriente del promontorio come porto, la città era inserita nei traffici commerciali del Mediterraneo. A seguito delle vicende belliche tra Greci ed Etruschi in Campania, verso la metà del VI secolo a. C., dovettero abbandonare la città, e solo verso il 470, respinto l'assalto etrusco, i Greci di Cuma fondarono ad Est del porto di Palaeopolis una nuova città, quella denominata Neapolis che è diventata nel tempo, Napoli, su un pianoro naturale e con un’area più grande. Alla fondazione, insieme ai Cumani, parteciparono i Siracusani, ma già nella seconda metà del V secolo a. C., si fece determinante su Neapolis l'influenza di Atene.

Napoli conserva in gran parte ancora quasi intatto l'impianto urbanistico antico, per cui sono chiaramente visibili le varie fasi di sviluppo urbanistico anche passeggiando per il centro storico.

La città del V sec. a. C., quella fondata dai Cumani e dai Siracusani, occupava soltanto la parte N-O, attuale S. Aniello a Caponapoli e Piazza S. Gaetano, dell'ampia area recintata dalle mura. Solo nella seconda metà del V sec. a. C., e sotto la spinta della influenza ateniese, e della floridezza economica derivatane, la città si ampliò, organizzandosi secondo un tessuto urbano a linee ortogonali che tuttora si conserva.

La Neapolis della seconda metà del V secolo non occupò tutta l'area delimitata dalle mura, solo a partire dall'età ellenistica lo sviluppo urbanistico interessò la estrema regione orientale, mentre già si era venuto determinando, e diventerà particolarmente sensibile a partire dall'età romana, un disordinato ampliarsi della città fuori delle mura, verso occidente, cioè verso il mare, come gli scavi della metropolitana hanno dimostrato.

 

Per i Giochi Isolimpici di Neapolis Cassio Dione è una fonte primaria. Ecco il testo:

 

Αὐτῷ δὲ δὴ τῷ Αὐγούστῳ ἀγών τε ἱερὸς ἐν Νέᾳ πόλει τῇ Καμπανίδι, λογῳ μὲν ὅτι κακωθεῖσαν αὐτὴν καὶ ὑπὸ σεισμοῦ καὶ ὑπὸ πυρὸς ἀνέλαβεν, τὸ δ᾽ἀληθὲς ἐπειδὴ τὰ τῶν Ἑλλήνων μόνοι τῶν προσχῶρων τρὸπoν τινὰ ἐζήλουν, ἐψηφίσθη (LV, 10, 9).

 

«Per lo stesso Augusto fu decretato a Neapolis in Campania un concorso sacro, in teoria perché la rianimò dopo che era stata afflitta dal terremoto e dal fuoco, ma in realtà perché erano gli unici tra gli abitanti dei dintorni a curare in qualche modo la cultura greca»

È chiaro. Questi giochi sono stati decretati per ringraziare Augusto per i restauri che aveva promosso per i danni subiti dalla città a seguito di un terremoto (anche, Vell. Pat. II.123; Suet., Aug. 98.5) ma, non solo a Napoli ci sarà stato questo terremoto del quale ci parla Dione?

In questa descrizione della città, l’attenzione di Dione è stata anche per il quadro socioculturale che si coglieva in città al di là dei restauri indicati. Questo quadro socioculturale si distingueva nettamente da quello delle altre città dove è pensabile che ci sarà stato anche lo stesso terremoto. Il ringraziamento della città e l’istituzione di un “concorso sacro”, i Sebastà, con giochi ginnici e funzioni religiose, rappresentano una svolta anche nello stesso ambiente greco che riconosce Augusto e i suoi programmi imperiali compresi quelli culturali che vengono accolti, diversamente, il ringraziamento per il terremoto sarebbe stato sì, un atto istituzionale, ma fine a sé stesso.

Dione presentando queste notizie sulla città, presenta nell’insieme anche un mix di scelte istituzionali di Neapolis che nell’89 a.C. era diventato un Municipio Romano, ma aveva avuto un ruolo come città inserita nei traffici commerciali del Mediterraneo. In finale dicendo che in città si “curava la cultura greca” dimostra di aver considerato che era un’evidenza in sé, e che era importante in quanto Neapolis si distingueva nettamente dalle altre città non solo di quelle sulla costa ma complessivamente della Campania.

Per la Neapolis romana la “cultura greca” con tutte quelle articolazioni di spettacoli teatrali e attivismo di poeti e filosofi è stata una realtà, anche se è da dire, che non è stata di certo non assoluta. Rappresenta un dato importante in quanto le iscrizioni di Piazza Nicola Amore documentano che in questa città anche oltre la fine del I secolo e per tutto il II secolo la “cultura greca” era prevalente rispetto a quella latina. Le iscrizioni ritrovate a Piazza Nicola Amore dimostrano che la lingua greca, a prescindere da quella latina che veniva usata per gli atti ufficiali a livello istituzionale, era diffusa in città e caratterizzava anche il linguaggio popolare e non solo quello dei colti: le iscrizioni con i nomi degli atleti, vincitori delle gare, erano esposte in luogo pubblico come gli scavi archeologici hanno documentato, ed erano disponibili alla visione di tutti.

 

Attenzione! Se non fossero state ottimamente comprensibili almeno ad un vasto pubblico sarebbero state esposte?

L’interrogativo è d’obbligo. Nel I secolo pur in presenza di varie culture a Neapolis la lingua greca era lingua popolare ed era quindi veicolo comunque di messaggi. In questo caso, sportivi e artistici.

Si è creduto per molto tempo che questi giochi, poiché erano stati decretati nel 2 a.C., anche questa, sarebbe stata la data della prima edizione, ma la prima edizione, la si è avuta nell’anno 2 d.C. (ad agosto), e, questa data è stata confermata da un’iscrizione che documenta la vittoria di “Tito Flavio Euante, figlio di Tito, della quale si parla nel testo, che è stata conseguita nella 43a edizione, e, nella stessa epigrafe vengono nominati i consoli in carica nell’anno 171 d.C.: Tito Statilio Severo e Lucio Alfidio Herenniano.

Essendo che la periodicità della festa era quinquennale e che si svolgeva negli anni pari, si documenta che la prima edizione è stata quella del 2 d. C. perché la 43a edizione la si è avuta nell’anno 170 che è un anno obiettivamente vicino all’anno in cui i due consoli citati sono stati in carica e scalando di cinque anni per 43 volte si arriva all’anno 2. Si tenga però conto che bisogna contare nel periodo dei cinque anni anche l’anno durante il quale si sono svolti gli agoni. Quindi, in pratica di calcolo, sarebbero quattro gli anni tra un’edizione e la successiva: con una calcolatrice, facendo, 170 - 4 - 4 …, e, ripetendo questa operazione di sottrazione per 43 volte si arriva a 2 che corrisponde all’anno d’inizio dei giochi.

L’epigrafe, rinvenuta a Napoli nel 1747, si conserva presso il MAN, Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Si presenta su una base di marmo modanata alta m. 0,835, larga 0,635 e profonda 0,525. Contiene due testi disposti ognuno su due lati, anteriore e destro. Rappresenta un documento epigrafico importante per la Neapolis romana perché attesta che nell’anno 171, obiettivamente, la lingua greca era ancora diffusa a Neapolis. L’esposizione dell’epigrafe sarà stata, da come si può dedurre dal testo, probabilmente all’interno della sede della fratia degli Eumelidi, una sede se non proprio pubblica alquanto frequentata.

Le fratrie erano una caratteristica del mondo greco, a Neapolis erano associazioni, inizialmente familiari, ma avevano una organizzazione territoriale con compiti anche istituzionali. Erano organizzate a livello prevalentemente familiare o gentilizio, ma ebbero in origine o almeno in uno dei primi stadi un ruolo istituzionale, in seguito si trasformarono in gruppi liberi, comprendenti famiglie di antica e di nuova formazione. I Greci, come tutti gli altri popoli indoeuropei, erano divisi in associazioni familiari o gentilizie già prima della loro emigrazione nelle loro sedi storiche, e in queste portarono questa loro organizzazione.

A Neapolis sono testimoniate oltre alla loro organizzazione, anche assemblee gestite da funzionari e quindi avevano un peso nelle scelte che la città doveva compiere. Molte teorie sono state esposte sull'origine di questo fenomeno sociale, in generale, la fratria deriverebbe soprattutto dall'incontro di due culture essenzialmente diverse, una dal ciclo matriarcale e l’altra dal ciclo patriarcale [F. Graebner, Wanderung und Entwicklung socialer Systeme in Australien, in Globus, XC (1906) = Die socialen Systeme in der Südsee, in Zeits. f. Socialwissensch., XI, 1908].

A Neapolis le fratrie erano dodici e funzionavano come associazioni politico-religiose, quella degli Eumelidi, citata nell’epigrafe, era se non la principale certamente tra le più importanti. Venerava Eumelo o forse Falero, dio patrio e primo leggendario fondatore della prima città.  Pare che la fratria degli Eumelidi avesse la sua sede nell’attuale Largo Donnaregina.

Ecco le foto dell’epigrafe, il testo e le traduzioni5:

 


Fig. 5

 

«A Tito Flavio Euante, figlio di Tito, che ha vinto nei Sebastaà Italici Romani Isolimpici della 43a Italide la corsa del doppio stadio dei fanciulli cittadini, e che ha dedicato nella fratia statue dei Dioscuri insieme col fratello Tito Flavio Zosimo, che nello stesso agone ha vinto la schiera ed ha riportato un premio, i fratrii Eumelidi (dedicarano) per riconoscenza» traduzione di Elena Miranda: AA.VV. 1985 p. 391.   

Fig. 6

«Sotto i consoli Severo ed Herenniano, l’11 Marzo, i genitori Tito Flavio Zosimo e Flavia Fortunata in ringraziamento di nuovo consacrarono ai Dioscuri candelabri con lucerne ed altari. - Sebastà» traduzione di Elena Miranda: AA.VV. 1985 p. 391.  

Le iscrizioni dei Sebastà di Piazza Nicola Amore sono state datate all’ultimo quarto del I secolo d.C. e contengono le liste dei vincitori delle edizioni degli anni 74, 78, 82, 86, 90, 946.

 

Il regolamento dei Sebastà ci è noto da una iscrizione frammentaria trovata ad Olimpia che è una copia del regolamento dei Sebastà inviata al santuario olimpico. Pubblicata nel 18967, Diva Di Nanni ha pubblicato, in riferimento a quest’iscrizione, per quanto è stato possibile, il regolamento, il programma e lo svolgimento. 

 

In sintesi. Le gare si svolgevano in due parti, agoni atletici ed equestri, e, gare musicali e drammatiche.

Erano previste da programma discussioni della giuria su eventuali multe e manifestazioni religiose.

Inizialmente, s’ipotizza, che c’era soltanto un agone ginnico e ippico, dopo la morte di Augusto sarebbe stata aggiunta una competizione musicale poetica.

Il regolamento inviato ad Olimpia non sarebbe della prima edizione perché conterrebbe anche una seconda gara ippica oltre alle gare artistiche.

Le modalità di iscrizione sarebbero state molto complesse: i concorrenti dovevano presentarsi a Neapolis almeno trenta giorni prima della manifestazione e dichiarare di fronte agli agonoteti il loro nome completo, il nome proprio seguito dal patronimico, se stranieri la patria, la disciplina prescelta e la classe di età.

Nelle competizioni ginniche gli atleti dovevano competere divisi in classi di età: i fanciulli forse dai 12 ai 17 anni, e gli uomini dai 20 in poi. Esistevano classi speciali di concorrenti, come quella dei Klaudianè Krisis o “categoria Claudiana” e quella dei Sebastè Krisis, o “Categoria Augusta”, entrambe probabilmente non riservate ai soli fanciulli. I concorrenti venivano distinti anche in politai e xenoi, cioè cittadini e stranieri. In età antonina è attestata una gara dello stadio riservata alle figlie dei consiglieri municipali8.

I giochi dei Sebastà erano equiparati a quelli di Olimpia9 come programma ma senza le gare artistiche e probabilmente con un calendario analogo. Le gare atletiche erano le corse e anche altre discipline.

 

Corse:

lo stadio, m. 200;

il diaulo, m. 400;

il dolico, o corsa lunga, variata nel tempo, da un chilometro e mezzo a quasi cinque chilometri;

la corsa con le fiaccole, denominate Lampadedromie, lampas: durante la corsa gli atleti si passavano le fiaccole;

la corsa in armi, oplites, su varie distanze e praticata dagli adulti;

Corsa acrobatica, apobates, gara in cui l’auriga era accompagnato sul carro da un altro atleta che ad un certo momento scendeva dal carro in corsa e continuava la gara correndo a piedi;

Pentatlon, insieme di cinque specialità: corsa, salto in lungo, lancio del giavellotto, lancio del disco, lotta;

 

Altri sport erano:

la lotta;

pugilato, pygme.

combattimento misto di lotta e pugilato, pancrazio;

corsa dei carri, arma o tethrippon, con quattro cavalli, adulti o puledri10.

 

Il programma dei Sebastà prevedeva anche gare poetiche, musicali e teatrali, estranee alle feste olimpiche come:

tromba;

suonatori di cetra;

suonatori di cetra del ciclo epico;

suonatori di flauto pitici (che si ispiravano al mito di Apollo), corali o del ciclo epico;

attori (o cantanti) di commedia;

pantomimi;

attori (o cantanti) di tragedia;

diapanton, riservata ai vincitori di tutte le gare musicali disputate in un concorso, e in cui probabilmente non si prevedevano distinzioni per specialità e classe di età11.

 

Alla fine delle gare gli agonoteti distribuivano i premi ai vincitori. Il premio era rappresentato da una corona di spighe per le gare ippiche e ginniche e per le competizioni artistiche somme di denaro. Sulle specialità atletiche altre informazioni si rilevano da una serie di iscrizioni scoperte a Napoli nel 1890 in via della Selleria, nell’area compresa tra Piazza Nicola Amore e via Duomo, in occasione della costruzione di Corso Umberto dopo l’epidemia di colera del 1883. Si tratta di iscrizioni, ritrovate reimpiegate, contenenti le intestazioni con i nomi dei consoli, ma anche cataloghi dei vincitori che, insieme al regolamento dell’epigrafe di Olimpia permettono di comporre un elenco abbastanza completo delle competizioni praticate dai Sebastà12.  

 

Donne e sport. È stato un tema che ha interessato gli studiosi, Hugh Lee ha posto un interrogativo interessante: Se le donne hanno gareggiato contro gli uomini nei giochi olimpici? La partecipazione delle donne è stata certamente minoritaria rispetto agli uomini. Al riguardo Diva Di Nanni ha messo in evidenza il ruolo donne alla partecipazione dei Sebastà ed anche per altri agoni. Ha presentato le vincitrici delle gare di corsa dei Sebastà:

per lo stadio delle fanciulle risulta vincitrice Flavia Thalassìa di Efeso;

al diaulo delle fanciulle vincitrice Aimilia Rekteina.

Come si vede con i Sebastà la partecipazione delle donne alle gare sportive era ordinaria. La svolta era avvenuta all’inizio dell’età ellenistica quando la posizione della donna nei confronti dello sport era cambiata, tanto che, nel I secolo per la prima volta le tre figlie di Hermesianax di Tralles, Tryphosa, Hedea e Dionysia risultarono vincitrici nella cosa dello stadio. Nell’arco di sei anni queste tre sorelle vinsero sia gare locali, ad Epidauro e a Sicione, e sia gare panelleniche, a Pythia, a Isthmia ed a Nemea. Da un’epigrafe trovata sotto la chiesa di Santa Restituta a Lacco Ameno, ad Ischia, e dedicata da L. Cocceius Priscus a sua moglie Seia Spes, figlia di Seius Liberalis si ha notizia che ai Sebastà di Napoli, la 39a Italide cioè quella dell’anno 154, la gara di corsa femminile, lo stadio, gara riservata alle figlie dei consiglieri, era stata vinta da Seia Spes13.

Le iscrizioni degli elenchi degli atleti vincitori dei giochi isolimpici di Piazza Nicola Amore testimoniano che la lingua greca fino al II secolo, e oltre, è stata una caratteristica di Neapolis.

Ci si chiede:

come è stato possibile che in età imperiale e in un’area non lontana da Roma la “cultura greca” possa aver resistito così a lungo e conservare nel tempo tanta influenza anche a livello popolare?

Le ragioni ovviamente saranno state diverse. Tenendo conto che per Neapolis la tradizione letteraria di Napoli antica è estremamente frammentaria e le vicende stesse della sua storia sono in relazione con la limitata funzione che ha avuto nella fase della Magna Grecia per esser vissuta dapprima all’ombra di Cuma, poi nella sfera d’influenza di Siracusa e di Atene14, alcune vicende della storia di Neapolis saranno state decisive per la sopravvivenza della lingua greca, intesa come motore dialettico della “cultura greca”. Approfondirle, può quanto meno aiutare a conoscere meglio alcuni tratti dei lineamenti del fenomeno che è primariamente antropologico e soprattutto sociolinguistico.

La vicenda più importante, secondo me, è stata quella del foedus Neapolitanum del 326 a. Cristo:

 

è anche il trattato stipulato con Napoli…, ci dice Livio15.

Siamo nella seconda guerra sannitica. Quest’alleanza fra Roma e Neapolis viene realizzata con un trattato. La civitas foederatae di Neapolis diviene quasi subito operativa e nel tempo si consolida, tanto che nel 90 a.C., Neapolis acquisisce anche la cittadinanza romana con la lex Iulia diventando municipium. La lex Iulia,  introdotta dal console Lucio Giulio Cesare, è stata una legge, successivamente integrata da altre due leggi, che venne promulgata durante il periodo della Guerra sociale (91-88 a.C.) quando Roma, non potendo più gestire le rivolte antiromane solo con l’uso delle armi, estese la cittadinanza romana ai Latini ed ai restanti socii italici rimasti fedeli o che avessero deposto le armi contro Roma.

L’amicizia tra Neapolis e Roma è stata una svolta anche in campo militare, tanto che Neapolis divenne socio navale di Roma, e proprio quest’ultima è stata una conseguenza dell’alleanza che doveva far parte del trattato e che ha influito sulla Magna Grecia. È stata una svolta epocale perché lungo le coste dell’Italia meridionale vi erano varie città nate come colonie greche che erano legate economicamente tra di loro ma per quest’alleanza gradualmente andarono in crisi perché non riuscirono a sconfiggere Roma in quanto era diventata molto potente non solo militarmente ma anche economicamente.

La Magna Grecia, Μεγάλη Ἑλλάς, ossia Grande Grecia con la quale si delimita quella parte dell'Italia Meridionale da Cuma a Reggio Calabria fino a Taranto e un’area della Sicilia, che fu interessata dalla colonizzazione greca agli inizi dell'VIII Secolo a.C., è stata sempre contro Roma, e in conseguenza delle guerre sannitiche era andata progressivamente in crisi a livello di economia. Il decadimento sia delle pòleis italiote e sia dei centri indigeni dell’entroterra contribuì all’affermarsi progressivo delle conquiste militari romane che divennero ordinarie. L’intera Magna Grecia fu coinvolta in un processo di decadenza che non si fermò né con l’intervento di Pirro in Italia e né con la guerra annibalica. Gli interventi repressivi di Roma furono la causa sociale ed economica che ne accentuarono il declino.

Si tenga conto che tra le varie città greche dell’Italia meridionale c’erano vincoli religiosi ed economici, mentre quelli religiosi più o meno restarono intatti anche quando successivamente diventarono città romane quelli economici no, quasi si azzerarono, ed è proprio per questi cambiamenti dovuti in parte all’alleanza di Roma con Neapolis del 326 a. C., che cambiò complessivamente anche l’economia nel Mediterraneo e, di conseguenza, in negativo, cambiò poi nel tempo la stessa economia di Neapolis diventando alla fine del I sec. a. C., ormai la città degli Otia alla quale è legata la fase delle ville di lusso che vennero costruite lungo la costa della Campania. Non si modificò l’immagine greca della città e anzi venne rilanciata perché le sue istituzioni erano complessivamente restate intatte o cambiate soltanto nominalmente e anche perché Augusto, diventato Imperatore nel 27 a. C., non fu un nemico della Neapolis greca e come abbiamo visto prima, si adoperò per i noti restauri di quel terremoto citato da Cassio Dione e, al riguardo, ebbe ringraziamenti pubblici con l’istituzione dei Sebastà.

La gestione degli scambi commerciali viene ora gestita da Roma che governerà non solo i traffici marittimi ma anche le produzioni e non solo quelle agricole. L’alleanza con Neapolis eliminerà la concorrenza verso Roma che gradualmente non ebbe più rivali: il Mediterraneo diventò un mare romano. 

Per Ettore Lepore16 l’alleanza tra Roma e Neapolis del 326 a. C., «nasceva chiaramente fondata su interessi greci» ed è vero perché i notabili neapolitani se non l’avessero realizzata con un trattato avrebbero dovuto a breve sottomettersi a Roma che avrebbe poi imposto la civitas sine suffraggio, e cioè la cittadinanza romana, formale certo ma senza diritto voto che era in forte contrasto con le istituzioni che Neapolis aveva avuto fin dalla sua fondazione.

 Le istituzioni di Neapolis, al di là del demarco, δήμαρχος, o dell’arconte, ἄρχοντες, che non sappiamo quali dei due poteva essere in carica in quella fase erano basate su un consiglio, βουλή, e un’assemblea, il demos, e cioè il popolo17. I notabili neapolitani se non avessero avuto più la gestione e il controllo delle istituzioni cittadine sarebbero progressivamente entrati in crisi e avrebbero perso i loro capitali investiti nelle varie produzioni e nella flotta marittima neapolitana.

Chi erano questi notabili?

Livio ne presenta alcuni e su questi Lepore scrive anche: “se Charilaus è certamente un greco, lo stesso nome Nymphius potrebbe essere greco” (s.v. nota 16). Lepore dice “potrebbe” perché l’etimologia di questo nome non è greca ma osca. Sappiamo da Strabone che Neapolis aveva al suo interno una popolazione non greca, ma campana18 che insieme con quella greca governava la città e anche l’economia. Quindi non soltanto era presente nelle istituzioni, ma partecipava alle scelte che la città doveva fare. Neapolis come ci dice Strabone era comunque divisa in due fazioni rivali, oligarchi e democratici, che non senza problemi accettarono l’alleanza con Roma, ma se non l’avessero accettata è probabile che la città sarebbe stata distrutta.  

Siamo all’inizio della seconda querra sannitica, 326-304 a.C., Neapolis è una città pienamente inserita nei traffici commerciali che si svolgevano nel Mediterranea. Gestisce con la sua flotta, un’economia molto florida, ma è anche impegnata nelle produzioni e non solo agricole, un esempio è nella produzione ed esportazione della ceramica campana A, prodotta a Ischia e anche a Piazza Nicola Amore. Si tenga conto che la ceramica campana A è stata ritrovata in tutto il Mediterraneo19.

 Neapolis ha una posizione geografica eccellente. Si trova sulla costa con ottimi collegamenti con l’entroterra e quindi con quei territori dove si è sempre praticata l’agricoltura e non certo tutto ciò che si coltivava, ma una buona parte dei prodotti, come il vino ad esempio, veniva stoccato nel suo porto per essere esportato.

Neapolis non ha mai avuto mire di sottomettere i territori circostanti. Al riguardo è importante l’analisi di Lepore che dice, partendo dal caso di Nymphius (Livio, VIII, 25, 9) che in Neapolis si avviava, al monopolio della direzione della città una nuova classe politica filoromana, per la quale la «grecità» si identificava con una vocazione mercantile e marittima, legata ad «industrie» urbane, mai ad una espansione territoriale ed una valorizzazione del territorio agricolo se non in rapporto con quelle, lasciando ad altri, si tratti di Nola o di Capua, possibilità e vantaggi su di esso (s.v. nota 16).

È chiaro che sia i trasporti marittimi in sé, e, sia gli scambi commerciali che i notabili neapolitani gestivano tendevano ad entrare in crisi con gli esiti delle guerre sannitiche, e quindi il foedus Neapolitanum fu una necessità per continuare ad avere quell’equilibrio economico complessivo in una città che era nata greca e grazie a quest’alleanza con Roma non modificò il suo status istituzionale e quindi rilanciò la sua cultura anche con innovazioni: la sua lingua non ebbe nessun stop traumatico, anche se progressivamente in alcune iscrizioni bilingue il latino e il greco sono stati utilizzati insieme20.

Le iscrizioni dei Sebastà di Piazza Nicola Amore sono documenti preziosi che ci documentano che nel I-II sec., e oltre, nonostante che Neapolis non avesse più nessun ruolo a livello di economia tradizionale, e da tempo, aveva però un ruolo internazionale sia a livello di sport e sia delle performance artistiche come da programma delineato di questi giochi da Diva Di Nanni (s.v. nota 11). L’insieme di queste attività comprese quelle di promozione dei giochi erano anche un volano dell’economia della Neapolis romana.                

 

Felice Di Maro

 

* Il 18 aprile 2022, alle ore 21,10 su Rai Storia è andata in onda una puntata (di Brigida Gullo con la regia di Federico Cataldi) della serie: «Italia: viaggio nella bellezza - Parthenope, Neapolis, Napoli. Archeologia di una città immortale». Ottime le riprese delle aree archeologiche e ben circoscritti gli interventi di: Luigi La Rocca (Soprintendente SABAP Napoli), Carlo Rescigno (docente Università Vanvitelli, Napoli), Daniela Giampaola (funzionario SABAP), Giuliana Boenzi (funzionario SABAP) Elena Miranda De Martino (docente di epigrafia greca Università Federico II, Napoli), Carlo Leggieri (associazione Celanapoli), Raffaella Bosso (funzionario archeologo SABAP).

A mia memoria è stata la prima volta che l’archeologia, molto complessa, assicuro, della città di Napoli, è stata all’attenzione in prima serata da parte della Rai, ma naturalmente (Sia chiaro!) è necessario avere approfondimenti mirati che si spera verranno. Pensando di fare cosa utile a studiosi e ai cultori di archeologia ho approfondito il tema dei Giochi Isolimpici di Neapolis che con lo scavo di Piazza Nicola Amore realizzato per la costruzione della “Metropolitana Napoli 1”, sono venute alla luce una serie di iscrizioni greche degli elenchi degli atleti, vincitori delle edizioni dell’ultimo quarto del I sec a. C. Ecco il link della puntata:

 

(https://www.raiplay.it/video/2022/04/Italia-Viaggio-nella-Bellezza-Parthenope-Neapolis-Napoli-Archeologia-di-una-citta-immortale-5f401edc-94d5-4d1b-a8be-df4647153b57.html?fbclid=IwAR3E9t2l-UkM5oE-1Lkb2RfKSff3FoaCmSLJr7bG4zkD6TeueDdRysSP01s).

 

Buona visione. L’articolo che si presentata con le note bibliografiche obiettivamente incomplete per certi aspetti di alcune tematiche trattate vuole essere un approfondimento su un tema, quello dei Giochi Isolimpici, che è importante per la fase romana di Neapolis.

Per quest’articolo si ringrazia: per la concessione della pubblicazione delle foto, fig.1 e 2, il Dr. Luigi La Rocca, Soprintendente della SABAP, Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Napoli, e per l’Archivio fotografico, il Dr. Enrico Stanco; ringrazio il Dr. Stefano Gei, Palazzo Reale -Napoli. Quest’articolo non sarebbe stato possibile, almeno nella forma con la quale si presenta, senza e i contatti con scambi di mail con la prof.ssa Elena Miranda e la prof.ssa Diva Di Nanni Durante, docenti di Epigrafia Greca presso il Dipartimento di studi Umanistici dell’università degli Studi di Napoli “Federico II”; un ringraziamento è dovuto alla Dott.ssa Giuliana Boenzi, funzionario SABAP di Napoli, e al prof. Gianluca Soricelli, Università degli Studi del Molise. Si ringrazia la biblioteca comunale di San Benedetto del Tronto G. Lesca. In finale, un ringraziamento è per l’amico Pierluigi Montalbano, Direttore dell'Associazione culturale Honebu, per avermi pubblicato quest’articolo.   

Note    

1. Giampaola 2009 pp.39-41; Giampaola - Carughi Giordano 2016, pp. 1333-1334; per il gymnasium a Napoli anche per le fonti: Miranda De Martino 2007 p. 204; per le ceramiche comuni e a vernice nere: Febbraro Giampaola 2012; per le indagini minero-petrografiche sulla ceramica campana A: AA.VV. 2016.    

2. Di Nanni 2007-2008 p.7, s.v. nota 1.

3. Di Nanni 2007-2008, pp. 47-49.

4. Per la carta archeologica 1:2000 – Tavv. 1-XV: AA.VV 1985. pp. 464-493; scavi metropolitana: Bragantini - Cavalieri Manasse - Febbraro - Giampaola, Roncella 2010, pp. 607-612; Cavalieri Manasse -Giampaola - Roncella 2013, pp. 207-213: a p. 204 è stata pubblicata la pianta dell’area che è inserita nel testo, fig.3; per il quadro topografico di Neapolis: s.v. le voci Napoli curate da Amedeo Maiuri, Alfonso de Franciscis ed Emanuele Greco in EAA (Enciclopedia dell’Arte Antica) vol. V, p. 332, Supplemento 1970 p. 537 e Supplemento 1995.

5. Miranda De Martino 2014: si presenta una sintesi su Augusto e l’ambiente di Neapolis; s.v. Miranda De Martino 2015, Appendice: Le edizioni dei Sebastà, pp. 2013-2014; per le fratrie: un quadro sommario s. v. questo link http://www.corpodinapoli.it/ospitalita/storia/fratrie.html, Miranda “Istituzioni agoni e culti - Le magistrature” in AA.VV. 1985 p. 387 col.1 e 2; Polito 2008, con bibliografia per l’ingresso dei romani nelle fratrie; per l’iscrizione: foto e testo in greco, Miranda 1990 n.52, per la traduzione in italiano, Miranda 1985 p. 391; per il calcolo: Miranda 1990 p.92, nella stessa pagina, rigo 6, viene segnalata la bibliografica del risultato dell'indagine prosopografica sul console L. Alfidius Herennianus (uno dei due citati in epigrafe): PIR2, A, 526.

6. Miranda De Martino 2013 p. 235.

7. IvO; il testo è stato pubblicato in AA.VV. 1952, pp.406-407.

8. Di Nanni Durante 2017 p. 43-44.

9.  Ad Olimpia gli agoni olimpici si sono svolti dal 776 a.C. al 393 d.C.; s.v. Lee 2001: program pp. 1-6, schedule p.1 pp.14-25; Moretti 1953: vengono raccolte 90 iscrizioni, dal VI sec. a. C., al III sec. d.C. dei vincitori degli agoni, per i Sebastà pp.175-176, in relazione con Neapolis s.v. n. 65, 67-70, 72, 73, 75, 76, 78, 79, 81, 84, 86-90.

10 Di Nanni Durante 2017 p. 42-43.

11 Di Nanni Durante 2017 p. 46.

12. Per la corona di spighe: IvO linea 15 e Di Nanni Durante 2017 p. 45: s.v. rigo 5 e nota 3 e rigo 6; per le iscrizioni scoperte a Napoli nel 1890 in via della Selleria: Miranda 1990, nn.54-55 pp.93-99, nn.58-80 pp.101-114; Indicazione nella Carta archeologica in AA.VV. 1985, Tav, XIII pp.486 n. 186 per la bibliografia, s. v, la posizione del ritrovamento a p.487.

13. Per l’interrogativo se le donne hanno gareggiato contro gli uomini proposto da Lee, s. v. Lee 1988; per la partecipazione delle donne alle gare: Di Nanni Durante 2017 pp.48-49, con la bibliografia della vittoria di Seia Spes.

14. G. Pugliese Carratelli, Napoli Antica, in AA.VV. 1952, p.243.

15. Livio VIII, 26,6.

16. E. Lepore, La città tra Campani e Romani, in AA.VV. 1985 p.115, col. 2.

17. F. De Martino, Le istituzioni di Napoli greco-romana, in AA.VV. 1952 pp. 333-334; E. Miranda, Istituzioni agoni e culti - Le magistrature, in AA.VV. 1985, pp.386-389.

18. Strabone, V 246.

19. J. Paul Morel, La ceramica campana A nell’economia della Campania, in AA.VV. 1985 pp.372-378; s. v. nota 1 per bibliografia citata per la ceramica dello scavo di Piazza Nicola Amore.

20. Miranda De Martino 2022 p.132, s. v. tabella: Totale bilingue = 9.

 

Bibliografia

 

AA.VV. 1952 = AA.VV., La Parola del Passato, fascicolo XXV – XXVII luglio – dicembre 1952.

AA.VV. 1985 = AA.VV., Napoli Antica, Catalogo della Mostra tenuta a Napoli nel 1986, Macchiaroli editore Napoli 1985.

AA.VV. 2016 = AA.VV. Distinctive Volcanic Material for the Production of Campana A Ware: The Workshop Area of Neapolis at the Duomo Metro Station in Naples, Italy, 2016 Wiley, in Geoarcheology, An International Journal, pp.1-30.    

Bragantini - Cavalieri Manasse - Febbraro - Giampaola, Roncella 2010 = I. Bragantini, G. Cavalieri Manasse, S. Febbraro, D. Giampaola, B. Roncella, Lo scavo di piazza N. Amore a Napoli: le fasi edilizie e decorative del complesso monumentale, in I. Bragantini, Atti del X Congresso Internazionale dell’AIPMA, Napoli 17-21 settembre 2007, AION Archeologia Storia Antica, Quaderni 18/1-2, Napoli 2010, pp. 607-621.

Cavalieri Manasse - Giampaola - Roncella 2013 = Giuliana Cavalieri Manasse, Daniela Giampaola, Beatrice Roncella, Nuove riflessioni sul complesso monumentale di Piazza Nicola Amore a Napoli, in Complessi monumentali e arredo scultoreo nella Regio I Latium et Campania, nuove scoperte e proposte di lettura in contesto, Atti del Convegno Internazionale Napoli 5 e 6 dicembre 2013 a cura di Carmela Capaldi e Carlo Gasparri, pp.203-221, Pozzuoli 2017.

Di Nanni 2007-2008 = D. Di Nanni, I Sebastà di Neapolis. Il Regolamento e il programma, in Ludica, Annali di storia e civiltà del gioco, 13-14, 2007-2008, pp. 7-22.

Di Nanni Durante 2017 = D. Di Nanni Durante, Regolamento e programma dei Sebastà di Neapolis. I nuovi dati di Piazza Nicola Amore, in SEBASTÀ ISOLIMPIA – Il patrimonio riscoperto, l’eredità culturale da valorizzare a cura di Giuseppe vito, 2017 pp.41-53.

EAA = AA.VV. Enciclopedia dell’Arte Antica.

Febbraro Giampaola 2012 = Stefania Febbraro - Daniela Giampaola, Ceramiche comuni e vernici nere dal quartiere artigianale di Piazza Nicola Amore a Napoli, in www.facem.at> 06.12.2012.

Giampaola 2009 = D. Giampaola, Archeologia e città: la ricostruzione della linea della linea di costa, in TeMA vol. 2 n. 3 settembre 2009 pp.3746.

Giampaola Carughi Giordano 2016 = Daniela Giampaola – Ugo Carughi – Giuseppe Giordano, I cantieri della metropolitana di Napoli: dagli scavi ai progetti di valorizzazione, in Dialoghi sull’Archeologia della Magna Grecia e del Mediterraneo - Atti del I Convegno Internazionale di Studi, Paestum, 7-9 settembre 2016, pp. 1331-1346.                                                     

IvO = Dittenberger Wilhelm, and Karl Purgold. Die Inschriften von Olympia, «Olympia» 5, Berlin 1896, n.56 colonne 117 – 126.

Lee 1988 = Hugh M. Lee, Did Women Compete against Men in Greek Atletic Festivals? SIG3 802: Nikephoros 1 1988 pp.103 118.

Lee 2001 = Hugh M. Lee, The program and schedule of the Ancient Olympic games, Hildesheim 2001.

Miranda 1985 = E. Miranda, Napoli Antica, Macchiaroli editore 1985. 

Miranda 1990 = E. Miranda, Iscrizioni greche d’Italia. Napoli I, Quasar, Roma 1990.

Miranda De Martino 2007 = E. Miranda De Martino, Neapolis e gli imperatori. Nuovi dati dai cataloghi dei Sebastà, in Felice Senatore- Obelaus, Studi sulla Campania nell’antichità vol.2/2007 pp. 203-215.

Miranda De Martino 2014 = E. Miranda De Martini, Augusto e i Sebastà, in Augusto e la Campania, da Ottaviano a Divo Augusto 14 - 2014 d.C., 2014, pp.28-29;   

Miranda De Martino 2013 = E. Miranda De Martino, La propaganda e i concorsi isolimpici di Neapolis, in Complessi monumentali e arredo scultoreo nella Regio I Latium et Campania, 2013 pp235-238.

Miranda De Martino 2015 = E. Miranda De Martino, Neapolis e gli imperatori. Nuovi dati dai cataloghi dei Sebastà, in Felice Senatore, Oebalus, studi sulla Campania nell'antichità vol. 2/2007, p. 203-215, Roma, Bardi editore.

Miranda De Martino 2022 = E. Miranda De Martino, La grecità di Neapolis alla luce dei dati epigrafici, in Pratiques du grec dans l'épigraphie de l'Occident: contextes, origines et pratiques culturelles: actes de la XXIIe Rencontre franco-italienne sur l'épigraphie du monde romain (Autun, 22-24 juin 2017) Broché -Illustré, 15 mars 2022.

Moretti 1953 = L. Moretti. Iscrizioni agonistiche greche, Roma 1953.

Polito 2008 = M. Polito, una nota sulle componenti etniche delle fratrie neapolitane (strab. v 4,7 e le testimonianze epigrafiche), in Università degli studi di Salerno - Quaderni del Dottorato di Ricerca In Filologia Classica, Napoli 2008, pp.36-45.

 

Referenze fotografiche

Fig. 1 e 2: Iscrizioni dei Giochi Isolimpici. Concessione (Rif. Ns. prot. n. 05988 - A del 03.05.2022) per la pubblicazione della Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio: negativi IMG-20211216-1000033 e IMG 2021116-1000127.

Fig. 3: pianta dell’area dello scavo da Cavalieri Manasse - Giampaola - Roncella 2013.  

Fig. 4: planimetria di Neapolis e della fascia costiera da Giampaola Carughi Giordano 2016 p.1341.

Fig. 5 e 6: iscrizione n. 52 pp. 90-91, da Miranda 1990.   

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